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La Mosca : rappresentazione teatrale (2008)

Ultimo Aggiornamento: 01/12/2011 17:45
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23/07/2008 19:21


La sera del 2 luglio 2008 ha debuttato lo spettacolo teatrale tratto da La Mosca, emblematico film nella carriera del regista.
L'opera è stata messa in scena al Theatre du Chatlet di Parigi. David Cronenberg ha occupato naturalmente la sedia di regia, così come Howard Shore ha composto e diretto la colonna sonora. Accanto a loro, un grande nome della lirica è stato chiamato a dare il suo contributo: Placido Domingo con l'Orchestre Philarmonique di Radio France. I protagonisti della storia, nei panni dello scienziato Seth Brundle (nel film del 1986 Jeff Goldblum) e della giornalista e sua amante Veronica (Geena Davis) sono rispettivamente il baritono Daniel Okulitch e il mezzosoprano Ruxanda Donose.
A Parigi si svolgeranno 5 date, mentre dal 6 settembre la rappresentazione prenderà sede al Teatro dell'Opera di Los Angeles.
QUI si può vedere una galleria fotografica della prima di Parigi.

Matt - davidcronenberg.tk


Alcune immagini:






RASSEGNA STAMPA


Diverse iniziative testimoniano il crescente interesse di cui la fantascienza sta cominciando a godere, negli ultimi tempi, anche in ambienti che sono tradizionalmente rimasti lontanissimi dall'immaginario così familiare a chi frequenta queste pagine. L'improvvisa intesa scattata tra il teatro e la fantascienza ci aveva già regalato, tra gli altri, il dramma apocalittico di Philip Ridley Mercury Fur [...]. Adesso è la volta di una delle più angoscianti visioni congegnate da quel genio ribelle borderline che per lungo tempo è stato David Cronenberg: La Mosca approda sulle scene grazie alla tenacia di Howard Shore.
Dopo anni di lenta maturazione il sogno di Shore, autore della colonna sonora originale e premio Oscar alla corte de Il Signore degli Anelli, ha potuto giungere a compimento grazie a Placido Domingo e alla sua Orchestre Philarmonique di Radio France. A produrlo è stata l'Opera di Los Angeles in collaborazione con lo Chatelet di Parigi, dove la sera del 2 luglio si è tenuta la prima mondiale. Qualcosa che ai fortunati presenti non deve avere fornito molti appigli con il passato: soluzioni estreme e massimo impegno richiesto al protagonista, interpretato dal baritono Daniel Okulitch, che si mostra nudo, si esibisce in acrobazie erotiche, indossa un pesante trucco che lo assimila al Seth Brundle del film e canta a testa in giù appeso al soffitto proprio come un insetto.
L'adattamento teatrale del racconto The Fly di George Langelaan arriva dopo la prima trasposizione di Kurt Neumann (datata 1958) e dopo il citato lavoro di Cronenberg (1986), che ha rappresentato un punto di svolta nella carriera del regista canadese che per tanti anni ci ha ossessionato con le sue metamorfosi cinematografiche (basti qui citare Videodrome, Il Pasto Nudo, Crash, eXistenZ). "Un'esperienza stupefacente" l'ha definita Cronenberg senza mezzi termini. "Ho scoperto un ruolo diverso della musica. Nei film la colonna sonora è qualcosa che arriva solo alla fine, qui invece la musica precede e determina tutto, anche il mio lavoro. Mi ha suggerito nuove emozioni, mi ha fatto scoprire inediti risvolti dei personaggi. Il risultato è una nuova creatura, un ibrido che forse farà inorridire i puristi della lirica ma spero piacerà ai giovani".
Gli abiti anni '50 curati da Denise Cronenberg (sorella del regista) e l'arredamento a base di tubi e lampadine messo a punto dallo scenografo Dante Ferretti conferiscono alla vicenda il fascino di un'estetica retrò. A calarla nell'incubo ci pensano i suoi risvolti angoscianti: "è una storia di amore e di morte" assicura Cronenberg, "una parabola sulle inevitabili trasformazioni dell'essere umano, la malattia, l'invecchiamento, la fine". Risvolti angoscianti, ma di un'inquitudine a cui non resta estraneo un tocco di speranza. La rumena Ruxanda Donose, mezzosoprano, interpreta la parte della giornalista innamorata del mutante al punto di lasciarsi trascinare da lui in una spirale di sesso e passione. Alla fine è disposta a ucciderlo in un atto estremo di misericordia e a caricarsi sulle spalle il peso di un'ulteriore responsabilità: crescere in grembo la creatura che hanno concepito insieme. Che forse recherà la piaga del padre, oppure ne sarà immune. O forse, come recita il libretto firmato da David Henry Hwang (già artefice dell'adattamento lirico di un altro film di Cronenberg, M. Butterfly), sarà il primo di una nuova umanità, il profeta — per restare in territorio cronenberghiano — della Nuova Carne.
Giovanni De Matteo, fantascienza.com



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PARIGI — A sipario ancora chiuso, il ronzio di un moscone invita gli spettatori a spegnere i telefonini. Un annuncio ironico che strizza l'occhio all'insetto che dà lì a poco arriverà in scena. Ma c'è ben poco da ridere in The Fly, l'opera di Howard Shore ispirata all'omonimo film di David Cronenberg, ora anche regista dello spettacolo da stasera in prima mondiale allo Chatelet, con Placido Domingo alla guida dell'Orchestre Philharmonique di Radio France.
Un primo, audace, esempio di opera horror, genere finora mai praticato dalla lirica, accolto con applausi ed entusiasmo alla prova generale. Perché, come nel film cult di 22 anni fa, anche stavolta a dare i brividi e a far pensare è la terribile metamorfosi dello scienziato che inventa la macchina per il teletrasporto e la sperimenta su di sé. Ma una beffa del caso fa sì che una mosca s'infili con lui nella cabina. Quel che ne esce somiglia ancora un uomo, ma via via si muta in una mosca gigante, violenta, disperata. Per il baritono Daniel Okulitch una prova estrema, che gli impone, grazie anche al fisico prestante, di mostrarsi nudo, cimentarsi in singolari exploit erotici, coprirsi di peli ed escrescenze, addirittura di cantare a testa in giù, aggrappato al soffitto. «Un eroe, io non l'avrei mai fatto», confessa Domingo, felice di trovarsi stavolta sul podio. «Il massimo trucco per me è stato il naso di Cyrano», aggiunge ricordando la sua recente performance alla Scala.
A tentarlo invece è l'aver a che fare con un'opera nuova di zecca. «Un salto nel vuoto perché non hai a disposizione né un disco, né un'interpretazione precedente. Per di più sotto gli occhi del compositore. Una responsabilità eccitante e preoccupante, anche se abbiamo avuto a disposizione molte prove e un meraviglioso cast». Che comprende anche Ruxanda Donose, mezzosoprano rumeno, qui negli abiti anni '50 (firmati da Denise Cronenberg, sorella del regista) della giornalista innamorata del mostro al punto di ucciderlo per pietà e conservare nel grembo l'essere concepito con lui. Che forse somiglierà a papà, o forse darà il via a una nuova umanità. Quella «nuova carne» tante volte invocata nel libretto di David Henry Hwang. «In realtà è una storia di amore e di morte — assicura Cronenberg —, una parabola sulle inevitabili trasformazioni dell'essere umano, la malattia, l'invecchiamento, la fine ». Una favola nera, surreale e visionaria, non esente da tocchi «gore»: unghie che cadono, denti che si staccano, fluidi biancastri che fuoriescono. Ma su tutto aleggiano l'uomo-insetto di Kafka e il mister Hyde di Stevenson, numi tutelari delle ossessioni di Cronenberg: la mutazione e la fusione dei corpi, la tentazione dell'uomo di farsi Dio, la scienza che sfida la natura.
E a proposito di mutazioni, ecco che Cronenberg da regista di cinema diventa regista lirico. «Un'esperienza stupefacente. Ho scoperto un ruolo diverso della musica. Nei film la colonna sonora è qualcosa che arriva solo alla fine, qui invece la musica precede e determina tutto, anche il mio lavoro. Mi ha suggerito nuove emozioni, mi ha fatto scoprire inediti risvolti dei personaggi. Il risultato è una nuova creatura, un ibrido che forse farà inorridire i puristi della lirica ma spero piacerà ai giovani». Per staccarsi il più possibile dal suo film, ha scelto di fare un salto «indietro nel futuro», al Fly del '58 di Kurt Neumann, prima versione cinematografica del racconto di George Langelaan (in Italia L'esperimento del dottor K). Per ricreare l'atmosfera di fanta-tecnologia un po' naif e casalinga Dante Ferretti ha inventato un laboratorio tutto tubi e lampadine, dove i computer si trasformano in alcova per l'uomo-mosca assetato di sesso e le temibili macchine da teletrasporto somigliano a lavatrici old style.
Che però hanno voce in capitolo, commentando i fatti per bocca di un coro di giovani fuori scena. «È una vita che inseguo questa Mosca», interviene Shore, premio Oscar per Il Signore degli Anelli e autore di gran parte delle colonne sonore di Cronenberg. «Conosco David fin da ragazzo, ci intendiamo senza neanche parlare. L'idea di fare un'opera da The Fly mi è venuta mentre scrivevo la colonna sonora. Erano anni in cui ascoltavo molto i melodrammi italiani». A commissionargli l'impresa, l'Opera di Los Angeles (in coproduzione con lo Chatelet), o meglio il suo direttore generale, Domingo, che commenta: «Tra cinema e lirica gli scambi sono sempre più frequenti. Dopo il recente Primo imperatore di Tan Dun allestito dal suo regista Zhang Yimou, produrremo la versione lirica de Il postino di Troisi. A me toccherà il ruolo di Neruda, nel film Noiret, mentre il Postino sarà Rolando Villazon».
Giuseppina Manin, Corriere della Sera



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La paura corre sul palcoscenico. Per la verità, inizia ben prima. Inizia dietro le quinte. Passeggiando quasi al buio attorno alla scena (di Dante Ferretti) sulla quale David Cronenberg si cimenta nella sua prima regia d'opera, si inciampa in un braccio mozzo, in un torso scarnificato, in una testa ustionata. Perfino in quel che resta di una scimmia. Anzi, su un tavolo c'è la scimmia ancora intera, ma sull'altro c'è la sua versione esplosa. Stephan Dupuis (mago cinematografico dei "mostri", da La guerra del fuoco a Robocop) ritocca brandelli di pelle più o meno sanguinolenti, più o meno pelosi, appesi come calzini. Al Théâtre du Châtelet, ventidue anni dopo il suo film, David Cronenberg mette in scena la versione operistica di La Mosca, con il baritono-basso Daniel Okulitch nella parte di Seth Brundle (che fu di Jeff Goldblum) e con il mezzosoprano Ruxandra Donose in quella di Veronica Quaife (che fu di Geena Davis). Come logo hanno scelto l'Uomo di Vitruvio di Leonardo, solo che la metà destra è quella di una mosca, e sconfina dalla quadratura del cerchio. Il debutto mondiale sarà il 2 luglio allo Châtelet (cinque rappresentazioni fino al 13). Poi l'opera traverserà l'oceano per inaugurare, in settembre, la stagione della Los Angeles Opera, il teatro di Placido Domingo. Seduto davanti al palcoscenico, Domingo dirige prove senza orchestra, per pianoforte solo. Ogni tanto interrompe i cantanti e, per spiegare, inizia a cantare la loro parte. Howard Shore, uno dei più importanti compositori di Hollywood - due Oscar per il primo e il terzo Signore degli Anelli, dodici film con Cronenberg - entra ed esce dalla sala. È l'autore della partitura e sembra agitato. Cronenberg è invece calmissimo, non esattamente come uno si immagini chi da più di trent'anni racconta incubi, ossessioni, angosce, mutazioni genetiche, macchine mostruose. In una pausa prove appare in camerino. Perché un'opera da La Mosca? «L'idea è venuta a Howard Shore. Lui racconta che la prima volta che vide al cinema La Mosca - era a Firenze nell'86 - pensò che quella storia di amore e morte sarebbe stata un'opera perfetta. Tre anni fa si è messo a lavorare sul progetto. Ha scritto una musica meravigliosa, ha chiesto a David Henry Hwang (autore della pièce M. Butterfly dalla quale nel '93 Cronenberg trasse il film omonimo, ndr) di scrivere un libretto e a Placido Domingo di dirigerla. È stato un onore per me essere scelto per metterla in scena. Howard Shore aveva dato al progetto tre anni della sua vita: dovevo essere all'altezza. Ma che cosa avrei potuto portare? Non avevo alcuna esperienza operistica, né teatrale. Potevo portare la mia esperienza di "drammaturgo". Così ho fatto». Ha mai pensato che un "dream team" come il vostro avrebbe dovuto rivolgersi ad almeno tre tipi di pubblico? «Ho pensato che in fondo l'opera era il cinema del passato. Una forma d'arte che riuniva musica, teatro, luci, costumi, proprio come oggi fa il cinema. Quindi, in un certo senso, la nostra è solo una versione moderna di quel tipo di collaborazione ed è perfettamente logico che metta insieme appassionati di cinema, di teatro, di opera». L'opera è ambientata negli anni 50, cioè negli stessi anni in cui George Langelaan scrive e pubblica in Francia le sue Novelle dell'Anti-mondo delle quali La Mosca fa parte. Il suo film, però, si svolgeva negli anni 80. Perché la scelta di riportarlo al momento storico originale? «Il mio film era un remake di un film del '58 (L'esperimento del dottor K. di Kurt Neumann, con Vincent Price, ndr). Questa volta ho pensato che sarebbe stato artisticamente interessante fare risaltare le differenze tra il film di Neumann, il mio e il punto in cui siamo oggi, politicamente e tecnologicamente. E mi sembra pazzesco che oggi si stia, in qualche modo, rivivendo gli anni 50: la scienza ci fa paura, c'è il pericolo nucleare. Proprio come allora, e io lo ricordo molto bene. Le cose si riciclano in uno strano modo e mi sembrava una buona idea quella di ritornare agli anni 50 per poter vedere il futuro». Nel suo cinema il corpo dell'attore è molto importante. Come ha fatto questa volta a dare importanza a un corpo? «Volevo avere una "stage experience", un palcoscenico e niente schermi. Anche se l'opera di oggi usa spesso materiale video, io non volevo farlo. Volevo lavorare con le costrizioni e con il potere che offre il palcoscenico. Ma anche in questo caso i corpi degli attori sono importantissimi, e hai a disposizione un elemento fisico in più: la voce. Se in un film la voce è importante, qui lo è molto di più, ha un potere immenso. E trovo molto interessante un attore che si muova cantando. Il rapporto tra lo spazio e il corpo di un attore non è poi così diverso in un'opera o un film. La luce sì, ma puoi usarla per fare un primo piano. Puoi usare la musica e anche la luce: non come per il cinema, ma ha lo stesso potere dinamico". Pensa che questa sua "stage experience" avrà un seguito? «È troppo presto per dirlo. Due anni fa sono stato il curatore di una mostra di Andy Warhol in una galleria di Toronto, e non l'avevo mai fatto prima. È stato considerato un grande successo, ma non credo che sarò più curatore di una mostra d'arte. Del teatro non so ancora. Però questa esperienza mi sta piacendo moltissimo».
Laura Putti, La Repubblica



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[...]Cronenberg ha trascorso quest’anno a Parigi e a Los Angeles per supervisionare la trasposizione del suo film The Fly in un’opera, con l’aiuto del compositore Howard Shore e del tenore Placido Domingo.
Lo stage di produzione fu tenuto segreto ma Cronenberg rivelò di essere profondamente orgoglioso e di non dar peso alla stampa. “Ogni volta che crei qualcosa ti esponi [alla critica], ma devo dire che le reazioni erano state terribili – a parte qualcuno dei critici, e i critici dell’opera sono una razza strana” dice. “Ho ricevuto alcune offerte di dirigere altre opere da allora, che per me è il più grande complimento possibile perché viene da persone che capiscono veramente cosa ho fatto e quello che era The Fly. Non puoi avere una critica migliore di questa, sinceramente, rispetto a quel che certi giornalisti hanno scritto.” [...]
cbc.ca (trad: Matt)



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Dopo l’apertura a Parigi La Mosca è volata a Los Angeles, dove terrà sei serate a partire dal 7 settembre 2008. Dietro al produzione c’è un notevole team di talenti tra cui alcune notorietà canadesi; oltre a Cronenberg, il compositore Howard Shore e Daniel Okulitch, che interpreta Seth Brundle. Placido Domingo conduce l’orchestra.
“E’ la mia opera preferita”, dice Cronenberg durante una recente intervista al Dorothy Chandler Pavilion. “Sul serio, amo quest’opera, più la sento e più la adoro. Parte di essa è un approccio contemporaneo all’opera ed è differente dai classici. Più vedo le opere vecchie e più mi piace questa.”
Cronenberg dice che il numero di canadesi coinvolti nella produzione, inclusa sua sorella Denise (costume designer) è un stato un caso. “E’ bello perché hai molte cose in comune che sono uniche, perché il Canada non è l’America e non le trovi da nessun altra parte.” dice. “E’ un temperamento diverso quello che abbiamo in Canada ed è molto congeniale. Passo molto tempo a spiegare agli americani perché siamo così diversi. Non abbiamo avuto guerra civile, non abbiamo avuto rivoluzioni, schiavitù, la gente non possiede armi e queste sono serie differenze culturali nell’evoluzione dei nostri paesi, che hanno portato a diverse attitudini nella cura della rete sociale, l’idea che ti prendi cura delle altre persone e non pensi solo a te stesso.”
Daniel Okulitch, 32 anni, star della produzione, concorda coi sentimenti di Cronenberg ma si sente affine a entrambi i paesi poiché ricevette la sua istruzione negli Stati Uniti. “Avverto la differenza quando vado via e ritorno. Andando a Vancouver ritrovo le radici.”
Per Shore, che ha musicato il film, La Mosca è sempre stata un’opera. “Ho iniziato a interessarmi all’opera alle fine degli anni ’70. Quando ho fatto La Mosca negli anni ’80 ero immerso nell’opera italiana. Quando è uscito l’ho visto a Firenze e ho pensato ‘questa dovrebbe essere messa in scena come un’opera’. Poi ho cominciato a pensare ai personaggi, quindi l’idea è nata all’epoca del film ed è stata uno splendido percorso. Sono felice di ogni suo momento. Mettere insieme diversi artisti da diversi mezzi di espressione è stato magnifico.”
L’opera è programmata soltanto per Los Angeles, ma sia Cronenberg che Shore vogliono portare la loro creatura nel loro paese natale. Shore freme alla prospettiva. “Spero che già da ora ci sia interesse. Ci piacerebbe farla con la Canadian Opera Company. Sarebbe fantastico.”
Sintesi da whistlerquestion.com (di Pamela Chelin) - Trad: Matt
[Modificato da |Painter| 01/12/2011 17:45]
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