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"Spider" di Patrick McGrath

Ultimo Aggiornamento: 10/06/2010 21:01
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Sesso: Maschile
29/01/2009 23:03


Per approfondire ulteriormente si rimanda alla pagina Dal romanzo al film - interventi del cast.


PATRICK McGRATH, SCENEGGIATORE
Ha adattato Spider dal suo romanzo pubblicato nel 1990. McGrath ha scritto diverse sceneggiature, ivi incluso un adattamento del suo romanzo The Grotesque, prodotto nel 1995 con Alan Bates, Theresa Russell e Sting. Il film è uscito in America del Nord con il titolo Gentlemen Don't Eat Poets, ed è uscito in video con il titolo Grave Indiscretions. Molte delle sue sceneggiature sono state prodotte dalla televisione americana. Inoltre i diritti cinematografici del suo romanzo best seller Asylum sono stati comprati dalla Paramount Pictures, che hanno commissionato la sceneggiatura a Stephen King.
Ha scritto sei libri di fiction, la raccolta di storie Blood and Water and Other Tales, e i romanzi The Grotesque; Spider; Dr. Haggard's Disease; Asylum e Martha Peake. Le sue opere sono state tradotte in 18 lingue e sono state acclamate dalla critica di tutto il mondo. Ha anche seguito l'edizione dell'antologia di fiction The New Gothic, pubblicata da Random House nel 1991.
Ha scritto anche tre libri per bambini e ha scritto regolarmente recensioni per The New York Times Book Review. […]
McGrath è nato a Londra in Inghilterra, ed è cresciuto all'ombra del Broadmoor, l'ospedale per malati di mente ad alta sicurezza più grande d'Inghilterra, dove per molti anni, suo padre è stato Sovrintendente Medico. Si è spostato in Canada nel 1971 e ha lavorato a Oakridge, l'unità ad alta sicurezza del centro Penetang Mental Health a Ontario. Ha poi passato diversi anni alla British Columbia, prima a Vancouver e poi nelle Isole di Queen Charlotte dove ha costruito una capanna primitiva in tronchi d'albero e ha cominciato a scrivere fiction. Nel 1981 si è stabilito a New York, dove vive tuttora. Ha sposato l'attrice e regista Maria Aitken.
fandango.it



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MCGRATH, RITORNO ALLA FOLLIA
Ma io mi chiamo Dennis? Oppure Spider? Sono un tipo cascante e fragile con i pantaloni che sventolano come una banderuola oppure un furbastro che con l'occhio vacuo ne combina di tutti i colori? Sono una vittima o sono un assassino? No, non ce lo dimenticheremo facilmente questo ragazzo double-face, dalla doppia identità, che non sa veramente come si chiama e passa da una personalità all'altra. Nei meandri della sua mente complicata e contorta, ci conduce Patrick McGrath, col suo nuovo romanzo, Spider (Bompiani). La storia di questo ragazzo-ragno, che anche quando è uomo fatto si mantiene come un esile fuscelletto, magro, spiritato e tormentato dalla cattiva sorte, è arrivata sullo schermo nel film presentato a Cannes con la regia di David Cronenberg, interpretato da Ralph Fiennes. Non c'è dubbio che McGrath, 51 anni, autore di Follia, Martha Peake e Il morbo di Haggard, celebratissimo dalla critica - la «New York Times Book Review» ha etichettato i suoi libri come «ipnotici» - sicuramente dà il meglio quando si cimenta con figure ambigue sul filo del rasoio, in equilibrio instabile che rischiano l'abisso. Parlare di ossessioni gli riesce in maniera magistrale. E anche di carceri, ospedali, istituti penali. Di medici e di psichiatri, lo scrittore inglese - ha sempre abitato a Londra e oggi si divide tra la sua città e New York - se ne intende. Ha vissuto da ragazzo a un tiro di schioppo dal Broadmor Hospital di cui suo padre era il sovrintendente. Lui stesso a vent'anni si occupava di malati mentali, trascorreva con loro le sue giornate, giocando a scacchi con loro, portandoli a spasso. Non fidandosi però interamente delle sue competenze mediche per la revisione di Follia si è fatto aiutare da uno psichiatra mentre per Spider si è avvalso dello sguardo critico di sua moglie, Maria Aitken l'attrice protagonista di Un pesce di nome Wanda. Spider è il libro che più assomiglia a Follia, uno dei maggiori successi letterari di questi ultimi anni. Dennis sembra un clone dell'artista uxoricida Edgar Stark travolto da insana passione erotica. Povero Spider, povero piccolo ragno: la sua strada, come quella di Stark, è già contrassegnata dall'ambiente in cui vive, carico di odio, di tensione, di parole mai pronunciate grondanti un profondo rancore che è l'unico legane tra i suoi genitori. Si ritroverà a coltivare un orticello nella prigione-manicomio di Ganderhill per 22 anni. Per l'uomo-ragno non ci sarà mai pace. Un personaggio che lo stesso McGrath ha definito «neogotico».
Mirella Serri, La Stampa



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Il tempo, in Dennis Cleg, ha reso i ricordi solidi come cemento, e impalpabile il passato più prossimo. Vive in una pensione, gestita dalla signora Wilkinson, da cui esce quotidianamente per lunghe passeggiate. Dall’omonimia della padrona di casa con una figura del proprio passato nasce il primo filo dell’intensa ragnatela di eventi che imprigiona Dennis, detto Spider, nell’oscurità della propria infanzia. Passato e presente si alternano in un crescendo di follia, illogicità e ombre.
Il ragazzino racconta gli ultimi anni di vita della propria famiglia, tracciandone un angosciante quadro di alcol e violenza, attenuato dalla presenza di una madre affettuosa ma debole. Il primo di una serie di eventi tragici è la scoperta, da parte del figlio, di una relazione extraconiugale del padre con una prostituta, Hilda Wilkinson, da cui sembra svilupparsi e crescere la follia, forse solo latente, di Spider. La ragnatela creata da Patrick McGrath è un viaggio nella mente disturbata di un uomo giunto al termine della propria vita; un viaggio nella follia delle allucinazioni, che intrappolerà il lettore nella vischiosità dell’inquietudine e nella mutevolezza del confine tra reale e prodotto della psiche.
Le dimensioni spazio e tempo vengono frantumate e ricomposte senza tregua, la logica della narrazione è quella di una mente folle che vive in un tragico passato, diviso tra violenza familiari e ospedali psichiatrici. Ma cosa è realmente accaduto degli eventi presenti nella mente di Spider? L’evento scatenante la cieca follia sembra essere la scomparsa improvvisa della madre, ma la donna è stata veramente assassinata? Il racconto prosegue e sembra far luce sui nodi principali della sua vita, una catena di causa-effetto iniziata in un tradimento, portata all’esasperazione da una scomparsa, per giungere alla clausura del ragazzo in un manicomio, dove passerà la maggior parte della propria vita. Ma alcuni eventi restano sospesi, in un limbo senza tempo, né spazio, come parentesi angoscianti di un esito possibile ma forse non reale.
Realtà e fantasia si mescolano, confondono e creano un romanzo dai contorni inquietanti e spaventosi, denso di angoli oscuri e tetre verità, immagini chiaramente frutto di una mente angosciata sovrapposte ad accurate descrizioni della realtà delle istituzioni manicomiali. La vita di un uomo che fa luce sul mondo della schizofrenia in chiave macabra e a tratti raccapricciante, una vita di malattia e violenza, che rende chiara la sofferenza di chi è intrappolato in un sé stesso spaventoso, e da cui non c’è via di fuga, se non il rifugio in un mondo di immagini irreali ma tollerabili.
Erica Enea, nonsolocinema.com



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OLTRE SPIDER: PATRICK MCGRATH E L'ELOGIO DELLA FOLLIA
Presentato a Cannes 2002, ecco che arriva Spider: il nuovo film di David Cronenberg, che non ha mancato di suscitare reazioni discordanti tra i critici - nessuna novità, quindi - dopo la proiezione festivaliera. Storia di malattia e di alienazione, Spider viene alla luce dal romanzo omonimo di Patrick McGrath; autore che divenne un caso letterario in occasione della pubblicazione del suo quarto romanzo - Asylum, del 1996, che da noi prese il titolo di Follia - divenuto un best seller in tutto il mondo. Ambientato in un manicomio (dovremmo dire "ospedale psichiatrico") - asylum, appunto - Follia rappresenta il disegno di una spirale che si chiude, avvolgendo con determinazione inesorabile la vita di due persone: una donna, moglie di uno psichiatra dell'ospedale, ed un paziente, ricoverato dopo aver ucciso la moglie a colpi di martello in un accesso di follia paranoide. Il romanzo diventa presto un evento bibliografico (basato soprattutto sul passaparola), che porta alla luce il talento di uno scrittore inglese - un londinese del 1950, trasferitosi prima in Canada poi negli USA - rivelatosi però già molto tempo addietro, in occasione della pubblicazione dei suoi precedenti romanzi e, soprattutto, dei racconti brevi e delle novelle, il cui principale ispiratore sembrerebbe E. A. Poe.
Limitandoci ai romanzi, infatti, McGrath aveva già pubblicato nel 1989 The Grotesque, nel 1990 Spider e nel 1993 Dr. Haggard's disease; ma il successo, si sa, segue strade imperscrutabili. In Italia, ad esempio, l'editrice Leonardo pubblica già nel 1991 Sangue e acqua, e altre storie (Blood and water: and other tales, 1988), raccolta di novelle; mentre Mondadori, sei anni dopo, si occupa di un'altra raccolta: New Gothic, 21 storie dell'ombra (The Picador Book of the New Gothic, 1991), firmata con Bradford Morrow. Ma è nel 1998 che Adelphi dà alle stampe Follia, il cui grande successo editoriale fa da volano alla traduzione de Il morbo di Haggard, nel 1999, e di Grottesco nel 2000. Nello stesso anno esce negli USA l'ultimo romanzo, Martha Peake: a novel of the Revolution, pubblicato da noi l'anno successivo; mentre Bompiani provvede oggi, grazie alla spinta commerciale costituita dall'uscita del film di Cronenberg, a presentare - con "soli" 12 anni di ritardo - Spider.
La follia, nei romanzi di McGrath, è come un fluido che permea le pagine: l'analisi dei comportamenti umani, il dissezionamento dei processi psichici, l'evidenziazione della malattia mentale, sono procedimenti lenti che si espandono dalle prime pagine dei libri ed occupano inesorabilmente ogni spazio narrativo; diventano l'armatura del romanzo, ne realizzano i pilastri e ad essi fanno appoggiare la complessa travatura delle vicende - piccole o grandi che siano, dall'omicidio efferato alla descrizione di un abito da sera. Ma a vedere bene, anche i personaggi che malati non sono condividono con questi ultimi una condizione di disagio: la limitazione della libertà, l'obbligo ad agire nei ristretti ambiti imposti dal loro - dal nostro - essere sociale; non è la malattia a determinare l'alienazione, ma l'esistenza stessa in vita: "All'origine di tutti i miei scritti", affermò lo scrittore in una intervista, "c'è il rapporto dei protagonisti con l'ambiente che li circonda. Li immagino in una situazione di apparente normalità che in realtà rivela una costrizione". Dal contrasto tra istinto e ragione, tra animalità e umanità, nascono sempre, secondo McGrath, dissidi interiori che, molto spesso, sfociano nella malattia mentale; lo scrittore invita ognuno a specchiarsi davanti all'oggettività della propria situazione personale, ed ammonisce a non giudicare in modo affrettato chi è "impazzito": forse si tratta di qualcuno che si è liberato dai vincoli che lo costringevano in situazioni inaccettabili, che ha raggiunto la condizione di un nuovo equilibrio mentale, costituito su basi diverse da quelle delle persone "sane".
Vent'anni di osservazione - che McGrath ha condotto fin da ragazzo, mentre viveva a stretto contatto con i pazienti dell'ospedale psichiatrico diretto da suo padre, ascoltandone i racconti e dividendo con loro il trascorrere del tempo - fanno sì che quello di McGrath non sia soltanto uno stile originale, un modo di esprimere una tecnica che lo metta in risalto in un panorama bibliografico sconfinato: il suo scrivere è il risultato di una consapevolezza, acquisita dall'aver vissuto un'esperienza speciale, che traspare dall'indulgenza con cui lo scrittore tratta le azioni, spesso terribili, compiute dai suoi personaggi disturbati.
McGrath ha già incontrato il cinema, sceneggiando la trasposizione di The Grotesque nel film omonimo di John-Paul Davidson (1995): lo stesso scrittore ammette da una parte le difficoltà riscontrate, in quell'occasione, nell'applicare un metodo di scrittura confacente ai romanzi, ma inadeguato ad una sceneggiatura cinematografica; e dall'altra l'immodestia dimostrata nell'aver sottovalutato l'importanza del mestiere di chi scrive pensando alle immagini; fatti, questi, che resero l'operazione di trascrizione su pellicola molto incerta. Neanche la presenza di star come Alan Bates o Sting migliorò la qualità di un film che McGrath stesso definì deludente. Per questi motivi adattare Spider al grande schermo fu un'idea che, inizialmente, non lo affascinò molto; ma l'insistenza della moglie (l'attrice Maria Aitken) convinse McGrath a valutare meglio le potenzialità cinematografiche della storia: quella dei mondi alternativi in cui fluttua la mente distorta di un uomo, dimesso da un ospedale psichiatrico, che rivive gli anni della propria infanzia devastata da un padre violento. La cognizione esatta che Cronenberg (interpellato dopo Frears e Pat O'Connor) dimostrò di avere della misteriosa ed intricata natura del protagonista del romanzo, insieme all'adesione entusiasta di Ralph Fiennes al compito di interpretarne il ruolo, furono gli impulsi più forti alla realizzazione del film (il cui finanziamento, per inciso, ha rappresentato per lo scrittore qualcosa da lui definita - in un divertente articolo su The Guardian - "una bizzarra storia di colpi di scena dalle connotazioni gotiche, che ha incluso calcoli errati, tradimenti oltraggiosi, vendette brutali, manipolazioni sistematiche, ossessioni tenaci, elevato coraggio morale, oltre a sorprendenti dimostrazioni di spirito di sacrificio, lealtà, spericolatezza e duro lavoro").
I commenti dopo Cannes furono discordanti: da una parte chi lamentava al regista canadese di aver rinunciato al proprio stile, e di essersi piegato alla potenza evocativa delle parole di McGrath; dall'altra chi vedeva in Spider il coronamento della grandezza di Cronenberg, che riusciva a rendere "visibile" la follia rimanendo negli ambiti di una produzione tradizionale e facilmente leggibile. Il mondo del cinema, comunque, sembra provare molto interesse per i romanzi di McGrath: lo dimostra il fatto che Stephen King sta sviluppando il progetto della sceneggiatura che dovrebbe portare sugli schermi Follia; il regista che risulta essere accreditato per dirigere le riprese è Jonathan Demme, mentre Liam Neeson e Natasha Richardson (Gothic, Nell) vengono citati tra i protagonisti. Nessuna notizia invece per eventuali trasposizioni de Il morbo di Haggard: ma la storia che vi si racconta, con i suoi retroscena horror e la sua dimensione onirico-patologica, si presta fortemente ad essere sceneggiata per il grande schermo: a pensarci bene, i temi della mutazione genetica (e della deriva psicotica) che se ne traggono, sono - ancora una volta - specialità cronenberghiane...
Umberto Martino, sentieriselvaggi.it
[Modificato da |Painter| 10/06/2010 21:01]
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