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Interviste a Cronenberg e al cast

Ultimo Aggiornamento: 02/06/2014 21:53
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Post: 529
Sesso: Maschile
02/06/2014 21:52


MAPS TO THE STARS: INTERVISTA A CRONENBERG

“Non è vero che non faccio commedie, io spero che ogni mio lavoro sia la Divina Commedia”


La disperazione della di Hollywood, la città delle stelle, arriva in concorso al 67mo Festival di Cannes grazie a David Cronenberg che con il suo Maps to the Stars attraverso toni sarcastici e anche comici descrive la parte più oscura della Los Angeles, della Los Angeles della settima arte.

Maps to the Stars è un film oscuro ma anche differente rispetto al suo cinema, è un film che tocca anche una dimensione comica. Ha lavorato in modo diverso rispetto al passato?

Si, innanzitutto non è la prima volta che nel ruolo principale c’è una protagonista femminile. Era già accaduto in eXistenZ e Rabid - Sete di sangue. Per quanto riguarda la dimensione comica, penso che tutti i miei film siano divertenti. Quando mi dicono: “Perché non fai una commedia?” io rispondo “Ma io faccio commedie da sempre”. Spero che ogni mio lavoro sia La Divina Commedia. Ho seguito la sceneggiatura mettendo in risalto la visione di Los Angeles e dell’umanità in generale. Penso che quindi, alla fine, Maps to the Stars non sia poi così differente dai miei altri film. Come esistenzialista, penso che ci troviamo davanti a persone disperate, che si lasciano vivere.

Continuando a parlare di elementi che si ripetono all’interno nel suo cinema: come mai ci sono spesso personaggi che fanno sesso dentro le macchine?
C’è tutta una generazione di americani che è stata concepita nei sedili posteriori delle vecchie Ford. Non sono quindi io che ho inventato la moda di far l’amore in macchina ma la rivoluzione sessuale e ha dato la possibilità ai giovani di sfuggire dal controllo dei loro genitori. (ride)

Quali sono gli aspetti più disgustosi dell’industria cinematografica, secondo lei?
Non c’è niente di disgustoso, è tutto favoloso (ride di nuovo). Questo film poteva essere anche girato a Silicon Valley o Wall Street. Anche lì c’è la cupidigia, anche quel mondo è popolato da persone ambiziose. Non è quindi una critica solo ad Hollywood o allo show business altrimenti si rischiava di fare soltanto una caricatura.

Anche The Canyons di Paul Schrader pone al centro tematiche che si rivedono nel suo nuovo lavoro. L’ha visto?
No, non l’ho visto. Ho letto però molte cose su questo film e conosco sia Paul Schrader che Bret Ellis.

In Maps to the Stars sembra che abbia ancora una volta reinventato se stesso. Ci sono infatti molte realtà differenti.
Non ho l’impressione di reinventare. Piuttosto mi distraggo. Mi diverto. Per me un progetto è come un’esplorazione. Mi pongo spesso molte domande su cosa significhi essere un essere umano, sulla sua condizione e ci sono diverse angolazioni da cui guardare. Si possono studiare da un punto di vista genetico, medico o filosofico.

Quali sono le caratteristiche dei suoi personaggi che ritrova nella sua vita a Hollywood?
Al cinema si portano le cose all’estremo. Non c’è nessuno ad Hollywood che somiglia a questi personaggi. (Ride. E di gusto)



***

Cronenberg:
Maps To The Stars è un film su Hollywood, quindi quando abbiamo girato quei 5 giorni a Los Angeles, abbiamo girato sulla Rodeo Drive, allo Chateau Marmont, sotto il cartello gigante di Hollywood. Abbiamo utilizzato i simboli di Hollywood. Per me è stata un'esperienza unica anche perché è stata la prima volta che ho girato negli Stati Uniti. È effettivamente una cosa stranissima. Non è che non abbia voluto ma è per via degli accordi delle co-produzioni, che ti impediscono di spendere soldi negli USA quando la co-produzione è in parte maggiore Europea. Anche se molti miei film sono ambientati negli USA non vi avevo mai girato nulla fino a Maps To The Stars.
Los Angeles come tutte le città ha le sue zone squallide ma noi ne abbiamo mostrato la bellezza, le zone belle della città, ce ne sono. La bellezza è poi parte del motivo per cui i personaggi ne sono attratti. Ma allo stesso tempo è una bellezza mortale, come una pianta carnivora.
La forza gravitazionale di Hollywood è incredibile, è come un pianeta denso che emana un richiamo esagerato e più ti avvicini più ti è impossibile allontanarti. Ammetto di non aver pensato a LA come un personaggio, ma più come una foresta pluviale dalla quale si può a malapena fuggire. È diventato ovvio che fosse quella la chiave del film: il richiamo di Los Angeles e di Hollywood in particolare. Attira i protagonisti come un magnete, li risucchia e non possono fuggire. Loro non riescono a scappare perché la città non li lascia pensare alla fuga, anche se vediamo in essi il desiderio di allontanarsene. Ma non possono.



***

John Cusack:
Cronenberg parte con una visione già completa del film, con il copione e gli attori, poi cerca di riprodurlo, nella sua essenza più pura per catturarla. Gli attori cercano sempre di sapere cosa resterà, cosa sarà del film, per dare il massimo in quelle scene. Ma spesso i registi sono così caotici che nessuno capisce cosa vada veramente cercando, e l'attore deve indovinare quando dare tutto. Con David invece sai che tutto ciò che giri sarà nel film, che lui già lo sa, ha già fatto una riduzione. E questo ci rende euforici.



***

Julianne Moore:
David Cronenberg e Bruce Wagner sono i due motivi per cui ho fatto questo film. Sono una grande fan di Cronenberg da sempre, ho sempre sognato di lavorare con lui, è un regista magnifico, sicuro di sé, interessante. Seguo anche il lavoro di Bruce da molto tempo, ho cominciato con un romanzo nei primi anni 90, si chiamava “I'm Losing You”, e quando ho avuto questa sceneggiatura l'ho amata. È interessante perché le opere di Bruce sono divertenti, emozionanti e importanti, e David è preciso, intellettuale e bravo a far esprimere i sentimenti. La combinazione dei due è stata formidabile. Bruce ha una scrittura così creativa e anche molto divertente, fonde il sublime con il ridicolo, creando momenti di altissima commedia che scivolano poi nel dark e nel dramma, ed è raro trovare chi riesce a giocare così mischiando i generi. Quindi potere lavorare con materiale così diretta da un regista come David Cronenberg è stato un dono immenso.
[Modificato da |Painter| 02/06/2014 21:53]
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