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Cronenberg presidente a Cannes (1999)

Ultimo Aggiornamento: 10/06/2010 17:57
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Sesso: Maschile
03/02/2009 00:11


Ho raccolto di seguito una rassegna stampa sul festival del cinema di Cannes del 1999, anno in cui David Cronenberg presiedette alla giuria creando - ovviamente - alcuni dissensi. L'ultimo articolo non riguarda strettamente Cannes ma tratta del problema della violenza sullo schermo sollevato in America nello stesso periodo; viene citato Cronenberg e l'appena uscito eXistenZ.
Matt - davidcronenberg.tk



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Sarà il canadese David Cronenberg, che recentemente a Berlino ha vinto il premio per particolari meriti artistici con eXistenZ, a presiedere la giuria del 52° Festival di Cannes, che si svolgerà dal 12 al 23 maggio. Il direttore Gilles Jacob, che definisce il regista "cineasta filosofo", sottolinea che è la prima volta che un canadese occupa quel posto. La giuria dei cortometraggi sarà invece presieduta da Thomas Vinterberg, ventinovenne regista rivelazione della passata edizione con Festen, che conquistò il premio della giuria. "Con Cronenberg - ha detto Jacob - lo spirito del bizzarro, caro a Jean Cocteau, che fu presidente della giuria nel ' 53, ' 54 e ' 57, tornerà certamente sulla Croisette. In un sol colpo la sua bacchetta magica trasformerà il "cosmopolita" in "cosmopoetico". "Una volta a Cannes - ha dichiarato Cronenberg - il medico che è in me non resisterà alla voglia di fare qualche diagnosi e di prescrivere qualche terapia. Sarà molto intossicante ed eccitante".
Corriere della Sera


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CRONENBERG, CAPO DELLA GIURIA: "QUI CERCO IDEE, ANCHE PER I MIEI QUADRI"
David Cronenberg, 56 anni, è presidente della giuria del 52esimo Festival di Cannes. In questo ruolo dovrà giudicare anche il film di uno dei suoi più cari amici canadesi, Felicia' s Journey di Atom Egoyan: "Saremo una squadra - taglia corto - e sarò un moderatore degli eccessi altrui e dei miei". Cosa si aspetta dalla visione di film di culture e Paesi lontani? "Stimoli. Non prodotti confezionati per un pubblico catalogato dal marketing". Riflette sul futuro del rapporto fra cinema e società : "Il cinema vivrà una grande trasformazione, che lo aiuterà a scavare di nuovo dentro gli uomini, a guardare nella società proprio per la paura che a volte genera la tecnica, e penso anche alla genetica, a molti rami della scienza. Andiamo verso anni di grandissimo interesse scientifico, emotivo e culturale e il cinema saprà farne tesoro se analizzerà lo smarrimento degli uomini, degli artisti, degli scienziati. La tecnica dona all'uomo infinite possibilità . È il tema anche del mio eXistenZ. A Cannes non ci sarà solo il Cronenberg regista, ma anche il pittore, che al Royal Ontario Museum di Toronto e a Tokio ha presentato due grandi mostre. "Spero sempre che vedere un nuovo film arricchisca il mio immaginario anche di pittore e scultore oltre che quello di regista e di documentarista. La pittura è diventata una estensione del mio lavoro di regista. La mia mostra si intitolava "Gli strani oggetti del desiderio di Cronenberg". Vado a Cannes, quindi, con la speranza di scoprire oggetti del desiderio e trovare ispirazioni ai copioni ai quali lavoro". Al Festival nel 1996 conCrash, racconto di perversioni sessuali suscitate da incidenti automobilistici, ha diviso pubblico e critica. "Amo le auto veloci, da bambino smontavo e rimontavo sempre automobiline e improvvisavo gare: mi piacciono le competizioni e, perdendo o vincendo, mi sono sempre divertito. Una scheda capace di indicare i miei gusti e le mie tendenze come autore? Impossibile. Credo alla mutazione del genere umano e alle continue trasformazioni e ricerche, soprattutto a quelle più ardite del cinema". In America è stato spesso criticato, persino per il fatto che la band dei Massive Attack aveva dichiarato di ispirarsi al suo cinema dark, cerebralmente sovversivo. Ribatte? "No. La censura concerne sempre il controllo e il potere. Non ritengo che riguardi in alcun modo la moralità, ma la paura". E quindi: "Mi hanno offerto di dirigere decine di film e ho rifiutato. Per me il cinema è divertimento, creazione, ricerca, libertà . Abito a Toronto, non a Beverly Hills. Non ho un piano "morale" o di business: sono canadese. Da piccolo il cinema per me era l'avventura. Vedevo tutto, dai vecchi dell'orrore a La Strada, che fu una illuminazione. Non sono mai stato un cinefilo: chiedevo stimoli e immagini allo schermo". Sintetizza: "Io lavoro con i miei sogni o incubi: basta pensare al mio film La Zona Morta e, più ancora, a La Mosca. Mi ritengo ateo, ma cerco la vita quasi con un senso religioso. Non mi piacciono gli inseguimenti spettacolari e convenzionali, ma quelli che hanno al volante uomini. Il pericolo del cinema di consumo hollywoodiano, così lontano da Duel di Spielberg, è che impone modelli e anche lo spettatore si adagia. Io sto sempre dalla parte di chi si interroga".
Giovanna Grassi, Corriere della Sera



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Dice David Cronenberg, il regista canadese: "Per me, dieci anni fa, essere presidente della giuria a Cannes sarebbe stato impensabile: ma i miei film, a lungo emarginati, sono ormai al centro dell'attenzione. Non sono stato sempre d'accordo con l'idea di premiare opere d'arte, e questa esperienza non si ripeterà mai più". Oltre che dal presidente Cronenberg, la giuria è composta da: Dominique Blanc, attrice francese; Doris Dorrie, regista tedesca; Jeff Goldblum, attore-regista americano; Barbara Hendricks, cantante americana; Holly Hunter, attrice americana; George Miller, regista australiano; Maurizio Nichetti, regista-attore italiano; Yasmina Reza, autrice e regista teatrale francese; Andrè Techinè, regista francese. Una giuria che, come sempre, ha suscitato qualche protesta (troppi francesi, troppi americani...). Ma a intimorire i registi in concorso è soprattutto la personalità di quel presidente del quale Martin Scorsrse disse: "Soltanto l'idea di incontrare David Cronenberg mi fa paura, tanto i suoi film sono spaventevoli", rimanendo poi infinitamente sorpreso nello scoprire " anzichè un folle, un tipo che somiglia a un ginecologo di Beverly Hills". I modi posati, la cortesia paziente, la calma da bravo insegnante di Cronenberg sono persino destabilizzanti, dice Andrè S. Labarthe, "il personaggio pare in assoluta contraddizione con i suoi film". Cinquantasei anni, figlio di un giornalista specializzato in filatelia e di una pianista, cresciuto nelle dissimulazioni ipocrite della "generazione Eisenhower", studente di scienze e poi di letteratura all'Università di Toronto, scrittore di racconti e autore di documentari, Cronenberg ha diretto nel 1974 il suo primo film Il demone sotto la pelle, con la diva dell'horror Barbara Steele come protagonista, girato in un condominio popolare di Montreal dove allora abitava. Era una storia di contagio e d'invasione del corpo umano da parte di parassiti creati da uno scienziato pazzo, capaci di liberare la libido degli individui e di trasformarli in ossessi sessuali. Finanziato dalla Cinepix, una società produttrice specializzata nel genere erotico, il film venne distribuito in Canada e negli Stati Uniti con titoli diversi: Brividi, L'orgia dei parassiti sanguinari, I parassiti assassini, il più pertinente Essi vengono dall'interno: non ebbe gran successo ma bastò a far uscire per sempre Cronenberg dal negozio di dischi dove lavorava come commesso. Da allora il regista ha seguitato a mettere in scena magnificamente la propria attrazione oscura e affascinata per i corpi, per le loro mutazioni,alterazioni o deformazioni, per gli innesti metallici o tecnologici che possono subire trasformandosi in cyborg, uomini e donne artificiali dai poteri speciali. Gli incubi del suo cinema contrastano con "il modo di vita abbastanza borghese" che conduce a Toronto con i suoi, collezionando automobili sportive, guardando la boxe alla tv, tentando di fare l'attore: ha interpretato una parte di ginecologo nel suo La Mosca, uno psichiatra folle in Cabal di Clive Barker. È un cineasta che non ha nulla di accomodante, di medio, di tollerante o compromissorio: il festival comincia appena, ma già da mesi si ripete l'ansioso interrogativo degli autori in gara "Come potrà il mio film piacere a Cronenberg?".
L.T., La Stampa



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[…] tutta la maestosa e briosa giuria, capitanata dal presidente David Cronenberg, il regista canadese da molti considerato oltraggioso e di cui si attendono con speranza, oltraggiose reazioni ai molti film di famiglia che dovrà vedere e giudicare.
n.a., La Repubblica



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CRONENBERG: LA MIA GIURIA CONTRO TUTTI I NAZIONALISMI
CANNES - "Non mi turba affatto l'assenza di Guerre Stellari al festival. Del resto, se ci fosse stato, non sarebbe stato in competizione e dunque non avrei avuto la possibilità di vederlo", dice David Cronenberg, e le sue parole trasformano l'incontro con la giuria, uno degli appuntamenti rituali nel giorno inaugurale del festival, in una specie di scontro Cannes-Hollywood e rendono l'atmosfera vivace, al limite della polemica. Sarà perché la stampa, soprattutto francese, ha sottolineato il carattere "autoriale" di questa 52ma edizione, sarà che Newsweek si è scomodato a criticare Cannes, i suoi contenuti e anche David Cronenberg, accusando la manifestazione di subire il potere dei produttori indipendenti contro quello dell'industria, ma, finita la formalità delle dichiarazioni di intenti comincia una serie di domande a David Cronenberg, presidente della giuria, sulla vistosa diversità tra le proposte del festival e quelle degli Oscar. Cronenberg non si scompone. Spiega paziente la differenza tra il lavoro di una giuria composta di quasi seimila persone, tutti appartenenti all'industria del cinema, "un' economia da salvaguardare", e quello di "undici persone che nella maggior parte dei casi si incontrano per la prima volta, ciascuno con la sua individualità, senza nulla da perdere". Ma qualcuno insiste: c' è un altro mondo fuori da Cannes, quello delle decine di milioni di giovanissimi che aspettano con ansia Guerre Stellari. "Ma io non ho niente contro Guerre Stellari né contro il cinema che diverte, né contro le commedie o i generi. Se giudicassimo degno della Palma un film che fa ridere, perché no", dice Cronenberg, poi lascia la parola all'impetuosa Barbara Hendricks, la cantante lirica svedese: "Sono tutte chiacchere. Se c' è un altro mondo fuori da Cannes non è certo quello dei ragazzini che aspettano Guerre Stellari. È il mondo della gente che viene deportata, bombardata, massacrata, la realtà del dolore". Barbara Hendricks e la scrittrice Yasmina Reza sono i soli giurati non direttamente connessi con il cinema, a differenza degli altri, Dominique Blanc, Doris Dorrie, Holly Hunter, Jeff Goldblum, André Téchiné, Georges Miller e Maurizio Nichetti. Secondo Nichetti, definito da Cronenberg "regista-poeta", questa di Cannes "è una giuria fantastica, composta di gente che vive sulla fantasia, sia pure espressa in modi diversi, partecipi di un cinema che trascende la realtà". Ai suoi giurati Cronenberg ha dato pochissime istruzioni. A differenza di Scorsese, presidente della scorsa edizione, che aveva chiesto di vedere i film tutti insieme, "se possibile, personalmente eviterò la proiezione anticipata delle 8,30, a quell'ora del mattino la mia testa non funziona. Ognuno farà quello che vuole, poi ci incontreremo e scambieremo le nostre opinioni. Una cosa di cui sono contento è che quasi tutti i film della selezione sono titoli che sarei andato a vedere in sala: amo molto il cinema che non somiglia a quello che faccio io". Contrario ad ogni definizione - "Amo il cinema e basta" - Cronenberg ha evitato accuratamente di informarsi sulle storie e sui dettagli dei 22 film della selezione. "Voglio essere disponibile alla sorpresa. Mi sono preparato solo sul lavoro dei miei compagni di giuria, è con loro che devo trovare punti di incontro. Ho anche parlato con Scorsese, Jeremy Thomas e altri che sono stati presidenti di giuria qui e mi hanno detto che possono capitare giurati che tendono a privilegiare film del proprio paese. La mia unica raccomandazione alla giuria di quest' anno è: dimentichiamo le amicizie personali e spogliamoci di ogni orgoglio nazionalistico. L' ultima cosa di cui il mondo ha bisogno".
Maria Pia Fusco, La Repubblica



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Se l'estremo, il morboso, il decadente David Cronenberg, preso dai suoi doveri di presidente della giuria, per 15 giorni non ha potuto giocare a "épater le bourgeois"- che saremmo tutti noi, gente più o meno normale - inventando mostriciattoli, sangue, accoppiamenti poco giudiziosi e deformità varie, ha deciso tuttavia di stupirci ad ogni costo. Aveva proprio ragione Gilles Jacob, quando in un' intervista concessa due settimane fa, ha ammesso che difficilmente negli ultimi anni la Palma d' oro ha premiato il miglior film del concorso. Cronenberg gli ha dato ragione con un Palmarès quasi scandaloso - certo, se si prende sul serio quel pallido riflesso della vita reale che è un festival. […] Cronenberg ha premiato il cinema più lontano dal suo - per gusto, fattura e ispirazione - come se volesse respingere nell'oblio il lavoro dei suoi amici e compagni, da Egoyan a Lynch. […]
Irene Bignardi, La Repubblica



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[…] i primi "buu" sono arrivati per David Cronenberg, a cui un Orso d' argento riconosce "eccezionali risultati artistici". E’ stato accolto da fischi […]
Irene Bignardi, La Repubblica



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Il vento era già cambiato all'ultimo festival di Cannes, dove una giuria presieduta da un regista estremo, il canadese David Cronenberg, scandalizzò i critici premiando non solo due film disperati di registi marginali (Leone d' oro a Rosetta dei fratelli belgi Dardenne, gran premio della giuria a L'Humanité del francese Dumont) ma anche i loro interpreti del tutto sconosciuti e desolati.
Natalia Aspesi, La Repubblica



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David Cronenberg è presidente di quella dei lungometraggi, dove troviamo Maurizio Nichetti [...]
Laura Putti, La Repubblica



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Come si è comportato Cronenberg presidente? [Maurizio Nichetti] "Sempre aperto alla discussione, ma certo che, con il ruolo che gli permetteva di dare e togliere la parola, è stato trainante. Mi ha molto colpito che nella discussione, pur con una prevalenza di giurati di lingua inglese e legati all'America, il termine "hollywoodiano" rispetto all'impianto di una storia o ad un attore venisse usato in modo negativo".
Maria Pia Fusco, La Repubblica



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Dopo il massacro di Denver, la Casa Bianca cerca di correre ai ripari convocando l'industria della comunicazione. […] Registi come David Cronenberg e John Carpenter, che non hanno mai esitato a raccontare la violenza nei loro film, difendono le proprie scelte. "Hollywood è da sempre il bersaglio numero uno" dice il canadese Cronenberg, il cui ultimo film, eXistenZ, sulla realtà virtuale e le sue conseguenze, è appena uscito in America. "I ragazzini americani guardano gli stessi show televisivi e gli stessi film dei coetanei in Europa o in Canada, eppure in nessuno di questi paesi si registra il livello di violenza che esiste negli Usa. È un problema di ordine culturale ben più profondo ed è ridicolo puntare il dito esclusivamente sulla violenza fittizia che si vede in televisione e al cinema". "Temo che tutte queste lamentazioni, che sento da quando ero ragazzino, non faranno altro che inasprire la censura sui media" gli fa eco Carpenter, regista di film dell'orrore, il cui Halloween era stato accusato, anni fa, di aver ispirato un omicidio. "Una volta erano finiti sotto accusa i fumetti; alla fine degli anni ' 50 fu il turno dei film neorealisti e i loro finali tristi, non "hollywoodiani". Poi è stata la volta di Elvis e della musica rock and roll. È una mania umana molto radicata: il bisogno di censurare".
Silvia Bizio, La Repubblica
[Modificato da |Painter| 10/06/2010 17:57]
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