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Elementi di genere nel cinema de-generato di Cronenberg

Ultimo Aggiornamento: 10/06/2010 17:54
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Sesso: Maschile
09/03/2008 15:13


Elementi di genere nel cinema de-generato di David Cronenberg


«L'arte è sovversiva perché fa appello all'inconscio. L'arte è a favore di tutto ciò che viene represso. Quindi è contro la civiltà, contro la società con le sue norme stabilite. Più un film è collegato con l'inconscio, più è sovversivo. Come lo sono i sogni»
David Cronenberg (Il Manifesto, 15 gennaio 1989)

Sogni o, magari, incubi. E cosa dentro l'arte cinematografica può assurgere al livello di portatore dell'inconscio irrazionale, dell'Id in lotta contro le norme culturali della società, se non il genere horror, con le sue derive fantastiche e fantascientifiche e ancora - perché no? - melodrammatiche? Il cinema di genere: la libertà espressiva all'interno di convenzioni consolidate, quindi l'occasione per Cronenberg di permettere al suo pensiero di raggiungere un pubblico più vasto, dopo gli iniziali esperimenti avanguardistici di Stereo e Crimes of the Future, segnati dall'influenza del Lemmy Caution godardiano, del cinema underground statunitense degli anni '60 e dall'alienazione messa in scena da Michelangelo Antonioni, in particolare attraverso il décor urbano sempre così distante dai turbamenti dei personaggi (L'Eclisse).
La carriera di Cronenberg comincia negli anni '70 all'interno del cinema low budget, al servizio di una casa di produzione canadese specializzata in film soft e hardcore, unico modo al tempo per realizzare cinema di fiction in Canada, con in più i contributi finanziari dell'organo statale CFDC. Tutto questo segna l'esordio nel lungometraggio “commerciale” attraverso Il demone sotto la pelle, esempio di horror corporeo, moderno: film che va oltre il mondo delle entità sovrannaturali, del gotico, per mostrarci una realtà impazzita a causa dell'intervento dell'uomo. Gli zombi metropolitani di Cronenberg sono di certo memori di quelli romeriani, figli de La notte dei morti viventi, ma, allo stesso tempo, diversi da loro: i non-morti di Cronenberg sono probabilmente coscienti quando il mattino successivo al baccanale ricominciano la loro vita sotto le mentite spoglie di buoni borghesi, con l'intento, però, di spargere il seme della nuova coscienza da loro acquisita.
Rabid - Sete di sangue è un melodramma travestito da horror-movie, un'intensa storia d'amore che ci mostra l'impossibilità di raggiungere il proprio oggetto d'amore. E il suo finale prefigura quello di Zombie di Romero, con l'apocalisse in terra: La città verrà distrutta all'alba, quindi. L'amore impossibile segna anche il destino di Seth Brundle, lo scienziato protagonista de La Mosca: una storia a tre, in cui l'outsider dotato di capacità straordinarie, un messia mondano e laico portatore di un nuovo Verbo, un Prometeo moderno (come anche il Max Renn di Videodrome o il Vaughan di Crash), è allo stesso tempo lato forte e debole del triangolo; alla fine dovrà soccombere proprio a causa della sua “eccezionalità”.
Il primo film che raggiunge un elevato successo internazionale è Scanners (1980): un misto di fantascienza-horror-spionaggio, un Intrigo internazionale, un Uomo che sapeva troppo riattualizzati. E proprio sir Alfred Hitchcock può essere chiamato in causa: anche lui considerato un grande mestierante (ma molto più a lungo di Cronenberg, per evidenti motivi di un più veloce adeguamento dei critici alle nuove realtà del cinema contemporaneo), anche lui “scoperto” come autore dai francesi; e anche lui amava mostrare il caos che si nasconde dietro l'apparente tranquillità della vita quotidiana e la corruzione delle istituzioni (un esempio: l'ironia macabra del Babbo Natale idrofobo abbattuto dalla polizia in Rabid).
Il cinema del maestro canadese è all'insegna dell'incontro tra pratica “alta” e “bassa”, così come è accaduto nella carriera artistica dei suoi referenti letterari favoriti: la fantascienza in Philip K. Dick, l'erotismo in Vladimir Nabokov, l'arte della trasgressione e dello scandalo in William Burroughs. Non è facile rintracciare ascendenti propriamente cinematografici nell'arte di David Cronenberg, se non a livello del soggetto narrato (ad esempio il tema del sonno della ragione che può generare mostri: Il pianeta proibito fatto suo da Cronenberg in Brood). È di certo più facile parlare delle influenze esercitate dal canadese sul cinema degli ultimi venti anni: basti pensare alla trilogia di Matrix, la quale cerca di interrogarsi sullo statuto di verità da attribuire alla realtà (in questo figlia di Videodrome e sorella della contemporanea eXistenZ, anno di grazia 1999). Il primo nome che può essere avvicinato a quello di David Cronenberg fra i registi che, negli ultimi decenni, hanno agito lungo l'ormai labile confine tra cinema d'autore e cinema di genere, è quello di David Lynch.
Nel cinema di Cronenberg tutto viene rappresentato con un certo distacco tipico di uno studio entomologico, pari a quello utilizzato da Luis Buñuel, autore che può essere avvicinato a Cronenberg anche per il suo professare un ateismo razionalista e per la conseguente assenza di qualsiasi problematica spirituale e religiosa («Non è Dio che mi interessa, ma gli uomini» dirà il maestro spagnolo).
Come chiusura si può citare la scena finale de La Mosca: un nuovo essere nasce dall'incontro dell'umano con l'animale e con la macchina, e dà vita alla “nuova carne”, destinata alla morte perché raggiunga l'eternità.
Marco Di Cesare, close-up.it
[Modificato da |Painter| 10/06/2010 17:54]
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