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"Rabid" secondo Gianni Canova

Ultimo Aggiornamento: 15/05/2011 13:31
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Post: 529
Sesso: Maschile
15/05/2011 13:31


Rabid secondo Gianni Canova

[…] Tra Il demone sotto la pelle e Rabid – Sete di sangue c’è […] un’apparente uguaglianza (stesso tema, stessa struttura narrativa, stessi stilemi prevalenti nella messinscena) che nasconde però una profonda diversità. Entrambi i film mostrano infatti la fenomenologia di un contagio: ma mentre Il demone sotto la pelle si risolveva tutto entro lo spazio chiuso delle “Sterline Towers”, Rabid allarga l’epidemia a una dimensione metropolitana e sostituisce […] l’effetto orrorifico-liberatorio dei parassiti del dottor Hobbes con una visione più pessimistica e sconsolata delle conseguenze. […] I parassiti di Rabid rendono invece l’amore impossibile: e spostano in tal modo il cinema di Cronenberg verso quel registro melodrammatico che diverrà prevalente da La Mosca in poi.
[…] Un archetipo della tradizione orrorifica come quello del vampirismo viene depurato […] e declinato in uno scenario medico-scientifico che fa tabula rasa di tutto quel polveroso armamentario gotico […]. È visto come nemesi della natura contro gli abusi della scienza e della cultura […], indica come il corpo e la sua scienza (la medicina) abbiano preso il posto che un tempo spettava al profitto e all’economia nella genesi e nell’eziologia dei conflitti umani.
Ma c’è un’altra “variante” […]. In Cronenberg il vampirismo diventa l’ostacolo che rende l’amore impossibile […]. Anche dal punto di vista stilistico, del resto, Rabid – Sete di sangue assomiglia più a un melodramma che a un horror tradizionale: le scene forti, gli effetti splatter […] sono abbastanza parchi e contenuti, mentre gli arredi, il décor e la claustrofobia della messinscena rinviano piuttosto – sia pure in forma fredda e raggelata – ad alcuni stilemi tipici della tradizione melodrammatica. […]
In Cronenberg la sessualità è sempre “mostruosa” […] ma in Rabid è evidente più che mai il contenuto di sopraffazione e di violenza che spesso si esprime nel sesso: non a caso, il pungiglione che esce dal corpo di Rose (Donna Fallica?) è reso visivamente prima in modo ambiguo e sfuggente […], poi con un primo piano ravvicinato che rompe le regole della verosimiglianza nella sequenza ambientata al cinema (Rose è vestita, ma Cronenberg inquadra un dettaglio di pelle nuda) […]. Che tutto questo avvenga proprio in un cinema […] non è casuale […]. Come dire, cioè, che il corpo-cinema subisce le stesse mutazioni e le stesse malattie che attaccano i corpi dei personaggi. […] Oltre al cinema, Cronenberg accenna in Rabid – Sete di sangue anche ad altri mezzi di comunicazione audiovisiva: la fotografia e la tv. […] La fotografia è il linguaggio visivo di “prima della malattia”, è la nostalgia di una salute ormai per sempre e irrimediabilmente perduta. La tv appare invece a più riprese come medium che cerca di trasmettere informazioni sul contagio e di combatterlo […]. Quasi a dire che per Cronenberg il video è quel che viene dopo la mutazione, dopo l’epidemia: forse un futuro stato di salute. […] Nelle sue immagini notturne e schizoidi, nella sua sintassi secca e sbrigativa, nelle sue temperature fredde e controllate, è quasi una diagnosi medico-scopica su una società che sta cercando di cambiar pelle, ancora convinta che quel che conta sia la “bellezza esteriore”.
tratto da: Gianni Canova, David Cronenberg (ed. Il Castoro, 2007)
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