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<<King, Cronenberg e le zone morte>>

Ultimo Aggiornamento: 29/07/2011 12:37
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29/07/2011 12:25


<< KING, CRONENBERG & LE ZONE MORTE >>

Un breve sguardo sulle analogie e le differenze tra gli universi di due visionari artisti.

La Zona Morta dimostra come Stephen King e David Cronenberg, nella loro poetica, abbiano molti tratti in comune nonostante le differenze stilistiche. Il romanzo (1979) è tra i primi di King ma ne dimostra lo slancio al di fuori del “genere” con cui è sempre stato etichettato, verso una letteratura ad ampio respiro, e ne dimostra in definitiva il talento di scrittore.
Leggendo questo romanzo, si capisce che King, già da giovane, ha in mente un “universo” molto più ampio, ricco e profondo di quanto potessero lasciar trasparire i primi esordi che, per questioni commerciali, era più facile inserire in un preciso filone (Carrie e Le Notti di Salem). La portata della sua penna vuole arrivare all'universo umano, al ritratto di persone tramite le quali indagare ciò che esiste all'interno dell'anima e all'esterno nel grande crogiolo sociale. Con La Zona Morta King compie il primo, vero passo in quella direzione, e per prima cosa accantona il “genere” trasformandolo solo in un elemento-pretesto per far partire la storia. Perché si sa che la letteratura del fantastico (come per esempio la fantascienza) è la letteratura delle idee; offre possibilità che una narrativa coi piedi per terra non offrirà mai, non per ultima quella di creare bellissime storie. King si è sempre definito un narratore, un vero e proprio cantastorie, diventando il maestro di questa lezione. Così le sue magiche storie sono leggibili su vari livelli, al minimo due: al di sotto c'è quello del ritratto psico-sociale di ciò che caratterizza la nostra era, dalle fobie alla religione. E, cosa più importante, non ci sono morali, nel senso che King non scrive storie moralistiche o esplicite metafore, ma lascia che il destino dei personaggi vada come deve andare e che il lettore ne tragga ciò che vuole (quindi tratteggia tutti i punti di vista possibili piuttosto che un messaggio).
Tornando a La Zona Morta, Johnny Smith è uno dei personaggi-tipo (e personaggi-chiave) dell'universo kinghiano: reietto e speciale, per qualche ragione, con un destino scritto. Ed è nel film di Cronenberg che si nota la prima, e forse la più grande, delle loro analogie: appunto il personaggio, che pur assumendo nome, ruolo e capacità diverse in ciascuna storia, è sempre l'“olotipo” di una poetica in evoluzione. Il personaggio cronenberghiano e il personaggio kinghiano fanno parte dello stesso universo e forse sono anche vicini di casa. Lo dimostra la bellezza di Johnny sullo schermo, la “vita” che Cronenberg riesce a infondergli prendendolo direttamente dalle pagine di King (grazie anche al meraviglioso Christopher Walken). Giudicato come uno degli adattamenti più riusciti e fedeli, il perché va rintracciato anzitutto in questo aspetto, più nella trama: il romanzo ruota attorno alla figura “patetica” ed ipnotica di Johnny, e così il film.
Johnny è come Cristo: un martire della propria causa e del proprio potere. Più semplicemente, è uno dei “diversi” (che popolano Cronenberg e King) che devono, per prima cosa, far fronte alla peculiarità che li rende tali e per colpa della quale divengono emarginati, outsider, cedendo poco a poco ai colpi inferti dal mondo di fuori. Poi, scoprono che hanno una missione, in qualche modo il loro percorso è predestinato, non perché non possano scegliere ma perché abbracciano la loro fine, che non è per forza positiva. Praticamente in ogni film di Cronenberg il percorso del protagonista è questo. In King c'è una gamma di personaggi e situazioni talmente vasta che le variazioni sono maggiori, ma il sunto è comunque quello: giusto per citare i primi esempi che mi vengono in mente, questo è ciò che accade a molti dei protagonisti di It, L'Ombra dello Scorpione, Desperation e Insomnia, a Jack Torrance in Shining, John Coffey in Il Miglio Verde, eccetera.
Per Cronenberg il verdetto di morte finale è pressoché inevitabile. Per King no; il percorso talvolta può essere liberatorio; possono rimanere per sempre le ferite (il fatto di sapere, di poter vedere); la vittoria, quando c'è, è comunque più apparente che concreta, specie nell'interiorità. King tesse troppi fili e troppi destini diversi per un solo, mantrico finale (questa grande portata a volte va anche a discapito dei finali kinghiani, bisogna ammetterlo). Resta il fatto che il diverso, il reietto, è colui che “può vedere” laddove gli altri sono ciechi; è interessante l'evoluzione di questa figura in King, che sempre più spesso scrive di scrittori o artisti di altro genere (anche qui gli esempi non si contano... da Jack Torrance al pittore del recente Duma Key).
La grossa differenza nel “percorso umano” al centro dei due artisti sta nel fatto che King non si è mai definito “scienziato”, a differenza di Cronenberg. E anche qui la diversità della prospettiva è ben evidenziata da La Zona Morta. Il potere di Johnny, nel libro, risiede in un passato non molto chiaro; c'è di mezzo un incidente in giovane età ma essenzialmente viene dato per innato. C'è una dimensione superiore, un “divino” e una predestinazione se vogliamo, che si lega al discorso religioso onnipresente in King.
Cronenberg, invece, fa derivare precisamente il potere di Johnny dall'incidente, fornendo quanto di più vicino possibile a una spiegazione “medica” o comunque realistica dell'accaduto. Negli altri suoi film, sono sempre esperimenti scientifici, leciti o illeciti, a causare le alterazioni dei protagonisti.
Con questo arrivo al punto secondo, la religione e il sovrannaturale. Dietro alla vita di Johnny c'è un mondo in cerca di un perché, di una fede, come pure lo stesso Johnny. King ci fa un ritratto (il primo ad ampio spettro e più sottinteso rispetto all'esplicita battaglia Bene-Male in Le Notti di Salem) di una società spiritualmente smarrita, dove il personaggio simbolo è la madre di Johnny, Vera, maniaca religiosa all'ultimo stadio, un tormento più che un supporto per il figlio. Così è impossibile tentare di spiegare il destino di Johnny (per Vera un nuovo messia, una reincarnazione di Cristo) con la fede cristiana (che ovviamente è quella del contesto middle-class di riferimento).
Cronenberg sfiora appena questa parte, facendo uscire di scena Vera molto presto, poiché non interessato a trattare la parte religiosa o “gotica” della vicenda originaria. E' King, infatti, quello che richiama le radici della letteratura gotica. Laddove il Cronenberg scienziato rifiuta il sovrannaturale, King accetta che tutto faccia parte del gioco: la spiritualità si lega all'inspiegabile, al sovrannaturale, a qualunque traccia (concreta o meno, fuorviante o meno) che conduca a una dimensione superiore di divinità inconcepibili, che forse risiedono nella parte più ancestrale della mente dell'uomo e niente più, ma che lo vincolano all'eterno antagonismo tra Bene e Male. Le domande supreme, dunque, su cui tutti riflettiamo durante la vita. E questo interessa a King, che comunque non dà risposte e non prende posizioni, ma tratteggia come un pittore le molteplici possibilità dell'essere.
Il film procede abbastanza fedele al romanzo narrando di come Johnny metta il suo dono al servizio della comunità (la stessa comunità che lo opprime e lo rifiuta) per scovare un serial killer. Tentando di farsi passare inosservato, Johnny torna poi al suo ruolo d'insegnante riuscendo però a salvare diverse vite grazie al suo dono. Infine, la parte finale della storia lo porta verso il suo destino, quando conosce Stillson e l'apocalisse che scatenerà, e quindi si fa carico della salvezza dell'intera umanità, sacrificandosi. Ma se Stillson non fosse esistito, Johnny avrebbe avuto il potere? O è stato messo sulla via per poter fermare Stillson? O, ancora più radicalmente, Johnny non può essere semplicemente un pazzo visionario? Ecco le possibilità su cui ci fa riflettere King, le domande che elevano la storia e il personaggio. E Cronenberg fa circa lo stesso, coi limiti del mezzo cinematografico: laddove le parole di King potevano detenere un'ambiguità sottintesa, l'immagine è più difficile da rendere soggettiva (nonostante Cronenberg ci abbia dimostrato di saperlo fare, vedi Videodrome). Ma nel film non si ha proprio l'impressione che Johnny possa essere un pazzo, dal momento che vengono mostrate le prove della veridicità delle sue visioni. Sebbene il regista dica che questa sia una chiave di lettura importante del film, in realtà è piuttosto una grande riflessione sulla condizione umana, sul destino, ciò che se ne trae alla fine, rafforzata proprio dal fatto che non mettiamo in dubbio lo stato di Johnny.
Le “zone morte” dell'opera kinghiana e cronenberghiana sono paurosamente simili, e proprio non mi capacito di quando Cronenberg si riferisca a King come a uno scribacchino di poco conto. Cronenberg, come esistenzialista-scienziato, non tratterà mai tematiche kinghiane alla stessa maniera, d'accordo. Ma da fuori è come vedere lo stesso soggetto riflesso in due specchi curvati in modo lievemente diverso. Le vicende di King non sono “esperimenti” con uno schema azione-risultato alla maniera di Cronenberg, sono più simili alle sfaccettature infinite della vita reale. Ma non si tratta di paragonare a priori i due universi; La Zona Morta è la prova del loro punto di congiunzione perfetto, dato dalla centralità dell'individuo.
Nel romanzo di King si può trovare l'immediatezza che caratterizza le sue prime opere, e certamente se lo avesse scritto in epoca recente avremmo potuto avere qualcosa di ancora più potente. Similmente il film è più simile all'attuale produzione di Cronenberg piuttosto che a quella degli anni 80. Comunque, è curioso che La Zona Morta abbia avuto pressoché la stessa influenza su entrambi gli artisti, ad anni di distanza. Il film significò per Cronenberg una leggera spinta verso una popolarità e una considerazione artistica maggiore, ma non cancellò appellativi come “barone del sangue” legati al gore dei film precedenti. E anche King continuò a nuotare nelle etichette sanguinarie (tutt'oggi non ancora estinte) nonostante il successo del libro, tra i suoi più celebri.
Matt – davidcronenbergitalia.tk
[Modificato da |Painter| 29/07/2011 12:37]
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