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Le interviste internazionali al cast

Ultimo Aggiornamento: 02/08/2013 07:57
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Post: 529
Sesso: Maschile
02/08/2013 07:57


COSMOPOLIS
LE INTERVISTE INTERNAZIONALI AL CAST



Cronenberg: […] I dialoghi del libro sono meravigliosi, li ho semplicemente trascritti. Nel film i dialoghi sono esattamente uguali a quelli del libro. E anche la struttura del libro è meravigliosa. […] Si tratta di una struttura molto cinematografica, quindi il film è venuto fuori rapidamente.

Pattinson: Eric Packer è un ragazzo che non vive più nella realtà. […] È più un concetto che un personaggio.

Cronenberg: Penso che Rob, forse anche inconsciamente, abbia compreso il personaggio come essere umano.

Pattinson: Non so perché, ma mi sono subito relazionato con il personaggio. Mentre leggevo la sceneggiatura, era come se ne sentissi la voce. Sentivo che avrei potuto interpretarlo anche il giorno stesso in cui ho letto la sceneggiatura per la prima volta. Era tutto lì, non so perché.

E tu [Cronenberg] non sei quel tipo di regista che ti dice: “Voglio aiutarti ad entrare nel personaggio”
Cronenberg:
. A volte questo metodo va bene, ma nella maggior parte dei casi risulta davvero fastidioso. […] Sono veramente contento di avere a disposizione un attore che ha delle buone idee e le mette semplicemente in atto. […] Un bravo attore viene sul set con un’idea, anche se è qualcosa che non è in grado di spiegare a parole, ma ha almeno un approccio. Penso che sia il caso di Rob. Non ho avuto bisogno di dirigerlo molto, parlavamo delle cose essenziali.
È stato sinistro il fatto che, dopo aver girato la scena della protesta a Wall Street, abbiamo poi letto sui giornali del movimento Occupy Wall Street! Stava succedendo nello stesso momento, ed era molto strano perché il romanzo è stato scritto dodici anni fa. […] Ovviamente non stavamo girando il film per quel motivo, ma è stato incredibile scoprire che quello che stavamo girando nel film stava succedendo davvero.
[…] Il film è surreale ma allo stesso tempo è realistico, perché, se mai salissi su una limousine, tutto apparirebbe esattamente come si vede nel film. Il risultato è una New York molto strana, ma allo stesso tempo, come ho già detto, realistica dal punto di vista di una limousine. Eric Packer ha creato il suo mondo dentro questa limousine, e costringe la gente ad andare da lui e occupare quello stesso spazio. Non va da loro, usa il suo potere per farli andare da lui.
[…] Non ti puoi permettere di fare conoscere al mondo intero un film indipendente come questo. Invece, a Cannes, è il mondo a venire da te: come da Eric nella sua limousine. Per me Cannes è la mia limousine, costringo il mondo a venire da me!
intervista video per Cannes+, Maggio 2012



***

Cronenberg: […] Non voglio che i miei attori recitino, voglio solo che siano sé stessi [scherza]. No, non è vero. […]

Pattinson: David ha detto più volte che il personaggio è antipatico, non me n’ero mai accorto! [ride]
[…] Se David in qualsiasi momento mi chiedesse di fare un film con lui, a prescindere dalla storia e della sceneggiatura, lo farei comunque. Ma quando ho letto la sceneggiatura di Cosmopolis, ho visto che era perfettamente equilibrata, originale e molto diversa da tutto quello che avevo letto ultimamente. Sono stato molto fortunato.
[…] Penso che [Eric] sia qualcuno che è nato nella realtà sbagliata. Ma in verità, gli unici momenti in cui lo capivo erano quando ero completamente confuso e perso nel personaggio.

Cronenberg: Per quanto riguarda l’antipatia del personaggio, è molto ricco e arrogante all’inizio del film, crudele con le persone con cui lavora, è sarcastico e cinico. In un film mainstream, questo sarebbe un personaggio antipatico, poiché in quel tipo di film ci sono personaggi pateticamente simpatici. […] Quindi, per i normali standard, questo personaggio è antipatico. […] Agli attori non piace interpretare personaggi antipatici, ci vuole coraggio per questo. Per fortuna, Rob non si è reso conto che il personaggio fosse antipatico, quindi non è stato molto coraggioso, è stato stupido, più che altro [ride].

Gadon: Non abbiamo fatto prove e per me è stato meglio così, perché sono due persone che non si conoscono, come se parlassero due lingue diverse. Quindi penso che sia stato importante che non ci conoscessimo affatto. […]

Cronenberg: In realtà, sono molto pigro. Voglio semplicemente che i miei attori arrivino sul set e siano grandiosi, in modo che non io non debba dire molto, a parte “azione” e “taglia”. Sarah lo sapeva, perché aveva lavorato con me in A Dangerous Method, Rob non lo sapeva ma si è adattato lo stesso. Penso che i bravi attori vengano sul set con delle idee ben precise sui loro ruoli, e penso che entrambi [Gadon e Pattinson] ce l’avessero. Spesso non è una comprensione intellettuale del personaggio, è qualcosa di più viscerale. […] Paul è stato un po’ un problema, ma in qualche modo l’abbiamo fatto diventare un buon attore! [scherza, ndt]. […]

Giamatti: Sono l’unica persona normale del film! [ride] Sono molto simpatico in questo film, credo! L’unico essere umano decente del film. Penso di rappresentare chiunque non sia lui (Eric, ndt) nel film. […] David ha detto che vuole che gli attori siano loro stessi, quindi ero semplicemente me stesso nel film. No, in realtà l’unica cosa che mi ha detto è stata “Non leggere il libro!”, perché credeva che mi sarei confuso se l’avessi fatto. Mi è piaciuto il fatto che ci abbia lasciato soli e sperduti sul set, in modo che trovassimo la nostra strada, il che è stato grandioso.

Cronenberg: […] Penso che Carl Marx avrebbe amato il film, sarebbe solo stato sorpreso del fatto che sia a colori! [ride]. C’è una frase nel film, “Uno spettro si aggira per il mondo, lo spettro del capitalismo”, che era anche nel libro. È un riferimento al “Manifesto del Partito Comunista” di Carl Marx, che diceva: “Uno spettro si aggira per l’Europa, lo spettro del Comunismo”. Il libro parla anche dei “problemi”, per dirla in modo gentile, del Capitalismo.[…] Il denaro è diventato una strana astrazione, Eric ha a che fare con miliardi e miliardi di dollari, ma non tocca mai del denaro vero. Non produce nulla, ma è molto ricco. […] Le persone stanno cominciando a rendersi conto che il Capitalismo non è la soluzione a tutti i problemi del mondo. […] Non siamo così felici come pensavamo che saremmo stati.
Intervista video a Cannes, Maggio 2012



***

Cronenberg: […] È solo quando stavamo girando il film che mi sono reso conto di quanto sembrasse uno strano documentario. […] E penso che DeLillo, che ha scritto il libro molti anni fa, avesse previsto molte cose che stiamo vedendo ora. […] Non è solo simbolico, è anche un film su un vero e particolare personaggio. Non penso che rappresenti necessariamente il Capitalismo. […] La limousine è un qualcosa che lo tiene isolato dal mondo esterno, è un mondo che egli stesso si è creato e costringe tutti gli altri ad andare lì, perché lì ha il controllo. Ma quando è fuori della limousine non sa come comportarsi, non sa come parlino le persone normali. […] È una descrizione attendibile della vita che vivono alcune persone di quella strana bolla finanziaria.

Pattinson: Ho letto la sceneggiatura circa un anno fa, ma c’era qualcun altro coinvolto (Farrell, ndt). […] Anche se il libro è di dodici anni fa, c’è qualcosa che lo rende veramente vivo. Poi, c’è Cronenberg alla regia, quindi…è stata una decisione facile.
[…] Penso che sia triste alla fine, Eric non sta buttando via tutto, sta cercando di sostituire quel che ha con qualcos’altro che lui vuole. Ma quello che vuole non esiste. Quindi, finisce con non avere nulla. Ma, in qualche modo, il film parla del bisogno che ha il mondo di rinascere; il mondo non finisce, ricomincia di nuovo. […] Il film non incita la gente a protestare e a lottare, sta invece dicendo alla gente che è tutto finito e che non c’è niente che possiamo fare. E penso che questo sia il miglior tipo di protesta: smetti di lottare contro un sistema che non ti piace e ne crei uno nuovo.
[…] Ogni film di Cronenberg, a prescindere dal fatto che lo si trovi brutto o bello, è interessante. […]
Intervista per il Tg1, Maggio 2012



***

Katz: […] Visto che per un progetto solitamente occorrono due o tre anni, si deve andare d’accordo. E ci sono poche persone meravigliose come David, con lui il lavoro si tramuta in una gioia, in un gioco. […] Sono tempi difficili per ottenere finanziamenti per i film, ma il fatto che io sia andato in giro ad affermare “È un thriller attuale ambientato nel mondo della finanza ed è diretto da David” ha attirato l’attenzione di tutti. Non so se tutti poi si aspettassero il tipo di film che è venuto fuori. […]

Hampshire: È come se ognuno degli attori avesse dovuto girare un piccolo film. […] È stato interessante girare tutto insieme e in ordine, perché di solito non avviene. In questo caso, devi girare tutta la tua storia in ordine.
[…] Il mio amico Jay Baruchel aveva girato qualche giorno prima di me, così l’ho chiamato e gli ho chiesto “Com’è David? Come mi troverò sul set?” e lui mi ha spiegato che tu [Cronenberg] in pratica non dirigevi! [ride]. E mi ha detto di non offendermi se lui non mi avesse detto nulla dopo aver girato la scena. Sono stata contenta di aver avuto quel tipo di preparazione, perché penso che mi sarei potuta mettere a piangere se lui avesse girato la scena e poi non mi avesse detto nulla!
[…] Comunque ho letto il libro, per poi sapere che tu [Cronenberg] avevi detto a tutti di non farlo! E poi ovviamente ho letto tutta la sceneggiatura, e mi sono approcciata al personaggio in maniera normale come faccio sempre.

Cronenberg: […] I dialoghi di DeLillo erano molto “Pinteresque”. Ho attenzionato molto anche la punteggiatura. Ci ho messo tre giorni per trascrivere i dialoghi dal libro al mio computer. Nei tre giorni successivi ho aggiunto tutto il necessario. Ecco tutto. Ho incontrato DeLillo ad Estoril, prima di quel momento non avevo avuto diretto contatto con lui, e lui era molto interessato su come avrei gestito il fatto che Benno scrivesse un diario nel libro, in cui diceva chiaramente che aveva ucciso Eric Packer. […] Ovviamente non potevo portarlo sullo schermo. […] Tutte le cose che non funzionavano, o che pensavo non funzionassero, le ho lasciate fuori. Non vi ho dato il diario di Benno, ma vi ho dato Paul [Giamatti]: la sua faccia, la sua voce, i suoi occhi, i suoi movimenti. Ecco il modo per darvi Benno senza il suo diario. Altri piccoli cambiamenti: nel libro la scena con il personaggio di Didi, interpretato da Juliette Binoche, avviene nell’appartamento di lei. Ho pensato fosse noioso, e ho deciso di spostarla nella limousine, anche perché praticamente tutto il film è dal punto di vista di Eric. Così, quando lui è nella limousine, anche noi siamo lì. E poi c’era una scena nel libro, in cui avveniva una riconciliazione tra Eric ed Elise per le strade di New York, e c’erano centinaia di persone nude distese in strada; loro si ritrovavano lì ed avveniva questa riconciliazione. Ma ho pensato che fosse poco credibile. Mentre leggevo il libro, credevo che questa riconciliazione fosse frutto della fantasia di Eric, tutto avviene nella sua testa, dal momento che la relazione con sua moglie è veramente finita. Questa scena non avrebbe funzionato sullo schermo, quindi l’ho lasciata fuori.
[…] In questa sceneggiatura, ma in generale in tutte, non voglio che gli attori modifichino niente, non sono sceneggiatori, non è il loro ruolo. È comprensibile che gli attori improvvisino, ma è un’altra storia. Solitamente non funziona. Voglio che loro si attengano alla sceneggiatura. Insieme a questo, ovviamente, ci sono molti altri aspetti da curare: la coreografia, il tono, il ritmo, ecc.

Pattinson: […] Oggi il lavoro dell’attore consiste nell’analizzarsi, nell’essere psicoanalista di sé stesso. Questo processo si è avviato dagli anni ’50 circa in poi, prima gli attori pensavano solo alla voce, alla faccia, ai movimenti. […] Poi leggi DeLillo e pensi: “Come posso riuscire a dare un’interpretazione completamente nuova e originale di DeLillo in due settimane?”. […] Ma credo che il suo modo di scrivere sia molto completo e lineare, non c’è bisogno di aggiungere nulla. Non occorreva riscrivere la sceneggiatura, e di solito è quella la prima cosa che viene in mente ad un attore: di solito le sceneggiature fanno schifo e sei praticamente abituato a cambiare tutto in ogni film. Ma per quanto riguarda questo film pensi semplicemente: “Non cambierò nulla della sceneggiatura, la sceneggiatura è perfetta, sono io il problema!” [ride]. Almeno sai questo!

Cronenberg: La chiave sta proprio nella sceneggiatura. Quando Eric dice al dottore: “E di questo cosa facciamo?”, lui risponde: “Lasciamo che si esprima”. E ho pensato la stessa cosa della sceneggiatura: “Lasciamo che si esprima!”. […] Tutto si è sviluppato organicamente in base alla sceneggiatura.
[…] Se stai facendo un primo piano, in base all’angolatura cambierà l’impatto sul pubblico di quello che l’attore sta dicendo. Mi piace fare riprese molto vicine alla faccia degli attori, so che questo li terrorizza! [ride] Non riescono a vedere nulla, nemmeno la persona con cui stanno parlando, e ciò li porta in una strana dimensione. Mi piace farlo.

Pattinson: Dentro la limousine non c’era nessuno che tenesse la telecamera. All’inizio è strano, perché tendi a rapportarti con chi la tiene, ma poi ti abitui ad avere lo stesso tipo di relazione con una macchina. […] Alla fine è divertente, in un ambiente oscuro come quello della limousine non ti rendi nemmeno bene conto di dove sia la telecamera esattamente. […] Ed anche nel modo in cui la telecamera si muoveva non c’era niente di organico, e questo cambia totalmente la tua performance.

Giamatti: […] Ero terrorizzato per via della lunghezza della scena, il linguaggio e cose simili. Stavo girando Rock Of Ages e assillavo chiunque potessi per leggere il copione insieme. E Malin Akerman faceva Robert Pattinson in maniera grandiosa! Tanto che ero un po’ deluso quando sono arrivato sul set e ho visto Rob. [ride] Comunque leggere il copione insieme a lei continuamente prima di arrivare sul set mi ha aiutato tantissimo, mi sentivo rassicurato.
[…] Era una scena intensa. […] Non lo faccio spesso, ma avevo una storia dettagliata del mio personaggio in testa. Ma soprattutto, se pensi alle persone che hanno un’ossessione per altre, io sono praticamente innamorato di lui [Eric] [ride]. È un amore strano, così forte che lo odio. Non lo sopporto, ma allo stesso modo sono affascinato da lui. E devo ucciderlo. Questo è il conflitto essenziale. […]

Cronenberg: Ripeto, non puoi chiedere ad un attore di interpretare un simbolo, non puoi dirgli “Tu sei il simbolo di Wall Street, del capitalismo americano”; come lo interpreta? In seguito, il tutto si può ripensare ed analizzare, ma sul set non parli di questo. […] Penso che il movimento Occupy Wall Street non fosse così anti-capitalista, per nulla; l’ho inteso come pro-capitalista, vogliono far tutti parte del gioco. E Benno è lo stesso, non ci sono anti-capitalisti nel film; anche se, da una certa prospettiva, può essere considerato un film anti-capitalista. Benno ama il denaro, ama investire, ama lavorare con Eric. Quando viene escluso da questo lavoro, si ribella.

Giamatti: Ognuno è a dieci secondi dall’essere ricchissimo. Benno vorrebbe esserlo.

Gadon: Quando sono arrivata sul set, pensavo di approcciarmi al mio personaggio in maniera molto metodica. Avevo deciso di non parlare nemmeno a Rob [Pattinson], ma poi ho capito che non funzionava e ho ripensato tutto il mio approccio.
[…] Alla fine è stato molto positivo il fatto che non avessimo fatto prove, perché i personaggi non si conoscono, cercano di farlo nelle varie scene. […]

Durand: Cosmopolis è un gran bel lavoro, sono molto orgoglioso e onorato di aver preso parte ad un film di David.
[…] Quando ho ricevuto la proposta per Cosmopolis stavo girando un altro film e mi sono ritrovato con pochissimo tempo per prepararmi. […]

Pattinson: […] Nella prima scena con Jay Baruchel, non ha aiutato molto il fatto che avessi deciso di non fare niente come prima, avevo questi occhiali da sole e mi sentivo infagottato in quel vestito, ero bloccato sul sedile. In più, Jay era così spaventato che pensavo stesse per piangere! [ride]. Entrambi eravamo assolutamente terrorizzati. Abbiamo fatto più ripetizioni per quella scena rispetto ad altre dopo, ma David era molto calmo. E poi, è confortante anche solo sapere che qualcuno ti stia guardando da un monitor, e lo sta facendo veramente, poiché, spesso, ti lasci andare e ti perdi nella testa del personaggio, ma nessuno sta a controllare. […] E tu stesso pensi di poter controllare tutto, e non puoi. Tenti di vederti da fuori, ma è impossibile. A quel punto diventa un’esperienza orribile. […] Ed è solo grazie al fatto che qualcuno di cui ti fidi ti stia osservando, che puoi seguire il tuo istinto. […]
[Un giornalista domanda se abbia portato qualcosa di personale al personaggio] Quando eravamo a Cannes, qualcuno mi aveva posto la stessa domanda, e David aveva risposto per me dicendo: “È una domanda ‘difettosa’ !” [ride]

Cronenberg: Rob mi ha confessato che non sapeva rispondere alla domanda, ed era ovvio, ho detto, perché era una domanda molto ‘difettosa’ ! Non c’è niente nella sua vita che assomigli a quella del personaggio. […]

Pattinson: Forse tra i pochi elementi in comune c’è il rapporto con il personaggio di Kevin [Durand]: il rapporto con la sicurezza è qualcosa che vivo davvero. Ma poi anche l’isolamento è totalmente diverso, perché Eric lo ha scelto. E trovo poche altre somiglianze, in realtà.

Cronenberg: […] Come la “Balena di Londra” di cui abbiamo avuto notizie ultimamente, Eric per scelta non è una celebrità, ma ha la sicurezza per essere protetto da qualcuno che potrebbe ucciderlo o rapirlo, non dai fan. Lui non ha fan. Fa tutto nella limousine, costringe tutti ad andare lì. E non si distingue dagli altri, le limousine bianche sono tutte uguali. Nessuno sa chi ci sia dietro alla “Balena di Londra”, e ciò è parte del suo potere. È completamente differente rispetto ad una celebrità.
[…] Questa “Balena di Londra” investe milioni di dollari e distrugge l’economia, proprio come Eric Packer.

[…] Cronenberg: Nel libro, tutto avviene nella 47esima strada di New York., che è una strada abbastanza anonima. […] E poi, molti dei luoghi che DeLillo descrive nel libro, oggi non ci sono più. Avremmo potuto girare nella 47esima strada e non sarebbe stata la stessa rispetto a quella del libro.
[…] La maggior parte del film è in una limousine e tutto è visto dal punto di vista della limousine. Abbiamo girato gli interni in studio con lo schermo verde. […] Non sarebbe cambiato molto se avessimo girato a New York, le strade di Toronto sono molto simili a quelle di New York.
[…] Sono stato molto sorpreso da Cosmopolis, perché avevo letto altri libri di DeLillo, come Underworld…mi sono meravigliato di aver immaginato Cosmopolis come un film così velocemente. E certamente l’idea di portare al cinema libri considerati impossibili da trasporre, non mi sfiora nemmeno. Per me è possibilissimo farlo, ecco perché lo faccio! [ride] E non si tratta di una sfida o qualcosa di simile, al contrario: più facile è un film da girare, più sono contento.
[…] Scrivere una sceneggiatura è una storia completamente diversa rispetto a scrivere un libro. Gli unici elementi che arrivano direttamente dal libro al film sono, solitamente, i dialoghi. In Cosmopolis i dialoghi sono fantastici, come una Bibbia, adatti a qualsiasi situazione. E non mi prendo il merito della sceneggiatura di Cosmopolis, l’ho semplicemente trascritta dal libro. Questa sceneggiatura ha una ricchezza ed una complessità che molte altre non hanno.

Katz: […] Abbiamo scoperto, tra i lavori di DeLillo, un grande scrittore che ammiriamo entrambi, un libro di cui non avevamo mai sentito parlare prima. E abbiamo scoperto che era possibile portarlo al cinema, e non solo: Cosmopolis è un film veramente splendido.

Giamatti: Il mio personaggio è un uomo che si sente fortemente maltrattato da Eric in particolare, piuttosto che dal mondo intero. Ed ha qualche problema mentale. E, quel che è interessante, non si aspetta che quell’uomo si rechi volontariamente nel suo appartamento. […] Non vede l’ora di parlargli per 20 minuti. […] Lui invidia Eric, lo vuole, sente di aver bisogno di lui e per questo non lo sopporta. […]

Pattinson: […] I due personaggi si sentono a loro agio tra loro, non è una normale scena di confronto. Vogliono entrambi delle risposte.

Giamatti: […] Agisce un meccanismo inconscio per cui sembra che entrambi si conoscano benissimo a vicenda. Si siedono e si analizzano. Questo è molto particolare, ed è venuto fuori grazie al modo in cui è scritta la sceneggiatura.
[…] Il mio set è meraviglioso, è il “mio” ufficio. Lui (Eric, ndt) parla tanto del suo ufficio e poi finisce nel mio!

Cronenberg: […] Una delle cose che possono darmi gli attori è la coreografia, cioè i loro movimenti, come si muovono nello spazio e come si relazionano tra loro. […] Il potere di Eric è simboleggiato dal suo sedile, il suo trono. Ad un certo punto Eric abdica, e vi si siedono Kosmo (il rapper, ndt) e il personaggio di Samantha Morton. Ciò significa qualcosa. […] La scena finale di 22 minuti sembra quasi un confessionale : sembra che Eric Packer sia il prete e che Benno si stia confessando. È evidente dalle inquadrature.
[…] Non uccidiamo Eric nel film, quel momento è infinito: è un momento di tensione infinita tra quelle due persone. Sarebbe stato facile far sentire lo sparo nell’ultima scena. […]
Cosmopolis è una specie di road movie molto lento. […] La limousine si muove verso il passato di Eric Packer, in un certo senso verso il suo suicidio. È una regressione. […] Non è semplicemente un taglio di capelli, è un ritorno alla sua infanzia e all’innocenza. Per un momento ridiventa bambino. Tutto questo per me è l’essenza di quello che è interessante di questo progetto.
[…] [Riguardo all’asciugamano che portava in testa il personaggio di Giamatti] Beh, l’asciugamano di Benno è nel libro.

Giamatti: [Ripete] L’asciugamano è nel libro.

Cronenberg: L’asciugamano è nel libro, il libro è come una Bibbia e tu segui la Bibbia! [ride]

Giamatti: Ho avuto una conversazione telefonica con David prima che girassi, e gli ho chiesto: “Che cos’è questa storia dell’asciugamano?” e lui mi ha risposto che non lo sapeva. [ride] Gli ho quindi domandato se dovevo leggere il libro, lui me l’ha proibito e ovviamente l’ho letto. […] Sul set cercavo di dare un senso a questa asciugamano che avevo in testa, avrei dovuto sapere perché ce l’avevo in testa! Poi l’ho scoperto, ma non ve lo dirò! [ride]

Cronenberg: Molte cose sono più esplosive nel libro, spesso nei romanzi di DeLillo puoi entrare nella mente dei personaggi in maniera molto dettagliata e astratta. Questo non è possibile in un film. Diciamo che il film è implosivo e il romanzo è esplosivo.
[…] Avevo detto che certi attori potevano leggere il libro, altri no. Ne andava della loro stabilità mentale! [ride]
[…] Io non credo che tutto ciò che dice Benno nel libro, nel suo diario, sia vero.

Giamatti: […] Benno è convinto che tutto quello che crede sia vero, lo sia veramente. Non so chi sia Benno, in realtà. […]
Dalla conferenza stampa a Toronto, Giugno 2012



***

Giamatti: […] La scena in sé non era il problema, il problema era il fatto che si trovava alla fine del film, quindi se sbagliavo avrei rovinato tutto il film. Ero molto nervoso, e non ero stato così interessato in qualcosa da molto tempo, perché è alla fine, perché è lunga 20 minuti, perché interpreto uno psicopatico che non smette un attimo di parlare e dice anche qualcosa di spaventoso. Non so ancora come sono stato in grado di interpretare alcune cose, era difficile trovare il tono giusto.
[…] La maggior parte della gente che fa cinema pensa che le persone abbiano bisogno di un eroe simpatico, io non credo. [Benno] non è chiaramente simpatico, ma ci si può identificare in quello che dice. Comunque, nessun personaggio è simpatico in questo film. Non ho alcun interesse negli eroi simpatici, non li trovo credibili, non esistono persone del genere nel mondo reale.
[…] Non sapevo che fosse Pattinson prima di incontrarlo, avevo sentito dei film di Twilight ma non li avevo mai visti. […] Ero dannatamente nervoso, sono andato lì, non sapevo affatto chi fosse, mi sono seduto di fronte a lui, e ho trovato che fosse grandioso, molto presente, sapeva quello che stava facendo, era intenso e aveva una presa sul linguaggio [del film] che io non avevo. Era rilassato e pronto, il che mi ha messo immediatamente a mio agio. Il set è uno dei pochi posti in cui non sono cinico, quando entro in una stanza mi aspetto sempre che l’altra persona sia molto brava, e non sono mai stato deluso. Quindi, sono entrato e ho dedotto che il ragazzo sarebbe stato bravo; non sapevo niente di lui quando David l’ha scelto, ma ho pensato in qualche modo che fosse una scelta brillante e che lui sarebbe stato grandioso. Ecco perché sono entrato in scena con quell’atteggiamento, non sono mai stato cinico a questo proposito.
Ho amato interpretare un ruolo che era slegato dagli altri nel film. Spesso questo tipo di parti sono più interessanti per me. […] Mi piace lavorare in spazi più stretti e con personaggi più eccentrici, mi esalta.
Intervista video per George Stroumboulopoulos [Giugno 2012]



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Pattinson: […] È un ruolo impegnativo, il mio personaggio è in ogni scena e parla in continuazione. Il linguaggio è molto elevato.
[…] Il tema principale del film è il tempo, l’ho sempre pensato. Il film è totalmente sul tempo.
[…] Sul set, ho sperimentato un diverso tipo di rapporto con la telecamera. David fa sempre molta attenzione a tutto, ma spesso ci dirigeva da lontano e vedevo solo la telecamera. Spesso, me la ritrovavo a pochi centimetri dalla faccia. […] All’inizio non sapevo come fare, ma la competenza di David mi ha rassicurato. In ogni caso, ero certo che sarebbe stato un film alla fine, non una sequenza di immagini con la musica sopra.
[…] Penso che il mio film preferito di David Cronenberg sia questo ora! [ride] Rappresenta comunque qualcosa di nuovo nella sua filmografia. Ma amo Inseparabili e Scanners.
[…] Ho letto un paio di recensioni del film Cosmopolis in cui si accusava David di essere pretenzioso; ma tutto gli si può dire, tranne di essere un regista pretenzioso. Ha qualcosa di speciale, spero che la gente lo colga.
Intervista video per Film4, Giugno 2012



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Pattinson: […] Cosmopolis non è un film normale. Per quanto riguarda A Dangerous Method, la gente affermava: “Non è un film di Cronenberg”; personalmente, credo che questo film Cosmopolis sia ancora più al limite. Ricordo che quando uscì il trailer, c’era chi sosteneva che Cronenberg fosse tornato “alla vecchia maniera”, ma non credo sia necessariamente così. Tuttavia, sotto molti aspetti, penso che Cosmopolis sia anche estremamente diverso da A dangerous Method.

Cronenberg: […] Come regista, faccio quello che devo fare: ho i miei metodi e le mie tecniche per capire se un attore sia giusto o no per un ruolo, se mi piacerebbe lavorare con lui oppure no. Spesso vado su Youtube e guardo le interviste degli attori, cosa che ovviamente non era possibile fare in passato. Così mi faccio un’idea di quanto un attore si prenda sul serio, sia dal punto di vista artistico, sia in termini di ego; poi se è divertente, se ha senso dell’umorismo...
Di solito, si perde molto tempo ad incontrarsi di persona con gli attori e a passare del tempo con loro, ma, a volte, questo metodo non va molto bene. Il fatto di consultare Youtube è un po’ strano, ma devo dire che funziona.

Pattinson: […] È stato stranissimo vedere tutti quegli attori d’esperienza in un ambiente inusuale come quello della limousine, penso che non avessero mai sperimentato una pressione del genere. E anche Paul [Giamatti], di cui ammiro tutto il lavoro che ha fatto, era terrorizzato: non aveva mai fatto niente di simile prima di allora. Il suo ruolo era ancora più impegnativo del mio, doveva apparire veramente esaltato e sopra le righe, mentre il mio personaggio aveva subìto un cambiamento graduale. […] Penso che la parte migliore di questa esperienza sia stata il momento in cui ho ottenuto il ruolo! [ride] Certo, poi interpretarlo è stata tutta un’altra storia. […] Pensavo che non avrei mai avuto la possibilità di cambiare la percezione che la gente ha di me. […]
Intervista video per Tribute, Giugno 2012



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Giamatti: […] Cronenberg è molto sicuro di sé, ha dei collaboratori con cui lavora da circa trent’anni, quindi l’atmosfera sul set era molto serena e rilassata. Questo ha aiutato molto, perché la scena era davvero snervante e lunga, il climax del film. Temevo che non avrebbe funzionato. […] La scena era molto teatrale e statica, grandiosa. […] Mi ha colpito la preparazione e la sicurezza di Robert Pattinson, che era totalmente immedesimato nel personaggio. Era più rilassato di me, e in un certo senso mi ha calmato. Ho pensato: “Posso stare tranquillo, questo ragazzo sa quello che fa”. […] Dei film di David Cronenberg mi è piaciuto tantissimo Inseparabili, un film molto disturbante.
Intervista video per Tribute, Giugno 2012



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Pattinson: Nella limousine la tua voce suona così…morta. Non c’è rimbombo, e per un attimo è una sensazione orribile. Non so se sono abituato al suono della mia voce, ho fatto il Macbeth e l’unico commento che ho ricevuto è stato che nessuno riusciva a sentirmi [ride]. Forse dovrei usare il metodo di Marlon Brando.
[…] Penso che tu debba approcciarti in maniera “simpatica” nei confronti di un film che non lo è affatto. […] C’era una recensione che descriveva il film come “Aggressivamente non amabile” e ho pensato che fosse perfetta. […] E penso che sia proprio così, il film non ci prova nemmeno a rispettare il pubblico, quindi spero che funzioni.

Cronenberg: Rob [Pattinson] descrive il personaggio come un fantasma in seconda analisi, perché nessun attore vuole interpretare un concetto astratto. È impossibile, per esempio, interpretare un simbolo del capitalismo americano. Gli attori devono usare il corpo, la realtà degli altri personaggi e del dialogo. Io penso che [Eric] sia una persona vera.
[Kermode chiede a Croneberg il significato della frase “Il denaro sta parlando a sé stesso”]: questa gente sta facendo denaro e producendo denaro. È una sorta di circolo vizioso, non succede nient’altro, non c’è via d’uscita dal cerchio del denaro. In questo senso, il denaro sta parlando a sé stesso.
[…] La macchina per il protagonista è anche una prigione, una bara, ma è un centro di potere. È una limousine speciale, ma c’è anche una sorta di vuoto, è come se non ci fosse aria lì, come la vita in una bolla. Quindi, Eric arriva ad un momento in cui vuole scappare dalla vita che si è creato.
Intervista video per The Culture Show (Mark Kermode), Giugno 2012



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Pattinson: […] A proposito della sceneggiatura, se non ci fosse stato David coinvolto avrei pensato: “È grandiosa, ma non sarà mai finanziata!” [ride]. […] Non è quel tipo di sceneggiatura che devi rifare totalmente per renderla accettabile. Questa andava realizzata in tutto il suo potenziale.

Cronenberg: […] Più complicato è il film, più è difficile ottenere finanziamenti. […] Sono i dialoghi che reggono il film: sono incredibilmente divertenti, profondi, adatti, e filosofici; non ne trovi così molto spesso. […] Si tratta di una filosofia molto pesante: il rapporto tra il capitalismo e il futuro, l’influenza che esso ha sul futuro. Ed è parte di un film, non di un corso di filosofia. È molto inusuale.

Pattinson: […] Penso che il fatto di attenersi strettamente alla sceneggiatura abbia aiutato il film a svilupparsi in maniera abbastanza organica. Se continui a cambiare tutto mentre stai girando un film, non arrivi a nulla.
[…] La mia prima reazione, quando ho visto il film, è stato definirlo una commedia dell’assurdo. […] Non è una contrapposizione tra cosa è buono e cosa è cattivo, è la constatazione che il mondo è una strana realtà, e le persone se ne stanno rendendo conto.

Cronenberg: Se hai grandi dialoghi e grandi attori, gli attori pronunciano i dialoghi immediatamente, è tutto lì. Anche se io sono in grado di essere molto analitico e astratto, non è il modo in cui faccio i miei film. Non penso che aiuti un attore il fatto di analizzare un dialogo, anche se si tratta di un problema filosofico o sociale. Le persone non parlano in quel modo, ma in maniera immediata. Penso che sia importante per gli attori parlare come fanno le persone comuni, in maniera realistica, senza particolari pensieri o analisi.
[…] Il film in pellicola è morto da tempo. […] Ora è tutto in digitale. Ma in fondo non mi manca: le nuove telecamere sono fantastiche, molto più sensibili, si perde molto meno tempo con questa nuova tecnologia digitale.
Intervista video per CBC, Giugno 2012



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Cronenberg [Riguardo al perché abbia consigliato ad alcuni attori di leggere il libro e ad altri no]: Nel libro il personaggio di Paul Giamatti, Benno, scrive un diario che rivela che cosa gli stia passando per la testa. Non potevo aggiungerlo alla sceneggiatura, non è cinematografico, è una sorta di monologo interiore che non puoi portare al cinema. Invece, per gli altri personaggi, la descrizione era più lineare e coerente. Tutto dipendeva da come il personaggio funzionasse nel libro.

Pattinson: Leggere il libro mi ha aiutato, ma ho pensato che la sceneggiatura avesse molta più energia. Il libro si sofferma molto sui dettagli: ci sono passaggi lunghissimi che descrivono piccoli aspetti. […]

Cronenberg: All’inizio non penso agli attori. Non voglio che l’immagine di un attore dia forma al personaggio. Prima si scrive la sceneggiatura e si analizzano i personaggi sulla carta, poi si pensa agli attori. […]

Pattinson: Per il personaggio all’inizio avevo pensato di ispirarmi ai vari manager e personaggi del mondo della finanza, ma poi ho capito che si trattava di personaggi completamente diversi rispetto a lui. La “fame” del mio personaggio non è di denaro. È avido, ma sa che in questo campo non deve dimostrare nulla a nessuno. […] Mi sono concentrato di più sulla voce, che è l’aspetto più importante. Sia nel libro che nella sceneggiatura, c’era un ritmo molto specifico. Ho studiato la voce del politico Howard Dean e anche quella del serial killer Jeffrey Dahmer. […]
Intervista video per CTV, Luglio 2012



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Giamatti: Ci sono molte verità che escono dalla mia bocca, se pensi che il mio personaggio è molto irrazionale, che è stato spinto oltre certi limiti. È difficile coglierlo, perché provengono dalla bocca di un pazzo, ma molte cose che dice hanno senso, sfortunatamente. Ci sono verità scomode in quello che dice. Sì, lui mi piace, per quanto ti possa piacere qualsiasi personaggio di questo film, ovviamente. Stranamente è, oltre al personaggio che interpreta Robert, l’unico personaggio con cui ci si può identificare, in qualche modo.

Baruchel: Shiner ed Eric hanno fondato insieme l’azienda. […] Eric è più deciso, anche se non dal punto di vista esistenziale, è molto più a suo agio, mentre Shiner è alla mercè del suo amico e del mondo. È uno che pensa molto e analizza tutto in continuazione, è uno di quelli che gestiscono aziende su internet, un fannullone che è diventato milionario.

Gadon: La sceneggiatura è molto intensa. Ci sono molte metafore e allegorie. C’è molto dietro alla sceneggiatura vera e propria. L’ho letta molte volte e cercavo di capire come Elise si sarebbe dovuta inserire nella trama, ho letto molti libri per capire come lei si integrasse con le sue visioni e i suoi sentimenti da poetessa. Penso che sia importante, perché Elise è una donna dell’alta società di Manhattan, ma dentro è molto intellettuale e artista. Penso che sia la tensione tra queste due parti di lei che ne fa un personaggio così interessante.
Intervista video per The fan carpet (dal set), 2011

[Modificato da |Painter| 02/08/2013 07:57]
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