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Il finale di eXistenZ - un dettaglio

Ultimo Aggiornamento: 10/06/2010 20:53
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Post: 529
Sesso: Maschile
07/11/2009 19:32

eXistenZ: la struttura a scatole cinesi

Se dovessimo eleggere un'immagine ad emblema del finale-shock di certo la scelta cadrebbe sull'emozionante primo piano della statua della libertà che compare nelle ultimissime sequenze de Il pianeta delle scimmie (1968). La sua potenza disvelativa e il groviglio di emozioni contrastanti che essa riesce a suscitare la fissano indelebilmente nella memoria dello spettatore. È poi significativo che essa rientri nel territorio della fantascienza, un genere che ha nello spiazzamento, nel ribaltamento, nella volontà di sorprendere il proprio fruitore le sue principali vocazioni. A tal proposito è interessante notare che negli ultimi anni il tema della realtà ipertecnologizzata in cui i confini tra realtà/simulazione, vero/falso diventano sempre più incerti e labili si è trasferito dalla letteratura ad una serie di produzioni cinematografiche che, da Matrix a Dark City, da The Truman Show a Il tredicesimo piano, hanno giocato a creare una rappresentazione "falsa" della realtà "vera".

In eXistenZ David Cronenberg utilizza il meccanismo della struttura a scatole cinesi per dimostrare la pervasività della realtà artificiale e l'ibridazione uomo-macchina che interessano la società contemporanea. Allegra Geller ha ideato eXistenZ, un gioco di realtà virtuale che attraverso un dispositivo viene collegato al sistema nervoso. Durante una dimostrazione pubblica, Ted Pikul la salva da un attentato e i due, entrati nel gioco, attraversano una serie di esperienze fittizie al termine delle quali viene svelato allo spettatore che in realtà tutto ciò che ha visto appartiene alla "realtà" di un altro gioco virtuale. Nell'opera di Cronenberg il "turning point" non esiste o meglio coincide con l'inizio del film: la deviazione su una chiave interpretativa inesatta viene operata in questo momento. Persino la presenza di "strategie (dis)velatrici" può esser messa in dubbio e il finale-shock si presenta quanto mai inaspettato trasformando per qualche istante lo spettatore nel Thomas Anderson di Matrix (1999) che apprende dalle labbra di Morpheus la sconvolgente rivelazione di aver abitato sino a quel momento una realtà fittizia e inesistente.
tratto dall'articolo "Il film (dis)velamento" di Gianluca Sadurny, effettonotteonline.it
[Modificato da |Painter| 10/06/2010 20:53]
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