Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Stampa | Notifica email    
Autore

RECENSIONI - Rassegna Stampa / 1

Ultimo Aggiornamento: 10/06/2010 19:14
OFFLINE
Post: 529
Sesso: Maschile
06/10/2007 21:19


RASSEGNA STAMPA PARTE 1

Giovane scienziato tenta esperimenti di trasporto della materia smaterializzandola all'origine e ricomponendola a destinazione. Usa sé stesso per le prime prove, ma l'intervento accidentale di una mosca lo rende vittima della sua invenzione. Remake di L'esperimento del dottor K (The Fly, 1958) di K. Neumann. La situazione di base è la stessa, aggiornata e più sofisticata, ma gli sviluppi sono radicalmente diversi. Dopo gli anni '70 l'horror è fondato sul corpo, le sue metamorfosi, i suoi smembramenti, ma nessuno supera Cronenberg in direzione biologica. È il suo film più costoso, e il più ricco per elaborazione formale, ma è anche una commovente storia d'amore. Straordinario J. Goldblum.
Il Morandini 2007 (Zanichelli)



***

Difficile stabilire se The Fly sia il miglior film di Cronenberg, perché anche Videodrome e Inseparabili sono due capolavori assoluti. Certo è che l’abisso che separa questo The Fly dall’originale con Vincent Price è davvero profondo. Non è possibile considerare La Mosca come un remake de L’esperimento del Dottor K non solo per la qualità inarrivabile degli effetti speciali (opera di Chris Walas, destinato a dirigere il disastroso seguito) del film di Cronenberg, ma anche per la complessità psicologica del protagonista, per le molteplici implicazioni sociali, per una sceneggiatura pressoché perfetta, per un Jeff Goldblum/Seth Brundle in stato di grazia capace di umiliare il pur braso Hedison, per una fotografia straordinaria. La Mosca avvince, appassiona, provoca repulsione per gli orrori mostrati senza pudore (molti splatter-movie impallidiscono al confronto) ma ce li fa accettare perché mai gratuiti, segue una progressione logica dalle regole inattaccabili e non c’è una sola componente fuori posto. Se il genere horror riesce talvolta a strappare qualche angolo nelle memorie dei cinefili è solo grazie a simili capolavori, opere di grande cinema al di fuori di ogni schema. Ad ogni nuova apparizione della Brundle-mosca seguono nuove imprevedibili mutazioni, sempre più aberranti e insostenibili fino all’esaltante apoteosi finale. Geena Davis appare un po’ spaesata e passiva, ma d’altronde è subito palese che tutto l’interesse dello spettatore è calamitato dalla lucida follia di Goldblum. Cronenberg si riserva una piccola parte in sala operatoria: è il ginecologo occhialuto che estrae il “bimbo” di Ronnie.
davinotti.com



***

Il "teletrasportatore" inventato da Seth Brundle trasferisce da un luogo all'altro la materia, disintegrandola all'origine e ricostituendola al punto di destinazione. Lo scienziato ne spiega il funzionamento alla giovane Veronica Quaife, redattrice di una rivista scientifica. La ragazza, intelligente e intraprendente, è affascinata dalle teorie di Brundle e dopo alcuni incontri tra i due nasce una reciproca attrazione. Lo scienziato non trascura, tuttavia, i suoi studi e, ossessionato dalla smania di perfezionare l'invenzione, decide di sperimentarla su se stesso. Entra nella macchina, avvia i comandi e comincia l'esperimento ... senza accorgersi che insieme a lui nell'abitacolo è entrata anche una mosca. Le molecole dell'uomo e quelle dell'insetto si mescolano con effetti spaventosi. Dapprima l'uomo vive in uno stato di ebbrezza e di esaltazione sfrenata (e Veronica si accorge con spavento della sua iperattività anche sul piano sessuale), poi, il suo corpo prende progressivamente a trasformarsi in un essere mostruoso. Quando il destino di Brundle è segnato, Veronica si rende conto con orrore di aspettare un figlio. In un momento di follia il mostro chiede alla donna di fondersi in un nuovo unico corpo e tenta di trascinarla con sé nel teletrasportatore. Poi, ridotto ad un ammasso informe, la supplica di ucciderlo. Nonostante sia un remake dell'Esperimento del dottor K del 1958, il film è di Cronenberg "al cento per cento". Il soggetto offre al regista l'occasione di reinterpretare l'incubo kafkiano della Metamorfosi e di aggiungere un nuovo capitolo alla sua visionaria filosofia del corpo come tassello di una realtà solo apparentemente leggibile e sicura. La rottura della linea di demarcazione tra uomo e animale, ragione e istinto, scienza e libertà, si traduce qui nell'angoscioso delirio di Seth Brundle - uomo di scienza - che rivendica una (im)possibile (con)fusione con la materia primigenia. Attraverso le nuovissime emozioni tattili che si accompagnano alla nuova identità del protagonista, la sensazione di onnipotenza, la sete insaziabile di sesso, l'allucinante cosa in cui si trasforma (mai effetti raccapriccianti sono tanto essenziali e funzionali al racconto) Cronenberg descrive le tappe di un viaggio fisico e spirituale verso le certezze della follia.
fantafilm.net, a cura di Bruno Lattanzi e Fabio De Angelis


***


Da Ovidio a Kafka il tema della metamorfosi ha una vicenda almeno bimillenaria (ma sconfinando nella mitologia arriveremmo molto più indietro), sicché l'uomo-mosca del racconto di George Langelaan non è una novità. Notevole è la fortuna che questo spunto ha avuto nel cinema, prima con una specie di trilogia fra gli anni Cinquanta e Sessanta (L'esperimento del dott. K., La vendetta del Dr. K. e Curse of the Fly) e ora con il “remake” del canadese David Cronenberg. Nel primo The Fly (che nel 1958 fu un enorme successo commerciale, firmato da un buon regista come Kurt Neumann) accadeva che una mosca e un uomo si scambiassero reciprocamente la testa; qui il folle esperimento di un giovane scienziato, per fatalità imprevedibile, porta addirittura a una compenetrazione dell'uomo e dell'insetto. Sicché il computer, sommando il cognome Brundle con il Non-Brundle (l'elemento estraneo, l'insetto) che si trovano per caso a coabitare nella capsula, segnala la nascita della creatura Brundle-Fly. Messinscena e “truccherie” facilitano l'angosciosa illusione, ma il merito di conservare una paradossale credibilità va soprattutto all'interprete Jeff Goldblum. Sotto gli occhi attoniti della brava Geena Davis, il protagonista scandisce le tappe della sua trasformazione in mostro nella più nobile tradizione Jekyll-Hyde: fra l'arroganza dei nuovi ultrapoteri bestiali e l'invincibile nostalgia di una condizione umana che non si cancella del tutto. Nei limiti di uno spettacolo di formula, Cronenberg svolge il suo apologo con ardita raffinatezza di stile. Se l'Oscar venisse improvvisamente sconvolto da una ventata di meritocrazia, La Mosca avrebbe i titoli per aspirare a parecchie “nominations” non limitate al campo degli effetti speciali.
Tullio Kezich, Il filmnovanta: cinque anni al cinema: 1986-1990 (Mondadori)



***

«Una mattina Gregorio Samsa, destandosi da sogni inquieti, si trovò mutato in un insetto mostruoso». Parente stretto del Gregorio Samsa di Kafka è Seth Brundle, che si trova mutato in uomo-mosca. Ma la metamorfosi non è avvenuta in una sola notte. E poi Seth se l'è voluta. Geniale studioso di fisica, ha inventato una macchina che consente di disintegrare la materia e di ricomporla altrove in un battibaleno, come dire un sistema di teletrasbordo che rivoluzionerà il mondo. Sinora ha compiuto i suoi esperimenti su oggetti inanimati. Dopo aver avuto successo con un babbuino, vuol provare con l'uomo. Seth è impaziente e geloso. Quando sospetta che la giornalista Ronny, delle cui grazie ha goduto, gli sia infedele, furibondo e sbronzo s'infila lui stesso nella capsula magica. E il miracolo avviene, sicché Seth giubila. Ma come mai ha acquistato doni eccezionali di ginnasta? Da dove gli viene quella potenza sessuale che sfianca Ronny? E perché poi cammina sui muri e sul soffitto? Semplicissimo: poiché nella capsula era entrata casualmente anche una mosca, ne è uscita una sintesi genetica d'uomo e d'insetto. Sulle prime chi ci rimette è soltanto un temerario che ha accettato la sfida di Seth a braccio di ferro, ma col passare dei giorni si va nel repellente. Il corpo a poco a poco si trasforma, quel poverino supplica Ronny di aiutarlo, la donna è terrorizzata perché s'avvede d'essere incinta. Va in clinica per abortire, ma Seth la rapisce; e ancora animato da sentimenti umani, prima la supplica di non perdere il bambino, poi le chiede di farsi disintegrare con lui perché dalla loro fusione molecolare nasca una nuova famiglia racchiusa in un'unica creatura. Mentre Ronny recalcitra, e c'è da capirla, irrompe il direttore del suo giornale, che ha tentato di rubarle lo scoop ma ora vuole proteggerla. Tocca a lui, benché Seth gli abbia mozzato un braccio, salvare Ronny. E tocca a Ronny, sia pure con la morte nel cuore, rispondere di sì a Seth, che ormai più mosca che uomo la implora di ucciderlo. Domanda ovvia: e il bambino? La risposta alla prossima puntata...
Rifacimento del film con lo stesso titolo, The Fly (ma in Italia fu ribattezzato L'esperimento del dott. K), uscito nel 1958, e che ebbe dei seguiti negli anni Sessanta, la nuova prodezza del regista canadese David Cronenberg sarà poco grata a chi è facile al vomito e ai teologi per i quali il corpo umano è il tempio di Dio. Manderà invece in estasi quanti, andando in cerca del Meraviglioso Ripugnante col solito pretesto di coltivare il proprio immaginario, e di esorcizzare i mostri che li abitano, vi trovano sublimata la paura dell'ignoto prossimo venturo, quale ci stanno preparando la scienza e la tecnologia. Se i primi saranno colti da nausee, e si chiederanno perché mai la fantasia debba toccare il traguardo dello Schifo, i secondi faranno oggetto di culto quest'ultimo prodotto del sadico Cronenberg. Che indubbiamente conosce il suo scandaloso mestiere. Ripercorrendo il tema a lui caro dell'alieno biologico, quel marrano compone infatti un crescendo orrorifico, iniziato pianissimo, nel quale il dramma del protagonista, che si esalta e tormenta assistendo alla propria metamorfosi, e le angosce della donna, piegano lo shock verso il mélo sentimentale cui non è estraneo, per l'autosarcasmo dell'infelice uomo-mosca, più d'un tocco di umor nero (produttore del film è d'altronde Mel Brooks...).
Presi nella ragnatela, probabilmente un po' malata, di Cronenberg, gli interpreti sono pronti a passare alla storia dell'horror. Jeff Goldblum - lo vedemmo fra l'altro nel Grande freddo- si sottopone alle più repulsive mascherate per rappresentare il disfacimento progressivo di Adamo, generatore mortiferi liquami fin quando deve cedere il passo al truccatore Chris Walas (a suo modo un maestro del barocco). Venuta da Tootsie e dalla Tv, la vezzosa Geena Davis fa con decoro quanto le si chiede: rinuncia a uno scoop per condire con l'amore la clamorosa esclusiva della metamorfosi, e strilla e sbarra gli occhi. E quando le salta la mosca al naso, impietosita la sbaciucchia.
Giovanni Grazzini, Corriere della Sera



***

Qualcuno ci vede la paura del decadimento fisico, ossessione della nostra epoca; altri si avventurano a leggervi una allegoria dell'Aids. Ma David Cronenberg, regista di culto della nuova generazione "orrorifica" e oggi "director" di La Mosca, non asseconda simili interpretazioni. E tuttavia l'enfasi del film sul corpo e la sua decomposizione è evidente e apparenta Cronenberg ad altri fautori della sua stessa fascia anagrafica, come De Palma o Carpenter. Molti dei quali si sono prodotti, di recente, in remakes di classici dello schermo (Scarface, La Cosa, oltre al Tobe Hooper di Invaders) come ora ha fatto Cronenberg con un film del 1958 interpretato da Vincent Price e diretto da Kurt Neumann: La Mosca, appunto, che da noi fu rititolato L'esperimento del dottor K. L' intrigo originario riguardava uno scienziato che, inventata una macchina per il trasporto di materia e sperimentatola su se stesso, si trasforma in un ibrido mostruoso per avere ignorato che un insetto, ospite indesiderato, condivideva con lui la cabina di trasformazione. Ma questa traccia è tutto ciò che del prototipo sopravvive nel rifacimento, che il giovane regista di Scanner, Videodrome, La Zona Morta ha rielaborato da cima a fondo. "Non avrei mai pensato di fare un remake, ma Mel Brooks mi ha provocato permettendomi di intervenire radicalmente sul tema di base. Ho voluto soprattutto raccontare una storia d'amore, quella tra lo scienziato Seth e la giornalista Veronica. L'uomo si ammala e si trasforma gradualmente, suscitando nella sua donna sentimenti misti di amore e di repulsione". Dunque, la metafora sulla malattia non è poi tanto lontana. "Sono affascinato dai temi del corpo e delle sue trasformazioni, ma non credo che siano legati alla 'sindrome da Aids' più che a un motivo centrale per il cinema horror: la morte vista come un evento fisico, che porta a meditare sull'esistenza del corpo. È il corpo il vero protagonista del genere". E il cinema fantastico, a partire almeno da La notte dei morti viventi, sembra dargli ragione. Con La Mosca il cinema di Cronenberg, partito da esperienze a basso costo e vicine all'estetica underground, arriva a un budget di 10 milioni di dollari: si moltiplicano gli effetti speciali e i risultati sono impressionanti, fino a provocare (è notizia di questi giorni) lo svenimento di uno spettatore londinese. "Non voglio parlare del film in termini di effetti speciali" continua il regista "che sono stati solo uno strumento per raccontare la storia dei due protagonisti. Quanto all'effetto di shock sullo spettatore, mi augurerei una via di mezzo tra la partecipazione emotiva e la visione ironica". La metamorfosi del protagonista Jeff Goldblum è comunque impressionante e trasmette allo spettatore un senso di inquietudine raro, che è un po' la cifra del suo cinema. "Ne sono contento. Non che io mi faccia un vanto di inorridire il pubblico: piuttosto, voglio condividere lo spavento con gli spettatori. È una vera collaborazione, come se mi svegliassi da un incubo con il bisogno di raccontarlo a qualcuno". Quanto ai colleghi registi di horror non esprime preferenze e giocando - ma solo un po' - al paradosso afferma che il film più spaventoso della sua storia di spettatore è stato Bambi. È d'obbligo interpellarlo sulla "conversione" al remake, tanto più che fino a Videodrome Cronenberg ha scritto da sé i soggetti dei film per passare poi a una riduzione di Stephen King con La Zona Morta. "Credo che il mio film sia completamente diverso dall'originale, tutto nuovo. Ma i rifacimenti affidati a De Palma, Hooper, Carpenter e me non rappresentano, a ben guardare, una novità. Rifare è da sempre caratteristico della mentalità di Hollywood e il problema principale è come rifare effettivamente, cambiando tutto come ho fatto io". Lo diceva già un grande regista misconosciuto come Edgar Ulmer: nel cinema "creare" e "rifare" funzionano come sinonimi e il rapporto con i film del passato non è uno dei titoli meno rilevanti nel cinema singolarmente contemporaneo di David Cronenberg. Contemporaneo anche nel rapporto con la "morale" del film, che alcuni vorrebbero più tradizionale e conformistica. "La morale dei film horror contemporanei anche nella loro variante più cruenta, lo splatter, è molto semplificata. Nel mio film io non ho voluto affatto lanciare anatemi contro la scienza e il peccato di conoscenza. Non considero affatto il mio protagonista uno scienziato pazzo". La Mosca lascia irrisolto un aspetto dell'intrigo: incinta dell'uomo-mosca Veronica teme di partorire un mostro e sta per abortire, ma gli eventi glielo impediscono. Viene il sospetto che, come già avvenne per il prototipo, la via per un "seguito" sia aperta e il successo che il film sta ottenendo negli States potrebbe renderlo quasi d'obbligo.
Roberto Nepoti, La Repubblica



***

"Un mattino, al risveglio da sogni inquieti, Gregor Samsa si trovò trasformato in un enorme insetto...". Nel racconto La metamorfosi, Franz Kafka non spiega come e perchè un giovane commesso viaggiatore si trasforma all'improvviso in uno scarafaggio. E neppure lo vede oggettivamente. All'editore scrive: "Siccome il disegnatore fa illustrazioni concrete, mi è passato per la mente che voglia disegnare magari l'insetto stesso. Questo no, per carità, questo no! Non lo si può far vedere neppure da lontano". Pur prossimo all'ispirazione kafkiana, alla quale si rifà il racconto originario di George Langelaan, il film La Mosca si sviluppa in modo opposto: non solo propone una spiegazione parascientifica del fenomeno, ci invita a seguirlo in tutte le fasi. Coraggio, guardiamo. Ci vuole uno stomaco forte, ma ne vale la pena perché il canadese David Cronenberg è oggi il più ardito specialista di mostruosità fantascientifiche, forse l'unico che dietro il gioco truculento dell'orrore rivela interesse per i simboli e pietà per le passioni umane. In questo senso sarebbe utile un confronto fra l'attuale The Fly e la trilogia che l'ha preceduto sugli schermi, sempre ispirata al racconto di Langelaan: il film originario intitolato in italiano L'esperimento del dott. K., che fu l'ultimo di Kurt Neumann e il più grande successo commerciale della XXth Century Fox nel '58; e i due che seguirono: La vendetta del Dr. K. (ovvero Return of the Fly del ' 59) e l'inedito da noi Curse of the Fly (girato in Inghilterra nel '65). Fra le mani di Cronenberg la storia diventa un dramma della gelosia a tre personaggi, che sulle prime si annuncia come una commedia sofisticata. C' è un giovane imbranato, Seth Brundle, che a un cocktail di scienziati corteggia una giornalista legata sentimentalmente con il suo direttore. Lei gli dà retta quel che basta per seguirlo nel laboratorio, dove scopre due strane cabine collegate a un computer. Brundle ne parla come dell'invenzione che cambierà il mondo e fornisce subito una dimostrazione: sfilata dalla gamba della visitatrice, una calza di seta viene trasferita da una cabina all'altra, disintegrata e reintegrata. Si accende la curiosità anche professionale della giornalista, gli esperimenti continuano. Il primo tentativo di trasferire un babbuino vivo finisce con una poltiglia sanguinolenta. Va meglio con una bistecca, anche se il sapore della carne è dubbio. Finalmente Brundle riesce a trasferire una scimmia e vorrebbe festeggiare l'evento, ma il direttore del giornale allarmato dal nuovo amore della ragazza strepita e ricatta, si comporta come una bestia. Mentre lei corre a placare il suo ex, colpito a sua volta da una crisi di gelosia anche Brundle si sfoga precipitando il tentativo di disintegrare e reintegrare se stesso. Nudo nella telecapsula, non si accorge che c'è anche una mosca; e a esperimento concluso comincia una mostruosa metamorfosi. Lo scienziato si produce in forsennate evoluzioni alla sbarra, riempie il caffè di zucchero, fa l'amore come un matto e nota la crescita di qualche pelo duro sulla schiena. Più che il trucco, in questo preludio della trasformazione, conta la bravura davvero raffinata dell'attore Jeff Goldblum, che da una scena all'altra modifica con impercettibile incisività la mimica, lo sguardo, il comportamento. In sincronia con certe brutte macchie sulla faccia affiorano i segni di una psicologia sempre meno umana: un gusto alla Jekyll-Hyde per le cattive compagnie, la crudele rottura del braccio di un avversario durante una sfida al bar, il tentativo di violenza a una prostituta e il crescere di una forza incontenibile. Poco più in là cominciano a cadere i denti, le dita spruzzano siero bianco, si staccano le unghie: l'uomo si piega in due, per camminare deve reggersi sui bastoni, il viso gli si decompone, si stacca un orecchio. E la ragazza (anche lei un'attrice brava e intrepida Geena Davis) si comporta come San Francesco che bacia il lebbroso. C'è un ulteriore complicazione quando si scopre che lei è incinta, mentre il mostro Brundle-Fly, nato dalla fusione di ciò che il computer definisce Brundle e Non-Brundle, ormai cammina di traverso sul tetto e sulle pareti, mangia vomitando enzimi corrosivi sul cibo e professa ideologie antiabortiste. Non manca, nella stretta conclusiva, la fuga sui tetti della creatura con la donna fra le braccia: la più tipica situazione dei racconti su "La bella e la bestia" da Quasimodo campanaro di Notre Dame a King Kong. Ma l'atmosfera della favola vince sull'accanimento iperrealista e trionfa la metafora, come sempre quando il cinema sfonda il muro del suono della fantasia. E il film partecipa un sentimento catastrofico del mistero della natura, umana e no, sufficiente per appagare anche un lettore di Kafka.
Tullio Kezich, La Repubblica



***

Sicuramente un film cult questa pellicola di David Cronenberg, che scandaglia in tutti i suoi problematici aspetti il rapporto tra l'uomo ed il suo corpo, la sua carne. Quindi non semplicemente un horror "biricchinamente" sognato dal regista canadese, ma un ennesimo capitolo della saga umana con le più svariate e profonde manie e depravazioni, fobie e patologie cerebrali. Ne La Mosca il desiderio assillante dello scienziato protagonista, Seth Brundle (Jeff Goldblum), è sfidare le logiche fisiche per così produrre un teletrasporto di materia da una "telecabina" ad un'altra. Il film attraversa la parte più distesa con le giornate d'esperimenti di Brundle insieme alla giornalista Veronica Quaife (Geena Davis) che gli fa da assistente e che lavora ad un documentario. Tra loro nascerà un amore intenso e genuino. Ma, come più volte Cronenberg propone nei suoi film, l'uomo, eccezionale creatore di tecnologia, finisce spesso per rimanere vittima di questa e di restare intrappolato nei labirinti di modernità che esso stesso ha generato. Brundle decide di provare l'autotrasporto di se stesso ma con l'inconveniente di una mosca che entra nella telecabina durante l'operazione. La sua mutazione sarà terrificante e graduale, acquisirà le sembianze fisiche e mentali dell'insetto. Il finale è più veloce ed intenso, in cui l'orrore delle bave e dei liquami dell’uomo-mosca non riusciranno a scalfire l'amore di Veronica, che proprio per amore, uccide il mutante che la implorava di farlo. Da vedere.
Nota 1: tratto da un racconto di Gorge Langelaan, La Mosca è, tra l'altro, il remake di un film di Kurt Neumann del 1958: L'esperimento del dottor K.
Nota 2: Oscar per il miglior trucco (1986).
Nota 3: David Cronenberg si è ritagliato una parte per il suo film, lui è il ginecologo che deve tirare fuori il feto d'insetto dalla pancia di Veronica.
Nota 4: nel 1989 esce La Mosca 2 di Chris Walas, ed è proprio per questo genere di pellicole che viene detto spesso che il secondo episodio di un film rimane esclusivamente un'operazione commerciale.
A cura di Riccardo Marra, ilcibicida.com



***

Seth Brundle è uno scienziato che sta facendo esperimenti sul teletrasporto. Ha già raggiunto risultati notevoli, riuscendo in effetti a trasferire delle cellule da un luogo all’altro, ma ancora non riesce ad ‘insegnare’ al computer che gestisce il teletrasporto a rispettare la sequenza molecolare degli oggetti. Così, una bistecca teletrasportata finisce per perdere il sapore ed un coniglio viene ribaltato come un guanto. Grazie all’aiuto morale di una bella giornalista, Brundle risolve il problema e decide di provare su se stesso il teletrasporto. Non vista, una mosca entra nella cabina con lui e il computer, non riconoscendo i due esseri, decide di fonderli insieme...
Quando ancora non si parlava così spesso della crisi di idee della grande Hollywood, i registi nord-americani già sfornavano sequel e remake a piene mani. La - notevole - differenza con le operazioni similari che hanno contraddistinto gli ultimi anni del ventesimo secolo, è l’enorme dose di inventiva che certi autori mettevano nei loro lavori. Così, come John Carpenter realizza nel 1982 una Cosa che poco assomiglia al film di Nyby e Hawks ma che meglio serve il racconto di John Campbell da cui i due film sono tratti, David Cronenberg gira nel 1986 una personalissima versione de La Mosca, racconto di George Langelaan già portato con efficacia sullo schermo da Kurt Neumann nel 1958.
Se nella prima parte del film Cronenberg costruisce un’atmosfera opprimente ma non priva di scatti romantici e vagamente umoristici, nella seconda si concentra sulla desolazione del suo protagonista, sul decadimento del suo spirito e soprattutto del suo corpo. Fa pornografia della carne, come ci ha abituati fin dagli esordi; ci guida per mano lungo il corridoio che porta alla repulsione. Questo era il suo obiettivo e questo è il risultato che riesce ad ottenere, non lesinando dettagli su un lavoro di make-up che poco ha da invidiare a quello di Rob Bottin nel film di Carpenter citato più sopra, e ben sapendo che lo stesso istinto che ci porta a guardare la vittima di un incidente stradale ci porta a non voler distogliere lo sguardo dal corpo martoriato della Brundlemosca.
Nel suo ‘Castoro’ dedicato al regista, Gianni Canova ha fatto notare come il film abbia la struttura e la “temperatura emotiva” tipica del melò, ma non si può negare come in questa occasione ancor più che in passato, l’impianto orrorifico che Cronenberg dà alla pellicola impedisca al film di venir accettato a tutti gli effetti all’interno di quel genere classico, anche se il finale sa essere straziante come pochi film romantici riescono ad essere.
Alberto Cassani, cinefile.biz
[Modificato da |Painter| 10/06/2010 19:14]
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Cerca nel forum

Feed | Forum | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 23:48. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com