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Ghezzi: "Videodrome" vs. "Fuori Orario"

Ultimo Aggiornamento: 15/11/2010 17:05
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Sesso: Maschile
15/11/2010 17:05


Enrico Ghezzi: Vidrodrome / Fuori orario


Oltre il pretesto, i due titoli si devono affiancare. Non contemporanei ma la “novità” dello Scorsese è l'altro estremo, rispetto a quella non ancora pienamente apprezzata di Videodrome, ormai già il terzultimo film di Cronenberg. Leggerezza di fantasmi alla Ophulus in Fuori orario, la pura capacità di uno sguardo (i carrellini impercettibili bertolucceschi di Ballhaus) a mutare una realtà in sogno e una popolazione in ectoplasmi, una città in una dolce pericolosa ma non definitiva haunted house. Piccola ronde, piccolo film, Fuori orario marca una fondamentale mutazione nel cinema degli anni ottanta, che è poi una riapparizione. Come appunto in Ophulus (ma anche in un Ford...), all'interno delle immagini ancor più che dentro le storie i personaggi e i corpi si sdoppiano, si dichiarano forse fantasmi, o forse fantasmi. Di se stessi. Lievemente angosciati: lievi di fronte a qualunque pesantezza ossessiva della città di notte, angosciati anche di fronte alla dolcezza di una promessa d'amore o alla banalità di una corsa in taxi. Tutto questo per regia e per nient'altro.
Non diverso è il dubbio che insinua Cronenberg. Videodrome. La trasmutazione è innescata, tra corpo e video. I trucchi sono semplici e poveri, quasi concettuali: le viscere di un corpo si aprono e ne esce una pistola, una pistola esce da un teleschermo gonfiandone la superficie. Il cervello viene collegato direttamente al network, non controlla più le differenze tra sonno, veglia, programma, emissione, tv. Il film dichiara di partire, da quel ventre aprentesi in poi, le stesse incertezze. Assuefatto alla crudeltà del video, subisce in se stesso il processo di intensificazione incontrollata della mutazione tipico di tutte le storie “Jekyll/Hyde”. Ben oltre la tranquillità disturbante della “zona morta”, Cronenberg riattiva la paura di fondo, il dubbio che ogni testa possa di colpo esplodere (Scanners), che la nostra visione non sia nostra o non sia visione. Shining, Videodrome, Fuori orario: tre sguardi (e tutto Lynch, il Lynch di Blue Velvet) fuori dal bicchiere (video; il vedere dentro/in mano all'ubriachezza di chi lo beve).
[1987]
tratto da
Enrico Ghezzi, Paura e desiderio (Bompiani 1995)
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