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Le ossessioni di un canadese - spaccati di carriera

Ultimo Aggiornamento: 10/06/2010 17:58
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Sesso: Maschile
28/11/2007 19:13


DAVID CRONENBERG: LE OSSESSIONI DI UN CANADESE NORMALE

Il suo volersi posizionare al di fuori di certi circoli intellettuali unito alla sua naturale inclinazione verso il cinema di genere ne fa un regista perennemente in bilico tra l'"autore" all'europea e l'"uomo di cinema" all'americana.

David Cronenberg nasce il 15 marzo 1943 a Toronto. A differenza di altri registi canadesi che hanno raggiunto riconoscimenti e successi internazionali, continua a evitare l'ovvia tentazione di attraversare il confine che divide il suo paese dagli Stati Uniti. Cronenberg vive ancora nella città in cui è nato e, fino al 1991, non ha mai realizzato un film fuori dal Canada.
Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, vedendo i suoi film conturbanti e ricchi di ossessioni, Cronenberg è una persona ordinaria e posata, molto borghese.
Non è mai stato vittima di quelle esperienze familiari e di quei cliché formativi religiosi o di altro genere che spesso si trovano nascosti nell'adolescenza di un autore «vissuto». I suoi "succhi" creativi sono quasi incontaminati da quello stato mentale noto come cinefilia. Cronenberg non è perseguitato né dagli spiriti dei grandi registi, né dai classici del cinema, l'inevitabile patrimonio di una generazione di registi educati dall'istituzione delle scuole di cinematografia.

Questa apparente mancanza di motivazioni forti, insieme alla sua natura schiva, al suo understatement, al suo volersi posizionare al di fuori di certi circoli intellettuali, alla sua naturale inclinazione verso il cinema commerciale (Cronenberg è anche un prolifico autore di pubblicità e prodotti televisivi) e di genere, lo rendono un regista perennemente in bilico tra l'"autore" all'europea e l'"uomo di cinema" all'americana. Volendo continuare per luoghi comuni, si potrebbe osservare che, del resto, è un canadese.

I primi quattro film di Cronenberg, Transfer (1966), From the Drain (1967), Stereo (1969) e Crimes of the Future (1970), definiti d'avanguardia, sono in ogni caso l'abbozzo di molte delle avventure cinematografiche future, embrioni ben formati o prototipi per i suoi successivi esperimenti. Dimostrano in modo evidente un interesse per l'architettura e per la composizione tonale quasi astratta. Le immagini pure, lineari, combinate con la colonna sonora non in presa diretta, coagulate con una ciarlataneria parascientifica e con meditazioni filosofiche, segnano questi primi esperimenti come unici. Svelano anche un'altra passione di Cronenberg che continua a essere presente nel suo lavoro con intensità crescente: la dicotomia maschio/femmina. Alcuni critici e parte del pubblico hanno visto l'evolversi di questo tema, culminante nel difficile e controverso Inseparabili, con sempre più avversione. Questa attrazione iniziale, forse determinata in parte dall'idealismo e dall'ambiente hippy degli anni Sessanta, è diventata il bisogno fisiologico di provocare continuamente il pubblico, verso la comprensione della natura e del significato della riconosciuta diversità sessuale. Gli ulteriori esperimenti hanno continuato a produrre risultati sempre più inquietanti.

Con Shivers (1975 - Il demone sotto la pelle), Rabid (1977 – Rabid - Sete di sangue), The Brood (1979 - Brood - La covata malefica) inizia la sua fase horror, che marchierà per sempre la sua carriera anche quando la sua poetica si allontanerà, con naturalezza, quasi inconsapevolmente, dal genere nelle sue forme più riconoscibili.
Gli straordinari incassi dei suoi film, e la spiccata abilità a muoversi tra le opportunità offerte dal mercato fanno di Cronenberg il miglior investimento cinematografico in Canada, e dopo pochi film lo consacrano definitivamente come regista di horror. Si delineano ulteriori temi che rimarranno costanti in buona parte della sua cinematografia futura. La malattia, la mutazione, la sessualità, il corpo umano come carne viva. Cronenberg sperimenta poi, con The Brood, il cinema ad alto budget e le possibilità offerte da un cast e da una troupe di livello internazionale.

Gli spettatori erano divisi tra entusiasmo e disgusto, con poche sfumature di opinione. I dati dei botteghini testimoniano almeno il loro interesse. Tuttavia le reazioni dei teorici del cinema, dei critici e dei cinefili sono giustamente più complesse, contraddittorie e a volte confuse. I loro interessi principali sono rivolti alla funzione e al meccanismo del film, agli aspetti ideologici e rappresentativi e, visto il genere scelto da Cronenberg, alle caratteristiche specifiche dell'horror.
La critica ostile al cinema di Cronenberg considera la sua visione di sconvolgimento sociale e di distruzione come qualcosa che non offre alternative politiche positive, ma semplicemente contagio e morte.

Con Scanners e Videodrome Cronenberg realizza due film manifesto in cui con un discorso anche ironicamente metafilmico riassumono alcune delle tematiche fin qui contenute nel suo cinema, specialmente quella del controllo e della mutazione biologica come forma di resistenza.
Scanners, del 1981, è il film in cui Cronenberg si è avvicinato maggiormente alla fantascienza. È interessante notare come il film sia, nella sua conclusione, insolitamente ottimista, se confrontato con i cicli interminabili di malattie e traumi familiari impliciti nelle sequenze conclusive dei suoi horror precedenti. Sebbene Scanners contenga molte delle ossessioni tipiche di Cronenberg, rendere fisico il pensiero, lo scienziato deviato, una inaspettata capacità fisica provocata da cure mediche poco ortodosse, la sua enfasi è sull'azione: incidenti automobilistici; esplosioni, stragi e battaglie telepatiche. Il dramma interiore di The Brood, scritto in un periodo di pessimismo e di difficoltà personali, è completamente superato a vantaggio del brivido.

Videodrome, realizzato in maniera meno affrettata di Scanners, mostra di essere il lavoro concettualmente più impegnativo di quel periodo. Mai timoroso di affrontare gli aspetti più inquietanti della vita interiore, Cronenberg stravolge completamente i canoni della sua stessa pratica cinematografica. I critici impazienti di mettere in luce le sue tendenze reazionarie, sono ricompensati con una storia sugli effetti imprevedibili e poco piacevoli che le immagini sessualmente violente hanno su Max Renn, il proprietario di una stazione televisiva via cavo di Toronto specializzata in sesso e violenza. Cronenberg decide perversamente di investigare le idee critiche di cui è stato vittima il suo stesso lavoro.

Con Videodrome, Cronenberg sperimenta qualcosa di nuovo che in seguito ha riformulato per Il Pasto Nudo: un film che scivola, senza preavviso, nelle allucinazioni del protagonista. In Videodrome, a differenza di quanto accade nella sua fusione con William S. Burroughs, Cronenberg comunque quasi abbandona una trama complessa, avvincente e intrigante, dopo circa quaranta minuti dall'inizio, per un inesorabile punto di vista in prima persona che non ha soluzione di continuità.
Le trasgressioni di Cronenberg nell'area politico-sessuale continuano a irritare parte del pubblico e della critica. Così come l'ossessione di Cronenberg per la dicotomia maschio/femmina, in cui la «differenza» femminile può scivolare impercettibilmente nell'«altro», anche la sua determinazione e il suo desiderio di essere libero da costrizioni politiche, nell'immaginare i suoi personaggi femminili e la loro sessualità, continueranno a offendere. L'azzardo formale di Videodrome, la sua complessità narrativa, la dimensione apertamente filosofica, le sue immagini vivide, forse tutte queste cose contribuiscono, insieme a una forma di distribuzione troppo ottimistica, al fallimento commerciale del film.

Dopo l'impegno di Videodrome, Cronenberg aveva ritenuto necessario scegliere un progetto meno personale. Il risultato fu La Zona Morta, un adattamento cinematografico di un preesistente materiale di successo, e l'unico tra i suoi film in Cronenberg non risulta come sceneggiatore.

Con La Mosca, 1986, Cronenberg compie la prima vera incursione nel melodramma, un genere che sarà sempre più presente nei lavori a venire. Se infatti la materia prima del film è ancora costituita dall'armamentario horror, pure elaborato nella sua personalissima maniera, è l'impossibilità dell'amore tra Seth Brundle e Veronica Quaife il vero centro emozionale e narrativo del film. Rimangono i leitmotiv sulle mutazioni della carne, sulle sue trasformazioni, elevate dallo status di meri fatti biologici al rango di eventi artistici. L'amore tra i due protagonisti è incapace di adeguarsi alle nuove forme imposte, anche se incidentalmente, dal progresso tecnologico.

Il successivo Inseparabili, 1988, continua con lucidità inconsapevole a sviluppare un discorso coerente con il film precedente presentando una coppia di scienziati allontanati dall'oggetto del loro amore da uno sguardo esteticamente interessato sulla carne e sull'anatomia.

Con Il Pasto Nudo Cronenberg si misura per la seconda volta con un materiale letterario di successo mondiale. Qualunque sia l'influenza che William S. Burroughs esercita su Cronenberg, per il regista pervenire alla versione in pellicola di Il Pasto Nudo è un naturale destino cinematografico. I loro sistemi nervosi sono stati in connessione per anni; entrambi hanno condiviso gli stessi incubi e le stesse visioni; entrambi hanno dimostrato un disgusto puritano per la carne; entrambi hanno subito critiche e censure per le loro rappresentazioni estreme. Il regista, che anni addietro aveva dichiarato «Voglio mostrare ciò che non si può mostrare e dire ciò che non si può dire», stava finalmente per filmare ciò che non si può filmare.
La sceneggiatura mescola immagini e piccole parti del romanzo con episodi della vita del loro scrittore. Cronenberg lascia in secondo piani gli aspetti legati alla sessualità per concentrarsi decisamente sui temi del controllo e della mutazione dando vita a un capolavoro francamente irraccontabile che è insieme un horror psicologico, un thriller fantapolitico, un romanzo di formazione, un racconto avventuroso.

Ancora melodramma, ancora la storia di un amore impossibile. I tempi dell'horror sembrano definitivamente tramontati. Ispirandosi a una vicenda reale, M. Butterfly racconta la straordinaria storia del diplomatico francese René Gailimard, ossessionato da Song Liling, prima donna all'opera di Pechino: Gallimard non sa che l'oggetto del suo desiderio è, in realtà, un uomo e anche una spia del governo cinese. E solo quando vengono entrambi arrestati con l'accusa di spionaggio che Gallimard è costretto ad affrontare la verità sul sesso di Song Liling. Il tono didattico della pièce, rispetto alle questioni e alle polemiche stereotipate su razzismo e sessismo, è agli antipodi della visione e della politica di Cronenberg e - elemento ancora più rilevante - della sua possibile funzione all'interno della pratica artistica. Cronenberg doveva impossessarsi della storia - mescolarsi ancora una volta con un altro corpo estraneo - e contemporaneamente sviluppare ciò che trovava cosi intrinsecamente interessante nel cuore della storia di Hwang/Boursicot/Gallimard: il desiderio e la capacità di trasformarsi sia fisicamente che mentalmente.

Crash segna un punto di svolta, l'ennesimo. Il materiale di partenza è ancora una volta un autore di culto. Dopo Stephen King e William S. Burroughs è la volta di J.G. Ballard, celebre e prolifico scrittore inglese di fantascienza. Ancora una volta, le ossessioni personali di Cronenberg, le trasformazioni della carne, la devianza sessuale, le relazioni tra gli esseri umani come forme di controllo e di contagio, prendono il sopravvento su quello che era un raffinato e invero ermetico discorso sulla postmodernità traducendolo in immagini di una fisicità malata e conturbante. Il film ottiene un grande successo di critica vincendo il gran premio della giuria a Cannes come un premio agli Adult Video News Awards di Las Vegas.

I suoi successivi lavori eXistenZ e Spider entrambi centrati su due diversi viaggi deliranti del protagonista, il primo nella realtà virtuale, il secondo nella follia, segnano un ritorno a un cinema in un certo senso più compiacente verso il pubblico pur non rinunciando a quella marca estrema di "sporcizia" e di violenta fisicità che viene identificata come il suo tratto distintivo.
Alessandro Guerra, castlerock.it



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MUTAZIONI IN CORSO: IL CINEMA DI DAVID CRONENBERG

Ha tardato un po' troppo a raggiungere la ribalta questo splendido canadese classe 1943, il cui nome raramente veniva citato al di fuori di contesti cinematografici strettamente di settore; eppure, nel corso di una carriera iniziata con lavori televisivi ma cinematograficamente risalente alla fine degli anni ‘60, ha letteralmente scardinato e ricostruito un genere da sempre ricco di troppi stereotipi. Vale a dire il cinema horror.
Anche se è riduttivo parlare di genere con Cronenberg e vedremo meglio in seguito il perché, questo originalissimo autore ha fin dagli esordi dimostrato di voler seguire un proprio personalissimo cammino, un proprio discorso interiore da portare avanti senza strizzare troppo l’occhio ai botteghini.

I due film d’esordio, che si susseguono rapidamente tra il 1969 e il ’70, sono Stereo e Crimes of the Future;
Da un certo punto di vista rappresentano un’unica premessa per quello che sarà il cinema successivo dell’autore, una specie di prologo di quelli che saranno i temi dominanti della sua opera futura:
1) Il contrasto tra la razionalità della mente e gli istinti del corpo.
2) L’ossessione per i cambiamenti, le mutazioni fisiche del corpo che finiscono col travolgere l’individuo e provocarne anche una serie di
3) Mutazioni mentali.
Detto così, il tutto può apparire oscuro ed enigmatico, ma si tratta anche di una sfida eccezionale ed unica in ambito cinematografico! Come rendere infatti simili argomenti all’interno di un film? Come riuscire a trasmettere propri stati d’animo e proprie ossessioni al mondo intero?
Forse per questo Cronenberg in alcune interviste ha dichiarato che se un suo film non è particolarmente riuscito, la colpa è sempre e solo sua; da lui partono infatti le motivazioni, le scelte e le modalità con cui ogni suo film deve essere realizzato. Anche quando per lavorare (ed è accaduto sempre più spesso in seguito) è partito da un libro o da una storia non originale, egli è comunque riuscito a rielaborarla e plasmarla al fine di ricondurla alla sua idea del cinema e della vita.

La sua terza opera, Il demone sotto la pelle (Shivers, 1974) è il suo primo film parlato (i primi due avevano infatti solo una voce fuori campo) e il primonin cui rende più chiaro e meno enigmatico il suo pensiero; anche perché le possibilità di budget, pur sempre abbastanza limitate, gli consentono di dar vita a molti più personaggi.
La location è costituita da un unico luogo (dall’architettura fredda e futuribile come in molti suoi film della prima ora), vale a dire un complesso residenziale denominato “ARCA DI NOE’”.
All’interno dell’ “Arca” le persone più abbienti possono acquistare casa, un paradiso lontano dal caos e dalla violenza della metropoli… una sorta di utero urbano insomma, per restare in tema di carnalità...
Questo complesso residenziale (che ricorda tanto i quartieri edificati in grandi città italiane tra gli anni 70 e 80 per dare un senso di sicurezza ai cittadini che potevano permetterselo ma che poi in seguito si trasformarono in ghetti...) dà ospitalità anche ad uno scienziato il quale ha la bella idea di creare un batterio (dalla forma simile ad un grosso scarafaggio) che riduca la razionalità umana e riporti l’istinto primordiale come dominante…
Inutile dire che l’idea si rileverà pessima: nel giro di poco tempo l’intero centro residenziale sarà popolato da esseri senza controllo che diffondono il virus tramite la più istintiva delle azioni, il sesso.
Nel finale l’utero sicuro chiamato "ARCA DI NOE’ " rappresenterà la vera minaccia per il mondo, dal quale voleva difendere i suoi inquilini, spalancando le sue porte e dando il via alla diffusione dell’infezione.
Anche i successivi lavori del regista canadese riportano come tema centrale la sperimentazione scientifica e le sue sconvolgenti ripercussioni fisiche e mentali.

In Rabid - Sete di sangue (Rabid, 1976) un trapianto di pelle rende una giovane donna assetata di sangue e porta un’intera città sull’orlo dell’estinzione (con finale che riporta al Romero di La città verrà distrutta all’alba).

In Brood - La covata malefica (The Brood, 1979) una donna confinata in una casa di cura per problemi mentali, lontana dal marito e dalla piccola figlia, genera fisicamente con la sua rabbia una covata di bambini deformi che danno sfogo al suo rancore inconscio seminando terrore e morte. Anche in questo caso la mente (pur se malata) sconvolge le leggi del corpo.

Arriviamo così al 1981, anno in cui esce Scanners, primo film di Cronenberg che da noi, in Italia, venne mandato in onda abbastanza spesso dalla tv (dalla allora gloriosa Odeon, per la precisione).
E’ un film in cui il regista mette l’accento sui poteri della mente. Nella storia una multinazionale (soggetti oscuri e potenti che spesso tirano le fila all’insaputa delle persone comuni) sperimenta farmaci su inconsapevoli donne in stato di gravidanza creando individui con stupefacenti ma devastanti poteri mentali.

Correva l’anno 1983 quando una delle opere fondamentali del regista vide la luce: Videodrome, titolo assolutamente fondamentale per chi apprezza o vuole avvicinarsi al cineasta di Toronto.
Videodrome è il manifesto del pensiero di Cronenberg sulla violenza, sul dilagare dello strapotere televisivo e sul fatto che queste due cose vadano di pari passo…
Più di venti anni prima del reality show la televisione appariva già come veicolo di una possibile minaccia. Il futuro, come vediamo oggi nei palinsesti televisivi, sarebbe stato anche peggiore.
Tornando al nostro film, il quale narra di un piccolo produttore televisivo (il grande James Woods) a cui arrivano agli occhi immagini, rubate via etere, che riprendono forse una vera morte in diretta (il mito dello snuff movie già esisteva, se mito è). L’ignaro protagonista non può sapere che quelle immagini non gli sono arrivate casualmente e che possono essere per il suo cervello assolutamente devastanti, procurandogli allucinazioni ed assoggettandolo al volere di chi si trova dietro ad un oscuro complotto.

Sempre nel 1983 esce un altro film dell’autore, ma questa volta ci troviamo di fronte alla sua pellicola meno personale, che sembra quasi un film su commissione (anche se Cronenberg riesce comunque ad imprimere in esso il proprio marchio di fabbrica).
Si tratta della trasposizione cinematografica del bel romanzo di Stephen King La Zona Morta (The Dead Zone), film nel quale un mostro sacro come Christopher Walken veste i panni di un uomo che, in seguito ad un incidente, acquista straordinari poteri di chiaroveggenza, poteri che però lo porteranno a spegnersi sempre più rapidamente, vivendo giorni angoscianti combattuto tra la facoltà di vedere cose e la difficoltà ad impedire che esse avvengano. Troviamo quindi anche in questa storia (non ideata dal regista), il tema del cambiamento, dell’acquisizione di poteri che possono sembrare doni anche se in realtà sono spesso maledizioni per chi li riceve e non può disfarsene. L’ironia della sorte e le regole del mercato vogliono che il suo film meno personale, per effetto forse del libro da cui è stato tratto e della notorietà dell’interprete, consenta a Cronenberg di godere di buona visibilità anche da parte del pubblico più vasto. Inizia anche a poter contare su un budget più cospicuo e si prepara così a dirigere il suo primo film veramente di successo, dal punto di vista della distribuzione planetaria e dell’incasso. Finalmente (e meritatamente) anche nella sua carriera qualcosa stava mutando...

Arriviamo infatti all'anno "chiave" per la carriera del regista, vale a dire il 1986, anno d'uscita di La Mosca (The Fly), film ispirato ad un classico del 1958 con il grande Vincent Price.
L'idea di fondo resta quella del film d'origine: un geniale quanto avventato scienziato prova su se stesso una macchina da lui creata per il teletrasporto di cose, animate e non... Purtroppo per lui, non è il solo ad utilizzare in quel momento la prodigiosa invenzione, all'interno della quale si infila anche un'indesiderata mosca. Naturalmente l'esito dell'esperimento sarà terribile: venendosi a fondere i rispettivi dna, uomo e mosca diventeranno una cosa unica. Il cambiamento però non è immediato, dal principio sembrerà che la natura umana abbia la meglio su quella di un piccolo insetto... Piano piano, però, le cose cambieranno...

Dopo il successo, anche commerciale, di questo lungometraggio, Cronenberg realizza probabilmente il suo miglior lavoro; è il 1988 e il film è Inseparabili (Dead Ringers).
Tratto dal romanzo "Twins" e riscritto per lo schermo dallo stesso regista, Dead Ringers racconta la storia di due gemelli assolutamente identici (entrambi interpretati da uno strepitoso Jeremy Irons) abituati fin dalla nascita a condividere ogni tipo di esperienza. La loro vita apparentemente soddisfacente e costellata di successi professionali, come ginecologi di chiara fama, verrà presto stravolta da un elemento "esterno". L'arrivo di una donna, infatti, farà innamorare uno dei due e lo condurrà per la prima volta a cercare il distacco dal fratello, con conseguenze devastanti per la psiche di entrambi...
Cronenberg in questo film accantona gli aspetti più strettamente horror che hanno caratterizzato fino a quel momento il suo cinema, concentrandosi sulla psiche dei personaggi, cercando di esplorare con mente lucida il mondo dei rapporti gemellari più stretti, le relazioni tra due vite talmente indissolubili da poter essere considerate una sola esistenza.

Con Il Pasto Nudo (The Naked Lunch) del 1991 il regista raccoglie una nuova sfida traducendo in immagini l'omonimo libro cult della beat generation considerato fino ad allora improponibile al cinema. Il film è una ripida discesa nelle allucinazioni sempre più mostruose di un uomo che, dopo aver provato ogni tipo di droga, uccide la moglie e inizia a vivere un'esistenza parallela tra il mondo reale ed una realtà immaginaria popolata di insetti parlanti, spie, complotti e intrighi. Con Naked Lunch Cronenberg prosegue la virata già eseguita con Dead Ringers incanalando la sua indagine personale sempre di più verso la scoperta di quelle che sono le "mutazioni della mente", forse meno visibili ad un primo approccio ma di una potenza devastante per chi le vive...

Anche il lungometraggio del 1993 M. Butterfly resta in linea con questo tipo di percorso, vedendo il suo protagonista (ancora Jeremy Irons) abbagliato da un amore travolgente nei confronti di una cantante d'opera. Egli, dal principio follemente innamorato e attratto dalla donna, finirà col perdere se stesso nel momento in cui l'identità (anche sessuale) dell'oggetto del suo desiderio,apparirà ad un tratto, alla luce del sole e della ragione, diverso da quella che fino a quel momento aveva "visto" o forse aveva solo voluto vedere.

In Crash, del 1996, il regista canadese riporta sullo schermo un controverso libro di J.G. Ballard e ci racconta il morboso rapporto di una giovane coppia in crisi ormai da tempo. Una coppia in cui l'attrazione sessuale ormai assente viene risvegliata quando questi iniziano ad assistere a gare clandestine che hanno come scopo quello di provocare incidenti per il godimento del pubblico... Una strana forma di spettacolo che dà uno scossone alla relazione dei due protagonisti, i quali vedono la loro passione rinascere da lamiere contorte e corpi mutilati... Una perversione che si fa sempre più rischiosa...

Giungiamo così al 1999, anno in cui esce eXistenZ. Molto atteso alla vigilia della sua uscita, il film delude abbastanza le aspettative; La trama, in realtà molto avvincente e "cronenberghiana”, narra di un nuovo tipo di videogioco che permette ai giocatori di immergersi totalmente in un'avventura ricca di azione e colpi di scena, vissuta in prima persona come all'interno di un sogno ad occhi aperti più reale della vita stessa.
Naturalmente l'esile filo che distingue realtà e fantasia verrà presto spezzato ai danni dei malcapitato protagonista, un bravo Jude Law. La delusione sta nel fatto che in realtà il film contiene troppe analogie con altre pellicole dello stesso autore. Questo eXistenZ sembra più un Videodrome riveduto e riadattato alle nuove generazioni che si fanno attrarre e circuire forse più dai videogiochi che dalla tv.
Intendiamoci, non si tratta di un film brutto, ma per chi ha un'ampia visione dell'opera di Cronenberg può apparire come, tutto sommato, ripetitivo in molti suoi punti, e non abbastanza convincente nel finale, che lo fa sembrare quasi un lavoro incompleto.

Nel 2001 arriva al cinema Spider, tratto da un libro di P. McGrath, in cui il regista fa ancora una volta un lavoro superbo nell'adattamento di un testo particolarmente complesso per il grande schermo.
Il libro infatti è una sorta di diario di un giovane afflitto da gravi turbe psichiche, che ha visto (o crede di aver visto) il padre uccidere la madre per sostituirla con un'altra donna.
Il giovane, uscito dall'ospedale psichiatrico dopo molto tempo, torna sui luoghi della tragedia avvenuta quando era bambino, per cercare di fare chiarezza nella sua mente confusa, per capire cosa è realmente accaduto quella notte di molti anni prima. Ambientato a Londra come il libro, il film ne è una fedele traduzione in immagini, reso ancora più credibile perché, all'improbabile utilizzo di una voce fuori campo che rappresentasse la narrazione dei fatti da parte del protagonista, il regista ha sostituito solo frasi sconnesse e un continuo scrivere segni incomprensibili su di un quaderno da parte dello stesso, sempre più perso nella ragnatela della sua mente malata ed interpretato da uno straordinario Ralph Fiennes.

Il 2005 è l’anno di uscita di A History of Violence. La pellicola narra le vicende di un onesto uomo della provincia americana, gran lavoratore e amorevole padre, la cui vita tranquilla viene sconvolta dall’irruzione di alcuni loschi figuri, in odore di mafia, che sembrano volergli presentare il conto di un passato violento.
Il protagonista pare non ricordare nulla in proposito ma il dubbio si insinua nella sua famiglia. Cii troviamo di fronte ad un film apparentemente meno cronenberghiano che forse per questo al momento dell’uscita ha lasciato un po’ freddi molti suoi fans. In realtà lo spettatore più attento può notare la solita sottile inquietudine del regista nel descrivere la differenza tra ciò che è reale e ciò che è pura convinzione, tra quello che vorremmo credere e quello che dobbiamo accettare. Questa inquietudine non rappresenta altro che l’ennesimo tassello in quel vasto puzzle che Cronenberg da una vita sta creando, raffigurante le ambiguità umane.

L’ultima fatica ad oggi del regista è datata 2007 e si tratta di La promessa dell'assassino (Eastern Promises). Per tecnica registica, definizione dell’immagine e compattezza della storia ci troviamo probabilmente ad uno dei gradini più alti dell'opera di Cronenberg. La storia che narra il film invece ne rappresenta un’ ennesima evoluzione tematica. Cii troviamo nella Londra contemporanea e seguiamo le vicende di una donna, di origine russe, alle prese con un misterioso diario, unico indizio capace di svelare la tragica morte di una minorenne.
La traduzione del diario getterà luce su un mondo clandestino del quale la donna ignorava l’esistenza ed innescherà una spirale di violenza e morte. Tra queste ombre l’unico spiraglio di luce può essere rappresentato solo da una promessa, fatta dal più improbabile degli eroi. Eastern Promises è un bel film, che si apprezza meglio dopo un po’ di tempo dalla visione e senza pensare troppo al cinema precedente di Cronenberg. Come detto l’autore è in evoluzione continua e negli ultimi anni sembra trovare più nel noir che nell’horror terreno fertile per le sue creazioni. Resta comunque immutato in ogni opera il suo sguardo indagatore, che non si ferma mai alla superficie delle cose, ma che scava in profondità per scoprirne la reale natura. La carnalità, da sempre ossessione del regista, trova qui sfogo nello studio dei tatuaggi, veri libri criminali scritti nella pelle degli uomini, quasi a mettere in guardia chiunque legga e a legare indissolubilmente il peccato col peccatore.

È più che lecito non attendersi cambiamenti di tematiche per le prossime creature di celluloide di David Cronenberg visto che nella totalità della sua opera il regista sembra intenzionato a spingersi sempre più avanti nel suo discorso tutto personale sulle mutazioni. Nel suo lucido esame sui cambiamenti che possono riguardare il corpo ma anche la mente, trasformazioni che possono essere indotte dall'uso di droghe, ma anche scatenate da traumi psicologici, da condizioni sociali o culturali, da passioni e sentimenti tanto forti quanto incontrollabili. È sempre qualcosa di più forte a condizionare la sorte dei suoi poveri protagonisti, uomini normali, perduti nella loro condizione di mortali alle prese con le proprie debolezze. Alle prese con le nostre debolezze...
Hackett, davinotti.com
[Modificato da |Painter| 10/06/2010 17:58]
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