Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Stampa | Notifica email    
Autore

<<Entrate nella Chiesa Catodica>>

Ultimo Aggiornamento: 11/01/2009 17:19
OFFLINE
Post: 529
Sesso: Maschile
11/01/2009 17:19


ENTRATE NELLA CHIESA CATODICA

di Matt – davidcronenberg.tk




L’essenza di Videodrome è da cogliere direttamente nel suo svolgersi. Quando lo vidi la prima volta non capii nulla, ma potrei dare la colpa alla ancora immatura età. Quando lo rividi in tempi più recenti, mi sorprese come la prima volta insinuando in me molti pensieri, molte riflessioni, difficili tuttavia da concretizzare o comunque infilare in un discorso compiuto. Un po’ come tante schegge di uno specchio infranto. Videodrome, credo, è uno di quei film che provoca questo tipo di sensazione. La sua essenza, come dicevo, va ricercata proprio nel susseguirsi meticoloso delle scene e nel progredire del suo (apparentemente) indistricabile intreccio. Va da sé che ciò riesce dopo un po’ di volte che lo si guarda. Per fortuna (e anche purtroppo) il film dura soltanto un’ora e venti.


La Spectacular Optical è un laboratorio che si occupa di occhiali speciali, sistemi di teleguida dei missili e di nuovi nastri magnetici che originano impulsi allucinatori nello spettatore che li guarda. Proprio questo nuovo prototipo, chiamato Videodrome, viene testato su alcune vittime per essere poi diffuso.
La Civic Tv capitanata da Max Renn è il bersaglio migliore per entrambe le necessità. Si tratta di una piccola televisione indipendente che trasmette su scala molto limitata e che manda in onda essenzialmente materiale pornografico e violento. Alla domanda sul perché di questa scelta, in una delle scene iniziali, Max Renn risponde che, essendo una tv piccola, deve sopravvivere dando alla gente ciò che la gente vuole.
La Spectacular Optical infiltra nell’emittente una spia che fa pervenire a Renn i prototipi del nastro Videodrome. Perché egli se ne interessi, sul nastro sono registrati spettacoli di sadomasochismo. Inizialmente Renn (e con lui noi spettatori) crede che Videodrome sia lo show, mentre in seguito viene a sapere che è soltanto un pretesto e che Videodrome è l’impulso allucinogeno generato dal nastro. Una collaboratrice di Renn lo mette in guardia dicendo di dimenticarsi di Videodrome, le cui torture sono vere e non una messa in scena; esso ha qualcosa che la Civic Tv non ha: una sua filosofia, e per questo è realmente pericoloso.
Gli fa anche un nome: quello di Brian O’Blivion, misteriosa personalità mediatica fondatrice della Chiesa Catodica (di cui approfondirò più oltre). Costui è un’altra vittima di Videodrome, ed è grazie a lui che Renn viene a sapere di cosa si tratta e degli effetti che provoca. L’esposizione a questo segnale causa nientemeno che la nascita di nuovo tessuto cerebrale, un vero tumore, che O’Blivion definisce come “un altro organo”. È la “nuova carne” divenuta simbolo della poetica cronenberghiana. Questa nuova carne così accresciuta risponde alle allucinazioni indotte da Videodrome. O’Blivion è morto a causa di Videodrome ma la figlia cela il segreto dietro a migliaia di registrazioni video da lui fatte prima di morire.
Renn inizia sempre più a essere preda di allucinazioni. Nel frattempo incrocia la vicenda di Nicki, conduttrice radiofonica che rivela subito il suo lato perverso facendosi affascinare dallo show di Videodrome durante gli incontri sessuali con Renn. Nicki arriva addirittura a partire per fare un provino per partecipare allo show.
Quando Max Renn arriva alla Spectacular Optical, la sua “programmazione” risponde al segnale di Videodrome: è in loro potere, in altre parole è il loro agente. Non deve nemmeno più guardare i nastri, gli vengono immessi direttamente in corpo dei nastri vivi di carne. Viene così indotto a uccidere i colleghi della Civic Tv per poter diffondere incontrastato il segnale allucinatorio, e successivamente la figlia di O’Blivion.
Ella però possiede un brutale (e poco chiaro) modo per “deprogrammare” Renn; una sorta di nastro “antidoto”. In questo modo, la nuova carne è libera da Videodrome e da ogni manipolazione e costituisce questo “nuovo organo” in grado di trascendere l’uomo in qualcosa di superiore. Renn a questo punto è una sorta di superuomo nitschiano. Si rivolta naturalmente contro la Spectacular Optical, uccidendone il dirigente al grido di “Morte a Videodrome, gloria e vita alla nuova carne!”.
Infine si ritira in un container abbandonato e qui, nel finale, ha la visione di Nicki nell’arena di Videodrome che gli dice che, per sgominare definitivamente Videodrome, deve passare alla seconda fase abbandonando la vecchia carne per la nuova. La nuova carne assume piena forma dopo che Renn si toglie la vita, dopo che lo schermo annerisce e compaiono i titoli di coda lasciandoci il difficile compito di immaginare il seguito. Fortunatamente di un Videodrome 2 non si è mai sentito parlare.
Questa la sinossi cronologica dell’intreccio, districabile dalla matassa di allucinazioni e complotti che costituisce il film (e che ne costituisce anche la forza visiva).


Credo che di Videodrome non sia poi così difficile parlare. Come ho detto, tutto ciò che c’è da sapere è racchiuso in ciò che viene mostrato, narrato. Non c’è niente di vago e la messa in scena, insieme al modo in cui l’intreccio prende la sua contorta forma, non lascia niente al caso. Paradossalmente è più difficile inquadrare e discorrere di film molto più lineari come Inseparabili o come la più recente produzione. Videodrome è un circolo chiuso, ermetico, dove l’unica porta lasciata aperta nel finale ha comunque la sua chiarissima soluzione: semplicemente, il seguito non è cinematograficamente rappresentabile, e nemmeno umanamente concepibile. Quello che fa di Videodrome un film molto potente è l’immaginario che traccia: un immaginario ballardiano e burroughsiano perfettamente composto. La faccia della società contemporanea (che a riguardare il film oggi è molto vintage) mostrata in questa pellicola è terrificante: subito siamo portati a pensare che sfiori la fantascienza cyberpunk di Ballard e di Dick, poi ci rendiamo conto che mass media e messaggi di violenza e di pornografia non sono invenzione bensì realtà, e che di fantascientifico non c’è nulla. È la “sporcizia” delle inquadrature che ci fa cadere in questa illusione.
Questo film è stato un punto di svolta per Cronenberg quando è arrivato a dirigerlo, ed è tuttora un punto chiave della sua filmografia. Da esso derivano tutte le tematiche che emergono quando si discute di Cronenberg, tra cui la “nuova carne” è stata elevata a vera e propria mascotte. C’è un altro concetto molto affascinante che passa invece sotto silenzio il più delle volte: quello della Chiesa Catodica, l’invenzione di O’Blivion, e quindi geniale intuizione di Cronenberg. “La realtà è meno della televisione” dice il professore nel film, aggiungendo che per sentirsi parte della “grande tavolozza del mondo”, chiunque deve somministrarsi una certa dose di televisione ogni giorno. Così la Chiesa Catodica è una parrocchia dove i senzatetto si rifugiano per essere nutriti con i teleschermi. Appare soltanto in una scena del film, quando Renn arriva a O’Blivion, e successivamente riappare vuota e chiusa in una scena notturna.
Penso che quest’idea più di qualunque altra esprima l’immaginario pseudo-fantascientifico (o per meglio dire “sporco-scientifico”) in cui il film ruota attorno, esplicitando all’estremo, quindi con pungente satira, una realtà palesemente in atto. In nessun altro film ho ritrovato un’immagine così semplice e potente, benché possa essere trascesa all’immaginario generale che Cronenberg utilizza e plasma in tutti i suoi film (quantomeno fino al 1999). La scena della Chiesa Catodica entra di diritto nell’olimpo cinematografico e anche in quello artistico. Direi che non c’è molto da aggiungere a essa.
Brian O’Blivion, tenuto in vita solo da registrazioni video, è una personalità ambigua: sia vittima (di Videodrome) sia artefice della Chiesa Catodica, quindi colpevole di generare questo tipo di mali sociali ma allo stesso tempo benefattore di una società alla quale offre ciò di cui ha bisogno (l’ha chiamata Chiesa non a caso).
Come pure Max Renn, deciso e sfrontato, colpevole di trasmettere violenza con la sua televisione senza negarne lo scopo puramente lucrativo, eppure vittima di Videodrome e del media stesso.
Nicki, che a conti fatti c’entra solo marginalmente, al contrario è falsa nella sua immagine pubblica (tiene un programma radiofonico dove consola persone in crisi, e incolpa Renn quando le si chiede un’opinione sulla Civic Tv) per poi rivelarsi affabile e sadomasochista. E finisce anch’ella con il cedere a Videodrome, per quanto poi le sue sorti non diventino molto chiare (realtà o allucinazione di Max Renn quando la si vede nell’arena di Videodrome?).
In un mondo di tali personalità comunque non c’è scampo: essi sono i protagonisti della storia, i “buoni”, coloro in cui lo spettatore forse non si identifica ma lo stesso crede nel loro agire, pensando che sia fondamentale per risolvere la situazione. I “cattivi” sono le corporazioni e i complotti che tessono: in questo caso la Spectacular Optical. Questa concezione ricorre in Cronenberg film dopo film, sin dagli esordi in Stereo, e anch’essa è diventata una ricorrenza quando si parla del suo cinema, talvolta banalizzandola troppo.


Per scendere a fondo nella questione del perché considerare Videodrome da medaglia d’oro, grazie ai suoi pregi visivi ed espositivi, voglio riportare alcuni estratti di un testo che scrissi tempo fa e che non riguarda il film né strettamente il cinema, ma che riguarda in generale la “fisicità dell’irrealtà” ovvero il materializzare ciò che sarebbe non-materializzabile.
«Fisicità nell'irrealtà? Inevitabile! Inevitabile se la si comprende, la si crede. Come inevitabile è il rapporto con la natura. La dimensione naturale sovrasta quella umana, e poiché quella umana stupra quella naturale, quella naturale si apre varchi in mezzo a quella umana, e l'uomo li vede alieni. La mente diventa aliena e sfugge.
[…] La dimensione coerente, narrativa di una storia, la comprensione logica che proprio non esiste, che è l'unico vero artifizio comunemente usato. Tuttavia si tratta di un artifizio utile, compiacente, usufruibile, talvolta da cui non si può prescindere. E bello, soprattutto, perché esso stesso è parte del processo di creazione ed è plasmabile come un universo nascente. Ha il dono della comunicabilità.
È la parola, pura e semplice parola, che è riduttiva. La parola descrive un'immagine ma per farlo la si deve prolungare e gestire in un certo modo, non può esistere l'immagine in sé, se non sotto altre forme, ed è all’immagine che si tende la quasi totalità delle volte. […] Il dedalo di immagini realirreali è inevitabile e deve assumere dimensione fisica. L'uomo non può prescindere da un risultato fisico.»
Questo è un modo di vedere familiare per Cronenberg. La sua intera filmografia manda questo messaggio trasformandolo nella sua forza dirompente. Non è un discorso esclusivo per Cronenberg, ma si applica a altri registi avanguardistici che spingono l’immagine a certi estremi. David Lynch è l’altro nome più importante – scrissi il sopra citato testo proprio a seguito di Inland Empire di Lynch, e in un altro punto del testo lo definii così: “Corridoi, stanze, lampade e colori diventano radiografie cerebrali”. Lynch e Cronenberg non sono poi così lontani pur stando su poli opposti – discorso che bisognerà approfondire prima o poi.
In Videodrome questo concetto di “fisicità dell’irrealtà” è re, è portato al parossismo perché tutti i suoi elementi – da quelli narrativi alla messa in scena – lo permettono. La differenza con i film del Cronenberg posteriore è che poi il concetto verrà sotteso, subliminalizzato, con film del tipo M. Butterfly verrà portato al suo grado zero (che potremmo associare alla sempre minor presenza di effetti splatter e inquadrature visceralmente raccapriccianti, a vantaggio di quelle psicologicamente angoscianti).
Per tutto questo mi sento di considerare Videodrome il capolavoro di David Cronenberg, per rappresentare l’apice espressivo del suo immaginario, grazie a una struttura ancora dannatamente “grezza” che poi – com’è giusto che sia – il regista affinerà nel procedere della carriera realizzando film più intimamente complessi.
È allo stesso tempo il film che consiglio a chiunque voglia conoscere Cronenberg, e che sconsiglio se si vuole vedere un film di Cronenberg senza capire davvero Cronenberg; la clausola è che Videodrome deve essere visto per lo meno tre volte.
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Cerca nel forum

Feed | Forum | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 16:59. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com