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PERSONE - James G. Ballard

Ultimo Aggiornamento: 23/04/2009 10:21
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Sesso: Maschile
06/02/2009 20:49

JAMES GRAHAM BALLARD


L'opera di James G. Ballard è sicuramente una delle più interessanti nel campo della narrativa fantascientifica di tutti i tempi. Considerato un classico al pari di Asimov, la diversità di Ballard sta nell'essere uscito dai canoni della fantascienza come pochi altri sono stati in grado di fare. E non soltanto quando ha esplicitamente abbandonato il filone, negli anni '80, ma sin dall'inizio quando i suoi racconti o i suoi romanzi venivano venduti nelle collane di fantascienza popolare.
Le tematiche di Ballard, la sua poetica, meritano un notevole approfondimento che qui non può trovare lo spazio necessario. Il web è pieno di pagine su di lui e sulle sue opere. Qui di seguito linko le due fonti più interessanti (italiane) in cui mi sono imbattuto.

http://www.intercom.publinet.it/2000/ballard0.htm che propone moltissimi testi e interviste (incluse quelle di Serge Grunberg pubblicate anche su questo sito e riguardandi il film Crash di Cronenberg);

http://www.lafrusta.net/riv_ballard.html
un ampio saggio intitolato “James Ballard e la psicopatologia della sopravvivenza”;

e per la bibliografia le voci di Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/James_Graham_Ballard (italiana) e http://en.wikipedia.org/wiki/J._G._Ballard (in inglese, più completa).

Mi sembra giusto fornire qui almeno un quadro generale su Ballard. Ho trovato un articolo, per quanto breve, che riassume la sua carriera e la sua poetica rendendogli il dovuto spessore.
Ma prima di tutto vi suggerisco di leggere qualcosa di Ballard: sono bellissime esperienze letterarie, a cominciare dalle sue opere più suggestive d'inizio carriera come i racconti di Vermillion Sands.
A seguito un articolo (molto bello) relativo alla sua scomparsa.
Lo scrittore, a ben 78 anni d'età, era malato di cancro da molto tempo. Ciononostante nel 2008 ha pubblicato la sua autobiografia, I Miracoli della Vita. Si è spento a Londra il 19 aprile 2009.
Matt – davidcronenberg.tk




***


PROFILO DELL'AUTORE

Ci sono autori che non lasciano indifferenti, possono essere amati od odiati, ma su di essi il lettore non può non farsi un'idea precisa: James Graham Ballard è uno di questi. O piace o non piace e la fantascienza di cui è stato portatore, prima di dedicarsi ad altre forme letterarie, difficilmente può essere confusa, basta aprire una sua pagina per indovinare immediatamente l'autore.

La biografia di Ballard è un poco insolita rispetto a quella di altri autori di fantascienza, meno prosaica e probabilmente, altrettanto insolitamente essa è rifluita pesantemente nel suo immaginario poetico. Ballard nacque a Shangai nel 1930 e durante la seconda guerra mondiale venne internato in una campo di prigionia giapponese, esperienza che rifluirà più particolarmente nel romanzo non di fantascienza Empire of the Sun ma che alimenterà inoltre gran parte della sua narrativa. A sedici anni si trasferì in Gran Bretagna dove iniziò gli studi di medicina mai portati a termine, ma il cui influsso è abbastanza evidente in molti suoi lavori. Il primo approccio con la fantascienza avvenne negli anni '50 mentre prestava il servizio militare in Canada nella RAF e qui abbiamo probabilmente l'ingresso di altri elementi, gli aeroporti abbandonati e gli hangar rugginosi che tornano ossessivamente nella narrativa di Ballard. La nascita letteraria è del 1957 e avvenne sulle pagine della rivista New Worlds, diretta da E. J. Carnell, con il racconto Escapement (tit. it. Il tempo si guasta, Urania 908, Mondadori Milano, 1981) seguito nello stesso anno da Prima Belladonna (tit. it. Prima Belladonna), pubblicato su Science Fantasy, che con altri racconti scritti successivamente costituirà l'antologia Vermilion Sands (1971, tit ital. I segreti di Vermilion Sands, Fanucci Editore, Roma, 1976).
Già da queste due prime prove sarebbe stato possibile intuire che non era nato un mero autore di fantascienza, ma un autore con una personalità maggiormente profonda, imbevuta di arte, surrealismo in particolare, e del bisogno di una maggiore letterarietà, che considerava la fantascienza più un mezzo espressivo che un puro e semplice fine. Ripetutamente Ballard in varie interviste esplicitò come ritenesse la fantascienza l'unica forma di letteratura possibile nell'età contemporanea ed è chiaro che non di mera evasione stava parlando. Al centro della sua riflessione, perché di riflessione come vedremo più avanti, possiamo parlare, c'è un discorso sull'uomo di tipo psicologico e tutto l'armamentario della fantascienza, da Marte al viaggio nel tempo alla catastrofe, non serve ad altro che a mettere l'uomo di fronte a situazioni che consentano di sbucciarlo dalle sovrastrutture sociali e culturali per ridurlo alla pura psiche. Nel 1962, su influenza probabilmente di altri autori prima di lui, giunse a teorizzare il cosiddetto Inner Space in contrapposizione all'Outer Space che era l'interesse principale della fantascienza: la fantascienza deve quindi, secondo Ballard, rivolgersi all'esame dell'uomo e della sua psiche, è questa la sfida, la conoscibilità non di Saturno ma di ciò che si agita nelle circonvoluzioni del cervello umano. Dopo quanto detto è quasi ovvio notare come Ballard fu uno dei principali autori che si strinsero intorno alla rivista New Worlds durante la direzione di Michael Moorcock. Fu inoltre uno degli esponenti di maggiore spicco, nonché teorizzatore, della cosiddetta New Wave inglese, ma va tenuto presente che la sua attività personale era comunque precedente a questa, in un certo senso quindi Ballard fu socio fondatore della New Wave e travasò in essa molti degli stimoli che lo avevano agitato sino a quel momento.


Le opere più rappresentative

Del 1962 è il suo primo romanzo: The Wind from Nowhere (tit. ital. Vento dal nulla, I Massimi della Fantascienza [11], Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1986). Con questo romanzo entriamo in un sottogenere particolarmente caro alla fantascienza britannica del periodo, stiamo parlando del romanzo catastrofico, che ebbe autori come John Wyndham, John Cristopher, Brian Aldiss. In questo momento ancora non abbiamo una cesura con questa tradizione, questa arriverà immediatamente dopo, sempre nel 1962 con il romanzo The Drowned World (tit. ital. Il mondo sommerso, Baldini & Castoldi, Milano, 1988). Qui troviamo infatti, contrariamente rispetto al romanzo catastrofico tradizionale, l'avvento del personaggio che lungi dal lottare contro la catastrofe si abbandona a essa, quasi ne diventa complice, divenendo preda delle ossessioni che essa scatena in lui, (non sarà fuori luogo probabilmente un riferimento al personaggio di Kurz in Cuore di Tenebra di Conrad, né è da escludere che in queste figure di folli possano rientrare individui realmente conosciuti da Ballard nel corso della sua esperienza della prigionia). In Ballard la catastrofe non è mai elemento di rinascita, da essa non nasce mai una nuova società, al contrario essa rappresenta il crollo totale della civiltà a favore di qualcosa che serpeggia ancora nei nostri geni; alla catastrofe si accompagna quasi sempre la devoluzione, il ripiegarsi dell'individuo, a simboleggiare la specie, sul passato ancestrale. Questo è particolarmente evidente in The Drowned World, dove il mondo, quasi totalmente sommerso dalle acque si avvia a tornare verso una specie di periodo triassico. A questi due romanzi si aggiunsero nel 1964 The Burning World (tit. it. Terra bruciata, Oscar 2087, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1989) e nel 1966 The Crystal World (tit. it. Foresta di cristallo, Baldini & Castoldi, Milano, 1999) che costituiscono in pratica una quadrilogia di catastrofi basate sui quattro elementi naturali: aria, acqua, fuoco, terra.

Ma dove l'immaginazione e l'abilità di Ballard raggiungono i loro vertici è sicuramente nel campo della narrativa breve, riferimenti artistici, immagini di paesaggi di desolazione che costituiscono lo specchio della desolazione dell'anima, deserti o località balneari in inverno, tutto viene da Ballard macinato e ricostruito in una narrativa fortemente simbolica, dove i quadri di Dalì o le sculture di Duchamp si mischiano alle immagini di giganti annegati in stato di putrefazione, alle ossessioni per lo scoppio della Bomba su Hiroshima e Nagasaki. Vermilion Sands, The Terminal Beach, The Disaster Area sono solamente alcune raccolte tra le più importanti di un autore che ha donato alla narrativa breve di fantascienza delle immagini di straordinaria potenza. Proprio nella forma del racconto, che Ballard definiva "romanzo condensato", venne sviluppato tra il 1966 e il 1970 il progetto che ebbe poi il nome di Atrocity Exhibition, (tit. it. La mostra delle Atrocità, Feltrinelli, Milano, 2001) in cui Ballard prese in esame il mondo come si stava venendo a costituire in quei giorni, un mondo mediatico in cui Marilyn Monroe, JF. Kennedy, Ronald Reagan e altri finivano per diventare il mondo. La televisione, la carta stampata, i tabloid, stavano iniziando quell'operazione di mistificazione, e di sostituzione della realtà con il mero pettegolezzo che oggi conosciamo molto bene. Ballard costruisce una serie di racconti intorno a queste tematiche, fondendole con le sue tematiche precedenti, mai abbandonate. La devoluzione e la follia, l'ossessione, si intersecano qui con quelle che erano le icone del mondo di allora e soprattutto con la morte di queste icone; l'assassinio di Dallas, la morte di Marilyn Monroe, momenti ossessivi per una generazione, si fondono con le ossessioni dei protagonisti di Ballard. Abbiamo un'operazione di asciugamento delle sovrastrutture letterarie, i protagonisti vengono ridotti a mere funzioni narrative, il folle, lo psichiatra non completamente sano, la vittima innocente, tornano con i nomi quasi identici da un racconto all'altro proprio perché non necessitano di una individualità. La stessa narrazione arriva praticamente a un grado zero, i racconti sembrano quasi, e occasionalmente ne assumono il linguaggio, resoconti di esperimenti scientifici, o cartelle mediche. Oggi forse potrebbe anche sembrare che l'effetto non sia tanto dirompente, ma dobbiamo riportarci al 1970, la prima edizione presso la casa editrice Doubleday venne inviata al macero immediatamente dopo la stampa per un ripensamento della direzione.

Nel 1973 Ballard torna al romanzo con Crash (tit. it. Crash, I Grandi Tascabili Bompiani 610, Bompiani, Milano, 1999) da cui venne tratto più di venti anni dopo, il film omonimo per la regia di David Cronenberg. Il romanzo è un prolungamento ideale dei racconti di Atrocity Exhibition, il desiderio di morte attraverso uno scontro automobilistico e il desiderio di notorietà coinvolgendo nello scontro gente famosa sono però solamente il filo conduttore di un romanzo tenuto insieme da una scrittura ad altissimo livello. Dopo The Concrete Island (1974) arriva nel 1975 High Rise (tit. it. Il Condominio, Edizioni Anabasi, Milano, 1994); il discorso di Ballard inizia a concludersi tornando alla catastrofe. In questo caso non abbiamo un elemento naturale, l'elemento apportatore di catastrofe è un gigantesco condominio dove gli abitanti tornano a uno stadio puramente primitivo, bestiale, ancora una volta una devoluzione. Nuovamente non possiamo fare a meno di notare l'uso che fa Ballard delle costruzioni umane, autostrade, raffinerie, palazzi, per dare il senso di una decadenza e una desolazione che sono puramente e semplicemente decadenze e desolazioni dell'anima.
 
Ballard continua la sua attività nel corso degli anni, pubblicando ancora antologie sino al romanzo Hello America (1981, tit. it. Hello America, Rizzoli, Milano,1989) che si presenta forse come uno dei suoi romanzi più commerciali, tutto basato com'è su una riscoperta dell'America dopo la catastrofe, un romanzo sicuramente estremamente godibile ma molto lontano dalla profonda complessità psicologica delle sue opere precedenti.

Nel 1984 Ballard si allontana dal mondo della fantascienza, che non lo ha mai amato particolarmente, ritenendolo, probabilmente non a torto, quasi un immigrato clandestino con i documenti non del tutto in regola. Il risultato è Empire of the Sun (L'Impero del Sole Rizzoli 1990), sulle sue esperienze di ragazzo in un campo di prigionia. Da questo romanzo ma soprattutto dal film trattone da Steven Spielberg, Ballard riceverà la popolarità verso il grande pubblico che gli era mancata come semplice autore di fantascienza. Malgrado il romanzo non sia di fantascienza è nondimeno interessante perché ritroviamo in esso probabilmente l'origine di molte immagini di Ballard, gli hangar abbandonati, le pozzanghere disseccate, non c'è la fantascienza, ma la pagina è indubbiamente di Ballard. Nel 1991 il romanzo ebbe un seguito con The Kindness of Women.
Lanfranco Fabriani, fantascienza.com



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J. G. BALLARD ADDIO AL MAESTRO DI CRASH

Settembre 2005. James Graham Ballard accetta di essere intervistato da Evelyn Finger per Die Zeit. Gli viene chiesto, naturalmente, un parallelo tra le apocalissi naturali (nel caso, l' uragano Katrina) e le catastrofi che aveva raccontato nei suoi libri. A cominciare dalla primissima, quel Vento dal nulla, pubblicato nel 1961, dove il vento nasce inspiegabilmente, cresce, si alimenta in ogni parte del mondo e distrugge tutto quel che trova sul suo cammino. Ballard risponde: «Tutti i miei libri affrontano lo stesso problema: la civiltà umana è come la crosta di lava di un vulcano. Sembra solida, ma se la calpesti, trovi il fuoco». È la definizione migliore, naturalmente, che libera l' opera di Ballard dall' annoso e noioso problema dello scaffale, che probabilmente si riproporrà con maggior forza ora, dopo la morte dello scrittore, avvenuta ieri a settantotto anni, al termine di una lunga malattia annunciata nella sua autobiografia, I miracoli della vita. Cos' era dunque Ballard? Era, certo, l' autore di fantascienza che già nel secondo libro, Il mondo sommerso, affiancava la narrazione di una distruzione esterna (questa volta per lo scioglimento delle calotte polari) all' indagine dentro l' animo umano. Era il 1962: l' anno in cui uscì, sulla rivista New Worlds, il suo articolo "Which Way to Inner Space", che avrebbe aperto il varco al cyberpunk. Basta con lo spazio esterno, non più gloriose astronavi che sfrecciano nelle galassie, ma la discesa nella psiche degli uomini, e nel modo in cui la medesima interagisce con i mass media. Innesto che si sarebbe rivelato con forza nello straordinario La mostra delle atrocità, o in Condominio, che esplora la regressione alla barbarie nel microcosmo di un grattacielo. E poi, certo, in Crash, forse la sua opera più famosa, di sicuro quello che Ballard considerava la più importante. Eppure, Ballard non era soltanto un autore di fantascienza. Intervistato da Valerio Evangelisti per XL, parlava di quell' esperienza al passato: «Molti anni fa scrivevo fantascienza. Ma non ho scritto fantascienza per trent' anni o forse più. Non mi vedo più come uno scrittore di fantascienza». Del resto, aggiungeva, la fantascienza non aveva più senso: «È morta il giorno in cui Armstrong ha messo piede sulla Luna, nel 1969. Penso che allora si sia messa la parola fine. Da allora molti dei sogni della fantascienza si sono avverati. I trapianti, la manipolazione genetica... Vuoi che tua figlia somigli alla Lollobrigida? Oggi è possibile». Infatti, Ballard ha esplorato anche il proprio inner space, con romanzi autobiografici come L' impero del sole, divenuto film di Spielberg (su sceneggiatura di Tom Stoppard), dove raccontava la sua prigionia in un campo giapponese, durante la Seconda guerra mondiale. Era, anche, l' osservatore del contemporaneo, come in quello che è il suo ultimo romanzo, Regno a venire, del 2006. Era, leggendo le sue interviste, spietato e disponibile. Enrico Ghezzi l' ha definito così: «Un De Sade aggiornato con la tecnologia, il primo, dopo Debord, a riflettere con lucidità sulla società dello spettacolo». Di sé, raccontava di non amare la musica, di non possedere dischi, di non navigare su Internet e di scrivere a mano. A chi gli chiedeva, come Evelyn Finger, se davvero i mostri sanguinari dei suoi romanzi potessero materializzarsi, rispondeva di sì: «Situazioni come quelle prefigurate in Crash o in Condominio sono ormai quasi moneta corrente. Non tanto però nella forma di esplicite esplosioni di violenza, come nei miei romanzi, quanto piuttosto di aggressività latente. Le persone continuano a svegliarsi al mattino, a salire in macchina e ad andare in ufficio. Le uniche cose eccitanti ormai succedono solo nella testa delle persone. Luogo assai pericoloso».
Loredana Lipperini, La Repubblica (20 aprile 2009)
[Modificato da |Painter| 23/04/2009 10:21]
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