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"M. Butterfly" secondo Gianni Canova

Ultimo Aggiornamento: 22/05/2011 10:43
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Sesso: Maschile
22/05/2011 10:43


M. Butterfly secondo Gianni Canova


[…] Cronenberg riprende e sviluppa con il nuovo film una delle componenti centrali di tutto il suo cinema, portando a pieno compimento quella tensione melodrammatica che già costituiva uno degli assi portanti di film quali La Mosca o Inseparabili. M. Butterfly è, in questo senso, la prima opera di Cronenberg compiutamente mélo […].
M. Butterfly non è un film sul travestitismo, ma sull’origine “mentale” del desiderio e sulla genesi “cerebrale” della sessualità. Come se Cronenberg volesse dire che non ci si innamora mai di un altro (o di un’altra), quanto dell’idea ci si è fatti di lei (o di lui). M. Butterfly, in questo senso, è ancora una volta la storia di un’allucinazione, di una fantasia: non sapremo mai se Gallimard sapeva di amare un uomo vestito da donna, o se la sua illusione che quell’individuo fosse davvero la “Donna Perfetta” l’ha indotto a nascondersi la realtà per continuare ad amare la propria illusione. Di nuovo il dubbio sulla “verità” delle immagini […].
Come ha affermato lo stesso Cronenberg presentando il film, Gallimard è un individuo “innamorato di una propria creazione fantastica”, cioè un uomo che sperimenta fino in fondo come la sessualità sia “sempre il frutto di una proiezione della fantasia”. Gallimard è cioè un Uomo che ama una Donna creata da un Uomo: […] la sessualità non è un “essere”, ma un divenire, un mascherarsi, un mutare […]. In questa incessante e stordente mutazione dei sessi sta, ancora una volta, il nocciolo della ricerca cronenberghiana sul corpo e sul desiderio: lontanissimo dalle banalità riduzionistiche e manicheiste di tanto cinema “transessuale”, Cronenberg […] continua a essere “virale” ed “epidemico” come agli esordi, anche se questa volta il virus […] è l’altro sesso: che penetrando nella sessualità biologicamente fondata del protagonista, la muta e la conduce a effetti ugualmente letali. […] In Gallimard si sviluppa piuttosto sul piano socio-culturale: e il ciò sta probabilmente la vera novità del film. […] L’attrazione di Gallimard per Song Liling diventa infatti, da subito, anche l’attrazione per un paese, per la sua musica, per la sua cultura: […] il solo “mondo possibile” che viene dopo “Interzone”: oggetto d’amore intenso e totale, a sua volta mutante come i corpi e le persone. […] La rivoluzione come forma estrema di mutazione del corpo sociale? A considerare M. Butterfly si direbbe proprio di sì: perché Gallimard vede cambiare la Cina (ma anche la Francia, e tutto il suo mondo) con lo stesso sguardo attonito e impotente con cui Veronica vedeva mutarsi Seth Brundle in La Mosca. […] Significativamente, i luoghi di “rappresentazione” dell’amore e della morte si assomigliano tutti, hanno la stessa forma circense e circolare: il teatro, il tribunale e il carcere, luoghi in cui la tragedia di Gallimard prende corpo, sono quasi l’uno il doppio dell’altro. […] L’uomo Cronenberghiano non ha alternative: come ha osservato acutamente Grunberg, “deve attraversare lo schermo ed entrare nel regno dei morti”. Non a caso, tutti i film di Cronenberg finiscono con un suicidio o una morte violenta. Né potrebbe essere altrimenti: se il sesso e il corpo sono il luogo mortale dello scontro fra principio di piacere e principio di realtà, la messinscena di tale conflitto non può che sortire esiti letali.
tratto da: Gianni Canova, David Cronenberg (ed. Il Castoro, 2007)
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