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Lo scandalo - Rassegna Stampa pt.2

Ultimo Aggiornamento: 10/06/2010 20:35
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Sesso: Maschile
29/01/2009 22:59


PARTE SECONDA

“Il Corriere della Sera”


SESSO E MOTORI, CRASH SI SCHIANTA A CANNES
M i sono sorbito quaranta minuti di coda per infilarmi a spintoni nella saletta del Palais dove si proiettava The Quit Room ovvero lo stesso film che con il titolo La stanza di Cloe si può comodamente vedere in Italia pagando diecimila lire. […] Diretto dall'olandese operante in Australia Rolf De Heer […] Questo De Heer, autore scoperto dalla Mostra di Venezia con "Bad Boy Bubby", va ormai accolto nella cerchia dei cineasti eccellenti. Dalla quale rischia di venire espulso il canadese David Cronenberg, l'unico nome acclamato qui al festival fin dai titoli di Crash; ma gli applausi di sortita alla fine si sono trasformati in fischi. Forse perché un romanzo pornografico come quello di J.G. Ballard (è l'autore stesso a rivendicare la qualifica) non andrebbe raccontato in maniera sporcacciona. Dal '74, anno di pubblicazione del libro, molti sono andati in estasi per la scoperta di un rapporto fra l'incidente automobilistico e il sesso; e non gli auguro di dover verificare di persona lo scarso godimento di quando ci si trova a pezzi e imprigionati fra le lamiere. Se tuttavia la demenziale ipotesi conserva sulla pagina lo smalto del paradosso, quella che si vede sullo schermo è roba a luci rosse. Dopo aver rinunciato alla figura carismatica di Elizabeth Taylor come bersaglio del suo antieroe, che si suicida nel tentativo di investire la diva per morire con lei, Cronenberg ha inventato rispetto al libro una sola sequenza all'altezza della sua firma: una ricostruzione dell'incidente che costò la vita a James Dean. Per il resto scenda un pietoso velo sulla messinscena e sugli interpreti, fra i quali figurano colpiti da improvvisa "cagneria" James Spader e Holly Hunter. Guarda un po' , tutti e due vincitori sulla Croisette del premio rispettivamente per il miglior attore ('89) e la migliore attrice ('93). A titolo di espiazione, suggerirei ai due infortunati di Crash di zoppicare fino sul palco lunedì sera, alla cerimonia del Palmare's, e restituire il maltolto.
Tullio Kezich, Corriere della Sera



GRETA: "DISSENSI SU UN FILM". È IL PROVOCATORIO CRASH
"Che fatica fare il giurato", sbotta Greta Scacchi, bella, bionda e sempre di corsa da una proiezione all'altra. "Per fortuna - aggiunge - che c'è un presidente come Coppola, simpatico e rilassato. Gli piace scherzare e stare anche a tavola. Mica come Jeanne Moreau che l'anno scorso, qualcuno lo ricorda ancora con terrore, obbligava tutti ad andare alla prima proiezione, all'alba delle otto". Da oggi "prigioniera" con gli altri giurati (tra cui per l'Italia Antonio Tabucchi) in un castello sulle alture di Cannes, Greta mantiene il top secret assoluto sulle decisioni prese dalla giuria ma lascia intendere che il verdetto finale non sarà frutto di grandi scontri e polemiche. "Un solo film ha davvero diviso le opinioni, scatenando passioni furibonde", dice. E, anche se non svela il titolo, non è difficile pensare a Crash, la provocatoria pellicola di Cronenberg che ha scandalizzato anche il pubblico. Reduce da una fortunata tournè e di tre mesi nei teatri d'Australia con Simpatico di Shepard, tra breve partirà per l'Irlanda sul set di un nuovo film, Serpent Kiss, dove indosserà le vesti di una romantica lady di 200 anni fa legata da un complesso rapporto con la figlia. "Un tema questo dei legami familiari presente anche al Festival. Un antidoto a tanta sciocca violenza imposta dallo schermo".
G. Ma., Corriere della Sera



CANNES PREMIA LE "BUGIE" E IGNORA MASTROIANNI
[…] Ignorati i nostri due film in concorso La seconda volta di Calopresti con Moretti e Io ballo da sola di Bertolucci. Il segno di Francis Ford Coppola, presidente della giuria, s'è visto soprattutto nella controversa scelta del violento e contestatissimo Crash di Cronenberg, premio speciale della giuria. Chiamato sul palco dalla star francese Sabine Azè ma, che ha presentato il galà, lo stesso Coppola ha ammesso: "Questo premio ha diviso la giuria ma, si sa, bisogna dare sempre un riconoscimento a chi è audace" (molti i fischi in sala). […]
Maccario Angelo, Corriere della Sera



SCONTRI D'AUTO CON SESSO: LONDRA FERMA CRASH
Ancora una volta, non c'è nulla di meglio d'uno scandalo per lanciare un film. E non c'è terra come l'Inghilterra per lanciare uno scandalo: il film Crash, scontro, del canadese David Cronenberg, che narra in dettaglio l'erotismo che si prova nell'accoppiare incidenti stradali e copule in vettura, tra spargimenti di sangue, rischia di non raggiungere gli schermi britannici, dopo essere già stato proiettato in Canada e Francia. Un film "al di là della depravazione", è stato etichettato dai critici, e già questo garantirebbe il successo, se superasse la censura inglese. In Italia, Paese notoriamente più cinico, il film uscirà venerdì . A Londra forse non lo vedrà nessuno: il ministro della Cultura, Virginia Bottomley, dopo la proiezione riservata alla stampa, ha chiesto agli enti locali, in base a una legge del 1985, di vietarne la proiezione, qualunque sia la certificazione che verrà adottata: in America il film è stato vietato ai minori di 17 anni. "C'è troppa violenza", s'è giustificata la Bottomley: se le darà ascolto il municipio di Westminster, che controlla i cinema del West End, il film sarà praticamente censurato. Probabilmente la signora non spera tanto: le basta dimostrare che, sensibile alla ventata di moralismo che soffia sulla Gran Bretagna, lei condanna Crash. Lo scontro, insomma, è sui principi. Il film di Cronenberg non stupisce: il regista (da Inseparabili a La Mosca) ha spesso pescato in sentimenti morbosi e malsani. Ma in Crash racconta d'uno psicopatico, interpretato da James Spader, ch'è sessualmente attratto dalle vittime di terribili incidenti stradali, con sanguinose ferite. Le donne che lo affiancano, in una serie ininterrotta di amplessi, sono Rosanna Arquette e Holly Hunter, vincitrice di un Oscar per Lezioni di piano. Crash, d'altronde, ricevette il premio speciale della giuria al Festival di Cannes: possibile che i giurati fossero tutti pornografi depravati, tanto da non distinguere una pellicola provocatoria da una oscena? Il film è tratto da un libro dello scrittore inglese James Graham Ballard, pubblicato nel 1973: e già il romanzo fu accolto, scrive Martin Amis, con "nevrotica costernazione". Ballard, oggi, dice che il film è fedele, perché "tratta uno dei più importanti temi odierni, il sesso e la violenza nella cultura dello spettacolo". Non c'è dubbio: le merci più vendibili al cinema sono qui sanguinosamente impastate. Perciò il critico del Daily Mail scrive: "Se c'è un film che dovrebbe essere bandito per immoralità è Crash". Perché , aggiunge l'Evening Standard, mostra "alcuni dei più pervertiti atti sessuali mai visti nei normali cinematografi". L'accusa, evidentemente, è di eccitare gli spiriti deboli, magari di provocare l'emulazione di possibili pervertiti nascosti. Ma Cronenberg ci scherza: "Il film è stato visto da 700 mila persone in Francia, dove non mi pare che siano cambiate le statistiche degli incidenti stradali". E ha ragione di sorridere, perché anche stavolta la provocazione paga: il pubblico, preso all'amo, abboccherà . Anche in Inghilterra.
LO PSICHIATRA - "Lo schianto è come l'atto sessuale: in entrambi c'è violenza". "Velocità , accelerazione: qualcosa che fa pensare a uno sprint finale, dunque un chiaro segno sessuale". Vittorino Andreoli, noto psichiatra, non si stupisce del "matrimonio definitivo" tra eros e scontro automobilistico che propone Crash. E dà la sua spiegazione: "Oggi la sessualità non si esprime più direttamente, ma viene vissuta attraverso riti complicati. Associare la sessualità al rischio, al pericolo è diventato un elemento fisiologico, un bisogno per godere. Quando si vive una forte tensione c'è uno stimolo erotico maggiore". Prosegue: "Ovviamente non ho visto Crash, ma quell'incastro di lamiere di cui si parla e che evoca un incastro di corpi non è altro che un grande rito. Una macchina che si schianta contro un'altra mi fa pensare all'atto della penetrazione. Non dimentichiamo che fare l'amore è un gesto violento che implica rottura e dominio". Il regista Cronenberg, parlando di uno dei tanti significati del suo film, ha detto: "Avere un'auto per un adolescente è avere il potere e poter fare l'amore". Cosa ne pensa? "Negli anni Sessanta macchina era simbolo di conquista e conquista significava sesso. Solo da qualche tempo conquista non vuol più dire sesso. Ai nostri tempi, quando uscivamo in automobile con una ragazza, avevamo una strategia precisa: per passare dalla spalla al seno ci mettevamo anche tre giorni. E poi si sperava nella conclusione. Oggi è diverso. Certo la macchina è sempre un luogo d'amore, un'alcova, ma l'atto sessuale non interessa più . Una mia giovane paziente mi ha raccontato: "Professore, sa quando ho capito che il mio ragazzo mi voleva bene? Quando abbracciati in macchina, si è tolto il suo chiodo (termine usato dai giovani per indicare il giubbotto di pelle nera, ndr) e me lo ha regalato". Ecco che succede: solo tenerezza. Peccato poi che per provare emozioni cerchino lo scontro con un'altra macchina". Film come Crash possono essere pericolosi, indurre all'emulazione? "Ormai non c'è più alcun dubbio - replica Andreoli -. È stato dimostrato che la violenza rappresentata può diventare violenza agita. Nei giovani c'è una grande tendenza all'imitazione eroica. Se sconsiglierei la visione? No, perché il mio invito avrebbe solo l'effetto di stimolo".
Alessio Altichieri e Maria Volpe, Corriere della Sera



CHE INSIGNIFICANTE NOSTALGIA REPRESSIVA
Ah, ci risiamo con il comune sentimento del pudore, le denunce del cittadino che si difende da sè , i film sui quali incombe il sequestro come sta accadendo in quel di Napoli con Crash. A scorrere le agenzie sembra improvvisamente di essere tornati ai primi anni Sessanta, quando i solerti magistrati milanesi oscuravano la scena di Rocco e i suoi fratelli, perché il pubblico non potesse vedere Renato Salvatori che strappava le mutandine ad Annie Girardot, e a teatro fermavano per sempre le repliche dell'Arialda di Gianni Testori. Ma almeno allora c'era, da una parte e dall'altra, il gusto di partecipare a una battaglia delle idee. C'era l'Italia del vecchiume che scendeva in campo contro l'Italia della novità . C'era il grande Fellini nel suo momento più folgorante e c'era l'odiato borghese che gli sputava addosso alla prima di La dolce vita. E tra tutti, buoni e cattivi, serpeggiava la consapevolezza (per alcuni traducibile in speranza, per altri in paura) che la storia era in marcia verso qualcosa di diverso. Non a caso, proprio in quel frangente storico Kennedy in Usa lanciò la metafora vincente della "nuova frontiera". Oggi, invece, non si intravedono frontiere né vecchie né nuove. L'incidente partenopeo di Crash, comunque vada a finire, non sta da nessuna parte, non è di destra né di sinistra: non significando niente, testimonia solo della ricorrente nostalgia repressiva per gli strati più archeologici della società . Il moralista che ha fatto l'esposto, magari senza aver visto il film, ha mai occasione di arpeggiare sui canali delle tv private dopo la mezzanotte? Squallidi o meno squallidi, quegli ammiccanti Kamasutra con tanto di prezziario, numeri di telefono e inviti a contattare senza timidezza le signorine esposte rappresentano bene il trucido contesto in cui galleggia l'odierna società permissiva. Al confronto di queste puttanate che arrivano dentro casa e sono fruibili senza alcune difficoltà anche dal bambino alzatosi di notte a fare pipì , come si può colpevolizzare un film firmato da David Cronenberg, basato sul romanzo di un autore universalmente rispettato come J.G. Ballard, premiato a Cannes "per l'audacia, la capacità di osare e l'originalità" da una giuria presieduta da Francis Ford Coppola? Fra l'altro mi ritrovo nei guai nella mia qualità di critico cinematografico: come farò domani a ribadire il giudizio già espresso sulla Croisette, cioè a confessare un'altra volta che il film di Cronenberg (delizia dei cinefili, assurto nell'Olimpo dei capolavori dai "Cahiers de Cinema") non mi piace per niente? Quasi quasi preferirei scoprire che dietro il giallo giudiziario napoletano c'è lo zampino di un bravo "press agent", che è tutta una manovra per fare pubblicità al film. Meglio sentirsi parte di un Paese di furbacchioni piuttosto che di un Paese di stupidi. O no?
Tullio Kezich, Corriere della Sera



"VA SEQUESTRATO" . ED È LITE SU CRASH
La levata di scudi contro Crash, il film di David Cronenberg, è cominciata ancora prima che la pellicola comparisse nelle sale. E ora il film rischia di essere sequestrato, per via di una denuncia presentata alla procura di Napoli. L'esposto, firmato da Angelo Scudieri, responsabile dell'educazione di Legambiente, e da Giuseppe Ursini, rappresentante provinciale del Codacons, è arrivato sul tavolo del procuratore in settembre. "Mi è bastato leggere le recensioni sui giornali fatte dopo la proiezione della pellicola a Cannes", arringa Scudieri davanti a un cinema di Napoli, dove avrebbe dovuto recarsi anche il magistrato titolare del fascicolo, Gaetano Eboli, che poi ha cambiato sala. A favore del sequestro si sono espressi 18 consiglieri comunali di Napoli (da An a Rifondazione Comunista), i quali hanno anche firmato un ordine del giorno, promosso da un rappresentante dei Verdi, che però non è stato votato. Il testo ha provocato reazioni a catena. Antonio Amato, capogruppo consiliare del Pds: "Non rientra tra i compiti istituzionali del Consiglio occuparsi della soppressione di un film". Maurizio Pieroni, presidente dei senatori Verdi: "Il sequestro deve essere stato proposto dalla corrente dei Verdi bigotti". E da Roma interviene Aurelio De Laurentis, che distribuisce Crash: "Se fossi un politico investirei sui giovani. Ma che speranze possono avere di fronte a una classe politica così?".
Corriere della Sera



AMORE, FACCIAMOLO COL CRASH
Constatarlo solletica l'orgoglio nazionale: a Westminster sono più stupidi che a Napoli. Mentre il pm Gaetano Eboli ha respinto la richiesta di sequestro di Crash, avanzata da un ambientalista, i consiglieri municipali del quartiere londinese ne hanno vietato la proiezione. A conferma che il film è uno di quegli eventi pseudoscandalosi accompagnati da venti di polemica e stuzzicando la gnocca irritabilità dei filistei. Nell'accesa schermaglia degli opinionisti, molti dei quali esordienti con l'indecente premessa "Non ho visto il film, ma...", m'ha colpito l'intervento di Vittorino Andreoli. Sul Corriere del 12 novembre il noto psichiatra ha impartito la sua scientifica benedizione a quello che definisce "il matrimonio definitivo tra Eros e scontro automobilistico" sull'onda del romanzo di Ballard, portato sullo schermo da Cronenberg, dichiarando a Maria Volpe: "Una macchina che si schianta contro un'altra mi fa pensare all'atto della penetrazione. Non dimentichiamo che l'amore è un gesto violento che implica rottura e dominio...". Insomma c'è da prepararsi a vedere riscritta su "Quattroruote" tutta la storia del più tenero dei sentimenti. Se sul sesso non mi considero un'autorità , posso vantare qualche esperienza nel campo degli incidenti d'auto. Mio padre ne morì ; mia madre ne uscì rotta; io stesso sono stato trasportato dall'autostrada all'ospedale con le costole fracassate. Ebbene in tali frangenti son certo di non aver provato il minimo brivido erotico. E non auguro ai turibolatori postmoderni di Crash di dover mettere alla prova un giorno o l'altro in concreto la suggestiva equazione incontro sessuale - scontro automobilistico. Pomposa e prolissa m'è parsa la prosa di Ballard: e tuttavia devo riconoscere che sulla pagina il paradosso dell'erotomane sublimante le proprie smanie negli scontri automobilistici presenta una cupa densità di stile comunque mai volgare; mentre ciò che si vede sullo schermo rientra nel più sfacciato manierismo del genere. Dopo aver rinunciato alla figura di Elizabeth Taylor come bersaglio del suo antieroe, che nel libro si suicida nel tentativo d'investire la diva per morire con lei, Cronenberg ha inventato una sola sequenza all'altezza della sua fama: la spettacolare ricostruzione dell'incidente che costò la vita a James Dean. Per il resto si discute molto del progetto Jayne Mansfield, con la decapitazione della bionda imitatrice di Marilyn; ed intanto si susseguono con arida e noiosa ripetitività le fornicazioni d'ogni tipo, implicanti spesso acrobatismi poco adatti a dei personaggi variamente mutilati. Penso soprattutto a Rosanne Arquette con la sua gamba ingabbiata. Sugli interpreti, del resto, meglio calare un pietoso velo: da Cannes avevo addirittura avanzato la proposta che James Spader ed Holly Hunter, entrambi vincitori in altre occasioni del premio per il miglior attore e la migliore attrice, espiassero la loro partecipazione a Crash restituendo il maltolto. Invece la giuria ha polemicamente tenuto a rimeritare Cronenberg con un premio speciale. Ne sono scaturite due scuole di pensiero: da una parte il consenso quasi mistico dei "Cahiers du cinema"; dall'altra la lapidaria condanna brutalmente espressa dal gioco di parole del corsivista di Le journal du dimanche: "Cronenberg, ex cineaste culte, n'est ici qu'un cineaste cul
Tullio Kezich, Corriere della Sera



SORPRESA: I PAOLINI ASSOLVONO GLI INCIDENTI TUTTO SESSO DI CRASH
Condannato alle fiamme dell'inferno dai laici, Crash trova un'assoluzione insperata e la benedizione dei Paolini. Il film scandalo di David Cronenberg è giudicato "un'opera d'arte, non una pellicola inutile" dal mensile cattolico "Letture", diretto da don Giusto Truglia. Il periodico, che fa capo al settimanale "Famiglia cristiana", vuole evitare le demonizzazioni, anche se riconosce che, a una prima visione, il film può apparire "gelido, ripetitivo, funereo, metallico, ossessivo, disperato". Eppure Crash - scrive il critico cinematografico Walter Lobina nel nuovo numero - sa mostrare in maniera penetrante alcuni aspetti dell'attuale condizione giovanile: "La ricerca di una sessualità appagante, il fascino della morte, la disperazione degli individui". Lo psicopatico James Spader, sessualmente eccitato dagli incidenti d'auto e attratto dalle vittime con sanguinose ferite o fratture multiple, non scandalizza i Paolini. Che non si fanno turbare neppure dalla serie ininterrotta di amplessi sado - maso del protagonista con Rosanna Arquette e Holly Hunter. Anzi, "Letture" riconosce a Cronenberg di essere riuscito a far capire chiaramente che dietro la ricerca costante di oltrepassare tutti i limiti "non c'è amore, piuttosto disperazione". Crash, che vinse il Premio speciale della giuria al Festival di Cannes, era finito sotto accusa in tutta Europa e, soprattutto, in Gran Bretagna, dove Virginia Bottomley, ministro della Cultura, aveva posto un veto. E aveva invitato l'ente per la censura a bloccare l'uscita della pellicola: "Sono immagini che possono esercitare un influsso negativo". In Italia era stato inseguito da un esposto presentato alla procura di Napoli da Angelo Scudieri, responsabile educazione di Legambiente, e da Giuseppe Ursini, rappresentante provinciale del Codacons. Alla fine il pm Gaetano Eboli aveva respinto la richiesta di sequestro, ma in qualche modo aveva giudicato "a rischio" alcune scene del film, vietato ai minori di 18 anni. Il regista aveva risposto agli attacchi con una battuta: "È stato visto in Francia, dove non mi pare che siano cambiate le statistiche degli incidenti stradali". Il film è tratto da un romanzo di James Graham Ballard, pubblicato nel 1973, che aveva commentato: "È una pellicola seria sul sesso e la violenza. Ogni donna che guida sa benissimo che ci sono molti uomini che non sopportano di farsi sorpassare. Cos'hanno in mente?". Una condanna implicita per il canadese Cronenberg è venuta anche dal collega Wim Wenders. Che ha annunciato un film - manifesto contro il cinema violento. In The End of Violence, che il regista tedesco ha appena finito di girare a Los Angeles, non si vedrà neppure un'inquadratura violenta: "In generale consideriamo la violenza al cinema un fatto scontato - ha spiegato Wenders - ma nessuno ha mai pensato: "E se non ci fosse?"
Davide Frattini, Corriere della Sera



Palma d'oro a Cannes nel '96, il film (l'incidente d'auto come forma e mezzo del piacere sessuale) fu proibito in Inghilterra, grazie anche a una campagna stampa condotta dal Daily Mail.
[James Ballard:] "C'erano ancora i conservatori al governo, il premier era John Major, sempre più sgradito alla gente, senza nessun seguito. Quelli del Mail pensarono di coagulare un movimento popolare intorno al rifiuto del film - scandalo". Come risultato, tutti i councils d'Inghilterra - gli uffici che danno il visto per la proiezione dei film, un atto fino ad allora di ordinaria burocrazia - negarono il permesso a Crash. "Durò un anno il divieto, fino al maggio del '97 quando Tony Blair vinse le elezioni. Una settimana dopo il film cominciò a uscire. Salvo che nel West End di Londra, che dipende dal Council di Westminster, rimasto in mano ai tories: lì, dove ci sono le più importanti sale cinematografiche della città, Crash non è mai uscito".
Polese Ranieri, Corriere della Sera



***


“La Stampa”


EROS E MASSACRO, COSI' COLPISCE CRONENBERG
IN CRASH SESSO E AUTOMOBILE COME OSSESSIONI CONTEMPORANEE
A primavera il presidente Francis Ford Coppola e la giuria del 49o festival di Cannes inventarono apposta un premio “per l'audacia, la sfida, l'originalità”: s'erano resi conto che ignorare un film fuori del comune come Crash di David Cronenberg sarebbe stata non soltanto una colpa culturale, anche una ridicolaggine. D'autunno, adesso, in Inghilterra la signora Virginia Bottomley, ministro della Cultura, definisce Crash un film “depravato”, si augura la censura, in ogni caso invita le amministrazioni locali a proibirlo; e diciotto consiglieri comunali di Napoli (città dove già un signore aveva mandato un esposto preventivo alla Procura chiedendo il sequestro del film senza neppure averlo visto e ottenendo immediata soddisfazione dal pm Gaetano Eboli che già ieri ha assistito a una proiezione) fanno appello alla magistratura perché impedisca la presentazione di Crash. Ci vogliamo scandalizzare degli scandalizzati? Di quelli che pretendono di vietare ciò che neanche conoscono, sì, senz'altro: è un brutto vizio, una scemenza, una forma di disonestà intellettuale. Ma anche dei censori dilettanti che magari Crash l'hanno visto ci si può scandalizzare: se va bene, sembrano partecipi di quel punitivo moralismo che accompagna i periodi di maggiore corruzione e violenza, per cui le società più sono degradate e più aspirano ad apparire perbene; se va male, sembrano partecipi dell'abbaglio che scambia la rappresentazione per realtà, che spezza lo specchio per non vedere quanto esso riflette, che considera gli spettatori dei minorenni perennemente bisognosi di sorveglianza, protezione, salvezza e divieti, che non va al cinema ma si sente di giudicarlo. Naturalmente Crash non è affatto un film che esalti gli incidenti d'auto, come alcuni paiono credere. Non è un film per ragazzini: e infatti è vietato ai minori di diciotto anni. È un film estremo, duro: ma il cinema non può essere tutto puerilizzato, non è una stanza dei bambini in cui ogni cosa deve risultare caruccia o buffa. Il gran regista canadese David Cronenberg (e prima di lui lo scrittore inglese James G. Ballard dal cui romanzo 1973 pubblicato in Italia da Bompiani il film è tratto) ha preso quella realtà degli incidenti d'auto che ogni giorno ammazza sulle strade tanta gente e l'ha assunta non soltanto come l'abitudine demente che è, ma (compiendo un passo in più, andando oltre) come una fonte d'erotismo. Tutti o quasi gli atti sessuali possibili si alternano nel film a terribili scontri d'automobili. Eros e massacro, sesso e macchine, accoppiamenti e lamiere contorte dagli incidenti, desiderio e tamponamenti, segni di vecchie guerre d'autostrada e carezze con la lingua, protesi ferrigne e strette carnali a due, a tre oppure fra uomini: mutilazioni, lividi, ferite, carni martoriate, cicatrici diventano emblemi di bellezza e desiderabilità. Il sesso (la plurisessualità) e l'automobile sono due ossessioni, due idoli contemporanei: mettendoli insieme nell'aria della attuale pulsione di morte, Cronenberg compie un'operazione sardonica, rivelatrice, mitizzante e demistificante nello stesso tempo. Si può capire che susciti disagi, intolleranze, polemiche, rifiuti: è quel che vuole, che con il suo cinema ha sempre voluto. I personaggi principali sono cinque: una coppia coniugale (James Spader, chiamato direttamente James Ballard come lo scrittore, e sua moglie Deborah Unger); una dottoressa resa vedova da un incidente d'auto (Holly Hunter); una ragazza reduce da un crash e affamata d'amore, con le gambe imprigionate in tutori di cuoio-metallo e una grande cicatrice (Rosanna Arquette); un fotografo (Elias Koteas), sacerdote d'una religione dei crash che celebra i suoi riti ricostruendo scontri celebri, quello che costò la vita a James Dean al volante della sua Porsche, quello in cui morì Jane Mansfield, anche l'uccisione del presidente Kennedy vista come un incidente automobilistico. Il grande talento del regista fa di Crash un'esperienza radicale, l'immersione in un universo estremo mai visto prima: si poteva vedervi anche qualcosa di volontaristico, gratuito e artificioso, ma le reazioni che il film suscita già prima d'esser visto dicono invece che, ancora una volta, Cronenberg il terribile ha colpito.
Lietta Tornabuoni, La Stampa



“ASSOLTO” CRONENBERG
IL MAGISTRATO NON SEQUESTRA IL FILM CRASH
Non ci sarà sequestro per Crash il film “terribile” di David Cronenberg per il quale era stato richiesto il sequestro. Il giudice della Procura di Napoli, Gaetano Eboli, ha respinto l'istanza avanzata due giorni fa da Angelo Scudieri, dal Codacons e da alcuni rappresentanti dei Verdi di Napoli a causa delle “scene violente presenti nel film per la morbosità e la pericolosità della pellicola”. Evidentemente il magistrato che l'altro ieri aveva visionato la pellicola, ha ritenuto l'opera assolutamente non oscena, né “depravata” come pensa il ministro della Cultura inglese, signora Virginia Bottomley. Fortunatamente contro le iniziali richieste censorie di un signore, c'è stata una vera sollevazione ed il pubblico ministero Gaetano Eboli ha deciso che sequestrare il film sarebbe stato un atto anticulturale.
S.N., La Stampa



LONDRA FA GUERRA A CRASH
Londra contro la violenza di Crash o meglio, la maggior parte dei cinema di Westminster, vasto quartiere nel cuore della metropoli britannica, ha bloccato l'uscita del film di David Cronenberg, che è in Italia circola regolarmente. I consiglieri municipali di Westminster non hanno tollerato in particolare tre scene-choc dove gli incidenti stradali con corpi feriti e maciullati vengono presentati come un ottimo, stimolante viatico sessuale. Temono che “giovani impressionabili” siano spinti ad emulare “la degradazione e la violenza” del film. A dispetto dei riconoscimenti ricevuti a Cannes, Crash ha suscitato polemiche in Gran Bretagna per il suo taglio sadomasochista appena all'orizzonte se ne è profilato il lancio. Virginia Bottomley, ministro per i Beni Culturali, ha guidato la crociata a favore della messa al bando giudicando “nauseante” per morbosità la storia tratta da un romanzo dello scrittore britannico James Graham Ballard.
La Stampa



Vorremmo lanciare un appello ai consiglieri napoletani di An e Rifondazione, due partiti dalle spiccate tradizioni democratiche, che hanno chiesto il sequestro del film Crash di David Cronenberg. Ci rendiamo conto che l'abbinata sesso & motori costituisca una miscela esplosiva per la gioventù (Jugend) del nostro Paese. E che vedere al cinema un tipo inginocchiato in mezzo alla strada mentre aspetta una macchina per vedere l'effetto che fa, possa ingenerare un insano desiderio di emulazione. Ci rendiamo anche conto che i consiglieri napoletani hanno la fortuna di vivere in una città dove non esistono problemi più urgenti, come disoccupazione, povertà e delinquenza, e che l'immagine di diecimila scugnizzi sdraiati sul lungomare Caracciolo nell'ora di punta turbi i loro sonni altrimenti sereni. Ma vorremmo segnalare a questi inesausti vigilantes dell'umanità un obiettivo almeno altrettanto serio. Sabato sera, e pare succeda tutti i sabati, sul primo canale della Rai una donna somala ne abbracciava un'altra in lacrime, un cantante abbracciava una fan in lacrime, la moglie incinta del cantante abbracciava il cantante medesimo in lacrime. Amici napoletani, invochiamo la censura. Il rischio di emulazione infatti è evidente e ne portiamo subito la prova. Su un autobus di Roma abbiamo visto un ragazzo abbracciare una donna gridando: “Che piacere rivederla, mi riconosce?”. La signora non lo ha riconosciuto, ma sotto l'effetto del programma tv ha ricambiato l'abbraccio fra i singhiozzi dei passeggeri. Quando il ragazzo è sceso, la signora si è accorta che nella sua borsetta non c'era più il portafogli. (Carramba, che sorpresa).
Massimo Gramellini, La Stampa



CRASH PIACE AI CATTOLICI
“Letture” dice: un'opera d'arte
“Un'opera d'arte, non un film inutile”: è questo il giudizio controcorrente dei Paolini a proposito del discusso film Crash, che ha suscitato tante polemiche anche nel mondo cattolico per le scene di efferata violenza e di sesso. Il positivo apprezzamento per l'ultima pellicola del regista canadese David Cronenberg appare sul nuovo numero del mensile culturale “Letture”, diretto da don Giusto Truglia, che fa capo al settimanale “Famiglia Cristiana”. Il periodico dei Paolini non è per una facile demonizzazione del film che al festival di Cannes ha vinto il Premio Speciale della giuria, anche se riconosce che ad una prima visione può apparire “gelido, ripetitivo, funereo, metallico, ossessivo, disperato”. “Eppure Crash - afferma il recensore cinematografico Walter Lobina - sa mostrare in maniera penetrante alcuni aspetti inquietanti dell'attuale condizione giovanile: la ricerca di una sessualità appagante, il fascino della morte, la disperazione degli individui”. Secondo “Letture” Cronenberg fa capire chiaramente che dietro la ricerca costante di superare tutti i limiti “non c'è amore, piuttosto disperazione”. Il film era stato fortemente criticato alla sua uscita in Gran Bretagna. Il ministro della Cultura inglese chiese il veto perché c'era troppa violenza. Ovviamente questa presa di posizione servì solo a fare pubblicità agli schianti seguiti da atto sessuale girati dal regista canadese. Critici anche gli psichiatri: “È stato dimostrato - ha detto Andreoli - che la violenza rappresentata può diventare violenza agita. Nei giovani c'è una grande imitazione eroica, ma non ne sconsiglio la visione, perché il mio veto avrebbe solo l'effetto dello stimolo”.
S.N., La Stampa
[Modificato da |Painter| 10/06/2010 20:35]
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