Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Stampa | Notifica email    
Autore

TEMI - Speculazioni filosofiche sul Cyberpunk

Ultimo Aggiornamento: 30/10/2009 13:18
OFFLINE
Post: 529
Sesso: Maschile
30/10/2009 13:18


La fantascienza cyberpunk e le basi di una nuova speculazione filosofica

A partire dal 1947 è entrato, nel nostro immaginario collettivo, un concetto che ha ampiamente rivoluzionato la fantascienza letteraria e cinematografica degli ultimi decenni: lo scienziato Norbert Wiener inventa, dal greco "Kybernanan" (pilotare), la parola "Cibernetics" per definire la scienza che studia e progetta macchine capaci di autoregolarsi. Su questa scia viene plasmata la figura del cyborg, metà cyber e metà organism, una simbiosi di carne ed innesti microelettronici che tendono a sublimare la deficienza organica umana; così i confini tra natura e artificio si mescolano e la risposta a questo nuovo modo di esistere crea un'identità frantumata, scomposta e scomponibile. Il mondo chiede un moltiplicarsi infinito di relazioni, di individui e l'io deve adeguarsi cambiando forma e rendendosi disponibile a scelte innovative che cambiano irreversibilmente la sua natura.Dal punto di vista letterario e artistico la corrente d'avanguardia che ha rispecchiato con numerose sfaccettature questo nuovo modo di pensare ed interpretare il progresso tecnologico, è definita cyberpunk, un movimento degli anni Ottanta spesso interpretato da molti unicamente come una sensibilità comune a molti scrittori: citando i più significativi si può menzionare Bruce Sterling che scrisse il manifesto poetico e politico del movimento (Manifesto della nuova fantascienza) definendolo “integrazione del mondo high tech e della cultura pop, specialmente nel suo aspetto underground” e ovviamente anche il grande William Gibbon con i suoi racconti innovativi dal punto di vista stilistico e tematico che ispirarono anche molti romanzi di Asimov.In realtà per cercare di arrivare alle origini di questo particolarissimo genere che ha radicalmente modificato la fantascienza, partiamo da scrittori come Huxley e soprattutto dal capolavoro di Orwell, 1984, che continua ad influenzare cinema e arte del nostro millennio, passando per gli scritti di Philip K. Dick, e arrivando così ad incasellare il cyberpunk in quel clima denominato Postmoderno, scaturito da una stranissima ibridazione di generi che reinventano l'immaginario collettivo trasformandolo spesso in una percezione psichedelica dell'inconscio.Nel caso del cyberpunk non esiste più il rapporto causa-effetto ma solo un codice che si dispiega nella comunicazione artistica, un rapporto tra l'uomo e la macchina che si contaminano vicendevolmente mutando la loro natura e trasformando la letteratura, l'arte, ma maggiormente il cinema, da mezzo di comunicazione e di riproduzione della realtà a mezzo di produzione di mondi paralleli e alternativi finora relegati esclusivamente ad una percezione proveniente dalla chimica e dalle droghe sintetiche. Un ulteriore tema peculiare di questa corrente è rintracciabile nella relazione degli autori e registi con il corpo umano spesso perfezionato da innesti biomeccanici o risultanti da mutazioni genetiche; l'individuo cessa di essere imperfetto e limitato e diviene modificabile e tecnologico ma a volte la componente bionica è vista come una malattia, un'infezione (citando ad esempio Cronenberg che addirittura arriva ad esplorare le possibilità percettive e le conseguenze patologiche derivanti dalla disfunzione della realtà e dalla dispersione della lucidità) e il personaggio, una volta entrato in contatto con il morbo, diventa simbolo del morbo stesso, non tenta di demonizzarlo ma lo accetta e lo analizza come trasformazione personale (La mosca).E' appunto questo aspetto del cyberpunk quello che merita maggiore interesse, ovvero l'analisi delle conseguenze di questa estensione sensoriale del corpo umano, il quale diventa punto d'incontro per numerose informazioni provenienti dall'ambiente esterno, quasi un incrocio di codici socio-culturali risultanti dall'operato dell'uomo e della sua tecnologia piuttosto che dal suo rapporto con la natura. In pratica lo sviluppo tecnologico è legato indissolubilmente alle sensazioni umane e si crea sempre più facilmente un rapporto affettivo tra l'uomo e la macchina, una sorta di distaccata attrazione spesso conseguenza di un'alleanza. Analizzando i tratti distintivi di questa sensibilità scaturita dal progresso e dalla fantascienza è lecito accorgersi che in molte opere cyberpunk ci sono numerosi luoghi comuni che legano tra loro i film appartenenti a questo genere, ad esempio è facile trovare: un'evoluzione dell'attuale internet, un complesso sistema informatico che ingloba l'utente tramite la realtà virtuale e gli innesti nel corpo umano e che è chiamato Matrice; un firewall che spesso combatte eventuali intrusioni nella rete e che a volte è invece un potente virus, chiamato quasi sempre ICE; la periferia delle megalopoli, un ambiente decadente, ipertecnologico e degradato dove vivono hackers emarginati dalla società; un futuro prossimo, tuttavia irriconoscibile rispetto al nostro mondo; il dominio delle multinazionali appoggiate dalla mafia giapponese, la Yakuza e infine una sorta di cyberspazio, generato nella Matrice, dove avvengono gli scontri tra hackers o tra uomo e macchina. Inoltre anche la sceneggiatura dei film cyberpunk o il lessico dei romanzi ad esso riconducibili sono intrisi di tecnicismi informatici o espressioni gergali della strada e lo stile narrativo utilizza un linguaggio molto barocco nonostante l'intreccio sia palesemente lineare. Per quanto concerne il cinema nello specifico, oltre a tutti gli elementi comuni alla narrativa fantascientifica, sono presenti tratti molto singolari come il perenne utilizzo di luci artificiali, colori freddi, scenari underground e soundtrack che richiamano il rock e l' heavy metal con esponenti di spicco come i Vangelis (Blade Runner), Rob Zombie (Matrix), Ramones e Depeche Mode, ma in realtà i film cyberpunk hanno costituito una grandissima svolta per la semplicità dei contesti e delle trame che invece spesso sfruttano la loro linearità per analizzare situazioni apparentemente banali riscoprendo contenuti filosofici ed esistenziali molto profondi senza tuttavia spaventare lo spettatore anche più giovane. Spesso in questi film ci sono due dimensioni parallele: un universo virtuale e una vita reale. Pensando a Matrix o all’interessante esperimento italiano di "Nirvana", dove sicuramente le ambientazioni sono enfatizzate ed è presente ovunque una forte caratterizzazione che spesso può non piacere, ci si potrà rendere conto che il tema di fondo è in realtà un male di vivere espresso nei modi più disparati e una sorta di oblio temuto dall’uomo che prende atto dei suoi limiti e del fatto che la tecnologia sta diventando sempre di più una naturale evoluzione della specie umana…ma allora le generazioni future cosa dovranno aspettarsi se non di dare origine a qualcosa che sarà sempre meno umano e sempre più bionico? La ricerca della felicità che ci spinge a creare e a evolverci in tutti i campi sta dando vita a mondi virtuali, ma se non si sta bene con se stessi e con il proprio io non si può essere felici: alla fine si tende a costruirsi una gabbia in cui rinchiudersi per sopportare il dolore dell’esistenza e ci si accorge di non essere più liberi se non si impara ad apprezzare ciò che di più vivo e reale c’è al mondo.Il nostro malessere crea così spazi mentali finti e sempre più alienati, infetti da virus indistruttibili in quanto radicati nella nostra natura e il cinema cyberpunk ci insegna che le nostre proiezioni virtuali vanno sconfitte, cancellate perché dal loro universo ci guardano dritto in faccia “ma la realtà non sopporta di essere guardata negli occhi, per questo non basta la ragione per capirla”. Spesso è necessaria un’analisi di quello che potrà essere per accorgersi di dove stiamo andando e la fantascienza, vera e propria evoluzione della speculazione filosofica e dell’esistenzialismo, forse potrà essere il punto di partenza di una presa di coscienza, della nascita di una più corretta comunicazione con i nostri simili basata però sulla cultura, sul cinema e sulla dialettica piuttosto che sullo sterile utilizzo della tecnologia, ma soprattutto per non andare incontro ad un futuro in cui gli artisti siano solo “una minoranza di indesiderabili che grida nel deserto” (Farenheit 451).
Cristina Coccia, effettonotteonline.com
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Cerca nel forum

Feed | Forum | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 20:23. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com