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Il killer dentro - recensione di J.G.Ballard

Ultimo Aggiornamento: 11/06/2010 14:08
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Post: 529
Sesso: Maschile
02/02/2009 23:59


IL KILLER DENTRO

I film di David Cronenberg sono pieni di immagini che ci riportano all’horror. Ma in realtà quello che cerchiamo di nascondere è il grande caos dell’essere vivi.

Siamo tutti quanti, senza saperlo, parte di un grande programma di protezione testimoni? Scopriamo, talvolta nel lontano passato, qualche evento profondo e disturbante nel quale siamo strettamente coinvolti? Ci siamo forse assegnati nuove identità, nuove personalità, paure e sogni per convincerci di aver dimenticato ciò che realmente siamo?
Queste domande affollarono la mia testa quando guardai A History of Violence, un film così brillante e provocante come nessun altro dei film diretti da Cronenberg. Tutti i suoi film ci tengono con i nervi tesi sulla poltrona, rapiti dalla storia che si schiude sullo schermo ma consci che qualcosa di sgradevole stia per avvenire nei posti accanto.
Quella cosa sgradevole, non c’è bisogno di dirlo, siamo noi stessi, umide matasse di passioni, bisogni e nevrosi che nascondono la nostra vera natura. Il brutto evento di cui siamo stati testimoni nel passato è l’esperienza di essere vivi, uno stato di cose che Cronenberg sicuramente non prende come valore nominale.
L’esistenza, agli occhi di Cronenberg, è l’ultimo stato patologico. Ci vede come fragili creature con giusto una vaga idea di chi siamo, nervosi nel mettere alla prova i nostri limiti fisici e mentali. I personaggi nei film di Cronenberg si comportano come se abitassero le loro menti e i loro corpi per la prima volta nel momento in cui li osserviamo, armeggiando con i controlli come guidatori in un veicolo strano. Si eleverà nell’aria, invertendo sé stesso, o si autodistruggerà immediatamente?
Cronenberg con modestia ha affermato di apparire come un ginecologo di Beverly Hills. Avendo lavorato con lui nella realizzazione di Crash, so che è una buona compagnia, con il suo rassicurante modo da neurochirurgo che spiega come stia per rimuovere un tumore inoperabile nel profondo del tuo cervello. Sorprendentemente, per un cineasta che lavora nel cinema commerciale, è rimasto fedele al suo progetto principale, e i suoi film costituiscono un'evidente autopsia della natura dell'esistenza.
Tutte le pellicole di Cronenberg, fino a A History of Violence inclusa, si concentrano su due domande: chi siamo e qual'è la vera natura della coscienza. Insieme, i film sembrano essere il parallelo della crescita della mente a partire dall'utero. I primi film come Scanners e La Zona Morta esplorano le confuse frontiere tra mente e corpo, proprio come la percezione della realtà in un neonato.
In Videodrome questa mente in crescita ha fatto il primo passo nel mondo esterno, giustamente attraverso la televisione, parabola di come la realtà sia tenue in un mondo dominato dai media. La Mosca, il più grosso successo di Cronenberg, riprende la “Metamorfosi” di Kafka, dove un figlio disprezzato si vede trasformato in un insetto. Qui Jeff Goldblum, pieno di dubbi pseudo-adolescienziali e di timori verso sé stesso, intraprende una storia d'amore maledetta con Geena Davis. Lo guarda tranquillamente camminare sul soffitto, e presumo che la trasformazione in una mosca gigante avvenga all'interno della sua mente.
Pasto Nudo va oltre il sesso verso il mondo notturno di overdose d'eroina, e Crash, una storia d'amore che parla di incidenti d'auto come sacramenti religiosi, vede la tecnologia come tentativo di evadere dalla morte stessa. Infine, in A History of Violence la società nel suo insieme viene abbracciata e smantellata.
Il titolo, A History of Violence, è la chiave del film e dovrebbe essere letto non come una storia o un racconto di violenza, bensì come apparirebbe in una nota di un assistente sociale: “questa famiglia ha una storia di violenza”. La famiglia, ovviamente, è la famiglia umana, la specie di primati con un incredibile appetito per crudeltà e violenza. Se il suo comportamento nel XX secolo venisse considerato un modello da seguire, la razza umana abiterebbe in un grande quartiere devastato da interminabili feudi e guerre civili, un'area off-limits abbandonata dalle autorità, anche se nessuno sarebbe in grado di ricordare chi è e persino se è esistito.
Il film è ambientato in una piccola cittadina dell'Ohio, pacifica e arretrata, dove l'unica cosa che può cambiare è la luce del semaforo. Tom Stall, interpretato da Viggo Mortensen, gestisce un tranquillo cafè, e “avrò una di quelle fantastiche torte di ciliege” riassume la filosofia di Norman Rockwell. Tom è rilassato e piacevole, felicemente sposato con Edie (Maria Bello). Hanno una bambina di sei anni, Sarah, dolce e adorabile, che capiamo che se lo riprenderà prima che sia troppo tardi, e un figlio teenager, Jack, con una divertente vena umoristica. Alla domanda della sua ragazza annoiata su quale sarà il futuro che la città riserva a loro, lui dice: “Cresceremo, avremo un lavoro, ci sposeremo e diventeremo alcolisti”.
Sembra proprio improbabile. Questa è una città dove David Lynch non sarà mai chiamato, sebbene Tom e Edie abbiano giocose fantasie un po' spinte. Quando i bambini sono dagli amici, lei veste come quando era la cheerleader del college e i due fanno l'amore appassionatamente sul letto della figlia. Ma tutto sembra innocente come i giocattoli intorno a loro.
Purtroppo un mondo oscuro si intromette. Una sera Tom sta per chiudere quando due farabutti entrano nel cafè, in fuga dopo una strage in un motel. Vedendo i suoi dipendenti in serio pericolo, Tom scatta all'azione. Durante la violenta lotta viene pugnalato ma afferra una delle armi e uccide entrambi i due uomini. La città gli si raduna intorno, acclamandolo come un nuovo eroe. La moglie e i figli riportano orgogliosamente Tom a casa dall'ospedale. Lui mormora sommessamente alle telecamere nazionali. E' un eroe per suo figlio, e il cafè si riempie di simpatizzanti.
Ma lontano, a Philadelphia, qualcun altro vede la notizia alla tv. Una settimana dopo, entrano nel cafè tre uomini dall'aria minacciosa. Il loro capo, Carl Fogaty, è interpretato da Ed Harris che fa concorrenza al Dennis Hopper gangster psicotico di Velluto Blu. Il completo nero e camicia bianca, occhiali da sole a coprire un occhio sfregiato, è la violenza stilizzata in ogni gesto. Accoglie Tom come un vecchio conoscente, felice di averlo finalmente ritrovato. Dice che Tom, vent'anni prima, era membro della malavita di Philadelphia. Il suo compito è di riportare Tom da suo fratello, ora boss del gruppo, che desidera concludere certi affari lasciati incompiuti.
Tom sostiene di non aver mai visto Fogaty prima, ma è vago sul passato della sua famiglia, e persino la moglie e il figlio non sono sicuri di potergli credere. Ogni certezza del loro tranquillo mondo è stata rotta. Edie contempla la sua confortevole casa di famiglia realizzando che non è stata altro che un palcoscenico. Il capo della gang le dice: “Chiedi a Tom dove ha imparato a combattere così bene...”
Quello che è davvero interessante del film è la velocità con cui la moglie accetta che il marito, per tutto il suo coraggio, è parte di un mondo violento e criminale, nello spirito se non nei fatti. Un pozzo nero si è aperto nel pavimento del salotto, e lei vede come crudeltà e assassinii siano le fondamenta della loro vita domestica. Gli abbracci amorevoli del marito nascondono brutti riflessi di antica violenza. Questo è un incubo che ripete The Desperate Hours, dove alcuni evasi si infiltrano nella tranquilla casa fuori città di una famiglia media – ma con la differenza che la famiglia deve accettare che le loro vecchie docili vite erano una completa illusione. Ora conoscono la verità e sanno chi realmente sono. La loro famiglia ha una storia di violenza.
James G. Ballard, guardian.co.uk - traduzione: Matt



***

J.G. Ballard (1930-2009) è stato un famoso scrittore inglese autore di numerosi racconti di fantascienza (ma è limitato classificarli così in quanto spesso esulano dal genere) e di romanzi soprattutto di riflessione sociale. Tra i più famosi La Mostra delle Atrocità, L'Impero del Sole (da cui il film di Steven Spielberg) e soprattutto CRASH il cui adattamento cinematografico (1996) è dello stesso Cronenberg.
[Modificato da |Painter| 11/06/2010 14:08]
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