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RECENSIONI - Rassegna Stampa

Ultimo Aggiornamento: 10/06/2010 18:57
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Post: 529
Sesso: Maschile
06/10/2007 12:15


RASSEGNA STAMPA


Scritto da Phil Savath, Courtney Smith, D. Cronenberg da una storia di Alan Treen. L'ambiente è quello delle drag races, spettacolari corse automobilistiche su circuito. La FastCo, società formata da piloti dragsters spericolati e leali, è guidata da un manager senza scrupoli che dopo una carognata peggiore del solito riceve il castigo che si merita. Liquidato generalmente come un mediocre film di genere senza interesse, “proprio perché anomalo ed eccentrico rispetto al corpus complessivo del cinema cronenberghiano merita un'attenzione particolare.” (Gianni Canova). Cineasta che si dedica alla vivisezione dei mali virali che attaccano il corpo e la carne, Cronenberg racconta qui che il mondo dello sport-spettacolo è infettato dal virus del profitto. A livello ritmico-visivo è un film alla Corman di gusto pop nell'iperrealismo delle sequenze di gara. L'ossessione on the road dell'auto e della velocità che fanno parte della cultura popolare statunitense negli anni '60 e '70 si coniuga con la “confusione” tra il meccanico e l'umano, tipica di Cronenberg. Messo in onda da Italia 1, Italia 7 e Raisat col taglio di una sequenza erotica.
Il Morandini 2007 (Zanichelli)



***

La trama
La punta di diamante del team Fast Co., il pilota di dragster Lonnie Johnson, ha un incidente sulla pista dal quale esce senza ammaccature ma con l’auto distrutta. Per non deludere il pubblico, ma soprattutto per volere dello spietato manager Phil Adamson, Lonnie sostituisce il giovane pilota Billie nella sua categoria, le funny cars. Il campione vince contro Gary Black, suo acerrimo rivale. Lonnie, dopo aver sentito il suo meccanico, scopre che la Fast Co., multinazionale che produce olio per automobili, non ha rinnovato il contratto di rifornimento con la sua squadra, e ne approfitta per offendere la marca durante un’intervista. Phil va su tutte le furie e mentre cerca di sostituirlo ingaggiando il team di Gary per nome della Fast Co., licenzia anche la giovane Candy Alison, donna immagine della multinazionale, perché rifiutatasi di andare a letto con un cliente facoltoso. In realtà Candy è innamorata di Billie, con il quale va a letto la sera stessa. Sul circuito di Spookane sopraggiunge anche Sally, la compagna di Lonnie, poco prima che scoppi la lite definitiva tra il pilota ed il suo manager. Chiedendo aiuto ad un meccanico della scuderia di Gary, Adamson fa sabotare la macchina di Lonnie che durante la gara prende fuoco. Ancora una volta Lonnie ne esce vivo e il suo avversario intuisce che qualcosa sia stato manomesso nella macchina di quello. Phil Adamson ne approfitta ugualmente per licenziare tutto il team, sequestrando l’auto del campione. La squadra, trovatasi sola, si riforma ugualmente e decide di riprendersi l’auto, in bella mostra in un salone espositivo. Rubata l’auto, il team si ripresenta sulla pista.

Passato giustamente inosservato, mai distribuito ufficialmente nelle sale italiane, tra documentario e fast video, l’incursione del regista nel mondo delle corse automobilistiche, alle quali sembra fosse molto interessato, può essere letta solo in chiave di un percorso appena accennato e sviluppato decisamente meglio negli anni futuri. Politico ma estremamente didascalico, critico ma senza profondità tangibile, Fast Company è un film che affascina solo per il contesto in cui è descritto, il mondo delle funny cars, il cui significato è sicuramente quello di un consumo immediato, del godimento minimo (le macchine impiegano circa sei secondi per finire una gara), dietro il quale si cela la grande ed esperta mano delle multinazionali. Non è, infatti, il modello di Lonnie del suo team a compiere scelte o ad avere la libertà di dire quel che pensa, è il marchio Fast Company (rappresentato dal perfido Phil) a vivere di vita propria, muovendo i tasselli di vite separate (la distanza tra il pilota e la compagna) e sul filo della tragedia (il protagonista che esce indenne dagli incidenti). “Loro strisciano, noi voliamo…” dice ad un certo punto Phil Adamson a Candy, mentre con l’elicottero scorgono il camion dei piloti sulla strada, e questa frase basta per dare indicazioni su quella che è la componente principale del tema narrato. Per quel che si accennava prima invece, siamo di fronte a quasi tutte le anticipazioni del più grosso successo di Crash, dove il concetto d’automobile supera però quello di consumo in questa sede rappresentato e dove riprenderà le immagini delle automobili nel gesto di inglobare i passeggeri. Ritornando al film invece, sono interessanti solo alcune sequenze, in particolare quella di Billie con le due autostoppiste mentre versa sui loro corpi nudi l’olio della Fast Company, ed il fatto che il regista abbia acquisito una maggiore capacità nel lavorare in esterno. Manca del ritmo, ed in questo film non si potrebbe nemmeno dire che faccia parte dello stile del regista, poiché procede su binari semplici, ma con cadenza incerta e affaticata.
Mario Bucci, cinemah.com
[Modificato da |Painter| 10/06/2010 18:57]
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