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<<Il film di demarcazione. Nuovo approccio all'identità.>>

Ultimo Aggiornamento: 11/06/2010 17:03
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Sesso: Maschile
25/08/2009 19:36


Il film di demarcazione. Un nuovo approccio all'identità e alla follia.

Prima di arrivare a quello che ho chiamato "grado zero" della sua poetica (nel film A History of Violence, per poi riemergere lentamente come in una nuova nascita in Eastern Promises), Cronenberg concepisce quello che si può definire il suo film spartiacque, la sua linea di demarcazione. Spider - scritto da Patrick McGrath (autore anche del romanzo d'origine) - mette in scena la psicosi portandola al di là del discorso sul corpo, punto chiave della poetica cronenberghiana.
Psicosi pura: il film è a tutti gli effetti la mente di Cleg, ciò che vi passa attraverso. Assistiamo alla narrazione della storia tramite flashback, procedendo di pari passo allo sforzo di ricordare messo in atto da Cleg, il quale si materializza all'interno delle sue visioni come spettatore del se stesso bambino (un po' come un fantasma dei natali passati). La visione mentale prende quindi i contorni della pellicola, ma non ci troviamo di fronte a strati di realtà indistricabili come in Videodrome, qui ogni cosa ha il suo collocamento. C'è una mente sconvolta che cerca di ricostruirsi: un processo per certi versi contrario a tutti quelli (mentali e fisici) che Cronenberg ci ha sempre raccontato.
Cleg arriverà a capire di essere un matricida alla fine del suo percorso a ritroso, in un "momento di non ritorno" in cui sta per vendicarsi di una donna che, nella sua visione distorta, ha riconosciuto come la responsabile del tradimento di suo padre e della morte della madre. Nell'ultima scena si sovrappongono il Cleg bambino, matricida, e il Cleg adulto, folle ma conscio, mentre vengono portati al manicomio, a suggerire la chiusura di una ciclicità interna.
La follia, questa è una delle cose più interessanti del film, è mostrata appunto come la ricostruzione del sé dopo un evento traumatico. Non è follia allucinata o violenta: è un continuo borbottare incomprensibile e una totale incapacità di relazionare con l'esterno. Cleg è ermetico, criptico, a tutti gli effetti un ragno in una grande teca.
Per mostrare e rendere tangibile questa situazione, Cronenberg - che non dà niente per scontato e non strizza mai l'occhio - utilizza al meglio, con riflessivo dosaggio, i dettagli fisici di cui è maestro. Direi che la scena attorno a cui Spider può essere riassunto è quella in cui la signora Wilkinson fa notare con disprezzo quante camicie indossi Cleg. L'altro ospite della casa di cura, un vecchietto terribilmente lynchiano, spiega con estrema consapevolezza che "l'abito fa l'uomo; più c'è l'abito e meno c'è l'uomo". Cleg indossa quattro o cinque strati di camicie sotto al cappotto. In un'altra scena, egli sente odore di gas nella stanza e nei suoi abiti; si strappa di dosso i vestiti e si ricopre con i giornali polverosi che rivestono il fondo dei cassetti, legandoseli alla vita con uno spago.
Nei confronti dell'esterno, di tutto quello che c'è oltre i confini del suo cappotto, Cleg è un ragno nascosto nel suo bozzolo. "Spider", il nomigliolo con cui la madre lo chiamava da bambino, riassume la duplice personalità dell'uomo adulto e, prima, del bambino che ha tessuto la sua tela per uccidere (letteralmente: lo vediamo aggirarsi per casa disponendo un intricato sistema di corde per aprire la manopola del gas... in un gesto e un'operazione tanto psicopatica quanto immotivata: Cleg si era impersonificato in Spider, e viene da chiedersi: la sua follia ha avuto inizio lì oppure era congenita?).
E qui veniamo al problema dell'identità, modus operandi della poetica del regista e che, per forza di cose, qui fa da trave portante. L'identità è doppia: c'è Cleg e c'è Spider. Ma non abbiamo a che fare con una sorta di "schizofrenico" quale può essere Tom Stall in A History of Violence. Spider è il matricida, Cleg è il bambino mai cresciuto ancora alla ricerca di un perché e ancora follemente innamorato della madre. Il film non suggerisce un dualismo delle parti, un contrasto, ma Cleg/Spider sono sempre la stessa mente ed è proprio da qui che deriva quel senso di magnetismo (sia del personaggio che globalmente del film). La visione, nel senso letterale, occhi = inquadratura, coincide con la sua.
Quando Cleg inizia a riconoscere nella signora Wilkinson la meretrice del suo passato, ella inizia a cambiare volto scena dopo scena, ringiovanendo e assomigliandole sempre più (è la stessa attrice che interpreta i due ruoli). Quando Cleg poi si rende conto, nella sua "epifania", sul punto di commettere il secondo omicidio, improvvisamente lei è di nuovo l'"altra" signora Wilkinson, vecchia ed estranea. Cinematograficamente, è un banale giochino visivo che in altri film può far ridere, ma non qui. E' interessante vedere come Cleg guardi all'identità nei confronti non di se stesso, ma degli altri, di quell'esterno da cui è barricato. D'altro canto questo è il punto chiave del film: Spider ha ucciso la madre pensando si trattasse di un'altra donna, una meretrice che ha adescato il padre, e noi lo crediamo per tutto il film insieme a lui. Solo nel finale ci viene svelato, con e da Cleg, che tutto non era altro che una pazzesca distorsione della realtà operata dalla sua mente. La domanda che sorge quindi alla fine è: quando e perché, realmente, Cleg si è trasformato in Spider, ha abbracciato la follia? In pratica si desidera trovare il capo del filo. (E anche in questo giochetto cinematografico sul finale, Cronenberg è stato abile). La morte della madre non è stata la causa ma la conseguenza; a seguito della morte Spider si è adagiato nel suo bozzolo, isolandosi nella propria incapacità di distinguere ciò che è reale e ciò che è frutto della sua mente. Ma questo ci viene suggerito, non ci viene mostrato.
Cronenberg e la sua macchina da presa, e di conseguenza lo spettatore, assumono sempre un punto di vista che va al di là di quello di coloro che si muovono sulla scena; un punto di vista definito storicamente "virale", per il modo in cui le cose vengono mostrate. Virale è il termine esatto: un corpo privo di mente, per definizione. Per non parlare poi della metafora del ragno, che a parte la tela, rappresenta ai nostri occhi qualcosa di alieno nel modo in cui si muove e in cui pensa: ditemi se non calza a Cleg.
Spider è un film essenziale, anche al di fuori della filmografia di David Cronenberg. Non per ultimo, trattandosi di un suo film, ha il pregio di essere ampiamente comprensibile, anche se tre visioni sono il numero minimo per entrarci davvero all'interno e notare l'incastro di ogni particolare.

Matt - davidcronenberg.tk
[Modificato da |Painter| 11/06/2010 17:03]
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