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Le interviste a Cronenberg

Ultimo Aggiornamento: 25/03/2013 14:11
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Post: 529
Sesso: Maschile
25/03/2013 14:11


INSEPARABILI
LE INTERVISTE A CRONENBERG


Credi che Inseparabili sia inusuale dato che è il tuo primo film a basarsi su una storia vera?
Cronenberg:
Be', lasciami rispondere come faccio sempre. E' certamente vero che i gemelli Marcus sono un caso famoso, e ovviamente c'è più di una somiglianza casuale. Ho letto i giornali dell'epoca e sono rimasto affascinato dalle storie che venivano fuori. E poi abbiamo usato il libro, Twins di Bari Wood e Jack Geasland, come base per il film. Gli scrittori del libro giurano che non c'è un collegamento ufficiale, questo è quanto dicono loro. E in entrambi i casi, il film e il libro, l'intenzione non è di fare un documentario, di cercare di raccontare la vita dei gemelli Marcus. Questo non mi interessava. Non mi avrebbe interessato fare qualcosa tipo Patty Hearst, avere la persona reale che guarda da sopra la tua spalla, ti dice il modo in cui una cosa è successa o meno, o di che colore era questo... sarebbe stato oppressivo per me. Mi sarei sentito più inibito che non liberato. Volevo invece avere la totale libertà, creare i miei due gemelli e lasciarli fare ciò che volevano, senza il libro o qualsiasi costrizione dalla vita reale. Ecco ciò che significa per me. Quindi, non la vedo nel modo in cui l'hai detta tu, cercare di ricreare il momento e il luogo esatto e i dettagli.

Quindi hai semplicemente riguardato la storia originale come spunto che ti ha permesso di esplorare le tue idee a proposito dei gemelli?
Dei gemelli e della potente battaglia tra uomo e donna – ecco perché i ginecologi erano così importanti. Mi avevano offerto altri soggetti con dei gemelli, prima, ma niente che mi interessasse davvero, di solito perché c'era sempre quello malvagio contro quello buono – la versione hollywoodiana dei gemelli. Se non è una commediola, ci sono i gemelli killer psicotici, e tutta quella roba non mi interessava. Ma quando l'idea dei gemelli viene combinata con la ginecologia e la tragica inevitabilità della morte dei gemelli, questi tre elementi mi sembravano veramente, veramente potenti. Comunque non ero particolarmente ossessionato dal voler fare un film sui gemelli. Quando ho letto il libro, non era quello che volevo fare, ma le premesse mi sono parse ricche di potenziale. E a quel punto non importava più tanto da dove venissero, come quando qualcuno ti racconta una storia o una barzelletta, o se l'hai sognata o chissà che altro. Non è poi così diverso dal camminare per la strada e pensare improvvisamente: “due gemelli identici e ginecologici, ma certo!”

Mi intriga il fatto che dici “mi piaceva l'idea e volevo vedere dove portava”, come se l'idea originale fosse una specie di entità protoplasmatica.
E' proprio così. Ti dirò che nei dieci anni di gestazione di questo progetto, in certi momenti ho dubitato – dubitato che avrei fatto ciò che mi ero prefissato all'inizio. Può sembrare strano, ma quando Norman Snyder fece le prime due stesure nel 1981, sapevo che avrei dovuto fare la mia versione; perché anche se molto di ciò che aveva fatto era molto, molto buono, tante cose non c'erano. E io non sapevo se avrei trovato tutte le connessioni. E' strano a dirsi ma mi sembrava molto palpabile, e dopo tutte le spinte e le battaglie per mettere insieme il progetto, ancora non sapevo se sarei riuscito a vedere ogni connessione, le immagini e i dialoghi che lo avrebbero fatto funzionare.

Uno dei cliché che sembri evitare come la peste è l'idea che i gemelli possano comunicare telepaticamente, un'idea che avevi già toccato in un contesto diverso, in Scanners.
Be', anche in Scanners ero stato molto attento nel dare una base fisiologica a quel genere di ESP, e a conferirgli un limite ben preciso. Non credo nei fenomeni psichici, assolutamente, nonostante creda in anticipazioni e premonizioni. E di sicuro è ovvio che certe persone sono preternaturali, connesse ad altre, e questo sembra essere un ESP. Ma per me ciò è più interessante dell'ESP, quindi non ne ho praticamente bisogno di fornire questa capacità ai miei gemelli. Ciò che mi interessa è la questione dell'identità, e il conflitto tra la volontà libera e la predestinazione. Il vecchio tema dei due, qui viene al punto sul serio. Perché ho parlato con dei gemelli che mi hanno detto, “il mio gemello ha un ufficio accanto al mio”, e ho sentito la storia di un gemello che ha telefonato alla sorella per dirle che aveva mal di denti e ha scoperto che la sorella era appena rientrata dal dentista per un intervento allo stesso dente. Ora, le implicazioni di ciò sono terrificanti, perché non è ESP, non è un fenomeno psichico. Suggerisce che ci sia una programmazione genetica precisa, predeterminata. Che può anche implicare una predeterminazione delle loro abitudini culinarie, persino se abitano in diverse città. In Minneapolis (conosciuta in America come “città dei gemelli”), dove stanno facendo gli studi più avanzati sui gemelli, hanno scoperto due gemelli separati alla nascita che non si conoscevano l'un l'altro, e che si sono incontrati a circa 35 anni scoprendo che entrambi erano comandanti dei vigili del fuoco, entrambi erano sposati a una donna di nome Shirley, il loro cane si chiamava Toy, guidavano entrambi una Camarros e fumavano la stessa marca di sigarette. E' incredibile, c'è veramente un gene per il nome della tua ex moglie? Siamo pre-programmati così specificatamente, quantomeno nelle nostre predilezioni se non proprio nelle scelte effettive? E' piuttosto sorprendente perché siamo cresciuti come generazione post-Freud, crediamo – nonostante un certo grado di predeterminazione nella teoria freudiana (“Biologia è destino”, S. Freud) – che potremo cambiare il nostro destino, e quello dei nostri figli. E ovviamente queste ricerche suggeriscono proprio l'opposto, che è la predeterminazione è tale che la libera volontà, in senso freudiano, può essere solo un'illusione. Ora non voglio entrare nel merito di questo aspetto del film, ma le implicazioni ci sono. Ecco perché non ho mostrato assolutamente i genitori dei bambini all'inizio; perché voglio davvero suggerire che sono delle creature in sé stesse.

Nel film, il personaggio di Genevieve Bujold, col suo insolito utero triforcuto, è considerato dai gemelli come un meraviglioso mostro, e nella conferenza stampa inglese su La Mosca tu hai detto che dovrebbero esserci concorsi di bellezza per gli interni delle persone. In Inseparabili, Elliot dice questa frase praticamente alla lettera. Gli interni delle persone sono così unici e individuali?
Posso dirti che sono individuali quanto gli esterni. Ricordo distintamente la dissezione delle rane a scuola, era parte della lezione di zoologia. Avevi la tua rana da sezionare e ti abituavi a come appariva la tua rana all'interno. Poi, a un certo punto ti guardavi intorno e vedevi le rane degli altri, ed esse sembravano sbagliate: gli organi erano troppo grossi, non erano nel posto giusto, avevano il colore sbagliato, o le proporzioni sbagliate. Perché l'interno di ciascuna dannata rana era diverso dall'interno di quell'altra, anche più dell'esterno in quel caso. Molto individuale, abbastanza sorprendente, e anche se non la pensavo consciamente in questi termini a quell'epoca, è ovviamente così. Sono sicuro che te lo potrebbe garantire qualsiasi chirurgo. […]

Sia nello stile che nella materia trattata, Inseparabili somiglia più a un melodramma famigliare o a una tragedia lineare piuttosto che accostarsi genericamente alla fantascienza o all'horror.
Sono totalmente d'accordo. Comunque, qualcuno mi ha detto di aver letto interviste in cui io avrei detto che questo film è qualcosa di radicale per me, cosa che non ho detto proprio per niente. Quello che volevo era cercare di far capire alla gente che non è un film horror, o un film di fantascienza, e che la sua dinamica interna – dato che parliamo di interiorità delle cose – è qualcosa di unico. E ogni film è come una di quelle rane che devi dissezionare, voglio dire che ha i suoi bisogni, certe necessità, e tu non cerchi di imporre cose. Quindi questo non significa che non farò un altro film esplicitamente horror, e solo in retrospettiva potremo dire se questo film è stato un punto di svolta. E poi, ovviamente, ci sono molti collegamenti. In un certo senso La Zona Morta, La Mosca e questo film sono come una trilogia, hanno praticamente lo stesso soggetto e lo stesso finale, in una maniera bizzarra.

Sul serio?
Be', in tutti e tre c'è la morte dell'amante in presenza dell'altro, e in tutti c'è l'inevitabile tragico finale. I finali di La Mosca e La Zona Morta sono molto simili, con la donna piegata sul corpo dell'amante, e in questo caso abbiamo uno dei due gemelli piegato sull'altro. Non so se potrebbe essere un'analisi schematica seria, ma io sento strettissime connessioni tra questi tre film.

[…] L'idea di avere, o non avere, bambini emerge nel film. Nonostante la sua straordinaria conformazione ginecologica, il personaggio della Bujold non può avere bambini, che è uno dei modi in cui le persone cercano di andare oltre la mortalità. Curiosamente anche i gemelli sono una coppia sterile, con nessuna prospettiva di riprodursi a meno che uno dei due si separi dall'altro.
Vero, lei dice “quando morirò sarò morta”, e i gemelli sono una sorta di coppia sterile. Quindi abbiamo una tragedia innata (se posso usare la parola “innata”), una sterilità nella relazione. E' molto limitante, e l'unica possibilità di rifuggire la mortalità è rifiutarla. E alla fine, naturalmente, cercano di fuggire regredendo all'età infantile, a prima che il mondo di fuori imponesse loro le sue complicazioni.

Inoltre, più avanti nel film, c'è l'immagine dei gemelli siamesi, che sono uniti alla nascita e solo la morte li può separare. In questo senso, il film rimanda a Brood, che indagava anch'esso il dolore della separazione e della perdita.
Sì, c'erano alcune ragazze adolescenti che piangevano durante la proiezione di ieri notte, al Canada House, e quando sono uscite hanno detto, “parla di separazione” - quell'elemento del film le aveva rapite. Lo capivano totalmente ed era assolutamente esplicito per loro.

Hai sempre insistito sul fatto che la creatività non esiste solo nell'arte, ma anche nella scienza. Quest'idea è visualizzata molto chiaramente in Inseparabili, dove i bizzarri strumenti ginecologici creati da Beverly per operare “donne mutanti” vengono messi in mostra dallo scultore.
Questa è la base della techno-art, e quelli di noi che amano le moto italiane, per esempio, parlano dell'arte italiana delle teste dei cilindri, e non per scherzo. E' un processo industriale contro un processo estetico, ecco la differenza. Ma ho visto quel genere di creatività dappertutto, nella scienza, nell'industria, dovunque. E non credo proprio che l'artista sia il solo possessore di tutta la creatività. I migliori scienziati sono stati pazzi e creativi, eccentrici come quelli che ti vengono in mente. Non so se hai letto il libro La doppia elica, ma è zeppo di cose eccentriche e passionali: tutti dormono con le mogli di altri, e tra le gelosie e i trucchi, vengono fuori con scoperte scientifiche brillanti e solide. Ma è straordinario quando lo leggi, è come se Philip Roth scrivesse di convegni scientifici, non c'è differenza tra quello e questi scienziati che cercano di arrivare al premio Nobel. Mi identifico completamente in questo, e vedo nella stessa maniera i processi di invenzione e ispirazione. Perché non credo che la scienza capisca come funzioni il mondo. […] Uno dei grandi principi della scienza è che non puoi osservare qualcosa senza cambiarlo, il solo atto di osservarlo lo cambia. E questo è creativo, significa che stai creando qualcosa di nuovo che non sarebbe esistito se l'uomo non si fosse interessato. Quindi non c'è differenza, tranne forse nel grado di consapevolezza: l'artista è più conscio di stare dando forma alle cose, laddove lo scienziato è meno consapevole, e forse la sua ricerca è più pura proprio per questa ragione.

Ma anche più effimera, dato che poi può essere smentita – la visione pre-copernicana del sistema solare, per esempio, nella quale il sole e le stelle ruotano intorno alla Terra, ora è solamente una buffa curiosità.
Ma diventa arte – i dipinti e le cartografie fatte secondo quel concetto della Terra adesso sono arte. Le vediamo come arte perché non sono più scienza: la vecchia scienza diventa arte, per quanto mi riguarda. Non ci interessa più se è corretta e questo diventa attraente.

Tornando agli strumenti ginecologici di Beverly, sembrano essere un esempio tipico di ciò che tu definisci come “fisicizzare la mente”. All'inizio del film, Elliot dice che “il dolore crea distorsioni di personalità” e gli strumenti sembrano essere una esteriorizzazione del dolore fisico di cui Beverly soffre a quel punto. Anche se non capisce l'eloquenza del suo inconscio nella sua espressione artistica.
Sì, lui dice all'artista “no, no, non è arte”, è alquanto infastidito all'idea che possano fare bella figura in un'esposizione. “Non è arte”, dice, “è per il mio lavoro, io sono un dottore”. Ma in effetti a quel punto è arte, perché non ha un qualsiasi scopo funzionale. Beverly ha creato qualcosa di estremamente fisico che rappresenta il suo stato mentale, non nella sua totalità ma una certa parte. Tuttavia non ne è consapevole, non permette a sé stesso di pensarla così. Fingerebbe di non capire proprio il processo artistico, e invece è molto creativo, ovviamente. E questo è ciò che faccio io nel film, rendere qualcosa di fisico – quando lo vedi sullo schermo non ti sembra fisico, ma per me lo è molto nel senso che mi portavo appresso quelle sanguinose bobine di pellicola e sono pesanti – che rappresenta, come gli strumenti di Beverly, uno stato mentale.

Quindi attraverso i film tu esteriorizzi le tue paure inconsce?
Sì, il film è il mio set di strumenti, il film è il mio laboratorio sperimentale.

Quindi è attraverso i film che tu arrivi a comprendere i sentimenti di separazione e perdita?
Sì.

Penso che il pubblico britannico sarà sorpreso dalla doppia performance di Jeremy Irons, non solo perché è molto bella ma perché in questo paese ha la reputazione di un attore glaciale, distante. Cosa ti ha convinto che fosse l'attore giusto per un ruolo talmente intenso emotivamente?
Credo che sia stato mentre guardavo il film Moonlightning che ho pensato potesse farlo. Non c'è una connessione diretta, ma era così pacatamente simpatico e dolce, ed è quasi un film muto, il che significa che il linguaggio del corpo era fondamentale, e lui era ottimo. Di certo deve sembrare molto arrogante e distante nel film, ma è anche molto carismatico. E poi, quando l'ho incontrato, l'ho trovato molto simpatico e disponibile, e tutte le cose insieme mi hanno convinto che potesse farlo, che sarebbe stata semplicemente una normale regia. Penso che nessuno gli abbia chiesto di farlo, prima. Diciamolo pure, non ho dovuto insegnarli come piangere, lo sapeva benissimo. E' un attore consumato, non ho dovuto spronarlo o stargli intorno in alcun modo. Se avessi visto le circostanze in cui Jeremy doveva creare il ruolo ne saresti rimasto impressionato. Era terribile il numero delle distrazioni esterne, il tipo di cose che doveva fare. Ho cercato di concedergli ogni pausa possibile, ma per via del modo in cui dovevamo girare il film, doveva sempre passare da Beverly a Elliot e viceversa anche venti volte al giorno. Non c'era altro modo in cui farlo; era un procedimento davvero schizofrenico, ma Jeremy era molto disciplinato. Ora ha una reputazione ben diversa in Nord America, lo ritengono l'eroe romantico delle fantasie femminili, e cose così. Lo ritengono anche un attore da palcoscenico che ogni tanto fa un film strano, quindi io non avevo idea di quanto fosse tecnicamente abile nel cinema. Ma ero sicuro che fosse disciplinato, e sapevo che non era un Method Actor; il ruolo non va proprio bene per il Method Acting perché non hai nessuno con cui recitare. E quel tipo di recitazione ti dà dei problemi se non hai una persona che ti risponde.

Anche Genevieve Bujold è bravissima. Ha una sensualità devastata, una straordinaria qualità, e quel sottinteso nervosismo che aveva usato magnificamente in Choose Me di Alan Rudolph.
Avevo bisogno di una donna della sua età che fosse dura e non intimorita dal ruolo: nella sua prima scena è a gambe aperte. Voglio dire, molte attrici sarebbero saltate a pagina tre e avrebbero gettato la sceneggiatura nel cestino. Volevo una che non ne fosse spaventata.

La relazione tra i gemelli è quasi simbiotica, e ancora una volta l'esplosione del desiderio sessuale in questo sistema ordinato e sicuro diventa tanto liberatoria quanto distruttiva. Giocando per un attimo all'avvocato del diavolo, pensi che una femminista possa interpretare negativamente il personaggio di Genevieve Bujold? Come femmina sessualmente attiva che si mette tra i gemelli e distrugge la loro strettissima relazione maschile.
Sono felice di ammettere che, a parte una o due eccezioni, non ho avuto questi dissensi. E' semplicemente questione di capire il film, e non penso che sia molto complicato su quel livello. Sia Sheila Benson di LA Times che Janel Manzell [Janet Manslin?] del New York Times, che sanno essere entrambe alquanto dure, hanno adorato il film senza quel genere di domande. C'era un articolo di Gena Mallard sul Toronto Star che era paranoico, isterico. Nemmeno una discussione del film, alla fine. E ce n'era un altro un po' meno estremo sul Wall Street Journal, la nostra prima recensione negativa. Ma non è una discussione fuori luogo. Essenzialmente, la mia idea era che loro usassero lei, e di fatto nel modo in cui recita questo le fa onore. Davvero, lei è la più tosta. Poi, dato che questa è una tragedia classica stile greco, è inevitabilmente scritta sin dall'inizio, quindi lei non è veramente un agente di distruzione perché sarebbe accaduto in ogni modo – lo dovresti capire nel finale. Quello che fa è forzarli ad accettare la loro notevole diversità: uno si innamora di lei e l'altro no. E' quella la vera separazione, per cui loro sono forzati a vivere vite separate, che è chiaramente impossibile. E per tutte queste ragioni non credo sul serio che la questione arriverebbe al voto. Penso che ci siano molta ironia e giocosità nei miei film, che sfugge a questi critici o che scelgono di ignorare – e quindi quello che vedono loro è un'altra donna masochistica e distruttiva. Vorrei comunque conservare il diritto di creare, un giorno, un personaggio femminile orribile, una puttana totalmente distruttiva; perché non dovrei? Non significa, solo perché fai un personaggio come quello, che tutte le donne sono così. Se ragioni così, che ogni personaggio rappresenta un intero sesso o l'intera razza, non puoi neanche più fare film. Se non li rendi individui, puoi anche dimenticarti la finzione.

Parliamo un po' del look del film, il modo in cui va oltre il realismo verso un regno di astrazione quasi avant-garde. Penso in particolare alla scena di Bev nel letto d'ospedale, disegnata e illuminata in un modo impressionante.
Volevo spingermi fin sull'orlo, ma non oltre, di ciò che chiamiamo ridendo “realismo”. Non volevo spingermi troppo oltre e portare lo spettatore fuori dal film in una specie di teatro, ma fermarmi proprio al limite talvolta. E' una distillazione, sì, una distillazione dell'apparato di immagini. Quindi sì, lo puoi trovare in un ospedale, alla fine di un corridoio, ma è più spinto, non è il tipico letto d'ospedale. E anche con la chirurgia, sapevo di correre un rischio con quella. I camici rossi sono veramente sacerdotali, cardinali Cattolici o qualcosa del genere, molto medievali. In effetti ci sono molte immagini medievale.

Perché nei camici e nella sala operatoria?
Be', per due cose: a quel punto il mio personale iniziò a mostrarmi foto di normali sale operatorie, che avevo già mostrato in precedenza. Mi deprimevano perché secondo me succhiavano via la vita al film. Ed è un'immagine così svalutata, vedi un ospedale ogni volta che accendi la televisione in Nord America, vedi una serie come General Hospital o M*A*S*H. Quinti è veramente trita, e avrebbe tolto magia al film piuttosto che accrescerla. Così non sono tornato felice finché non ho deciso di inventare la mia sala operatoria. Niente monitor che facevano “blip blip blip” e niente respiratori che facevano “pshhht pshhht”. Mi sono sentito bene nell'eliminare quella roba, solo con la pura forza dell'essere convincente pur spingendo tutto al limite della credibilità. E in quel senso sono stato quasi espressionista, nel senso classico del cinema tedesco. E' Beverly che capisce chi è, cosa fa, il fatto che è sacerdotale, è rituale, che questo è nel suo destino. E io offro proprio la visione di Beverly di ciò che sta facendo, ma esteriorizzandola. E fuori, al di là del vetro, c'è suo fratello Elliot che commenta l'operazione come un pilota che ti dice cosa c'è fuori dal finestrino - “ecco il Grand Canyon” o “ecco l'arteria femorale”. Anche lì c'è la separazione tra i due gemelli. Penso che funzioni grazie alla forza visiva del design e delle immagini; è come fare un haiku – forse La Mosca è un sonetto, ma questo è ancor più compresso. E a me interessava vedere quanto lontano potevo spingermi. Non è stato un esercizio estetico, ma ero consapevole che avremmo filmato molte scene con due persone in una stanza, o in un paio di stanze, e che volevo una certa forza visuale. E ho voluto usare molto gli aspetti visivi per dire le tante cose che si possono dire con essi. Non li volevo mettere di fronte a un muro con una luce piatta e girare. E' una vera sfida, cambi completamente le tue prospettive e ti scontri coi dettagli – è cinematografia pura, a quel punto. Il dialogo, ovviamente, è fondamentale ed è un film molto pesante da questo punto di vista; ma non ci siamo mai preoccupati delle teste parlanti, perché i volti umani sono dei paesaggi straordinari che costantemente mutano. Sai, il modo in cui i bambini ti guardano, in cui guardano tutto, e tu riesci a vedere che percepiscono tutto ciò che accade. Quindi non lo vedo come un allontanarsi dal cinema, ma come l'essenza del cinema. Se hai quei fantastici volti che dicono queste cose bellissime, perché essere timidi, perché non farlo e basta? Mi eccita l'idea della cinepresa che lavora “in concerto” insieme alle coreografie di queste persone, attraverso le stanze, che lavorano nel loro modo. Può essere eccitante come la scena con i mille cammelli di Lawrence d'Arabia, o qualcosa del genere.

Sembra strano che un film che parla di due identici gemelli ginecologi sia il tuo meno controverso fino ad oggi. Non riesco a immaginare gruppi di rampanti ginecologi che picchettano i cinema in tutto il paese...
No, ma mi sarebbe piaciuto. Volevo fare due proiezioni, una solo per i gemelli identici e un'altra per i ginecologi, e poi farli incontrare subito dopo...
Nigel Floyd, Shock Xpress 1988-89



***

A questo punto credo che Dead Ringers sia il tuo film più riuscito sia emotivamente che tecnicamente. È anche la tua prima collaborazione con il direttore della fotografia Peter Suschitzky. Come mai hai sostituito Mark Irwin?
Mark, per varie ragioni, non poteva girare il film: la sua vita era in subbuglio e doveva trasferirsi da Toronto a L.A. o Santa Barbara, e stava facendo alcune cose quando il film fu posticipato e io non sapevo quando sarei riuscito a realizzarlo. Quindi ho dovuto cercare un altro fotografo e ho trovato Peter. Avevo letto di lui in un libro […]. Aveva realizzato anche The Empire Strikes Back che era l'unico di quei film a essere davvero bello. Non ricordo esattamente come siamo entrati in contatto, ma ricordo il nostro primo incontro in Inghilterra, ci siamo piaciuti e da allora collaboriamo insieme.

Jeremy Irons, nel cast, per me è la risposta alla domanda su chi è il protagonista cronenberghiano.
Be', no... [Ride] Io non la vedo in questi termini. […] Non sono analitico in quel senso – non guardo un protagonista e mi chiedo: “bene, è un personaggio di Cronenberg?” Questo non accade mai. Dead Ringers, ricordo di aver letto sul giornale una notizia tipo “Due dottori gemelli trovati morti”, e ho pensato, che cos'è? E parlava di due ginecologi gemelli trovati morti nel loro appartamento e ho approfondito il fatto, e c'era una storia sulla faccenda, un articolo chiamato Dead Ringers di Laura Rosenbaum su Esquire, mi pare. Divenne un fatto molto noto e sapevo che qualcuno avrebbe voluto farne una storia, quindi non è stato tanto il protagonista ad attrarmi, ma sapevo che sarebbe stato un gran film anche perché nessun altro era interessato a farlo.

Hai detto che nei titoli di testa di Spider c'è una serie di fotografie di terra e ruggine, di decadenza, che sono sdoppiate a suggerire una simmetria e qualcosa di animalesco. Mi pare che i gemelli Mantle siano anch'essi sdoppiati in un modo che ricorda un animale.
E' vero, è vero. C'è un'interessante simmetria in loro.
Walter Chaw, filmfreakcentral.net 2003



***

In Inseparabili qual'è il virus che penetra nella relazione tra i fratelli? È la droga, o la donna, Claire, o la loro tecnologia, i loro strumenti? A cosa li conduce?
Be', penso che il virus sia lo specchio, il fatto che i due non siano del tutto separati. E continuamente si osservano reciprocamente, quindi per certi versi non c'è privacy quando hai un gemello, perché sei sempre ad osservare te stesso. Il video inizia a darci ciò che i gemelli hanno per tutto il tempo: quante volte hai visto te stesso camminare per il corridoio di spalle? Sai, è rivelatore, scioccante persino, vedere il proprio linguaggio del corpo, la postura, la dimensione in confronto a tutto il resto. Molta gente non se ne rende conto. E ovviamente, prima dei film e dei video nessuno l'aveva mai visto, nessuno nella storia umana poteva rendersene conto, ad eccezione dei gemelli. Loro vedono se stessi tutto il tempo. Non ti è permesso di essere inconsapevole di te stesso quando sei un gemello.
Lukas Barr, KGB Magazine 1995



***

Cronenberg: Una delle pietre di paragone della nostra realtà è il corpo. Ed esso per definizione è effimero. Perciò a prescindere dalla misura in cui centriamo la nostra realtà – e la comprensione della realtà – sul nostro corpo, è il nostro effimero corpo a reggere il senso della realtà. Questa può essere la connessione tra Pasto Nudo, Inseparabili e Videodrome. Alterando il corpo – sia attraverso TV o droghe (anche inventate) – altero la mia realtà. Forse è un passo avanti. Non so se tale conflitto mi porta a un'evoluzione.
La ginecologia è una splendida metafora per il dualismo mente/corpo. Ti spiego perché: la mente degli uomini – o donne – cerca di comprendere gli organi sessuali. Ho reso i gemelli come due bambini cervellotici e analitici. Vogliono capire la femminilità in senso clinico attraverso dissezione e analisi, non attraverso esperienza, emozione o intuizione. Possiamo esportare l'essenza della femminilità? Siamo spaventati dall'emotività femminile eppure ne siamo attratti. Come possiamo trovare un accordo? Dissezionamola.
Quelli che trovano la ginecologia fastidiosa dicono di non trovare fastidioso il sesso. E non si chiedono come mai. Uomini che infilano le dita nella fessura delle loro fidanzate dicono che il concetto della ginecologia sia disgustoso. Di cosa stanno parlando? Ecco una delle cose che mi interessava. Ciò che rende fastidiosa la ginecologia è la sua formalità. La sterilità clinica, il fatto che ci sia uno sconosciuto. La donna paga il ginecologo, che diciamo è un uomo, per avere una conoscenza intima dei suoi organi sessuali, che normalmente sono riservati ad amanti e mariti. Tutti sono d'accordo che non v'è alcun elemento di erotismo, emozione, passione, intimità. Non c'è ginecologo al mondo che potrebbe essere intimo con ottocentomila donne.
L'altro aspetto per cui gli uomini sono maldisposti verso la ginecologia è che sono gelosi. La loro donna è più conosciuta, non solamente a un livello fisico, perché anche tu puoi prendere una torcia e guardare là dentro. La conoscenza del ginecologo di com'è e come funziona è più grande della tua, e lui lo fa continuamente. Può confrontare la tua donna con altre donne: struttura e cose del genere – ha un aspetto pretumorale? Lui sa cose che tu non saprai mai. Non mi metto certo a discutere se ho guardato dentro mia moglie con una torcia, ma se dovessi farlo la cosa non mi spaventerebbe. Neanche a lei. Ma c'è qualcos'altro, una potente metafora, che rende tutto ciò molto interessante da dibattere.
In termini crudi, è di sicuro il film meno macho che ho mai fatto; niente pistole e niente macchine. In confronto Scanners era più mascolino. Persino La Mosca è dominata dalle macchine. In Inseparabili le macchine sono gli strumenti ginecologici. Sono molto minacciosi sullo schermo, ma anche piuttosto lievi. La Zona Morta ha molta femminilità e non solo perché è più emozionale. Ma è troppo semplicistico dire che un film emozionale è femminile e quando è inibito è maschile.
La verità in Inseparabili, anticipata dai genitori di Beverly nel momento in cui gli hanno dato il nome – era che lui è la parte femminile dell'intero yin/yang. Elliot e Beverly sono una coppia, non sono completi autonomamente. Entrambi hanno una parte femminile in loro. L'idea che Beverly è la moglie nella coppia non è accettabile per lui. Non può accettare che loro sono una coppia. Elliot si è fatto molte più donne, ci sa molto più fare in tutto, e nel sesso. Ma nel stabilire un rapporto emotivo con una donna Elliot è sempre perdente. Beverly invece riesce, ma non vede il suo successo come una cosa positiva. La vede come un'altra parte della sua debolezza. Lui è parte della visione della società che ha il fratello e ha grande difficoltà nell'accettare la propria. È colonizzato, obbedisce a verità predefinite su cosa è bello, giusto e corretto. Ha grossi problemi ad ascoltare la propria voce.
Mondo2000
[Modificato da |Painter| 25/03/2013 14:11]
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