I figli d'arte sono all'altezza dei genitori? Vieni a parlarne su Award & Oscar.
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Stampa | Notifica email    
Autore

RECENSIONI - Rassegna Stampa / 3

Ultimo Aggiornamento: 10/06/2010 19:26
OFFLINE
Post: 529
Sesso: Maschile
29/12/2008 20:48


RASSEGNA STAMPA PARTE 3


Tratto dall’omonimo romanzo di William S. Burroughs, Il Pasto Nudo è un film ricco di visionarietà, irrealtà, fantasia. Il protagonista nel quale possiamo rispecchiare varie fasi della vita dello stesso scrittore (che lavorò per un certo periodo come disinfestatore, che era dedito all’uso di stupefacenti, che aveva un’omosessualità latente e che uccise per sbaglio la moglie) può essere anche riconosciuto come il regista stesso, alla continua ricerca di un’identità, soprattutto artistica. Tutte le allucinazioni che si susseguono nella mente del protagonista possono essere viste come la metafora di qualcosa di ben più profondo che uno scarafaggio che parla attraverso il suo sfintere o un orribile extraterrestre che ingaggia Bill per stendere un fantomatico rapporto su ciò che avviene nella fatidica Interzona. Il tutto può essere visto come il vaneggiamento di un uomo dedito alle droghe più disparate, alla continua ricerca di un’ispirazione per il suo romanzo e soprattutto all’inseguimento di un’identità non solo artistica, ma soprattutto sessuale.
New York, anni '50. Bill Lee (un carismatico e affascinante Peter Weller) lavora come disinfestatore, ma un bel giorno scopre che la sostanza con la quale uccide gli scarafaggi è scomparsa. A rubarla è stata sua moglie Joan (un’ammaliante Judy Davis) che ne è ormai assuefatta. Allora tenta di sgraffignarla ad un suo collega, senza però portare a termine la missione. Nel frattempo la quadra narcotici di New York, gli sta dietro dato che ha intuito che lo scrittore fallito è dedito all’uso di sostanze stupefacenti. Ed è così che Bill, forse in crisi d’astinenza per mancanza della sua roba, comincia ad avere delle stranissime e paurosissime allucinazioni: gli scarafaggi che egli stesso contribuisce a sterminare diventano quasi giganteschi rispetto alle loro dimensioni naturali e cominciano a parlargli attraverso il loro sfintere, dal quale fuoriescono sostanze di vario tipo. Riescono a convincere l’uomo che sua moglie non è umana e fa parte di una cospirazione attuata alle sue spalle, cospirazione che lui è tenuto a sventare. Le uniche persone che sembrano mantenerlo coi piedi per terra sono due suoi amici, scrittori che hanno però idee completamente diverse sul loro mestiere.
Di ritorno a casa, trova che sua moglie è a letto con uno di loro, mentre l’altro sta leggendo qualcosa ad alta voce. Per nulla sconvolto dall’accaduto chiede a sua moglie di “attuare” il loro consueto gioco chiamato Guglielmo Tell, consistente nello sparare ad un bicchiere posto in testa a Joan. Sfortunatamente però, forse perché si è appena sparato in vena una po’ di droga, colpisce la donna invece del bicchiere, provocandone la morte.
L’unica cosa che riesce a fare è scappare in un bar e andare a bere per dimenticare, ma qui viene nuovamente assalito dalle sue terribili allucinazioni: questa volta c’è una sorta di extraterrestre che gli fa domande sulla sua sessualità e soprattutto che gli ordina di andare a Tangeri, in Africa, in quella zona chiamata Interzona e di stendere un rapporto sulle attività che vi hanno luogo. Bill accetta, anche perché è costretto a nascondersi dopo l’omicidio attuato ai danni della moglie e così parte armato di Clark nova, la sua macchina da scrivere. Una volta giunto a Tangeri, ad aspettarlo ci sono una serie di personaggi alquanto inquietanti: i signori Frost, Tom (il sibillino Ian Holm) e Joan (interpretata sempre da Judy Davis), il ragazzo Kiki (Joseph Scorren) che sembra dedicargli un po’ troppe attenzioni e la temibile Famela (Monique Mercure). Ognuno di loro riuscirà a far cadere il nostro protagonista sempre più in basso, nella spirale della pazzia e delle allucinazioni. La sua macchina da scrivere, di notte assumerà le sembianze di uno scarafaggio che lo esorterà a continuare il suo “rapporto” e ad aggiungersi ad essa arriverà anche la macchina per scrivere di Tom Frost, la Martinelli. Entrambe finiranno distrutte, ma il sempre più insano Bill (che comincerà a provare anche tutte le droghe locali) continuerà la sua discesa negli inferi, il suo lungo cammino alla ricerca di un’ispirazione letteraria e di una personale identità.
Grande metafora del mestiere dello scrittore quindi questo bellissimo e affascinante film di Cronenberg. Ma è anche, e soprattutto, una metafora dell’affannosa corsa verso la consapevolezza di sé. Bill (guarda caso ha lo stesso nome dello scrittore de Il Pasto Nudo) è un personaggio in cui è possibile immedesimarsi (visioni allucinate e mostruose a parte), proprio perché è sostanzialmente un uomo che, al di là dell’assuefazione alle droghe, sta cercando sé stesso, la sua vera natura e identità. Ed è così che, anche “grazie” alle droghe comincia ad avere una serie di allucinazioni ispiranti e soprattutto rivelanti che lo portano verso (e quindi non proprio alla meta) la verità.
Al di là dei richiami, dei rimandi, delle metafore più o meno nascoste dietro visioni mostruose e, se vogliamo dirla proprio tutta, anche schifose il film è magistralmente confezionato anche grazie ad una fotografia perfettamente adatta all’ambientazione e all’atmosfera anni ’50 (con una Tangeri davvero molto caratteristica, interamente costruita in studio) e una sublime colonna sonora che continua ad aumentare l’angoscia dello spettatore che si interroga sulle sorti del protagonista, ma soprattutto sulla reale natura di ciò che gli sta accadendo. La regia, inoltre, gioca e giostra abilmente con diversi generi, amalgamandoli in un mix davvero squisito di noir, giallo, drammatico, fantascienza e, perché no, un pizzico di horror.
ale55andra.splinder.com



***

Carne, lettere, buio, dipendenze, deiscenze, creazione, repulsione. L’atto della scrittura è un atto intrinsecamente fecondativo: presuppone un'unione, un amplesso, una crasi tra significante e significato. Così come ogni processo creativo, si fonda poi su un network di stimoli e reazioni: lo stimolo può venire da un ricordo, da un odore, da un colore, da un’atmosfera, da un’allucinazione chimica. La reazione può materializzarsi in inchiostro, in pennellate di colore, in notturne note di sax, in caratteri arabi scritti da destra verso sinistra su una vecchia macchina da scrivere. Infine sul piano puramente fisico, tangibile, concreto: la scrittura racchiude sempre una certa dimensione di fisicità, una sorta di vis coeundi, sia che si lascino tracce di inchiostro su un foglio con una penna sia che si battano con vigore i tasti di una macchina o di un computer. E’ la famosa fusione di amorosi sensi tra lo scrittore e la macchina. Cronenberg nel Pasto Nudo ha riversato tutto il denso lattice della psichedelia narrativa di Burroughs, mescolandolo insieme ad una provetta di umore nero kafkiano (umore di scarafaggio, fluido vitale di insetto) e a tracce di suggestioni retrò. La New York del 1953 è il trampolino per una vertiginosa anabasi nell’inconscio. La tappa intermedia è Tangeri, con i suoi mercati all’aperto e le sue fumerie. L’approdo finale è, evidentemente, la cancellazione, il resetting mentale, l’amnesia necessaria per tornare a creare. Un disinfestatore-scrittore è coinvolto/si coinvolge in una intricata missione (letteraria?): generare parole, redigere un fantomatico rapporto su una società segreta, ed assestare un proiettile nella fronte della moglie tossicomane (fastidioso istmo di collegamento con la realtà, e come tale da recidere). Sotto gli effetti di una portentosa nube di giallo piretro (veleno per gli insetti, oro per gli uomini) l’uomo-scarafaggio perde così ogni connessione col reale, per sprofondare in un universo onirico popolato da deformati personaggi dal polimorfo apparato ghiandolare. Le secrezioni (materia vivente, fluido amorfo, essudato prezioso) ad indicare la via: cibo per il corpo e per la psiche. Una macchina da scrivere, mezzo indispensabile per compiere l’atto “sessuale” della scrittura, è il bene prezioso da trafugare, da contrabbandare di nascosto, porta verso un sospirato areale di alterità. Intanto putrescenti brandelli di esistenze in decomposizione si confondono con i fantasmi angosciati partoriti dall’oscuro utero della mente umana, e periscono sotto una tentacolare rete di ragnatele intessuta dal non-senso: destrutturazione. Cronenberg e le sue ossessioni: la mutazione della carne, la fobia nei confronti dell’atto sessuale/castrazione (fobia qui significativamente declinata nel tema della non-fecondante sessualità omoerotica dell’artista), il dominio impossibile su certe profonde sfere del subcosciente. Gran film. Criptico, affascinante, geniale nelle sue torbide (e per buona parte oscure) allusioni/illusioni circa il processo creativo dello scrivere. Biostimolazione, massaggio neuronale, contro-contraccezione, poltiglie di artropode ben al sangue: unmasked truth.
cinedrome.splinder.com
[Modificato da |Painter| 10/06/2010 19:26]
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Cerca nel forum

Feed | Forum | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 10:48. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com