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Uomini-bestie e deformità - due analisi

Ultimo Aggiornamento: 10/06/2010 19:17
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Post: 529
Sesso: Maschile
14/09/2009 12:25


Uomini-bestie
 
Nel suo stile consueto, Cronenberg accentua la critica alla scienza che già aveva avviato con i suoi film precedenti. Ma incentrando i suoi sforzi sui sentimenti, sulle sofferenze provocate da una mutazione fisica che nasce da una mutazione interiore.
Lo scienziato "pazzo" che sperimenta pericolose macchine telecinetiche è questa volta interpretato da Jeff Goldblum, viso tranquillizzante per lo spettatore cinematografico, che aveva imparato a conoscerlo soprattutto per le sue apparizioni in commedie e film leggeri. Ora lo stesso spettatore assisteva alla trasformazione lenta e inesorabile del corpo di Goldblum in una "cosa" che unisce insetto e uomo. [...] Nel significato profondo è una metamorfosi esattamente opposta a quella descritta da Franz Kafka nel suo celebre racconto. Come ha fatto notare Frank McConnell [...], l'abilità di Kafka è stata di non rivelare mai le dimensioni dell'insetto in cui Gregor Samsa si è trasformato. E' grande come un vero scarafaggio, o ha le proporzioni di un uomo? Questa indeterminatezza è dovuta alla ricerca soprattutto interiore che Kafka offre con il suo racconto La Metamorfosi. Il cinema invece accentua la mutazione corporea, la trasformazione visibile, evidente, rappresentabile. [...]
Ma involontariamente anche le pellicole di serie B che inaugurarono la saga della Mosca percepivano la dimensione psicologica insita nel tema trattato. Non manca mai, nei primi due film, un momento in cui la cinepresa permette allo spettatore di vedere attraverso l'occhio prismatico della mosca. Il pubblico è messo in soggettiva [...] A poco a poco la bestia muta lo stesso corpo fisico dell'uomo, ne altera le membra ma anche le sensazioni e il "carattere". I bisogni della mosca diventano i bisogni dell'uomo-mosca. E' con Cronenberg che la storia della Mosca si riavvicina a quella di Gregor Samsa. L'orrore è fisiologico ma anche psicologico. Eppure grazie a Cronenberg ciò non va a scapito della cruda rappresentazione del corpo mutante. [...]
L'abilità di Cronenberg sta proprio nell'equilibrio tra il vedere e il sentire. Non rinuncia a mostrare tutto l'orrore fisico della mutazione, ma non trascura affatto la sofferenza interiore, il dramma della lotta (inutile) per non diventare totalmente bestia. E anche il fascino di questa mutazione: il protagonista di The Fly gode della potenza maggiore, superomistica, che l'insorgere di tratti bestiali gli regala. Salta sui muri, sviluppa percezioni impossibili per un semplice essere umano. Recupera qualcosa del contatto diretto con la naturalità, che è andato perduto con la civilizzazione. Ma il confine dell'uomo accresciuto dalla bestia viene presto superato dalla regressione allo stato animale (e nel caso del film di Cronenberg addirittura allo stato completamente mostruoso prodotto da un mischiarsi composto di cellule difformi).
Grazie a David Cronenberg assistiamo a una delle migliori parabole sui rischi della scienza, calzante e moderna [...]. Ed è, nella versione di Cronenberg, anche ritratto della malattia, del corpo umano che si ammala e si deforma, quasi fantastico delirio sull'Aids che spaventa l'umanità di fine millennio. La mosca, insomma, tornava a rappresentare paure incommensurabili [...]
Tratto da: Fabio Giovannini, Mostri, Castelvecchi 1999



***

La perfezione e la deformità

Il tema della mostruosità fisica è ricorrente nella cinematografia ed è il punto centrale che affronta Cronenberg ne La Mosca. Si potrebbe superficialmente dire che siamo davanti un film horror, che punta sulla deformità solo per “apparire”, ma in realtà la tematica principale è quella della metamorfosi fisica e mentale che procedono di pari passo.
L’ossessione per gli abissi della mente, per la malformazione vista come fattore estraniante dalla società comune, le assurdità che vediamo: le parti umane decadenti conservate nello scaffale del bagno come cimeli, vomitare il succo digerente sul cibo per risucchiarne la linfa vitale, la pelle che diviene dura e rugosa, la peluria irta e rada, diventano le uniche “visioni” possibili e plausibili che qualsiasi altro cineasta avrebbe trasformato in noiose e lineari trame horror.
Come tutte le creature mostruose ed uniche, si isola, si vergogna, si guarda con disprezzo, diffida del prossimo, ma la sua deformità contagia anche l’amore che dapprima cerca di superare il conflitto tra l’aspetto esteriore e l’amore per la mente, ma alla fine sarà la paura di andare incontro a qualcosa di diverso a dominarla; così la brava Gina Davies, sarà tormentata anche dall’incubo di portare il seme della deformità dentro di lei e cercherà di estirparlo…
L’impatto visivo della pellicola è molto forte, come del resto accade per tutti i film di Cronemberg, in particolar modo la sequenza dove le mutilazioni e la metamorfosi finale con la caduta delle ultime parti umane e la trasformazione completa nella Mosca-Uomo, agghiacciante rappresentazione di un aborto generato dalla manipolazione umana della natura.
Visivamente ancor più inquietante è la scena finale, dove la Mosca-Brundle verrà fusa con la telecapsula, generando un essere a metà tra una mosca-uomo ed un oggetto inorganico, talmente mostruoso ed orrorifico, così al di là dell’ordine naturale, da essere ripugnante anche per se stesso fino a desiderare la morte.
Il dottor Brundle vedrà l’inizio della sua metamorfosi come il primo passo per progredire verso una forma superiore, ma ben presto si accorgerà che i cambiamenti fisici sono così drastici e orrendi da portarlo a perdere totalmente la sua “umanità” in senso fisico e così lo spingeranno verso il folle tentativo di riacquisirla al meno in parte sacrificando l’amata ed il futuro nascituro.
La Brundle-mosca nella sua alterazione è lì a rappresentare la diversità in senso fisico, che nel film è ampliato verso uno stato di deformità, ma che in realtà viviamo tutti i giorni, meno amplificato, meno marcato ma presente. Può essere il solo colore della pelle, la semplice dentatura, il nostro viso o il colore dei capelli a portare chi ci incontra a giudicarci, catalogarci e magari isolarci dal loro gruppo etnico o religioso.
Tutto questo per una semplice diversità fisica, che in fondo non è altro che una deformità meno amplificata, che magari poi porterà il discriminato verso la follia della Brundle-Mosca, per cercare di essere accettato in un limbo di perfezione fisica.
Alessio D'Agostino, hideout.it
[Modificato da |Painter| 10/06/2010 19:17]
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