Cronenberg su "Scanners"

CRONENBERG SU SCANNERS

Per Scanners fu completamente un’altra storia. Andò così: “Stiamo cercando una società; ci stimiamo a vicenda e fra noi c’è un equilibrio perfetto. […] Si chiama Filmplan e si occuperà di pacchetti cinematografici. Tre film, uno a garanzia dell’altro in un pacchetto di investimento sicuro”. E lo hanno fatto. Voglio precisare che il pacchetto è stato sostenuto da Scanners, perché gli altri due film morirono completamente. “Allora che progetti hai? Cosa ne dici di The Sensitives? [una sceneggiatura precedentemente abbozzata assieme a quella di Brood e accantonata, ndr] Perché non lo facciamo?” […] Ci sono state letteralmente due settimane di pre-produzione per quello che è diventato Scanners. Solo due settimane, e senza una sceneggiatura.
La cosa più divertente è che i soldi sono arrivati prima di qualsiasi altra cosa, prima del progetto, un’opportunità fantastica. Come risultato, Scanners ha avuto la post-produzione più lunga di tutti i film che ho fatto. Sono occorsi forse nove mesi, tra montaggio e riprese di scene da aggiungere, per cercare di far funzionare il film. […] Ciò che improvvisavi erano i personaggi e la trama. In Scanners cercavamo di rappresentare un mondo interamente inventato, evocando un mondo futuribile senza dirlo apertamente. […] Non potevamo cercare per le strade il luogo ideale per le riprese. Doveva essere tutto riprodotto. È stato molto duro per la povera Carol Spier, che ha fatto un lavoro incredibile. Inevitabilmente, il primo giorno di riprese è stato il più disastroso che io abbia mai avuto. Siamo usciti e non c’era nulla di pronto da riprendere. […] Stavamo facendo delle riprese lungo la superstrada e il traffico stava aumentando. L’autista di un autocarro stava guardandoci lavorare sul ciglio della strada e non si è accorto che le automobili davanti a lui si erano fermate. Mi sono girato in tempo per vederlo montare con il camion sopra una piccola Toyota. I nostri attrezzisti hanno saltato la recinzione per estrarre due donne dalla vettura ed adagiarle sul bordo della strada: morte. È stato terribile. Eravamo tutti scioccati e avviliti. […] E le difficoltà non sono finite lì. Patrick McGoohan era una delle cause. È un attore brillante: ha la voce, il carisma, la presenza, il volto, è fenomenale. […] Ma era così aggressivo, l’odio per sé stesso usciva sotto forma di aggressività per tutti e per tutto. Mi diceva: “Se non bevessi, avrei paura di uccidere qualcuno”. Ti fissava con un tale sguardo che tu gli dicevi semplicemente: “Continua a bere”. Ci si distrugge perché ci si odia. […] Alla fine del film ci siamo separati non troppo amichevolmente.
Inoltre, senza che io ne fossi al corrente, i miei produttori avevano spedito a Jennifer O’Neill una sceneggiatura in cui erano state eliminate tutte le scene violente, perché avevano saputo che non le piacevano. Così quando ha letto il copione vero ha cominciato a singhiozzare e a piangere nella roulotte, era davvero triste e demoralizzata e non voleva più prendere parte al film. Allora abbiamo parlato insieme. È stato come per Geneviève Bujold in Inseparabili: “Non ho nessuna intenzione di stare a gambe aperte davanti alla cinepresa per le scene ginecologiche”. Non poteva capirlo dalla sceneggiatura, perché non ci sono indicazione sui movimenti della macchina da presa. Le ho detto che non lo avrei mai fatto, ma non le avrei mai detto che nel copione non c’era nessuna visita ginecologica.
Si era costretti a mentire alle persone sulle cose. La frenesia di far funzionare quel maledetto film prima della fine dell’anno era fortissima. […] D’altra parte riusciresti ad immaginare Scanners ambientato in un’estate rigogliosa? Era nato per essere letale: un film freddo, aspro, nauseante. Era perfetto. Anche Brood mi piaceva molto ambientato in inverno. Le due cose si combinavano quasi facilmente. [...]
Cameron Vale sopravvive come un ibrido, tra il buono e il cattivo. Volevo suggerire che questa nuova creatura fosse la fusione dei due fratelli, che fossero diventati una persona unica. […] Abbiamo girato il film a Montreal durante l’inverno, in edifici privi di riscaldamento o di isolamento termico, già questo ti portava via energia. […] Mi ricordo la scena che ha dato il via a ogni cosa: la sala riunioni della Consec dove si sta parlando di cercare uno scanner per un certo compito. Dovevo anticipare tutto ciò che non avevo ancora scritto. Come potevo farlo? Non sapevo quale sarebbe stata la fine del film. […] Dio solo sa quali stratagemmi ho usato per Scanners. Per me è stato un ulteriore passo avanti nell’uso delle possibilità del montaggio.
I tecnici del trucco mi avevano davvero sorpreso. Una sera sono tornato a casa e ho trovato sul tavolo quella testa. Sembrava viva! […] Per la scena Gary Zeller sparava da dietro con un’angolazione verso l’alto. Quando il colpo raggiunge la testa, la faccia si rovescia e sembra oscillare sotto il collo. Il corpo poi crolla sotto al tavolo. È una sequenza incredibile: straordinariamente scioccante, ma anche assolutamente bella; è così surreale da essere a suo modo piacevole. Dopo aver visto i giornalieri, i produttori erano preoccupati e hanno voluto fare altre riprese meno realistiche della testa che esplodeva, per sicurezza. […] Sono semplicemente tornato nel mio camper a riposarmi. Non ero interessato, avevo già quello che volevo. […]
Scanners è stato il mio primo film di grande successo, perché, quando è uscito, è stato il numero uno nella classifica di “Variety”. […] In quel momento, molti a Hollywood cominciarono a notarmi. Quel film aveva davvero lasciato un segno. […] Comunque è stato solo dopo Videodrome che ho cominciato a ricevere delle offerte serie.