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Cronenberg su "Il Pasto Nudo"

Ultimo Aggiornamento: 10/06/2010 19:28
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Post: 529
Sesso: Maschile
21/10/2007 13:55


CRONENBERG SU IL PASTO NUDO

James Grauerholz aveva mostrato a Burroughs i miei film in videocassetta e ancora prima lo aveva portato al cinema a vederne alcuni. Aveva visto La Mosca e La Zona Morta. Penso che avesse visto anche Videodrome. Gli erano piaciuti al punto da dire che, quando era stato a Toronto, aveva sentito che io ero l’unica persona in grado di trarre un film da Il Pasto Nudo. Non credo che lo avrebbe mai detto se non ci avesse creduto davvero. Naturalmente si tratta della mia versione di Il Pasto Nudo. Ho letto altre sceneggiature e visto altri tentativi di realizzarlo. […] Così, come per La Zona Morta, anche se in modo più sottile, ho dovuto abbandonare il progetto di una traduzione diretta, sapendo che sarebbe stato impossibile rimanere fedeli al romanzo. Ho dovuto fondermi con Burroughs per riuscire a trasportare sullo schermo qualcosa di Il Pasto Nudo. […] Come romanzo, ti ci immergi, non lo leggi dall’inizio alla fine. È come la Bibbia: leggi un po’ qui, un po’ là, procedi per riferimenti incrociati. Trovi le tue pagine preferite, come nei “Ching”, che leggi quando ne hai bisogno e ci trovi qualcosa. Erano questi i problemi principali, ma mi elettrizzavano. Significava che ero costretto a trovare un’altra strada: fondere la mia sensibilità con quella di Burroughs e creare una terza cosa, che nessuno di noi due avrebbe mai potuto realizzare da solo. […]
Sono andato a trovarlo e abbiamo parlato parecchie volte. Una delle cose che gli ho detto è stata: “Sai, io non sono omosessuale, e quindi la mia sensibilità, per quanto riguarda il sesso in questo film, sarà diversa. Non ho paura dell’omosessualità, ma non è innata in me, e probabilmente voglio che nel film ci siano delle donne”. Così ho avuto la mia benedizione papale, mi ha detto che andava bene; lui è l’ultima persona al mondo che proverebbe a censurarti. […]
Nella sceneggiatura, il personaggio di Burroughs, Bill Lee, inventa questo insetto controllore, il quale gli ordina di essere omosessuale, gli impone quella parte perché è una buona copertura per lui come agente. Ma è lui ad averlo creato; lo sta usando come scusa. Sta ordinando a se stesso di esserlo. Ma lo è per “altre ragioni”, non perché sia omosessuale. Deve farlo come nobile atto sociale, e questo mi piace, ritrae alcune delle molteplicità di Burroughs in quel periodo. […]
Ho cominciato a pensare cosa non volevo fare con Il Pasto Nudo. Non volevo che fosse un film sulle droghe, perché penso che Burroughs parli più di dipendenza, manipolazione e controllo che della droga in sé. […] Sapevo che bisognava inventare il tipo di droga. Inventando il mio tipo di droga avrei creato delle connessioni metaforiche interne, piuttosto che sociali ed esterne. […] Sapevo inoltre di volere che il film parlasse della scrittura: l’atto di scrivere e di creare qualcosa che sia per te rischioso. Questo non è un tema palese nel romanzo; è seppellito in esso. In altri scritti di Burroughs si tratta di una questione più visibile in superficie. […] È un atto interiore. Per cercare di rendere comprensibile l’esperienza dello scrivere a chi non ha mai scritto, devi essere eccessivo. Devi rivoltare tutto: ciò che è all’interno deve diventare fisico ed esteriore. Questo è ciò che ho fatto con Il Pasto Nudo. Ho visto diversi film sugli scrittori, e penso che nessuno di loro sia riuscito a cogliere gli aspetti interni del procedimento. Non puoi riuscirci usando un metodo naturalistico e realistico. […] Per questo nel mio film ho voluto che le cose create dallo scrittore Bill Lee fossero presenti fisicamente. Queste cose lo condizionano e gli dicono cosa fare. Su un certo piano, è come se dicesse a se stesso cosa fare, su un altro non è così. È lui stesso che crea qualcosa che lo accompagnerà per tutta la vita, e se lui ha creato la cosa sbagliata, questo gli farà incontrare la compagnia sbagliata. […]
Io, Jeremy Thomas e Burroughs siamo stati a Tangeri nel 1985, e non avevo ancora scritto nulla. Dopo il successo di Jeremy con L’ultimo imperatore e il mio con La Mosca, abbiamo pensato che fosse giunto il momento adatto per intraprendere un progetto molto difficile. Ora penso: “Per fortuna non abbiamo anticipato i tempi”, perché non credo che prima sarei stato all’altezza di realizzarlo nel modo migliore. […] Ho detto a Jeremy Thomas: “In Burroughs ci sono molte immagini di fantascienza e horror, specialmente in Il Pasto Nudo; ci sono i Mugwump e tanti tipi di creature diverse. Ma io non penso di voler realizzare un film di effetti speciali […]”. Naturalmente, quando ho cominciato a scrivere, dopo solo tre scene le creature hanno cominciato ad apparire. Non potevo evitarlo. Una volta che cominci a scrivere, deve essere quello che deve essere. […]
Ho fatto una riscrittura lampo della sceneggiatura in tre giorni, poco prima che cominciassero le riprese. […] Sapevo che era migliore, lo stesso hanno pensato tutti gli altri, dagli attori alla troupe e ai produttori. Metteva in luce aspetti che erano rimasti latenti, aspettando di farsi trovare da me. Mi sono reso conto che ci eravamo fatti sedurre dall’elemento biografico: Burroughs era a Tangeri quando ha scritto Il Pasto Nudo. Nel 1985 avevamo visto i luoghi dove era accaduto tutto e gradatamente ci eravamo tutti convinti, come per ipnosi collettiva, che dovevamo tornarci. In realtà l’Interzona è uno stato mentale. Quel concetto sarebbe stato danneggiato dalla divisione tra il luogo fisico, dove Bill Lee fugge, e il suo strano stato mentale. In questo modo era più puro, e ogni cosa cominciava a trovare il suo posto. […]
Io penso che l’immaginazione e la creatività siano completamente naturali e anche, in alcune circostanze, piuttosto pericolose. […] Ma è una formula complicata; l’immaginazione è anche una risorsa naturale della civiltà. Se la distruggi, potresti distruggere la civiltà stessa. […] Burroughs dice che tu devi permettere a te stesso di creare personaggi e situazioni che potrebbero essere un pericolo per te in tutti i sensi. […] Uno scrittore non deve cercare di evitare di scrivere la verità solo perché è cosciente che ciò che crea potrebbe tornare a tormentarlo.

da Il cinema secondo Cronenberg, di Chris Rodley, edizione italiana Pratiche Editrice (attualmente fuori catalogo)
[Modificato da |Painter| 10/06/2010 19:28]
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