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Transfer (1966) & From the Drain (1967)

Ultimo Aggiornamento: 01/12/2011 17:46
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Post: 529
Sesso: Maschile
05/01/2009 16:37


TRANSFER

Regia: David Cronenberg
Soggetto e sceneggiatura: David Cronenberg
Fotografia: David Cronenberg
Montaggio: David Cronenberg
Suono: Margaret Hindson, Stefan Nosko

Produttore: David Cronenberg

Cast:
Rafe Macpherson
Stefan Nosko
Mort Ritts

Specifiche tecniche:
Negative format (mm/video inches): 16 mm
Colore: bianco e nero
Durata: 7 minuti
Budget: stimato circa 300 dollari
Date delle riprese: Gennaio 1966


***


FROM THE DRAIN

Regia: David Cronenberg
Soggetto e sceneggiatura: David Cronenberg
Fotografia: David Cronenberg
Montaggio: David Cronenberg
Suono: Margaret Hindson

Produttori: Mort Ritts, Stefan Nosko

Produzione: Emergent Film Ltd

Cast:
Mort Ritts
Stefan Nosko

Specifiche tecniche:
Negative format (mm/video inches): 16 mm
Colore: bianco e nero
Durata: 14 minuti
Budget: stimato circa 500 dollari
Date delle riprese: Luglio 1966



(fonte: imdb.com)


***

Di Transfer e From the Drain racconta Cronenberg stesso in Cronenberg su Cronenberg (pt.2).

***

[…] Il cinema di Cronenberg – almeno quello degli esordi – deve molto a Toronto: alle sue architetture, ai suoi edifici, alla sua luce. A quell’atmosfera di ordine apparente che nasconde un disordine strisciante fatto di impulsi repressi e di bisogni insoddisfatti. Cronenberg non nasce come cinephile, e lo ribadisce quasi a ogni intervista. Al cinema si accosta abbastanza tardi, negli anni dell’università. [...] Fedele alla sua vocazione di entomologo del comportamento umano, decide di misurarsi a sua volta con quella meraviglia. E gira, in 16 mm, Transfer (1966): un piccolo film di sette minuti sulle peripezie di uno psichiatra “costantemente inseguito da uno dei suoi pazienti, il quale è convinto che la loro relazione sia la più significativa della sua vita". Cronenberg [...] lo descrive così: "La maggior parte dell'azione si svolge in un campo innevato dove i personaggi pranzano su un tavolo che è messo lì, semplicemente, senza alcuna logica né alcun realismo esplicativo. C'è un elemento surrealista che non si accorda del tutto con lo humour psicologico del film. Non so se funzioni o meno: tecnicamente, comunque, è un film molto erratico".
L’anno dopo è la volta di From the Drain [...]. Questa volta la fonte ispiratrice è costituita dal teatro di Samuel Beckett. Cronenberg lo riassume in questo modo: "Due uomini completamente vestiti sono seduti in una vasca da bagno vuota e discutono. Dalle loro parole si capisce che sono veterani di una strana guerra di cui non si sa nulla. E' una guerra in cui sono state usate armi chimiche e biologiche. Una pianta sbuca fuori dal tubo di scarico della vasca e strangola uno dei due personaggi, mentre l'altro gli leva una scarpa e la getta in un armadio già pieno di altre calzature. Diventa allora evidente che esiste un complotto per sbarazzarsi di tutti i veterani di quella guerra in modo che essi non possano parlarne".
Più che film veri e propri, al di là della loro natura di cortometraggi amatoriali, Transfer e From the Drain sono prove, assaggi, allenamenti. Al massimo, “incubazioni”: del cinema che nascerà di lì a poco, e che già si annuncia nella scelta dei temi e nel tentativo di Cronenberg di operare sul piano stilistico attraverso procedimenti che egli stesso definisce di “decostruzione visuale”.
Gianni Canova, David Cronenberg (Il Castoro edizioni)



***

David Cronenberg […] rimane folgorato giovanissimo da come la mente umana possa essere elaboratrice di concetti fenomenologici di tipo scientifico e biologico. […] Il percorso di studi intrapreso lo porta ad acquisire fin dal principio uno sguardo oggettivo e clinico verso ogni oggetto della e sulla terra, che anziché scientifico lo porta a comportarsi proprio come un fisiologo greco od un cognitivsta. I fenomeni da lui osservati sono scaturiti da entità onnipotenti che tutto possono muovere e fagocitare nell’animo umano, così da distogliergli l’attenzione sui problemi di biologia, indirizzandolo altresì verso amicizie di studenti in materie umanistiche, lettura e scrittura fervide. Inizialmente la scrittura procurò a Cronenberg una certa fama per diverse pubblicazioni su magazines di scienze applicate e fantascienza, cosparse già di quei temi che imposteranno la “tesi” dei suoi primissimi lavori cinematografici. Ciò su cui si interrogò i più tardi anni della sua adolescenza fu “come un essere umano potesse realizzare un film”. Dubbi che cospargono la mente del regista e motivano in parte la sua speciale attenzione verso il contenuto più che la forma, proprio come i suoi “scienziati pazzi” o iper-creativi (Il demone sotto la pelle, Rabid – Sete di sangue) che badano maggiormente al fine e minormente alle “complicazioni”. […]
David Cronenberg ottiene 300 dollari per realizzare Transfer nel 1966, cortometraggio interpretato dai suoi amici Mort Ritts e Rafe Macpherson, e da lui stesso diretto, sceneggiato, fotografato e montato. Primo importante lavoro, in cui il paziente di uno psichiatra inventa parte della sua vita per il semplice gusto di assistere alle reazioni del professore che lo ha in cura. Ambientato in mezzo a una distesa di neve con i due protagonisti seduti a un tavolino, Transfer rappresenta il lato più piacevolmente nonsense del primissimo Cronenberg, comunque già consapevole di quali sarebbero stati gli eventi paranoidi a cui si sarebbe dedicato in futuro, con identici personaggi a raccontare.
Di diametralmente opposta ambientazione, claustrofobica e criptica è quella di From the drain (Dal tubo di scolo), costato 500 dollari e interpretato dal solito Mort Ritts insieme a Stephen Nosko. Trattasi di un allucinogeno ritratto di due uomini (nuovamente due), che tengono un dialogo all’interno di una vasca da bagno perfettamente vestiti. I temi affrontati dai due extra-terrestri provenienti da un futuro imprecisato (anticipazione della specie scanners?) riguardano la biologia relativa l’essere umano postbellico, mentre lo scienziato parla però, una pianta carnivora fuoriesce dal tubo di scarico per strangolarlo. L’interlocutore, probabilmente spia, poliziotto o cospiratore, gli afferra le scarpe per gettarle sopra un mucchio di altre calzature, facendo presumere che ci sia una crociata indotta per la soppressione dell’informazione riguardante la guerra.
Il significato attribuito a queste due opere per Cronenberg assume connotazioni surreali e underground, e questo lo si può intuire da numerosi elementi della messa in scena, in primis i contrapposti e onirici background che confondono di per sé le idee, e in secundis i mozziconi narrativi che sorprendono lo spettatore verso raccordi logici quasi farseschi, o legati al mistero umano più intimo e universale. Le uniche due location esterne ed interne proposte dai due corti assumeranno le veci di cornice asettica, fredda e propriamente claustrofobica nei successivi primi due lungometraggi di Cronenberg, più precisamente Stereo e Crimes of the future. Infatti queste due opere notoriamente parallele nella filmografia cronenberghiana, appaiono come le estese analisi semantiche e fisiologiche delle teorie incluse nei primissimi due lavori amatoriali di cui si è parlato, che saranno ancora sfruttata merce di scambio concettuale, visivo e visionario nelle future e professionali produzioni cinematografiche del canadese. Basti pensare alla scena cult de Il demone sotto la pelle, nella quale Barbara Steele distesa nell’acqua della vasca da bagno viene penetrata da un parassita del virus venereo, appena affiorato dal tubo di scolo. Si delinea in questa maniera anche una coerenza espositiva tra trapasso esteriore di morte riscontrabile, scomparsa del corpo e presenza di scarpe, e trapasso organico di morte neurologica, contrapposta all’insorgere di inferme facoltà erotiche e sessuali, iniziatrici del tema di cui Crash sarà il maggior narratore.
Davide Ticchi, positifcinema.com

[Modificato da |Painter| 01/12/2011 17:46]
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