Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Stampa | Notifica email    
Autore

"Crash" secondo Gianni Canova

Ultimo Aggiornamento: 22/05/2011 10:44
OFFLINE
Post: 529
Sesso: Maschile
22/05/2011 10:44


Crash secondo Gianni Canova

“Il nostro legame con l’auto è molto primitivo. L’auto è diventata un’appendice quintessenziale dell’uomo (…). Abbiamo ormai incorporato l’automobile nella nostra comprensione del tempo, dello spazio, della distanza e della sessualità. Voler immergersi in tutto ciò in modo letteralmente fisico mi pare una buona metafora. C’è un desiderio di fondersi con la tecnologia” […]. Una delle ossessioni ricorrenti del suo cinema: quella che riguarda le mutazioni psicofisiche indotte nel corpo umani da un sempre più stretto rapporto con la tecnologia […], trova in Crash (1996) la sua apoteosi e, nello stesso tempo, il suo “punto di crisi”. […] I personaggi di Crash sperimentano una dimensione della sessualità che trova nel “feticcio” novecentesco e tecnologico dell’automobile il proprio medium imprescindibile.
[…] Non c’è “trama” nel senso convenzionale del termine: le azioni e le scene si susseguono per accumulo e per giustapposizione […]. Non produce piacere, il sesso in Crash: i personaggi lo praticano quasi meccanicamente, come fosse un lavoro […]. Raramente sembrano sorridere o godere, e che più spesso assumono espressioni dolenti e sofferte, come se avvertissero la biologia come un destino che inevitabilmente li condanna a non poter fare a meno di continuare a cercarsi, toccarsi, penetrarsi. […] I coniugi Ballard trovano nella perversione del rischio e nell’attrazione fatale per l’incidente automobilistico quel brivido che i corpi e gli orgasmi non producono più. Per questo, allora, la frase che apre e chiude il film (“Forse, la prossima volta…”) […] vale come augurio (o come “profezia”) di poter riuscire, infine, a morire godendo (o a godere nell’atto di morire) […]: il desiderio e l’aspettativa di piacere si spostano dal sesso alla morte, da Eros a Thànatos, in un transito che porta iscritta in sé una fosca profezia sul destino che attende la civiltà occidentale. […] Benché la superficie levigata delle immagini di Crash sembri alludere alla visività asettica e “disinfettata” di uno spot, Cronenberg in realtà prende l’iconicità seduttiva del linguaggio pubblicitario e la rovescia di senso, la rende inconsumabile. Crash ci dice così di una civiltà […] che è condannata a cercare nell’artificio e nella mercificazione (nella protesi, nella macchina […]) l’unica residua possibilità di affermazione e di appagamento di sé. Per questo, forse, Cronenberg vuole che il personaggio di Ballard faccia di professione il regista pubblicitario: sguardo delegato dalla società a rendere desiderabili le merci […].
Nella splendida sequenza notturna e quasi liturgica dell’evocazione della morte del divo per antonomasia (colui che “morendo divenne immortale”) […] Vaughan cancella la distanza fra il cinema e la vita e fa di entrambi il significante mitologico del proprio desiderio di morte. Per percepire il piacere, sembra suggerire Vaughan, bisogna rappresentarlo, bisogna metterlo in scena: vero guru della società dello spettacolo, Vaughan fa tatuare il suo corpo (diventa un uomo-macchina con un volante inciso sul petto) perché sa che solo quando è “scritto” (rappresentato) ogni corpo può essere letto, compreso e amato. […] Come le auto “incidentate” che appaiono a Vaughan più “belle” di quelle nuove di zecca, così anche i corpi feriti, storpiati e ricostruiti risultano più eccitanti di quelli “naturali” […], li caricano di vissuto e di memoria. Per questo Vaughan se ne va in giro su un’auto che è la copia esatta della vettura su cui fu assassinato Kennedy nel 1963: perché quell’auto è l’emblema mobile di […] una ferita nella storia e nell’immaginario. […] In un mondo senza Storia, condannato all’eterno ritorno dei medesimi gesti, solo il trauma – il “crash”, lo scontro […] – riesce a essere un vettore residuale di storie, e a ridisegnare un “prima” e un “dopo” sulla mappa stinta del tempo.
[…] La “pornografia” e l’“oscenità” c’entrano poco, […] fanno ormai parte della regola, sono codici accettati […]. Crash irrita e turba, piuttosto, per altri motivi. Forse, perché mette in scena l’impotenza della politica a governare il desiderio. […] Soprattutto, Crash è un film sovversivo: […] individua nella possibilità di scegliere come morire l’ultima forma possibile di liberazione dell’individuo e della sua soggettività […]. I protagonisti del film […] non riescono a morire (ed è la prima volta in Cronenberg, che ha sempre chiuso i suoi film con una morte o un suicidio violento) e rinviano alla “prossima volta” la soddisfazione del desiderio e il compimento del rito. Ma l’antagonismo di Crash investe anche altri livelli: sul piano economico rivela ad esempio come la produzione di incidenti (e quindi di morte) sia perfettamente prevista e funzionale agli interessi dei costruttori di automobili […]. Nitido e astratto, è uno splendido film di fantascienza interiore. Ha uno sguardo nichilista che dà i brividi.
tratto da: Gianni Canova, David Cronenberg (ed. Il Castoro, 2007)
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Cerca nel forum

Feed | Forum | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 14:51. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com