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PERSONE - William S. Burroughs

Ultimo Aggiornamento: 16/02/2009 22:29
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Sesso: Maschile
16/02/2009 22:29


NOSTRO PADRE WILLIAM BURROUGHS

Burroughs conosce bene la società borghese alla quale si è sottratto in modo così decisivo. E' figlio del famoso Burroughs progettista e produttore di macchine da calcolo e contabili, così passò un'infanzia felice, o per lo meno economicamente felice, a Saint Louis. La depressione intaccò la situazione economica della sua famiglia, ma non fino alla rovina; e infatti egli continuò regolarmente i suoi studi. Ancora per il decennio che seguì la depressione continuò a vivere inserito nella società; studiava seriamente poesia e etnologia, e all'università di Harvard si laureò in letteratura inglese con una tesi in antropologia. Nella scia di tanti espatriati americani andò a trascorrere un anno in Europa; ma nel 1936 si ritrovò in America, con un assegno mensile di centocinquanta dollari che gli veniva dall'eredità paterna e il peso di ventidue anni di angosce e di andirivieni psicilogici che né la rispettabilità della sua famiglia né l'ottimismo del New Deal americano né gli psicanalisti nascenti riuscirono a risolvere.
Poi la guerra, l'espulsione dai corsi di allievo ufficiale ma l'arruolamento nell'esercito, un attestato di schizofrenia e un certificato di esonero; e un po' di mestieri all'americana: disinfestatore, barista, poliziotto privato.
Poi la droga. Ma ancora un tentativo. Va nel Texas, fa una cura disintossicante a Lexington, si trasferisce a New Orleans e si sposa. Con la moglie e due figli si rifugia in Messico. E in Messico la catastrofe: drogato, nell'esercitarsi al tiro a segno uccide la moglie, più drogata di lui. Lotte furibonde per costringere i giudici messicani a punirlo come un assassino e a non tenere conto dei certificati medici; e l'esilio volontario, prima in Columbia e in Perù per sperimentare lo yage, la droga che produce poteri telepatici, e poi a Tangeri. Di lì, dopo quattro anni, Parigi. Per amica, la droga; per compagnia, i dolori del drogato
Nel 1944, alla Columbia University, incontra Allen Ginsberg, Jack Kerouac e la futura compagna, Joan Vollmer Adams, che sposerà nel 1946.
Hal Chase, Jack Kerouac, Allen Ginsberg e William Burroughs a New York. Più per curiosità che per necessità prese a fare il ricettatore, accostando così personaggi che attiravano il suo interesse di sociologo e di antropologo; e andò ad abitare nei pressi della Columbia University. Erano gli anni in cui a quella università studiavano Allen Ginsberg e Jack Kerouac. Burroughs, di parecchi anni più anziano, diventò il loro modello di vita.
In un mondo dove l'incomunicabilità era ormai la sola certezza, gli sbandati moderni cercarono un mezzo di superamento e di autoidentificazione nel jazz, o nell'estasi religiosa, o nella contemplazione filosofica.
E un giorno Burroughs indicò loro la droga.
La droga era largamente usata dai compositori ed esecutori jazz; era usata specialmente la marijuana, ma per i futuri condannati a una morte crudele era già in agguato l'eroina, gradino di passaggio agli stupefacenti irrimediabili. (...) Ma quello che differenzia Burroughs da un letterato-malvivente alla Genét o dai comuni drogati è una strana capacità a restare sempre del tutto oggettivo di fronte alle sue esperienze.
Con una lucidità razionale forse ereditata dal padre e comunque inalterabile, Burroughs prese a consumare la droga come un medico può iniettarsi un bacillo per vederne i risultati.
Presto divenne un intenditore di droghe; quando si accorse, a Tangeri, che anziché uno studio la sua era diventata una malattia, andò a Londra a fare la cura disintossicante all'apomorfina, l'unica che guarisca dalla «necessità» della droga.
Liberato dal «bisogno», dalla malattia, le sue divennero vere e proprie esperienze mediche.
Fernanda Pivano (da Introduzione a W.S. Burroughs, La scimmia sulla schiena, Rizzoli, 1962) – 24sette.it



***

WILLIAM BURROUGHS: AUTOBIOGRAFIA


William Seward Burroughs è nato a St. Louis il 5 febbraio 1914.

Da bambino volevo diventare scrittore perché gli scrittori sono ricchi e famosi. I miei scrittori preferiti - Graham Green, Richard Hughes, Joseph Conrad, Raymond Chandler - hanno vagabondato per Singapore e Rangoon fumando oppio vestiti di una tunica di seta gialla. Hanno sniffato cocaina a Mayfair e si sono addentrati in paludi proibite, seguiti da un fedele servitore indigeno, hanno vissuto nei quartieri popolari di Tangeri fumando hashish, accarezzando una piccola gazzella.

1926-1929: frequenta la John Burroughs School, poi la Ranch School di Los Alamos, New Mexico.

I miei genitori decisero di trasferirsi in periferia per allontanarsi dalla gente. Comprarono una grande casa circondata da un parco con un laghetto, e poi c'era un bosco dove invece che ratti c'erano scoiattoli. Vissero sotto la loro campana di vetro, nello splendido giardino, lontani dal contatto con la città [ ... ] Andavo sempre a sparare ai polli e ai conigli con la mia calibro 22 [ ... ] Le pistole sono una parte della mia vita, ci sono cresciuto in mezzo [ ... ] In una esplosione mi sono fatto saltare una mano [ ... ] ho perso un dito, avevo perso quasi tutta la mano, ma avevo un bravo chirurgo. È stato un prodotto chimico, avevo quattordici anni, era quel gioco chiamato “piccolo chimico” Non ricordo se ho visto il dito staccarsi.
Quando arrivai all'ospedale il dolore era così forte che hanno dovuto darmi una dose di eroina da adulti. Da allora ho cominciato ad essere un drogato, ah, ah, ah!
Scrivevo western a quei tempi, storie di gangsters e case stregate. Ero proprio sicuro di diventare scrittore [ ... ] la mia prima prova letteraria si intitolava L'autobiografia di un Lupo. Tutti ridevano e mi dicevano “Vorrai dire biografia”. No, volevo proprio intendere autobiografia. Scrissi anche una cosa intitolata Carl Cranbury in Egitto non riuscì mai a decollare [ ... ] Carl giace sulla pagina ingiallita, la mano ad un palmo dalla sua automatica di acciaio bluastro.
Mi presi una cotta per uno dei ragazzi di Los Alamos, tenni un diario di questa relazione che mi impedì di scrivere per molti anni. Anche ora arrossisco a ricordarne il contenuto. Durante le vacanze di Pasqua del secondo anno convinsi i miei genitori a tenermi a casa, così tutta la mia roba mi fu spedita. Rabbrividivo al pensiero che i ragazzi potevano aver trovato il diario e che se lo stavano leggendo ad alta voce tra loro. Quando arrivò la mia roba, cercai il diario e lo distrussi senza neanche degnarlo di uno sguardo.
Queer, un mio romanzo ancora inedito che ho scritto quasi contemporaneamente a Junkie che fu invece pubblicato nel 1953, tratta di due o tre relazioni omosessuali che ho avuto in quegli anni. E troppo sentimentale, anche se allora mi dissero che se l'avessi pubblicato mi avrebbero sbattuto in prigione. Oggi mi dicono che dato il clima che c'è negli Stati Uniti per via dei Gay Power, il libro sarebbe un best-seller.
In quegli anni l'omosessualità era veramente la cosa più abominevole; poi in tutto il mondo c'è stata questa eccezionale rivoluzione culturale di cui la rivoluzione sessuale è stata la più importante manifestazione, insieme alla droga che in un certo senso è stata costruttiva.

1932-1942: nel 1936 si laurea ad Harvard, Mass., in letteratura inglese: ricerche in archeologia e etnologia.

Dopo la laurea feci un corso di specializzazione in antropologia. Non mi piacque la vita di facoltà [ … ] troppi intrighi, troppi corteggiamenti dei capi. Nel 1937 ero a Vienna. E una vita che mi interesso di droghe, medicine, malattie, la farmacologia è da sempre uno dei miei hobbies. Infatti ho frequentato per un anno la facoltà di medicina a Vienna. Ma gli studi erano troppo lunghi e non ero sicuro che avrei voluto esercitare la professione. Mi sono sempre interessato alle malattie e ai loro sintomi, ai veleni, alle droghe. Sin da quando avevo tredici anni ho cominciato a leggere testi di medicina e farmacologia. Tuttavia la gente malata mi dà sui nervi.
Sino al 1937 non c'era una legge federale contro la marijuana, si poteva comprarla nei bazar e nelle sale da biliardo. Erba color porpora. Avevo diciotto anni la prima volta; me la comprai e me la fumai da solo in camera mia. Mi fece sballare da matti, un effetto terribile. Ho cominciato perché mi annoiavo, non avevo niente da fare. Non mi interessava troppo diventare un dirigente di successo, o vivere il tipo di vita per cui ci si prepara ad Harvard.
Ho vissuto un anno a New York, facevo testi per una piccola agenzia di pubblicità; vendevo strani prodotti, un aggeggio per enteroclismi particolari, creme ormoniche per ringiovanire. Ho sempre pensato parecchio alla pubblicità, fanno il mio stesso lavoro: si preoccupano di manipolare esattamente parole e immagini.

1942-1950: viaggi in Sud America e Europa. La droga.

Dopo la pubblicità sono stato per qualche mese sotto le armi. Congedo onorevole, poi i soliti strani lavori dei periodo bellico - barista, deratizzatore, investigatore privato, reporter, fattorino in una fabbrica di munizioni. Poi il Messico. Un luogo sinistro. Ci sono andato con una sovvenzione governativa per studiare i dialetti locali. Scelsi il Messico perché negli Stati Uniti la situazione delle droghe era diventata pesante e ottenere droghe in Messico era molto facile, non dovevo subire nessuna pressione della legge [ ... ] Ci sono stato durante il regime di Aleman. Se si entrava in un bar c'erano almeno quindici persone che portavano la pistola, si ubriacavano e diventavano una minaccia vivente.
Star seduti in un bar, significava essere pronti a rischiare la pelle ogni minuto [ … ] La vita fiori va leva più di un soldo, Anch'io ebbi un incidente con Joan Volmer, mia mogli,. Avevo un revolver che dovevo vendere ad un amico, lo stavo pulendo e partì tiri colpo - la uccise. Venne fuori la storia che volevo colpire una coppa di champagne sulla testa di lei, come Guglielmo Tell. Assurdo e falso. Accadde nel 1949.
Nel 1944, dopo essere diventato tossicomane, mi successero un sacco di cose. Vivevo vicino alla Columbia University, è così che conobbi Ginsberg e Kerouac. Stavo con della gente che usava l'eroina; la presi; gli effetti furono gradevoli, continuai a prenderla e diventai tossicomane. L'idea che la tossicomania sia una malattia psicologica mi senibra assolutamente ridicola. Lo è allo stesso modo della malaria: è una questione di esposizione. Si prende qualsiasi droga o sostanza inebriante che faccia un effetto piacevole e che sia disponibile [ ... ] Comunque, ebbi guai con la legge, mi sposai, mi trasferii a New Orleans, poi in Messico. Ho avuto un figlio nel 1947, William Burroughs jr., fa lo scrittore.
Negli Anni Quaranta ripetevo continuamente una frase “Questo è un argomento troppo angosciante per la mia anima”. Erano anni terribili. Cori Allen e Joan ascoltavamo alla radio i discorsi del Presidente Truman. Lei diceva: “Che Presidente è? Ha l'accento di un bottegaio e parla come un bottegaio”. Nessuno in quegli anni osava criticare un presidente per le sue qualità intellettuali. La guerra fredda [ ... ] se volevano la guerra fredda se la dovevano risolvere tra loro, si dovevano mettere in uno stadio e combattersi sbattendosi in faccia calzini puzzolenti [ ... ] anche oggi jimmy Carter e Breznev dovrebbero andare nudi in uno stadio e combattersi a colpi di calzini puzzolenti.
Dopo il Messico sono andato in Colombia, Perù, Equador. Mi interessavano in particolare le regioni arnazzoniche, dove sperimentai lo yage, una droga che affina le capacità parapsicologiche. Così ho scritto le Lettere dallo yage, la mia corrispondenza con Ginsberg.

1950-1960: l'assuefazione, la fine. Londra, disintossicazione, l'aponiorfina.

Ho cominciato a scrivere nel 1950, avevo trenta­cinque anni tentavo di descrivere le mie esperienze con l'eroina e i tossiconiani. Allora ne sapevo poco di come si fa a scrivere un romanzo [ ... ] La maggior parte di quelli che conoscevo erano tossicomani di mezza età, se non addirittura vecchi: borsaioli, ladri. li sottobosco, una razza che sii morendo, era uno spettacolo di varietà, un circo. Oggi i tossicomani sono tutti giovanissimi.
Negli Anni Quaranta era Kerouac che continuava a dirmi che dovevo scrivere e fu lui ad intitolare il mio libro Il pasto nudo. Non avevo scritto più nulla da moltissimi anni e non pensavo affatto di essere uno scrittore [ ... ] ci avevo provato, avevo scritto una pagina, rileggerla mi procurava ogni volta una sensazione di fatica e di disgusto, un'avversione per questa attività [ ... ] ma jack insisteva che io avrei scritto Il pasto nudo e sorrideva con quel sorriso particolare di un prete convinto che prima o poi arriverai a Gesù “Non puoi defilarti dallo squadrone di Shakespeare, Bill”. Quando venne a Tangeri nel 1957, avevo deciso di utilizzare il titolo, e gran parte del libro era stata scritta avevo finalmente capito il suo titolo.
Vivevo a Tangeri e trascorrevo tutto il tempo chiuso in una stanzetta a fissarmi gli alluci. Da un mese non mi lavavo, non mi cambiavo d'abito, non mi spogliavo se non il necessario per infilarmi nella pelle secca, fibrosa, grigiastra, un ago.
Stavo morendo. Ero pronto per la fase finale.
Non ne avevo mai abbastanza, trenta grani di morfina al giorno non mi bastavano, quaranta, sessanta grani al giorno e ancora non bastava. Non potevo più pagare [ ... ] me ne stavo là, con l'ultimo assegno tra le mani e d'un tratto mi resi conto che era l'ultimo assegno. Presi il primo aereo per Londra. A quarantacinque anni mi sono svegliato con LA MALATTIA, calmo, sano, relativamente in buona salute [ ... ] l'aspetto di carnagione rosea presa a prestito, tipica di coloro che riescono a sopravvive­re a LA MALATTIA [ ... ] La malattia è la tossico­mania, e io sono stato un tossicomane per quindici anni. La maggior parte dei sopravvissuti non ricor­da i dettagli dei delirio. lo invece sembra che abbia preso note del mio delirio e della malattia, anche se non ricordo esattamente come abbia fatto [ ... ]. Le mie note sono oggi pubblicate come Il pasto nudo e il titolo va letto alla lettera: Naked Lunch è il congelamento dell'attimo in cui chiunque può vedere cosa sta infilzando con la sua forchetta [ ... ] che tutti vedano ciò che c'è su quel lungo cucchiaio fatto di giornali [ ... ] siamo nutriti imboccati quotidianamente di notizie di morte, di esecuzioni, di assassini [ ... ] che tutti vedano con chiarezza attraverso l'inganno che induce in confusioni [...] il lunch al quale si è invitati sarà un banchetto completo di questa totale nuda consapevolezza.
Allen era il mio agente, e portò il libro da Maurice Girodias che aveva una casa editrice a Parigi, la Olympia Press, pubblicava testi inglesi particolarmente difficili. Me lo pubblicò nel 1959. Vivevo a Parigi, avevo incontrato Brion Gysin [ ... ] Credo che sia stato lui quello che mi ha insegnato tutto ciò che so sulla pittura e ciò che significa la pittura. Mi ha detto “Siamo indietro di cinquanta anni con la tecnica della scrittura rispetto a quello che si fa con la pittura”, e poi abbiamo cominciato il cut-up che significa applicare la tecnica dei montaggio che da cinquanta anni si usa in pittura, e come i pittori si stanno sbarazzando delle tele con gli happenings, allo stesso modo, credo, gli scrittori si sbarazzeranno della pagina.

1961-1973: notorietà, viaggi, esperimenti. La solitudine.

Maurice Girodias: “Bill conduceva una vita molto ritirata a Parigi, tiri grigio fantasma di uomo nel suo gabardine da fantasma e un cappello consumato da fantasma, simile al suo manoscritto ammuffito. Con Burroughs era difficilissimo parlare. li suo incredibile viso che pareva una maschera senza età aveva Liti aspetto gelido. Viveva con Gysin e Gysin parlava per lui [ ... ] Dopo Il pasto nudo gli pubblicai un libro ogni sei mesi: La morbida macchina, Il biglietto che è Esploso. Non ho mai avuto conversazioni di carattere editoriale con lui, anzi nessuna conversazione. Penso che scrivesse tanto perché aveva bisogno di pagarsi l'affitto. Aveva davvero bisogno di soldi”.

Mi piacerebbe sfatare per sempre il mito dei milioni di Burroughs, mi ha tormentato per anni. Un intervistatore è arrivato a dire di me “l'ex-tossicomane più ricco del mondo”. In quel momento non avevo neppure mille dollari in banca. Mio nonno, che ha inventato il dispositivo idraulico che fu poi la base su cui poggia la calcolatrice, come molti inventori, ha avuto soltanto una piccola quota dei titoli della compagnia; mio padre negli anni '20 ha venduto la sua parte. Nel 1970, alla morte di mia madre, la mia eredità dei diritti Burroughs è stata di 10.000 dollari. li denaro oggi non mi arriva davvero dalla mia rendita ma dai diritti d'autore e dai readings.

Quando Il pasto nudo cominciò a circolare fu uno shock a doppia circolazione: per la cultura che oggi si chiama “alternativa” e allora si chiamava “underground” fu una rivelazione, cominciò a capire dove sta l'Inferno e cosa davvero vuoi dire. Per la cultura ufficiale fu l'occasione di una lunga polemica, pro e contro di me. Mary McCarty e Norman Mailer nel 1962 al Festival di Edimburgo fecero il mio nome per la prima volta in modo ufficiale, dichiarando che per loro ero il più importante scrittore vivente negli Stati Uniti anche se pochi sapevano della mia esistenza. Poi ci fu la polemica sul TLS che andò avanti per mesi: “sozzura psicopatologica” diceva Dame Edith Sitwell, e anche Victor Gollancz, e altri ancora: “Neurotico sporcaccione”. John Calder, il mio editore inglese, e poi Anthony Burgess e altri mi sostennero. Truman Capote diceva che ero un dattilografo, armato di forbici e carta. Che vuoi dire? [ ... ] io mi interesso deliberatamente di tutta quell'area della coscienza che chiamiamo sogni. Che cos'è un sogno? Una data giustapposizione di parole e di immagini. Ho fatto tantissimi esperimenti con degli album di ritagli. In un giornale leggo qualcosa che mi richiama qualcos'altro di cui ho scritto: ritaglio la fotografia o l'articolo e lo inserisco nel mio album accanto a quello che io ho scritto. in altre parole, mi interessa vedere come le parole e le immagini circolano lungo linee di associazione molto, molto complesse. Faccio molti esercizi con ciò che chiamo “viaggiare nel tempo”: faccio un viaggio in treno e fotografo ciò che vedo e scrivo le mie impressioni e associazioni, tutto per vedere fino a che grado assoluto riesco a proiettarmi a ritroso nel tempo.

Un uso speciale di parole e fotografie può condurre al silenzio, le fotografie e gli album sono esercizi per dilatare la Coscienza, mi insegnano a pensare in blocchi di associazioni piuttosto che a parole [ ... ] Le parole, così come noi le usiamo, possono intromettersi in quella che io chiamo l'esperienza del non-corpo. E arrivato il momento di pensare abbandonando il corpo. lo punto verso l'esterno per capire tutto ciò che è possibile raggiungere per una totale comprensione dell'ambiente che mi circonda. Ciò che mi interessa è pensare con la voce interiore, in silenzio. Quando si comincia a pensare per immagini, senza parole, allora si è sulla buona strada [ ... ] La condizione senza parole è la tendenza evoluzionistica. Le parole sono strumenti goffi, verranno abbandonate prima che non si pensi. E' qualcosa che avverrà nell'era spaziale. Molti scrittori “seri” rifiutano la tecnologia. Non capisco questo timore [ ... ] L'idea di usare un mezzo meccanico a scopi letterari sembra loro un sacrilegio. Questa è una delle obiezioni al “taglio” [ ... ] una sorta di reverenza superstiziosa verso la parola. Dicono: come si fa a tagliare la parola? Perché non posso farlo?

Brion Gysin, un pittore e poeta americano che ha vissuto in Europa per più di trent'anni, a quanto ne so è stato il primo creatore dei “tagli”. La sua poesia “Minutes to go” fu trasmessa dalla BBC e quindi pubblicata; mi trovavo a Parigi nell'estate dei 1960 dopo la pubblicazione del Pasto nudo, e mi interessarono le possibilità di questa tecnica. Se ci si pensa bene, The Waste Land è stata il primo collage a “taglio” e Tristan Tzara aveva fatto qualcosa nella stessa direzione. Dos Passos ha usato la medesima tecnica nelle sequenze di Camera Eye nella trilogia U.S.A.. Ecco, ebbi la sensazione di aver lavorato nella stessa direzione, vederla messa in opera fu una rivelazione per me.

Nova Express, che ho pubblicato nel 1964, è un “taglio” di molti scrittori: Joyce, Shakespeare, Rimbaud, Jack Stern che nessuno ha mai sentito nominare e Kerouac. Conrad è il mio favorito. Il mio racconto “Svaniscono soltanto” è un “taglio” di Lord Jim, ma c'è anche un'altra tecnica dentro, il fold-in: oltre che tagliare si ripiega il testo. Anche Graham Greene è un altro dei miei favoriti [ ... ] Mi dicono: “Oh benissimo, ma lei l'ha ottenuto facendo dei tagli” Ma che è “scrivere” se non un “taglio”? e poi la macchina va programmata, qualcuno deve fare i tagli. Le selezioni possibili le ho fatte io, di centinaia di parole che avrei potuto usare, ne ho scelto una.
In Nova Express è implicita una teoria: cioè che quella che noi chiamiamo realtà è in effetti un film, un tipo di film che io definisco biologico. Ora, accade che il movimento clandestino e anche la Polizia Nova, con una irruzione sono penetrati nella camera oscura (la camera grigia) dove vengono sviluppati i film, possono esporre le negative e impedire che gli avvenimenti abbiano luogo. Sono come qualsiasi altra polizia, anche se qui, è vero, la Banda Nova sta per far saltare in aria il pianeta, e allora il Ragazzo del Metallo Pesante chiama la Polizia Nova, cioè [ ... ] la Tecnologia.
Ogni tanto ho la sensazione di ripetermi nel lavoro, mi piacerebbe fare qualcosa di diverso - cambiare stile, deliberatamente.

La macchina morbida, cioè l'occhio umano, fa saltare fuori tanti personaggi che già erano nel Pasto nudo, il dottor Benway, il Marinaio ecc. [ ... ] sono personaggi che acquisteranno forza [ ... ] l'uomo penetrerà sempre più nello spazio, le forme di vita diventeranno incompatibili con le forme esistenti. Per sopravvivere l'umanità dovrà subire alterazioni biologiche ( ... ] dovremo usare la nostra intelligenza per proteggerle e non farle accadere a casaccio [ ... ] l'unica speranza è di sviluppare l'esperienza del non-corpo per sfuggire alla fine del corpo [ ... ] la guerra interplanetaria significa capire queste possibilità [ ... ] i nani della morte sono organismi parassitari che occupano l'ospite umano, come una radio trasmittente, lo dirigono e lo controllano. Ci sono scienziati che dicono che sarà possibile al momento della nascita installare nel cervello un'antenna radio per controllare pensieri, sentimenti, emozioni, anzi ne impedirà l'evoluzione. I “nani della morte” sono armi della Banda Nova che a sua volta tira i fili della Guerra Fredda. La Banda Nova sta usando quel conflitto nel tentativo di far saltare per aria il pianeta, perché se arriviamo al nocciolo della questione di che cosa discutono America e Russia?

Voglio decisamente che quanto dico venga preso alla lettera, perché la gente si renda conto della vera criminalità dei nostri tempi [ ... ] Tutto il mio lavoro è diretto contro coloro che per stupidità o per calcolo si dedicano al progetto di far saltare in aria il pianeta o di renderlo inabitabile. Io mi occupo della esatta manipolazione delle parole e delle immagini per creare un'alterazione nella Coscienza del Lettore [ ... ] lo creo un mondo immaginario nel quale mi piacerebbe vivere.

Miles: “Dal '64 al '66 la produzione di Bill non era commerciale [ ... ] lui attraversava un brutto momento [ ... ] Era molto conosciuto, era parte della swinging London, ma non era presente. Subiva molto il fascino di Brion, un personaggio molto importante nella storia personale di Williani. Non si poteva mettere in discussione ciò che diceva Brion [ ... ] faceva qualsiasi cosa perché glielo aveva detto Brion. Nel 1967 William ricominciò a scrivere, dopo un lungo periodo di esperimenti con il registratore che non avevano prodotto niente di grande. Completò nel '69 Wild Boys, e all'inizio degli anni '70 cominciò a lasciarsi andare, senza produrre nulla. Non voleva aver rapporti con la gente. Era un ex-guru di proposito. Stava sempre con Johnny, hai capito?, per una qualche ragione li chiamava sempre Johnny, era proprio a terra in quel periodo. Era contento di vedere Brion e Anthony Balch [ ... ] L'influenza di Johnny era ambigua, era molto protettivo e tra i due esisteva un forte legame affettivo; però lui gli portava a casa continuamente marchettari e gangsters da due soldi [ ... ] Credo che si accorgesse di non aver scritto niente di importante dopo Nova Express, e che per tutti gli anni che aveva fatto esperimenti con il registratore il mondo letterario si era scordato di lui. Lavorava a vuoto, non aveva contatti; Exterminator! e Port of Saints lo dimostrano”.

1974-1980: il ritorno a casa, la fama riconquistata: The Nova Convention.

Allen, che è un organizzatore, venne a trovarmi a Londra e mi propose un lavoro: il City College a New York cercava uno scrittore per tenere un corso di scrittura creativa, da febbraio a maggio del 1974. Accettai ( ... ] Non so se potrò ancora scrivere [ ... ] James, un mio aiutante, mi organizzò dei poetry readings, non volevo farli, ma poi ho visto che sono andati molto bene, sono molto grato a James [ ... ] Se stai ancora lì dopo la paura, ti viene il coraggio. Se non ci sei, allora sei morto.

Faccio molte prove per i readings. Sono una forma di spettacolo. Bisogna avere diversi modi di comportarsi, devi capire quale sarà il tuo pubblico, infatti ciò che potrebbe andar bene per uno, può rivelarsi un fallimento con un altro.

Ho ricominciato a viaggiare. Io viaggio intuitivamente. Spesso scopro di essere andato da qualche parte solo perché avevo bisogno di una scena da inserire in qualche cosa che avrei scritto dieci anni più tardi. Innanzi tutto sono interessato al problema della sopravvivenza - la cospirazione Nova i criminali Nova e la polizia Nova. Nell'Età Spaziale sarà possibile una nuova mitologia, avremo di nuovo felloni e eroi e le loro trame contro questo Pianeta. li futuro della scrittura è nello Spazio, non nel tempo.

Ho provato molte volte a scrivere un best-seller ma c'è sempre qualcosa che non gira. Non è che non riesco a farlo o che mi commercializzo, è soltanto che non va. Se punti sul pubblico, devi rispettare delle regole [ ... ] non puoi aspettarti che il pubblico sperimenti ciò che non capisce soprattutto non lo devi mettere in imbarazzo.

Ho scritto Le ultime parole di Dutch Schultz in una prosa molto semplice e anche il mio ultimo romanzo Cities of the Red Night ha una prosa molto semplice [ ... ] La storia comincia con l'assassinio di un hippie, e un detective, Snide, è incaricato delle indagini, così viene in contatto con strani ambienti.

Nel dicembre del 1978 ho partecipato alla Nova Convention, un convegno per celebrare la mia opera, c'era anche il film di Il pasto nudo, e c'erano tutti gli scrittori e i registi più importanti, non soltanto americani: l'ha organizzato Allen. Adesso ho un posto al Naropa Institute, a Boulder Colorado; grande, è grande, si spende poco e si lavora tranquilli.

Ho un progetto, acquistare un grande appartamenio e fondare l'Accademia William Burroughs per Ragazzi Ricchi che vogliono imparare a sparare ecc. ecc. Va bene la vita in America adesso, è molto meglio di quanto ti aspetteresti. Sembrava che stesse per diventare uno stato di polizia repressivo, ma non è accaduto. Una delle svolte decisive è stato il “Watergate”. Sai l'America ha di tutto, ci sono contadini e fisici atomici, i loro processi mentali non sono uguali; gli Americani hanno molto poco in comune, hanno meno cose in comune di qualsiasi altro popolo. Ci sono delle profonde differenze tra contesti urbani e contesti rurali; ci sono troppi gruppi e differenze occupazionali.

“Secondo me, la funzione dei poeta è quella di renderci consapevoli di ciò che sappiamo senza rendercene conto. Le idee di Allen Ginsberg, le sue opere, le sue dichiarazioni sul sesso e la droga sono state per molto tempo non condivise, anzi ritenute inaccettabili, ora sono diventate accettabili e rispettate [ ... ] penso che tra dieci o quindici anni AlIeri sarà degno del Premio Nobel” (dal discorso pronunciato in occasione del conferimento a Ginsberg del Gold Medal Literary Award, New York, febbraio 1979).

“Credo che Burroughs dovrebbe avere il Premio Nobel. Genét non lo ha mai preso. Solo Burroughs e Genét sono i due veri contendenti per gli onori del mondo” (dichiarazione di Ginsberg in occasione della Nova Convention, dicembre 1978).
24sette.it



***

TIMOTY LEARY INTERVISTA WILLIAM BURROUGHS


Timothy Leary: Vuoi fare questa cosa, William?

William S. Burroughs: Perché no?

TL: Il primo tema è l’immortalità. Sai, io ho fatto la firma per la crionica. Ci hai pensato anche tu, alla crionica?

WSB: Ah... Ci ho pensato, ma no, no, no. Penso che una qualsiasi immortalità fisica sia un passo nella direzione sbagliata. È una questione di separare l’anima - comunque la si voglia chiamare - dal corpo, senza perpetuare il corpo in alcun modo. Ecco: penso che perpetuare il corpo sia comunque un passo nella direzione sbagliata. Gli Egizi facevano le loro mummie, e la conservazione di queste era indispensabile alla loro immortalità. Penso che bisogna allontanarsi dal corpo, più che cercare di entrarci.

TL: Perché non avere a disposizione l’opzione di fare saltare, prontamente, la coscienza di nuovo dentro il corpo? Sai, gli Egizi sono davvero interessanti; io vedo le loro tombe, in fondo, come capsule di rianimazione.

WSB: Ecco precisamente...

TL: Si servivano della scienza più avanzata dei loro tempi. Ho lavorato negli ultimi tempi con degli scienziati in un nuovo campo che si chiama bio-antropologia. Nel corso di venticinque secoli ci sono state quattro ondate di predatori di tombe. La prima ondata ha preso l’oro, la seconda i tesori artistici, poi sono arrivati i Britannici e i Francesi. Tutti questi saccheggiatori hanno preso le fasciature, intrise di sangue essiccato, e le hanno gettate in un angolo. Ma ora i microbiologi possono estrarre il Dna dai resti biologici. Così il progetto egizio ha addirittura funzionato: tra dieci anni saremo in grado di clonare i faraoni! Certo, c’è il problema che non avrebbero i loro ricordi. Ma ecco perché hanno compreso anche il software, sotto forma di gioielli e altri artefatti. Lo trovo ammirevole.
Il tuo libro sulle Terre d’occidente [The Western Lands] mi ha affascinato. L’ho letto e riletto, e cito abbastanza spesso le tue parole nei miei scritti sulla crionica.
E cosa mi dici delle possibilità postbiologiche? Moravek eccetera. Lui dice che puoi scaricare il contenuto del cervello umano e inserirlo nei computer, e costruire un nuovo corpo con software-antenna simili a spazzole...

WSB: Certo, certo.

TL: E il linguaggio come virus, Michel Foucault?

WSB: È ovvio come il linguaggio sia un virus, perché dipende dalla replicazione. Quali altri discorsi ponderosi abbiamo?

TL: I tuoi dipinti di ogni genere... certo, Brion Gysin era sempre quello che faceva il pittore.

WSB: Vedi non avrei mai potuto cominciare a dipingere sul serio se non dopo la morte di Brion Gysin. Non avrei mai potuto fargli concorrenza. Ma ora ci ho guadagnato più quattrini di quanti ne abbia guadagnato lui in tutta la sua vita.

TL: Probabilmente hai guadagnato di più con i dipinti che con i libri, vero? WSB: Mi ha tirato fuori da un abisso finanziario. Mi posso comprare le pistole ad acciarino.

TL: Ben per te. È un modo più facile di fare soldi che non correndo in giro a fare conferenze e a tenere dibattiti su G. Gordon Liddy.

WSB: Adoro le pistole ad acciarino.

TL: E cosa ne pensi, di Liddy? Sai che ci va matto per le armi da fuoco.

WSB: Sì, lo so. E io delle armi ne so quanto lui.

TL: Passiamo all’isterismo della Guerra contro la Droga.

WSB: Oh, ascolta un po’. Solo un paio di ideuzze, una cosa che nessuno ha preso in considerazione, come il semplice fatto che prima della legge sugli stupefacenti [Harrison Narcotics Act] del 1914, queste droghe si vendevano liberamente senza ricetta.

TL: Oppio, cocaina?

WSB: Oppio, cocaina, morfina, eroina. Venduti come farmaci da banco. Ebbene, erano quelli i giorni che i conservatori rievocano come «I bei tempi passati». L’America era in crisi? Certo che no. E come funzionava bene il sistema inglese, fino a quando l’American Brain Commission è andata a convincerli a non farlo più. Quando io ero lì nel 1967 e ho fatto la cura con l’apomorfina con il dottor Dent, c’erano circa 600 tossicomani nel Regno Unito, tutti registrati e conosciuti perché potevano ottenere la loro eroina in modo del tutto legale - e anche la cocaina e la tintura di cannabis. Ora che l’hanno reso impossibile, e i medici non possono prescrivere per i tossicomani, Dio solo sa quanti tossicomani ci sono; e Dio sa quanti poliziotti della squadra narcotici.

TL: Una volta mi sono fatto di eroina a Londra con R. D. Laing. Ronnie mi ha mandato dal farmacista e mi ha fatto lui la pera a casa di Alex Trocchi. Ti ricordi di Trocchi?

WSB: Lo conoscevo bene.

TL: La Svizzera è interessante. A Zurigo e altrove hanno parchi e altri posti dove i tossici possono andare. L’atteggiamento è umanistico: «Siamo tutti una famiglia, siamo Svizzeri. E se i nostri tossici debbono farsi, noi forniamo siringhe pulite». Non c’è criminalizzazione.

WSB: Mi ricordo una volta che ero in Olanda in un posto dove avevano siringhe e macchinette: ci mettevi una moneta e usciva una spada.

TL: Ago-mat.

WSB: Agomat! Pensa alla storia, al fatto storico che per anni non esisteva un problema dell’eroina britannico. Il sistema funzionava molto bene.

TL: Be’, il problema è dovuto ai puritani, moralisti alla Cromwell che negli ultimi cent’anni hanno imposto sull’America e sull’Inghilterra le loro nevrosi del cazzo. Ogni tipo di idea, o la stessa idea che l’individuo abbia il diritto di andare alla ricerca della felicità, basta pensare così e subito ti stanno dietro. In fondo è una cosa da Inquisizione, religiosa. Ne dò la colpa ai puritani.

WSB: Be’, forse sì. Ma cioè... non sono del tutto d’accordo con questa osservazione. Fondamentale è il modo in cui si crea un desiderio, una necessità nella loro mente, di controllare l’intera popolazione. Ma hai sentito certe statistiche? I sondaggi mostrano come metà di quelli che si diplomano al liceo non erano in grado di trovare il Vietnam sulla carta geografica e non sapevano che da quelle parti avevamo combattuto e perduto una guerra! Quando si tratta della II Guerra mondiale, lascia perdere. Mai sentito parlare di Churchill, non sapevano dov’è la Francia. L’unico che avevano sentito nominare era Hitler.

TL: Costumistica! Aveva i costumi migliori, ecco perché.

WSB: Poi c’era un otto per cento che non era in grado di trovare gli Stati Uniti su una carta geografica. È assolutamente scioccante. E senti questo. Metà degli intervistati - si tratta di un sondaggio sessuale - pensava che il rapporto anale potesse produrre l’Aids, anche se nessuno dei due partecipanti fosse infetto dal virus dell’Aids.
L’Immacolata Concezione!

TL: L’Immacolata Infezione!

WSB: Ma si può immaginare una scemenza del genere? Una tale mancanza di logica. Metà degli intervistati!!

TL: Voglio dire ancora una sola cosa, William. Tu sei con me ogni giorno. Parlo continuamente di te; ho imparato tanto da te e insieme a te. E ci tornerò.

WSB: E anche io penso spesso a te.
24sette.it



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ALL' INFERNO E RITORNO

Nel maggio 1983, durante la cerimonia annuale dell' Accademia e dell' Istituto di Arti e Lettere, viene proclamato membro lo scrittore William Burroughs. Seguono pochi applausi, qualcuno dei presenti manifesta il suo dissenso con un atteggiamento gelido e impassibile: l' estrema riconciliazione tra la cultura ufficiale e l' irriducibile escluso avviene a denti stretti. Eppure, l' Accademia non aveva mai disdegnato le tendenze avanguardistiche, la "controcultura" e i personaggi discussi. Ne erano divenuti membri Henry Miller, che pure era stato messo al bando per il suo Tropico del cancro. Norman Mailer, nonostante la vita turbinosa, Allen Ginsberg, poeta della beat generation. Proprio quest' ultimo, che aveva conosciuto Burroughs diciassettenne, rimanendogli amico per tutta la vita riesce, dopo sei anni di tentativi, a far accogliere il suo vecchio amico e maestro. Lo scrittore estremo, riluttante a ogni regola, che aveva fatto del "controllo" sociale e psichico l' ossessione dei suoi libri sembrava definitivamente integrato nella cultura ufficiale. Tuttavia, al ritorno dalla cerimonia, Burroughs commenta: "Quella gente vent' anni fa andava dicendo che il posto più adatto a me era la galera. Adesso vanno fieri che io appartenga al loro gruppo. Non li ho mai ascoltati prima e non gli darò certo retta adesso". Questo episodio, in qualche modo conclusivo di una vita insistentemente passata ai margini, costituisce il prologo della biografia che Ted Morgan dedica a Burroughs, pubblicata in questi giorni da Sugarco con il titolo Fuorilegge della letteratura (pagg. 355, lire 36.000). Che cosa non era possibile perdonare a quel signore distinto e quasi settantenne che ringraziava i presenti per l' onore riservatogli? Certamente l' aver condotto una vita senza regole, eccessiva, devastante. Omosessuale, tossicomane, Burroughs ha alle spalle una quantità di episodi crimonosi tra cui l' assassinio della moglie, avvenuto in Messico trent' anni prima giocando a un assurdo "rituale". Durante una serata con alcuni amici Burroughs, che ha sempre avuto una passione per le armi vantandosi delle sue abilità di grande tiratore, prega la moglie Joan di mettersi un bicchiere in testa. Lei non esita, con una certa voluttà di abbandono alla sorte, mentre nessuno dei presenti pensa alla possibile tragedia, Burroughs spara e il bicchiere rimane intatto. Ferisce invece Joan alla testa, mortalmente. Morgan sostiene che "questo episodio aprì in Burroughs il sentiero della vocazione letteraria. Grazie a lei poté proseguire nella sua carriera di scrittore. Una soluzione di espiazione fu la descrizione dei suoi demoni, e una forma di difesa contro di loro fu la parola scritta". Nonostante questi eventi non vi erano solo ragioni biografiche nel sospetto dell' intellighenzia americana nei riguardi dello scrittore. Il libro The naked lunch, uscito nel 1959, gli costò lo scandalo generale e vari processi per oscenità. Il suo mondo allucinato, la sessualità primitiva e violenta, rigorosamente omosessuale, legata alla tortura e alla morte, era inaccettabile per l' America della fine degli anni ' 50. Lo difesero in varie occasioni gli amici Kerouac e Ginsberg, che lo avevano aiutato nella stesura definitiva del manoscritto. Tra i pochi a comprendere il valore dell' opera vi fu Mary McCarthy, che in una recensione del 1963 sulla New York Review of books, pur ammettendone la difficoltà di lettura ("in effetti è rivoltante e lo si legge con fatica. La preminenza dell' ano, delle feci, e di ogni genere di ' orribili' escrementi, come direbbero i personaggi, dagli orifizi del corpo, può risultare insopportabile, come le imprese sessuali sadomasochistiche: l' eiaculazione spontanea di un uomo impiccato non è cantaride per tutti") ne sottolineava la vicinanza a Swift, l' originalità della costruzione, il gelido umorismo e culminava nell' affermazione "si tratta senz' altro di un romanzo spaziale, della prima opera seria di fantascienza: le altre sono semplice lettura di svago". Il pasto nudo uscì da Sugar in Italia nel 1962, in versione opportunamente tagliata per prevenire la censura. La prima edizione integrale è del 1970, mentre a giorni uscirà l' ultima ristampa in occasione dell' uscita del film omonimo diretto da David Cronenberg e ispirato alla vita e ai romanzi di Burroughs. Oggi lo scrittore ha quasi ottant' anni. Il suo volto si è fatto ancora più affilato, ma i tratti singolari sono ingentiliti dalle rughe. Nonostante gli anni non ha perso la sua dirompente vitalità e la sua forza eversiva e lo si può verificare nella videocassetta delle edizioni Shake, dal titolo W.S. Burroughs Commissioner of Sewers, in cui si vede un' intervista a Jurgen Plog inframmezzata da alcuni brani di un reading tenutosi nel 1986 al Filmkunst Theatre. La sua capacità di stare in scena, la voce da teatrante navigato e il fiume di parole che raccoglie ossessioni antiche e nuove sono stupefacenti. Nel primo brano legge una variazione sul tema della reincarnazione e sulla mummificazione, simbolo della metamorfosi del corpo. Segue un bizzarro esperimento di cut-up, tecnica di cui egli fu grande teorizzatore negli anni ' 60. Il cut-up è il montaggio tra i testi, l' intervento di voci "altre" in uno scritto. Qui Burroughs mescola la sua risposta e quella di Ronald Reagan alla stessa domanda "Quando hai smesso..." e ne esce un terribile ritratto dell' american way of life. Ma quando ricomincia l' intervista, seduto in poltrona in un appartamento, torna ad essere il distinto vecchio che nasconde dietro gli occhi luminosi, come ebbe a dire Kerouac, "l' inferno, niente altro che l' inferno".
Renata Monè, La Repubblica (28 febbraio 1992)



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William S. Burroughs, un tempo soprannominato "il padrino del punk", è nato nel 1914 a St. Louis nel Missouri. Laureato ad Harvard nel 1936, ottenne in breve tempo una laurea in medicina a Vienna. Burroughs è meglio conosciuto come il prototipo del "letterato in esilio": scrisse una ventina di libri (gran parte pubblicati in Italia da Sugarco), tra cui Junky (1953), The Naked Lunch (Il pasto nudo, 1959), Cities of the Red Night (Città della rossa notte, 1981) e il suo romanzo più recente, The Western Lands (Terre occidentali, 1987). E' Commendatore dell' Ordine delle Lettere e delle Arti di Francia. Nel 1944 incontrò Jack Kerouac e Allen Ginsberg a New York: da quest' amicizia sarebbe nato il Movimento Beat. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, Burroughs passò alcuni anni in Texas e a New Orleans, prima di iniziare una stagione da esule a Città del Messico, Tangeri, Parigi e Londra. Tossicomane, ebbe una vita particolarmente turbolenta (in Messico, il 7 settembre 1951, in un terribile incidente, egli uccise con un colpo di revolver la moglie). Nel 1974 Burroughs rientrò negli Stati Uniti: oggi vive a Lawrence, in Kansas. La sua notorietà iniziale fu legata essenzialmente ai temi osceni trattati da The Naked Lunch. Soltanto in tempi recenti è stata riconosciuta a Burroughs una discreta influenza sulle arti letterarie, visive e musicali. Immagini tratte dalle sue opere e citazioni dai suoi testi appaiono frequentemente in film, musica e altre forme d' arte. Oltre a dedicarsi alla sua carriera di pittore, Burroughs si è di recente impegnato in collaborazioni con Robert Rauschenberg, Phillip Taaffe e l' ultimo Keith Haring. In campo musicale la sua influenza è stata varia e molteplice. Quando Walter Becker e Donald Fagen cercavano un nome per il loro gruppo musicale, pensarono a Naked Lunch e trovarono Steely Dan. Raccontando come aveva scritto le parole del suo album Diamond Dogs, David Bowie ha detto: "Ho usato la tecnica del cut- up di Burroughs". La stessa espressione heavy metal è ripresa da Naked Lunch. Burroughs è stato amico o insegnante dei musicisti più diversi come Patti Smith, Philip Glass, Frank Zappa, Laurie Anderson, Debbie Harry e Chris Stein. Negli ultimi anni Burroughs è stato visto nei film Drugstore Cowboy, Twister e Heavy Petting. Nel 1982 incontrò il regista David Cronenberg e il produttore Jeremy Thomas: da quest' incontro, nel 1991 è nato il film Naked Lunch.
La Repubblica



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A 81 anni lo scrittore racconta il suo mondo onirico piu' reale della veglia
BURROUGHS, I SOGNI MESSI A NUDO

Confessare di essere riuscito a scantonare il rimorso, dopo avere ucciso la propria moglie giocando a Guglielmo Tell con un bicchiere di champagne al posto della mela, non e' una cosa facile. Eppure a 81 anni il grande trasgressore William Burroughs ha ancora il candore di scrivere che quando un giornalista in un sogno gli chiede se c'e' niente che rimpianga della sua vita, lui risponde: “Madre de Dios! Ci sono errori troppo mostruosi per gingillarsi col rimorso! Pensa al giorno in cui Joan rimase uccisa e improvvisamente mentre camminavo per strada le lacrime mi rigarono il volto. Quando accade una cosa del genere, c'e' da stare in guardia...”. Ci vuole una grande dose di cinismo e umanita' per ammettere di avere speso la propria vita in guardia contro gli agguati del rimorso, mostrando vergine la propria integrita' dopo piu' di mezzo secolo di droghe, di eccessi e di follie autodistruttive. Ed e' naturale che fondandosi su confessioni cosi' candide l'ultimo libro del piu' grande eccentrico della letteratura americana sia diventato subito un “caso”, che sconcerta e disorienta anche i critici che si credevano ormai rotti a tutto. A trentasei anni da un capolavoro oltraggioso come Il pasto nudo, e tre dalla sua riduzione cinematografica firmata da David Cronenberg, Burroughs torna sul tema della propria vita, scegliendo un percorso obliquo. Nel 1993 era stato il turno delle Letters (Picador), accolte con entusiasmo come straordinaria autobiografia letteraria e allo stesso tempo guida alla formazione stilistica di un autore che ha sperimentato le innovazioni piu' sfrenate. Oggi, superati gli ottant'anni, Burroughs si racconta invece attraverso i suoi sogni. Non gli implausibili sogni comuni. Dei sogni sorprendenti per la somiglianza che hanno con la realta'. Burroughs apre My education: a book of dreams, uscito in questi giorni a Londra da Minerva, proprio con questa distinzione: “Il sogno convenzionale, approvato dagli psicanalisti, chiaramente o per associazioni ovvie, riguarda la vita attiva del sognatore, le persone e i luoghi che conosce, le sue brame, i suoi desideri e le sue ossessioni. Sono altrettanto noiosi e comuni come il sognatore ordinario. Ma c'e' una classe speciale di sogni, nella mia esperienza, che non sono sogni per niente, anzi, sono tanto veri come la cosiddetta vita della veglia”. Il rimorso soffocato per la morte della moglie ne e' l'esempio piu' cospicuo, anche se gareggia con una tragedia altrettanto grande, quella del figlio Dilly, morto per eroina nell'81, e ricordato nel sonno attraverso le tracce e i biglietti che ha lasciato. Ma se il rimorso in qualche modo e' tenuto a bada, la paura e' in agguato, sempre. Paura, per esempio, di non riuscire piu' a scrivere, come nel sogno in cui Burroughs paragona la sensazione del giovane scrittore di aver diritto a scrivere a quella del giovane ladro di aver diritto a rubare. Entrambi si sentono in possesso di una licenza speciale: “Sai benissimo cosa voglio dire: quando ti senti a cavallo, e le idee corrono piu' veloci di quanto tu riesca a trascriverle, e sai che e' roba vera, che non c'e' modo di contraffarla, che li' uno scrittore deve esserci. Poi invece arriva uno schianto, freddo e pesante, come lo sfollagente di uno sbirro in una notte d'inverno: blocco creativo. Oh, si', aveva cercato di avvisarmi la mia vecchia mano: "Tu scrivi troppo Bill..." ma io non avevo voluto ascoltare...”. E' toccante tutto questo? In un certo senso si'. A differenza di Graham Greene, che nel diario dei suoi sogni uscito postumo un paio di anni fa non riusciva a catturare il lettore ma al massimo a evidenziare il seme di qualche sua opera di fiction, Burroughs sembra raccontare semplicemente la realta' quando cammina nella Roma antica con Cicerone che si lamenta che la situazione e' diventata troppo instabile e pericolosa, e quando salta da un balcone di ferro e vola nell'aria profumata di New York in compagnia di due angeli sedicenni. Nei suoi sogni ci sono gatti che hanno la grazia di Jane Bowles (la scrittrice, moglie del suo amico Paul Bowles), e diavoli che in cambio della rinuncia all'anima offrono televisioni a colori con telecomando, e due macchine per ogni garage. Vivere con queste fantasie sembra facile. Il difficile e' sopravvivere ai ricordi che s'insinuano nelle pieghe del sonno. L'ozio stagnante di un intero anno di abulia, passato a scrivere pagine senz'arte e senza senso. La voce del padre che incontrandolo per strada gli dice “Hello, Bill”, e lui che ricorda: “Pareva la voce di un ragazzino che chiede amore, e io lo guardai con odio freddo”. La notizia della morte della madre, in una casa di riposo per anziani a St. Louis, accolta con durezza lapidaria: “Madre morta. Nessuna sensazione. Poi il colpo, come un pugno nello stomaco”. C'e' molto da leggere e molto da scoprire in questo libro cosi' deliberatamente ambiguo, in cui Burroughs, a dispetto della premessa che si tratta soltanto di sogni, dichiara ripetutamente di essere incapace a mentire. Quando racconta di “una donna giudice... che deve decidere se condannarmi alla galera per i miei libri”, di nuovo gioca al suo gioco di specchi e di rimandi: ricordandoci che nei vicini Anni 60, dopo la pubblicazione del Pasto nudo, dovette subire un processo per oscenita'. E anche se sembrava un brutto sogno, non lo era.
Livia Manera, La Stampa (26-9-1995)



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L'ULTIMO SANTONE

William S. Burroughs è morto ieri notte nel Memorial Hospital di Lawrence (Kansas) per un attacco cardiaco. Aveva 83 anni. Nato a Saint Louis nel 1914, Burroughs era il nipote e omonimo dell' inventore della calcolatrice. Si laureò ad Harvard nel 1936. Dopo essersi traferito a New York, divenne eroinomane e cominciò a fare il vagabondo per una quindicina d' anni, spostandosi dal Texas a New Orleans, Mexico City, il Sud America, l' Africa Settentrionale, Parigi e Londra. Sposò una sopravvissuta ebrea tedesca ma solo per consentirle di avere il visto di immigrazione negli Usa. Divorziarono nel 1946 e nello stesso anno lo scrittore iniziò a convivere con Joan Vollmer. Negli ultimi anni della sua vita, Burroughs ha ammesso di essere omosessuale e che quella con la Vollmer fu la sua unica relazione seria con una donna. Nel 1951, dopo un' intera giornata di alcol e droga, uccise accidentalmente la donna con un colpo di arma da fuoco. Fu imputato di omicidio preterintenzionale e fuggì in Messico. Nella biografia pubblicata nel 1982, Literary Outlaw (Fuorilegge letterario), Burroughs confessa che dopo quell' incidente diventò uno scrittore serio. La coppia aveva un figlio, Bill Jr., nato nel 1947, morto di cirrosi per abuso di droga e alcol nel 1981.
Dopo il successo de Il pasto nudo, Burroughs era scomparso dalla scena letteraria. Viveva a Londra quando Allen Ginsberg lo convinse a ritornare a New York nel 1974. Poco dopo il suo ritorno a New York, Burroughs incontrò James Grauerholz che divenne il suo segretario e cominciò a curare la sua carriera, programmando letture in tutti gli Stati Uniti e l' Europa. L' opera di Burroughs ha avuto vasta influenza su artisi e musicisti del movimento hippy e dei punk.
Musicisti come David Bowie, Lou Reed e Patti Smith hanno riconosciuto l' influenza della sua opera sulle loro creazioni.
Dopo Timothy Leary e Allen Ginsberg, a pochi mesi di distanza, è toccato a lui, al "ragazzo dagli occhi di ghiaccio", lasciare questo inferno per un inferno forse migliore. Strano. William Burroughs sarebbe potuto morire per droga, accoltellato da un amante. Ma il destino ha scelto diversamente. Lo ha colto nel letto e se lo è portato via con un infarto. Aveva ottantatré anni: dietro alle spalle una vita (anche letterariamente) intensa e dissipata, davanti qualche breve apparizione, sotto forma di testimonianza, su quello che era stato il suo periodo più fecondo: gli anni Sessanta e la Beat Generation. Ora restano gli scampoli e la memoria che non si rassegna all' idea che un mondo di letteratura, affanni e marginalità si può anche chiudere senza fragore, né rimpianto. Eppure quei ragazzi, che sembravano usciti da qualche pagina di Céline o Dostoevskij, si erano autoinvestiti di un compito: uscire dal sogno americano. Salvo poi far entrare le nuove generazioni in un alone di nomadismo, di profumo orientale e di nuove tecnologie. Dei tre santoni, quello con più talento narrativo fu Jack Kerouac, il più impegnato Allen Ginsberg. A William Burroughs la sorte riservò un buon polso letterario, una grande curiosità e una eccelsa nevrosi che lo avrebbero spinto verso inconsueti sperimentalismi. Ma una cosa è certa: nonostante fossero passati gli anni e le strade si fossero divise, quelli della Beat Generation, i sopravvissuti, continuavano a rimpallarsi frasi affettuose e reciproche attestazioni di stima. Sembravano i vecchi soci di un club inglese. Ricordo che proprio un paio d' anni fa a New York Ginsberg, che intervistavo in occasione dell' uscita di un suo Diario, rievocava con gratitudine e nostalgia la figura di Burroughs, condendola di alcuni dettagli. Si erano conosciuti nel 1944 al Greenwich Village. William si era preso una cotta per Allen, tanto che spesso gli scriveva lettere raccontandogli le sue fantasie. Poi Ginsberg fece per un anno il suo agente letterario e in seguito diventarono amanti. Vissero insieme gran parte del 1953. Poi si separarono: Ginsberg volò a San Francisco e Burroughs partì per Tangeri, da dove continuò a mandargli lettere e le parti di Naked Lunch, il romanzo che stava scrivendo. Naked Lunch (tradotto da noi con il titolo Il pasto nudo, da cui Cronenberg ha tratto un film inevitabilmente contorto e deludente), uscì nel 1959 e gli costò lo scandalo generale e vari processi per oscenità. Il libro ha una trama spezzata, stravolta da incisi, digressioni, flash back, nella quale Burroughs comincia a sperimentare la tecnica del cut-up (una specie di montaggio casuale tra i testi, la cui provenienza era la più disparata). Una tecnica che lo avrebbe dovuto proteggere dai luoghi comuni, di cui la letteratura sovrabbondava, e dall' eccessivo razionalismo (la stessa idea, ma funzionò molto meno, Burroughs la trasferì nella pittura: sparava barattoli di vernice contro tele immacolate). Su Naked Lunch Norman Mailer scrisse che era il ritratto dell' Inferno, anzi era l' Inferno. Di Burroughs disse che era un genio dal vasto talento. Quanto poi effettivamente fosse vasto quel talento è difficile dire. Ma di certo vi è che i suoi libri, così simili a dei mutanti, e debordanti di allucinazione, spinsero Mc Luhan a riconoscergli una specie di rappresentatività epocale e invogliarono Mary Mc Carty a prenderlo sul serio. Fu proprio la Mc Carty a notare in quest' uomo, che prima di diventare scrittore era stato barista, operaio, detective privato, reporter e pubblicitario, una strana forma di umorismo, simile a quella di "un attore di varietà che recita da solo sulla scena davanti al sipario infiammabile di un vecchio teatro trasformato in cinema". Dove è chiaro che ogni battuta, anche la più comica, può trasformarsi in tragedia. C' è da dire che Burroughs non si lasciò mai coinvolgere dai generosi attestati, come pure da quelle critiche che lo accusavano di mettere in pericolo la cultura americana e di trascinare la gioventù, già tanto sbandata, in un cul-de-sac anti-macho e anti-umanista. Seppe quasi sempre servirsi con ironia o malumore degli uni e degli altri. Una quindicina di anni fa Burroughs venne ammesso nella celebre Accademia americana dell' Istituto di Arti e Lettere. Fu un' entrata, che nonostante qualche dissenso, aveva tutta l' aria di assomigliare all' incoronazione ufficiale dell' ultimo degli irriducibili. Al ritorno della cerimonia Burroughs commentò alla sua maniera: "Quella gente vent' anni fa andava dicendo che il posto più adatto a me era la galera. Adesso vanno fieri che io appartenga al loro gruppo. Non li ho mai ascoltati prima e non gli darò certo retta adesso".
Antonio Gnoli, La Repubblica (4 agosto 1997)

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