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Cronenberg su "La Mosca"

Ultimo Aggiornamento: 10/06/2010 19:16
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Post: 529
Sesso: Maschile
17/10/2007 14:28


CRONENBERG SU LA MOSCA

A un certo punto mi chiama il mio agente e mi dice che Mel Brooks è interessato a me per La Mosca. […] Ricordo di essere stato colpito dal fatto che nel film c’erano già elementi molto consoni a me. Era incredibile. […] Avevo capito esattamente cosa dovevo fare, così ho detto a Mel e al produttore, Stuart Cornfeld: “La sceneggiatura comincia a pagina diciannove. Le prime diciotto potete buttarle via”. Mi hanno risposto: “Fantastico”. […] Volevano davvero che fossi io a dirigere il film, Mel mi ha fatto un’offerta fantastica, così sono tornato a Toronto con l’incarico di fare La Mosca.
[…] Il racconto da cui è tratto non è affatto buono, la sceneggiatura del film originale di James Clavell era molto bella. Ma era stata la rivisitazione della premessa di fondo ad aprirmi immensi orizzonti. Era decisamente orientata verso la fisicità, molto cosciente della fisicità. Ritenevo che i personaggi fossero orribili, i dialoghi banali e il finale brutto. Ma i dettagli su alcuni aspetti – come le unghie delle dita che si staccano o il fatto che lui diventi eccezionalmente forte – erano fantastici. […] Ciò che mi affascinava dell’intero progetto era: che rapporto ha questo uomo con la malattia? La razionalizza? […]
Della sceneggiatura di Chuck rimane una battuta del dialogo, ma nessun personaggio; c’è uno scienziato, che esisteva già da prima, ma non si tratta dello stesso personaggio. […] Così ho inventato Seth Brundle, e ho voluto che fosse eccentrico. Nella versione di Chuck era una figura piuttosto scialba, un abile tecnocrate, in pratica un tipo noioso e di bell’aspetto che fa lo scienziato. Non c’era molto succo da spremere da un personaggio del genere. […]
Per me, questo film è una metafora dell’invecchiamento, la condensazione di qualsiasi storia d’amore che arriva fino alla fine della vita di uno dei due amanti. Non posso appassionarmi a una storia romantica, che lo crediate o meno. […]
Se pensi a La Mosca come a un film sull’AIDS, allora devi anche credere che sia stata Geena Davis a contagiarlo, perché lui è uno che non ha mai scopato prima. Dovrà morire anche lei? Queste sono le ragioni per cui sinceramente non voglio che sia un film sull’AIDS. Se utilizzi questa chiave di lettura e la mantieni per tutto il film, devi rispondere ad alcune domande piuttosto oscure che con il film non funzionano. […] I critici sono molto condizionati dagli eventi contemporanei, tendono a fare dei collegamenti legati al momento storico. Ma per me queste osservazioni sulla malattia sono sempre state immediate ed evidenti. A causa dell’AIDS – dell’idea, della pubblicità, della paura che ne conseguono – improvvisamente queste cose sono percepite e comprese da molta gente. In Shivers c’è un cartello sulla parete dello studio del dottore che dice: “Il sesso è l’invenzione di un’ingegnosa malattia venerea”. Bene… AIDS: un brillante colpo pubblicitario per una malattia venerea. In ogni caso i miei film erano potenti dieci anni fa e fra trent’anni – quando, si spera, l’AIDS non esisterà più – avranno ancora la stessa forza. Parleranno dell’invecchiamento e di qualsiasi altro tipo di malattia che si potrà ancora contrarre. […]
In La Zona Morta ci sono molti personaggi che la gente pensa siano veri. […] Ma ciò che mi piace di individui come Max Renn (Videodrome) e Seth Brundle (La Mosca) è che non possono spegnere la mente; così la mente scardina, interpreta, inserisce le cose nel contesto. Quando si immergono totalmente nella realtà emotiva di ciò che sta accadendo loro, vengono annientati completamente. Cercano tuttavia, malgrado la situazione, di salvare qualcosa: “Forse non si tratta affatto di una malattia. Forse è una mutazione”. Perciò ho le mie ragioni per presentare dei personaggi molto colti. A me questo li fa sembrare reali. Sono personaggi che non possono permettersi di essere patetici, tristi, deboli. Seth Brundle ha costruito la sua intera carriera, la sua vita e la sua comprensione del mondo sull’uso della mente e sul procedimento del pensiero. Non può prescindere da questo; per essere geloso, per parlare con la scimmia, deve ubriacarsi.
[…] Jeff ha una presenza scenica molto particolare e originale. Volevo una donna che in questo fosse come lui, rimanendo però attraente e sexy, proprio com’è lei. Geena è buffa e sexy, e per me questa è proprio la combinazione più diabolica. […] C’erano vantaggi e svantaggi. Jeff e Geena erano davvero a loro agio nelle scene di nudo. In particolare Jeff aveva la tendenza ad andare oltre ciò che gli chiedevo. […] Ma io non mi aspettavo da loro nulla di più spinto, come non mi aspettavo nulla di più da Jeremy Irons e Geneviève Bujold in Inseparabili. […] Riguardo a Jeff e Geena il rovescio della medaglia era che tra loro erano troppo intimi. Geena è una fantastica imitatrice e Jeff ha un modo di parlare e un linguaggio del corpo molto contagiosi. Quando incontri Geena con Jeff, lei fa Jeff. Così le ho detto: “Ascolta Geena, tu hai appena incontrato quest’uomo, non puoi parlare così, non puoi essere la sua immagine riflessa”. Così l’aspetto negativo consisteva nel fare attenzione che fossero più distanti, perché nella finzione i due non diventano mai così affiatati come nella realtà erano Jeff e Geena.
[…] Sono stato un appassionato dei poeti metafisici. Prendi “La Pulce”, un esempio perfetto su cui basare una poesia d’amore sensuale: l’idea della pulce che succhiando il sangue da entrambi gli amanti lo mischia. Diciamo che La Mosca è un horror metafisico. Questo mi fa piacere, mostrare le potenzialità del genere horror, specialmente in un momento in cui, per la maggior parte delle persone, horror significa Halloween, la notte delle streghe oppure Venerdì 13. È davvero triste.
Abbiamo lavorato molto sul “bambino-farfalla”. Abbiamo fatto dei test con le scene che avevamo a disposizione per quel finale. Il fatto è che quando Brundle/mosca moriva, per il pubblico ciò era talmente devastante che non riusciva a riprendersi per il finale; non riusciva a cambiare marcia. Avevo anche una scena in cui Veronica si sveglia a letto con Stathis Borans, perché sono marito e moglie e aspettano un bambino, o forse lei sogna di essere incinta, il pubblico odiava questo finale. […] Ci ho provato anche con La Zona Morta. Ho girato delle scene dove lasciavo intendere che Brooke Adams aveva avuto un figlio da Johnny Smith, concepito nell’unica notte che avevano passato insieme. Il fatto è che nessuno voleva saperlo. Johnny Smith salva il mondo, ma a livello personale finisce tragicamente.
La Mosca ha ottenuto delle buone recensioni e ha incassato molto. Cosa insolita per un horror piuttosto estremo. […] Potrebbe rimanere il mio maggior successo in assoluto, può darsi che non farò mai un altro film così acclamato.
[…] L’unico motivo per cui ho interpretato il ginecologo in La Mosca è che me lo ha chiesto Geena Davis. Non voleva un estraneo tra le gambe e si sentiva più tranquilla con me. Inoltre era una posizione molto comoda per dirigere le riprese della scena, anche per vedere come funzionavano gli effetti speciali. Dato che indossavo una maschera pensavo: “Posso sempre chiedere a Bobby De Niro di doppiarmi, se la recitazione fosse disastrosa”.

da Il cinema secondo Cronenberg, di Chris Rodley, edizione italiana Pratiche Editrice (attualmente fuori catalogo)
[Modificato da |Painter| 10/06/2010 19:16]
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