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Il condominio e l’infezione morale - analisi

Ultimo Aggiornamento: 10/06/2010 18:46
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Post: 529
Sesso: Maschile
21/10/2009 20:52


Il condominio e l’infezione morale

In fondo è sempre andata così, l'uomo ha sempre cercato la comunità, la presenza tangibile dell'altro e di un progetto comune, per sentirsi invece solo al suo interno, per giustificare la propria solitudine, la propria individualità esistenziale. Da sempre allora, egli ha costruito attorno a sé un guscio dalla forma di un'abitazione che rispettasse la necessità di ritagliarsi un habitat a sua volta inserito nell'ambiente più complesso delle relazioni umane. Ha inventato così lo Stato per garantirsi un'immagine, la città per cercarne una propria e i palazzi per nascondersi. Il condominio diventa dunque l'insieme della comunione e dell'allontanamento, della collettività e dell'isolamento.
Il condominio isolato poi è il massimo, come se si trattasse di un esperimento di laboratorio nel quale si è impegnati ad isolare un elemento rappresentativo dell'intero codice genetico che si sta analizzando. Esso spesso sullo schermo quanto nella letteratura contemporanea ha rappresentato la catastrofe del progresso, l'utopia della salvezza, il mito di Babele, la critica all'Illuminismo, ma soprattutto la condizione umana che anche nelle sue più alte posizioni, agli ultimi piani dei migliori complessi residenziali, ha mostrato la sua bassezza, la sua irrinunciabile propensione al Male. Chiunque abbia mai cercato di raccontare una storia attraverso la figura del condominio, meglio ancora se isolato, non ha fatto altro che agire con una sublime freddezza all'isolamento del mondo attraverso la metafora del palazzo. E non si stanno tirando in ballo racconti riferiti ad un appartamento, dove spesso il legame familiare emerge e lega i rapporti, ma di quelli concentrati sul condominio, dove le realtà non sono consanguinee e la distanza è percepibile tanto da rendere impossibile la condivisione del domus.
Dicevamo, allora, il condominio come comunione ed allontanamento, una sorta d'orgasmo interrotto della collettività: la necessità dell'uomo di isolarsi, pur stando con gli altri, una sorta d'amore nel prossimo incapace di rinunciare al proprio ego. Un ego che si nasconde, ma che emerge, e l'azione con la quale si fa emergere è quella che prevede lo scarto. L'immondizia dalla quale resuscita una valigia piena di vecchie banconote, ne La comunidad – Intrigo all'ultimo piano (2000) dello spagnolo Alex De La Iglesia, è lo stomaco nel quale affondano le mani del professor Emil Hobbes ne Il demone sotto la pelle (1975) di David Cronenberg, alla ricerca del suo parassita, il suo tesoro scientifico. Per entrambi, al cuore dell'immondizia, delle frattaglie umane delle relazioni (immondizia come il corpo di Annabella Brown, amante cavia e vittima di Hobbes, quindi corpo scarto) c'è il tesoro maledetto: in un caso l'avidità e nell'altro la sessualità repressa ed il consumismo edonistico.
Due registi, entrambi legati alla contaminazione ed al pensiero mutante, Cronenberg e De La Iglesia, così diversi tra loro sul piano realizzativo e contenutistico ma così prossimi, come in questo caso, all'idea dell'isolamento e del contagio (l'azione mutante che irrompe). Il condominio di Cronenberg è il lusso della società, l'arca che salva dalla tempesta, ma soprattutto l'impossibilità di mancare ad un'infezione morale, un'immagine debitrice delle feroci parole scritte di James Ballard, disilluse da una società che avanza e progredisce senza purezza, anzi, che custodisce sempre con sé il verme dell'immoralità, il parassita del corpo, l'elemento aggiunto imprescindibile: l'ego. La comunidad di De La Iglesias invece è più barocca, clownesca, irriverente, ma soprattutto amorale, anch'essa contagiata dal suo parassita, il denaro. Entrambi i registi poi, in questa personale rappresentazione del condominio e dell'infezione etica, esprimono una comune condanna di questo tradimento della morale, con il denaro che si sparge oltre il condominio (la Comunidad è, infatti, anche il nome con il quale si chiama il quartiere più ricco di Madrid) e che lascia insoddisfatti i contendenti (ma contamina anche, e si spande per l'aria); con Cronenberg che, se è vero che parla di una contaminazione imprescindibile e quindi di una morale per sua stessa natura prossima sempre al contagio, è vero anche che per tutto il film fa apparire i condòmini come vittime, come esseri a loro volta perseguitati, infetti, contagiati (la scena dei due vecchietti nel corridoio, lenti, che non possono fuggire).
Tratto dall'articolo "Il condominio e l’infezione morale: Cronenberg, De La Iglesia, Jeunet & Caro ed altri coinquilini"
di Mario Bucci, effettonotteonline.it
[Modificato da |Painter| 10/06/2010 18:46]
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