00 24/11/2012 13:18

SCANNERS
LE INTERVISTE A CRONENBERG


DENTRO DAVID CRONENBERG


Scanners ha ottenuto già grande successo sia in America che qui [in Canada] ma tu non hai ancora fatto i bagagli per andare in California. Non sei sedotto da Hollywood, non ancora...
Cronenberg:
Be', ho ricevuto diverse telefonate e diverse offerte da produttori di Hollywood. Una delle cose che invidio ai film "studio" è il potenziale di distribuzione che hanno. L'ho visto con la Avco Embassy e il modo in cui hanno spinto Scanners. Loro non sono una major, ma sono molto organizzati. Non ci sono garanzie che un film non venga cestinato da una major, ma se ci mettono tutta la loro potenza il film sarà molto più in vista. Al momento è tutto quello che voglio da Hollywood. C'è ancora una certa disponibilità economica in Canada per fare film. Ho un'ottima relazione coi miei produttori, la stessa gente con cui ho fatto Brood e Scanners così come il mio nuovo film, Videodrome. Abbiamo imparato molto e siamo cresciuti insieme quindi non voglio metterli da parte.

[...] Che ne è stato della trilogia in cui eri coinvolto insieme a Walter Hill e John Carpenter?
Be', John Carpenter ha mollato, e di conseguenza anche la Paramount. I produttori hanno cercato di tener vivo il progetto. Al momento stanno parlando con Joe Dante. E' una di quelle cose che slitta praticamente ogni mese. Intanto io non riesco a fare quello che vorrei, cioè scrivere l'intera sceneggiatura, perché non ho tempo. Questa era la situazione sei mesi fa. In questo momento se loro fossero pronti a partire io non potrei, perché sto girando Videodrome. Ecco un'altra cosa di Hollywood. In Canada le cose vanno diversamente, nel modo in cui i film vengono finanziati. Quando il mio produttore, Pierre David, dice "ho i soldi, partiamo", si parte e non ci sono storie, il film sarà girato. A Hollywood non è tanto il denaro il problema, è che tutto è “in sviluppo” e può essere cancellato anche all'ultimo minuto. Quindi non sai come sentirti e può capitare che sei pronto a girare e tutto svanisce così, come se non fosse mai iniziato! E' successo a molti registi al punto in cui sono io ora. Ecco un'altra conseguenza dell'andare a Hollywood. Sarebbe stupido da parte mia farlo, considerato che ho avuto sei milioni di dollari per girare Videodrome, da una mia sceneggiatura e coi tempi che decido io...

Quanto è costato Scanners?
Era stato pensato per circa tre milioni di dollari americani. Poi è stato gonfiato da quelli della pubblicità fino a quattro milioni e mezzo. […] Non sono soldi che posso usare io per aggiungere qualcosa sullo schermo. Sembra un budget superiore a quello di Brood, ma non così tanto, anche perché Brood era strutturato come film più piccolo, intimo, mentre Scanners è più veloce e variegato.

Dunque dove vanno a finire i soldi?
Soprattutto nel tempo. C'è un programma di nove settimane di riprese anziché di sei. Significa molti soldi, pagare parecchie persone per tre settimane di lavoro in più. Conduce a un periodo di post-produzione più lungo – abbiamo lavorato undici mesi sul montaggio. Dall'altra parte, noi abbiamo avuto una pre-produzione quasi nulla, due settimane soltanto. Una cosa che farebbe paura a chiunque! Una delle settimane di riprese si è svolta sei mesi dopo il finale...

…Il duello nel finale?
Esatto, e anche le scene nel metrò con Revok e Keller e un paio di altre cose come Keller che guarda il monitor mentre Vale e Ruth parlano. Queste scene sono state scritte successivamente e non c'erano nella sceneggiatura originale.

Come mai hai incluso le scene nella metropolitana? Io ho pensato che fossero fuorvianti, quasi di troppo.

Forse era lo stile con cui filmavamo, il fatto che non ti mostro la faccia di Revok, anche se tu probabilmente pensi sia lui. La mia sensazione era semplicemente questa: che senza quelle scene non avresti mai visto Revok e Keller insieme, la loro cospirazione sarebbe stata solo raccontata e mai mostrata. Sentivo che c'era un “sentimento” che mancava. Penso, anche, che ci siano dei sottintesi rivelati in quelle scene. Penso che chiariscano certe cose. In un senso penso che hai ragione, e in un altro penso che ti mancherebbero se non ci fossero. Aggiungono anche qualcosa solo per il loro tono.

Vorrei parlare della struttura del film. In una prima stesura della sceneggiatura la scena della testa che esplode si colloca all'inizio del film. Come mai l'hai spostata?
L'ho filmata per l'inizio con lo scanner in primissimo piano, e l'idea è che lui si rivolga al pubblico stesso del film. E' stata montata e messa insieme nel modo in cui era stata scritta, come prima scena. Abbiamo fatto alcuni test con la gente e abbiamo visto che, dato che era così forte, toglieva il ritmo ai seguenti dieci-quindici minuti che sono relativamente lenti. In secondo luogo, era alienante per parecchia gente che non apprezza quel genere di potenza. Non avevano abbastanza contesto per capire cosa fosse uno scanner. Quindi sembrava gratuita, in termini di violenza, e li distaccava dalla successiva metà del film. Quelle erano persone che generalmente non guardavano film horror o si appassionavano alla fantascienza, ma pure avevano apprezzato Scanners. Un'altra cosa, e ti potrai mettere a ridere, è che la gente tende a entrare a film già iniziato, in ritardo di tre minuti. Per me, i film sono fatti davvero per il pubblico, come i poeti che leggono le proprie poesie e le cambiano a seconda della reazione. Una volta ridevo delle proiezioni di prova, ma ora capisco che hanno il giusto senso. Sei così vicino alla tua creazione che non puoi giudicare obiettivamente come il pubblico reagirà a qualcosa e hai bisogno di quel genere di risposta. Mi sono arrovellato su quella modifica per diverso tempo. E' stato suggerito da qualcun altro, anche se non sono stato forzato a farlo. Ha spostato alcune cose... il dottor Ruth sembra più forte nelle scene alla ConSec, in un certo senso. Era già a contatto con un altro scanner, mentre in origine doveva andare fuori e trovarne uno. Alla fine ho deciso che c'era da guadagnarci piuttosto che da perderci, facendo quella modifica. Lo puoi fare solamente quando il film già esiste... una sceneggiatura non è abbastanza per permetterlo.

Per me, Scanners è una serie di sequenze brillanti, ma ho avvertito una minore struttura e una minore profondità dei personaggi rispetto a Brood.
Be', direi che sono d'accordo con te. La domanda diventa, “è necessariamente una cosa negativa, o solo una cosa diversa?” Sono d'accordo col fatto che Scanners non ha la caratterizzazione di Brood e non ha una progressione di emotività lungo tutto il film. Dall'altra parte, è difficile dire se questo è meglio o è peggio. Dipende da quello che vuoi da un film, immagino. Puoi andare troppo oltre nell'altro senso... penso al teatro d'inizio secolo... tutti quei lunghi finali collegati. Credo di stare sperimentando, e credo che lo sto facendo ancor di più in Videodrome. Mi piace la narrazione e mi piace come la trama illumini i personaggi e possa avere aspetti visionari e cose così. Ma dall'altra parte odio la totale tirannia della narrazione, nel senso che ti lanci solo in una direzione, per via delle aspettative del pubblico che derivano da ciò che arriveranno ad accettare come la giusta narrazione. Voglio buttar giù queste barriere, o rigirarle, o comunque farne qualcosa.

Questo significa tornare a cose come Stereo e Crimes of the Future?
Sono interessanti... molta gente che ha visto questi primi film è stata molto entusiasta di Scanners. Per le stesse ragioni che tu lo ritieni originale, loro lo vedono come un film mainstream, la versione commerciale dei miei primi film. Pensano che sia stato un trucco interessante. Anche in termini di luci e angolazioni di ripresa, lo vedono molto vicino a quei primi film.

Sei cosciente del fatto che i tuoi film hanno una certa unicità, diversamente da gran parte di ciò che fanno gli altri registi di genere?
Quando ho scritto una sceneggiatura o sto girando un film penso sempre che tutti lo stiamo facendo. E' come una strana paranoia. Leggerò qualcosa su un film e penserò, “questo è come Videodrome”, apparentemente, poi andrò a vederlo e capirò che ovviamente non è così. Quindi in questo senso non reputo assolutamente unico quello che faccio. Dall'altra parte mi sento sempre a disagio nell'essere accomunato a Carpenter, Romero o DePalma. Non perché non ammiro i film che hanno fatto loro, o perché vengo messo al loro confronto, ma perché a questo punto credo che ci siano differenze sostanziali, e il confronto è solo a un livello di cose superficiali.

La gente tende spesso a mettere etichette, come chiamare te “il re dell'horror canadese”. L'ho usata persino io. Ti dà fastidio? Perché si capisce che stai facendo film che non sono film horror – sei un film-maker e non solo un regista di film horror.
Sì è concepibile. Sono sicuro che lo farò. E' solo questione di tempo. Ancora una volta, la gente sembra ignorare completamente Fast Company, perché non combacia col resto. E' stato proiettato al San Diego Film Festival perché non potevano avere Scanners. Ho avuto una reazione terribile dal pubblico ed è stato parecchio frustrante. Sono molto legato a quel film.

Guidi ancora le auto?
Assolutamente, anche le moto. Fast Company esprime una parte di me che per varie ragioni non c'è negli altri film. Adoro le moto e le auto e la musica rock. Non li faccio entrare negli altri film, che rappresentano un'altra parte di me. Ma in molti sensi me lo sono voluto. Mi sono etichettato come “re canadese dell'horror” e più tardi come “barone del sangue” e “principe dell'orrore”! Ho capito che, in termini di pubblicità, se qualcuno ha etichettato le piccole cose con cui tu giochi, allora riesci ad ottenere maggior pubblicità. Poi però è tornato a perseguitarmi un po', immagino, perché Scanners vira più verso la fantascienza che l'horror... ha entrambe le cose. Ma la gente va a vederlo aspettandosi che sia Venerdì 13, finisce per essere delusa. E ancora c'è gente che si aspetta questo, per via del modo in cui mi sono venduto negli Stati Uniti e questo un po' mi preoccupa.

Cosa pensi della teoria che i tuoi film parlino di scienziati pazzi e scienza senza controllo?
Non sono d'accordo. I miei film non trattano proprio di scienziati pazzi e non parlano nemmeno di una scienza che diventa malvagia. Per certi versi, Scanners è più consapevole in senso artistico. E' la prima volta che ho inserito un artista nel film. In realtà gli scienziati sono sempre stati artisti, per me. In modo bizzarro sono le “personnae” nei miei film perché sono gli unici a essere creativi e ossessionati. Sono gli unici con l'energia che dà il via alle cose e in quest'ottica mi identifico con loro. Non è come guardare con paura alla scienza che non comprendo e a dove ci sta conducendo. Non è così che la vedo, assolutamente. Ho un'incredibile empatia con il processo scientifico e la penso veramente come Robert Kessler nel suo libro Active Creation, dove discute la creatività umana e spiega che la creatività scientifica e quella artistica derivano dalla stessa base. Ci credo fermamente. Quindi non è quello il mio atteggiamento. Posso usare benissimo uno scultore come artista pazzo per i suoi risvolti emotivi.

C'entra qualcosa con il tuo interesse verso la tecnologia e la meccanica?
In un senso. Non è tanto tecnologia e meccanica. E' più che altro il mio interesse per il corpo. Sono ossessionato da fisiologia e biologia, non tanto dalle macchine.

E come si congiunge questo con la corruzione del corpo, tema che appare in tutti i tuoi film?
Immagino che sia una preoccupazione medievale, anche se non sono un cattolico, potrebbe essere la mia versione del peccato originale. In pratica, l'idea che nasci per dover affrontare la morte, e la morte è estremamente fisica, non astratta. Sai, lo spettro di una mente capace di vivere per altri 2000 anni guardando il corpo che la contiene, o con cui è inesplicabilmente legata, che invecchia e muore. Questo è terrorizzante per me. Se la guardo in modo più cosmico, è piuttosto meraviglioso e miracoloso e non ci penso. Altre volte è insopportabile. Questo si collega al perché, secondo me, i re inglesi erano così ossessionati al trono in termini concreti, riguardava la loro immortalità. Magari credevano nel paradiso ma allo stesso tempo volevano che il sangue del loro sangue continuasse a vivere dopo di loro. Anche nella cultura popolare è considerata una tragedia vedere il proprio figlio morire. Dovresti morire prima tu e loro continuare dopo di te. E anche qui, è immortalità o delusione? O è immortalità solo nel mero significato scientifico di continuazione di geni e cromosomi, o ha un significato per la persona che muore? Penso che siano tutte queste cose insieme.

Ma di sicuro ogni volta che sgommi con le tue auto da corsa le possibilità di morire si moltiplicano.
Sì, le gare ti ci fanno scontrare. E' come un test che ti mette sul ciglio. Forse è un po' psicopatico nel senso che certe persone pensano che devi arrivare sul ciglio, emotivamente o fisicamente, per capire davvero chi sei. La gente cammina come zombie, inconsapevole della loro fisicità, della loro emotività. Scanners parla anche di questo. Lo scanner è una persona talmente sensibile da far impazzire, al cui confronto il resto del mondo è fatto di “zombie”. Non c'è niente come cadere dalla moto per farti rendere conto del tuo corpo. Non ci scherzo, su questo. Non voglio farlo, ma dopo che succede, c'è anche un lato positivo, credo. Quindi sì, penso che ci sia un legame. Vuoi davvero arrivare al limite per essere in grado di capire la differenza tra l'essere vivo e morto.

Quindi cosa succede se sei morto?
Be', non vuoi cadere dal ciglio. Quello è il suicidio e tutto un altro discorso. Allo stesso tempo, giusto in difesa delle corse automobilistiche, devo dire che il genere di gare che faccio ora è “vintage”, con auto vecchie e costose. E' abbastanza tranquillo, anche se alcune auto di sicuro vengono sfasciate. E' sempre veloce. Vai a circa 120 miglia all'ora insieme ad altre auto alla stessa velocità, e se qualcosa si rompe finisci nei guai, senza dubbio. Ma allo stesso tempo vedi uomini di 60 anni su Bugattis di 60 anni fa. Quando lo faccio, non sento morte o cattiveria. E' tutto positivo ed entusiastico e tutti hanno queste auto vecchie. Stiamo parlando cose molto profonde rispetto a una gara automobilistica. Probabilmente hai ragione. Forse è più pericoloso attraversare a piedi un incrocio a Parigi rispetto a fare una gara di auto vintage. […] Ecco perché, in un certo senso, fare film come Scanners o Brood è come fare le gare. Sto provando la mia stessa morte mentre faccio quei film. Faccio le prove per la mia morte. Penso sia una delle ragioni per cui agli attori piacciono le scene di morte comuni. Anche loro si mettono alla prova contro di essa, sperimentano il modo in cui può essere, provano a farla funzionare. Per me vale nel senso che i personaggi da me creati sono parte di me. Se li uccido non è una cosa da prendere alla leggera e io non la prendo alla leggera. Non crei un bellissimo personaggio e poi lo getti via per mettercene un altro – non funziona proprio così, è molto più serio.
Stardust 1981



***

L'UOMO CHE HA CREATO SCANNERS

Sebbene acclamati dalla critica, i tuoi film precedenti sono stati controversi per via del contenuto grottesco e qualche volta violento. Che genere di risposta ottieni quando vieni presentato come David Cronenberg, il creatore di Shivers, Rabid, Brood e Scanners?
Cronenberg:
Dipende con chi sto parlando. Il pubblico in generale è di solito sorpreso dal fatto che io sia un essere umano, calmo e normale, anziché una specie di mostro. Molti appassionati di fantascienza invece non si sorprendono per come sono fatto, perché lo capiscono. Loro apprezzano film come Scanners e sanno che non sono folli.

Hai detto che il concetto di Scanners era un'idea completamente originale. Da dove ti è venuta l'ispirazione?
Nel 1969 ho fatto un film intitolato Stereo, un film underground che parlava di un gruppo di individui a cui è stata indotta una telepatia creata artificialmente. Erano isolati in una clinica dove potevano interagire l'un l'altro per studiare le implicazioni, e le complicazioni, della telepatia. Specialmente per capire come i telepati possono rispondere a varie relazioni emotive. Per esempio, se due telepati sono coinvolti sessualmente o fisicamente attratti, il loro flusso telepatico viene incrementato o inibito? Le possibili conseguenze di tali relazioni mi sono rimaste in testa sin da allora e si sono evolute in Scanners.

Scanners è un film di fantascienza e suspense, costruita sul climax di scene con effetti shock molto realistici. [...] Come sei riuscito a riunire un gruppo così professionale dedicato agli effetti speciali di un solo progetto?
Quasi tutti i professionisti di effetti speciali con cui ho lavorato negli altri film non erano disponibili nel momento in cui stavamo facendo Scanners. E perché lavoravo a Montreal, ho lasciato che fossero il produttori e l'art director a trovare il personale in grado di realizzare la cosa. [...] Ci siamo riuniti tutti [...] e io ho spiegato cosa volevo e tutti eravamo seduti a discutere di come realizzare le cose al meglio. [...] Abbiamo finito col girare la sequenza finale del duello telepatico circa sei mesi dopo tutto il resto del film. Era da sei mesi che stavo lavorando al montaggio e non ero molto contento di ciò che avevo, a quel punto. Eravamo andati oltre il tempo e il budget per le riprese e io sapevo che non avevamo avuto abbastanza tempo per lavorare bene. Quindi ho parlato coi produttori per convincerli di aumentare il budget e girare un nuovo finale; era essenzialmente quello che c'era nella sceneggiatura, ma avevamo fatto pochissima pre-produzione e ci aveva colto impreparati, quella scena. I produttori accettarono di aumentare il budget. A quel punto Dick Smith [...] arrivò sul set per tre giorni nei quali filmammo il nuovo finale. Non parlo dei dialoghi, solo del duello telepatico e la scena del corpo che brucia. All'inizio avevamo messo delle ceneri sul pavimento ma non eravamo contenti perché sembrava proprio di ripiego. E io volevo davvero un corpo carbonizzato. Abbiamo anche filmato il particolare primo piano finale di Michael Ironside con le lenti a contatto speciali e alcuni altri effetti che volevamo aggiungere ma che, per questioni di tempo, abbiamo tralasciato.

Ci sono state altre complicazioni nelle riprese?
Abbiamo fatto circa una settimana di riprese e montaggio aggiuntivo. E io ho scritto un paio di scene aggiuntive, come quando Michael Ironside scende nella metropolitana. Sono state girate a Toronto dopo tutto il resto. E altre piccole cose che, mentre montavo, ho deciso di includere nel film. Scanners è stato veramente il primo film che ho fatto dove ho avuto questa opportunità... di essere nel bel mezzo del montaggio e dire "non sarebbe bello inserire una scena qui", e poi farlo davvero. Ha senso fare in questo modo, se si può. Sapevamo che non c'era stata abbastanza pre-produzione e i miei produttori si aspettavano riprese aggiuntive. Quindi non è stato uno shock per nessuno.

Ti ha soddisfatto il risultato degli effetti speciali?
Alla fine sì. Sapevamo che gran parte degli effetti funzionava molto, molto bene. La grande delusione era il finale del film. Avevamo un film forte fino alla conclusione, che arrivava a quel climax. Ma poi sembrava che si risolvesse tutto in nulla. Avevo bisogno di un finale più forte. Ce l'avevo in testa, ma non ero stato capace di renderlo nel film. Alla fine lo abbiamo ottenuto.

Il film completo come ti è sembrato?
Se potessi rifarlo spenderei più tempo nella pre-produzione e sulla sceneggiatura. Scrivevo e riscrivevo costantemente sul set. E questa è una cosa folle, specialmente quando giri le scene in ordine sparso. Qualche volta riscrivi scene che accadono alla fine del film senza aver pensato alle basi che conducono a esse. Di conseguenza talvolta ti ficchi in situazioni che poi ti causano rogne. Quindi devo dire che sono molto soddisfatto del modo in cui il film è venuto... C'è stato un momento in cui pensavo fosse un caos totale. Ecco cosa intendo quando ironicamente dico che questo film potrebbe essere quello che sfonderà al botteghino. Ci sono stati momenti, capisci, quando alle cinque del mattino scrivevo una scena che dovevo girare alle sette, che pensavo "Dio, questo film non starà insieme e non avrà alcun senso". Momenti come quelli mettono proprio alla prova la volontà di un uomo. [ride]

Prima Shivers, poi Rabid, Brood e infine Scanners. E' un passo verso una nuova direzione?
Penso di sì. Un film di svolta in molti sensi.

Dunque dove sei diretto ora?
Allo "spazio esterno". Non letteralmente, anche se tutto è possibile. Non solo per via del successo di Scanners che mi ha procurato sicuramente offerte interessanti che prima non avevo. Poi sento che in qualche modo sono arrivato alla fine di un ciclo. Non so esattamente cos'è. Avrò un'idea migliore in retrospettiva. Sento che sto prendendo una direzione un po' diversa.

[...] Hai parlato di scrivere una scena alle 5 e girarla alle 7. Quali sono le complicazioni dell'essere regista e scrittore?
Ci sono vantaggi in una situazione in cui, soprattutto, non devi dipendere da qualcun altro. A quel punto se sei capace di scrivere ti salvi. Ma, per esempio, ora che ho finito Scanners se non fossi interessato a scrivere un soggetto mio sarei già in produzione col mio prossimo film. Ora quello che devo fare è sedermi a una macchina da scrivere per quattro o cinque mesi. E' difficile tornarlo a fare perché è passato un anno dall'ultima volta. Non sono uno di quegli scrittori che scrive tutti i giorni.

Sembra sia più facile stare dietro una cinepresa che dietro una macchina da scrivere.
In un certo senso sì. Perché ci sono altre persone con te quando giri. C'è un'energia condivisa che aiuta l'adrenalina. Invece, eccomi qui in un ufficio, seduto da solo con la macchina da scrivere e una scrivania e la mia immaginazione. Da una parte è eccitante ed è una sfida, ma è anche molto difficile. Posso capire perché molti registi capaci di scrivere scelgano spesso di non farlo, piuttosto girano il lavoro di qualcun altro.

Da bambino c'erano film che ti ispiravano?
Solo nel senso che i film mi hanno ispirato a diventare regista. Non posso proprio dire che ci sia un film più importante di tutti gli altri.

Leggevi fantascienza da ragazzo?
Sì. Ma leggevo di tutto. Ero appassionato di Fantasy and Science Fiction Magazine, era il mio preferito. [...] Non ero influenzato dalla fantascienza nel senso che ho modellato me stesso su quelle sensazioni immaginarie o che volevo tornare a catturare la nostalgia di quei vecchi ricordi. In questo senso non sono come George Lucas che sembra molto influenzato dalla fantascienza che leggeva da bambino, e cerca di catturare quei sentimenti in un modo moderno per la nuova generazione di ragazzi.

[...] Da dove provengono davvero le idee per Scanners, Brood, Rabid e Shivers?
Da qualche parte nei recessi oscuri della mia mente. Non so da dove. Non per essere melodrammatico, ma scendo in una lieve trance. Tutti gli scrittori sanno che ci sono momenti in cui i tuoi occhi diventano bianchi e la gente intorno a te si chiede che cosa stai facendo. Pensano che dormi da sveglio o qualcosa del genere. Non è diverso da uno sciamano che va in trance cercando ispirazione. Stesso genere di cosa.

Pensi che la popolarità dei film di fantascienza e di fantasy durerà a lungo?
Io distinguo fantascienza e fantasy dai film horror, essenzialmente perché i film horror sono molto più popolari. L'orrore c'è sempre. Il suo fascino è ancora più basilare della fantascienza. La fantascienza... il genere più purista... è basata molto sulla tecnologia, che è sempre in cambiamento. Mentre l'horror va oltre la scienza, nel regno senza tempo di sogni e pensieri subconsci. Tribù primitive che non hanno alcuna scienza, hanno comunque racconti dell'orrore e del sovrannaturale. E questo perché l'horror è veramente senza tempo e per sempre.
Jim Sulski, Fantastic Films 1981



***

Cronenberg: Sono passato attraverso parecchi cambiamenti. Ma in molti sensi sono tornato indietro a un tema che ho esplorato in uno dei miei film amatoriali, Stereo, che aveva simili premesse. Comunque il soggetto sembrava adatto a essere esplorato ulteriormente. [...]
Patrick McGoohan [uno degli attori, ndt] è veramente brillante. So che un sacco di gente - me incluso - lo voleva rivedere in qualcosa di fantascientifico da quando aveva fatto The Prisoner. McGoohan ha fatto circa tre delle otto settimane di riprese e ha contribuito molto allo sviluppo del suo personaggio - una cosa difficile viste le circostanze: io scrivevo la sceneggiatura mentre giravamo, quindi molti degli attori non erano così sicuri di cosa stavano portando avanti. Ma ora che è stato completato non dà questa impressione. [...]
Io mi sono sempre interessato alla fantascienza di un certo genere. Quando ero ragazzo c'erano essenzialmente due tipi di riviste di fantascienza: Astounding SF, che poi è diventata Analog, e Fantasy and Science Fiction. Ho sempre preferito quest'ultima perché Astounding era più orientata verso storie più tecnologiche - storie prive di emozioni e di sentimenti. Anche nei film, cose come Andromeda per esempio, vedi queste persone compiere azioni su incredibili macchinari - non mi eccitava proprio. Penso che tutti i miei film horror abbiano elementi di fantascienza ben definiti. Ora gli elementi sono stati spostati; ci sono certi aspetti horror in questo film ma sono inferiori a quelli fantascientifici. E' una sorta di equilibrio naturale. [...]
Questo è il secondo film per cui mi sono permesso il lusso di avere una musica specificatamente composta. I primi film usavano musica preesistente, che ha grossi vincoli; ogni film ha una sua unicità e parte di questa unicità risiede nella sua colonna sonora. [...]
La creatività grezza è più difficile da avere rispetto a dollari e cents. Film come Star Trek e The Black Hole ti danno l'idea che i produttori siano ossessionati dalla nuova tecnologia dei film spaziali e si dimentichino di quello che il pubblico effettivamente è lì per vedere - non un nuovo design di nave spaziale, ma nuovi personaggi, storie, concetti che sono veramente freschi ed eccitanti. Non puoi accettare di pagare per cose del genere. [...]
Non penso di aver sacrificato alcuna parte della mia creatività. Innanzitutto devi capire che Scanners è un film indipendente (con finanziamenti canadesi) e la Avco è coinvolta solo come distributore. Secondo loro Scanners avrà molto successo; la Avco lo voleva distribuire quando non era ancora stato scritto. Sono stati di grande supporto; volevano un film bello e volevano che io ne fossi felice. Anche se posso immaginare di essere in tutt'altra situazione, con un grande studio che finanzia il film e vuole che i produttori controllino sempre tutto - ma non era questo il caso. [...]
Ricevere riconoscimenti è sempre bello. [...] Nel continuare a fare film, qualunque riconoscimento che ottieni è importante; non solo ti aiuta nel rapporto col pubblico ma anche coi produttori. Quando proponi una sceneggiatura e loro hanno sentito tutti i tipi di elogi su di te, allora ti prenderanno in considerazione; ma se non è così, è più difficile poter passare per quella porta. [...]
Io spero di imparare qualcosa di più ogni volta che finisco un film; sento che è così. Arriva un momento in cui, anziché andare avanti diritto, prendi una direzione laterale e esplori aree diverse, piuttosto che fare un passo avanti. Non c'è niente di sbagliato in questo ma non credo di rientrare in questa categoria, per ora. [...]
Fare film, per me, non è come andare sul palco a cantare e ballare e sperare che il pubblico ti apprezzi. Quando metto insieme un film faccio qualcosa che io vorrei vedere, e quindi deduco che il mio pubblico ne sarà soddisfatto. Penso che i film fatti dai produttori più cinici non piacciano, di solito, agli amanti veri del cinema. Molte delle persone che hanno potere non sono affezionate alla fantascienza o all'horror; fanno film meccanicamente e poi sperano che funzionino. Io tengo sempre in mente il pubblico, quindi cerco di fare le cose in modo chiaro; non cerco mai di fare cose esplicitamente ambigue e nebbiose. Voglio che il mio pubblico entri nel film, e non che accondiscenda o ci passi sopra velocemente. Mi piace dire: sto per mostrarvi qualcosa di incredibile e voi lo crederete per davvero.
Sam Maronie, Starlog 1981



***

Dopo Brood venne Scanners.
Cronenberg
: Quello fu il film più difficile che ho fatto finora. Era complicato sotto tutti gli aspetti – il finanziamento, alcuni degli attori, l'antagonismo tra loro – in particolare tra Patrick McGoohan e Jennifer O'Neal. Il clima, che era terribilmente freddo – giravamo in teatri non riscaldati – be', non erano proprio teatri, erano rimasugli dell'Expo di Montreal del 1967, “L'uomo e il suo mondo”. […] Stavo facendo un film senza una sceneggiatura. È stato molto complicato, tutti quegli effetti e tutta una serie di circostanze. Scrivevo a pranzo per girare nel pomeriggio, e quindi giravamo come sempre non in sequenza.

Quanto tempo durarono le riprese?
Non ricordo, mi pare un'eternità.
Walter Chaw, filmfreakcentral.net 2003 (estratto)