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RECENSIONI - Internazionali /3

Ultimo Aggiornamento: 17/02/2013 17:43
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Sesso: Maschile
17/02/2013 17:43


RECENSIONI
Rassegna stampa internazionale /3


[traduzione a cura di Max984]


[…] Da A History of Violence (2005), Cronenberg si è avventurato oltre gli interessi allegorici-grotteschi dei suoi primi film, una svolta che ha portato i suoi vecchi fan a presumere che si fosse ammorbidito. Cosmopolis, in quanto peculiare accusa anti-capitalista, dimostra il contrario.
[…] Come il libro, la sceneggiatura di Cronenberg si apre con un verso del poema di Zbigniew Herbert, “Rapporto dalla città assediata” -- "il topo diventò l’unità monetaria" – e si applica al mondo abbellito di Packer, che ha le qualità cerebrali di una sci-fi distopica, ma altrimenti potrebbe anche essere ambientato nel presente.[…] La sceneggiatura di Cronenberg sfrutta la peculiare miscela di cupo fascino di Pattinson, usando l’attore più per la sua fisicità che per le sue capacità d’attore; la neutra dizione di Pattinson è sufficiente per le intenzioni del regista di usare Packer come un contenitore delle sue visioni politiche.
Sfortunatamente, l’ambiente ristretto e l’enfasi sul simbolismo piuttosto che sulla storia pongono limiti significativi alle qualità registiche di Cronenberg […] A suo merito, tuttavia, l’approccio di Cronenberg evita di caricare la storia di dettagli dispersivi, insinuando molto della fama e del potere di Packer senza andare fuori strada ad approfondirlo. La sua fiducia nell’ideologia ha la precedenza e, anche se non tanto scioccante quanto Il Pasto Nudo, il [suo] nuovo film risiede, in modo simile, nella distorta psiche del protagonista.
[…] Per la sua natura sperimentale, Cosmopolis limita pesantemente la potenza del messaggio -- cioè, o accetti l’approccio negativo di Cronenberg o lo rifiuti totalmente sulla base dell’insistente approccio accademico del film. Se visto più come un saggio che un film, tuttavia, Cosmopolis è un riuscito assalto ai costrutti della società moderna. L’immagine finale riflette la conclusione visuale di eXistenZ, l’assalto pre-Matrix di Cronenberg alla realtà, e Cosmopolis certamente condivide il suo scetticismo sul fare assunzioni sul modo in cui funziona il mondo. Con quel finale provocatorio, Cosmopolis dimostra che anche un non perfetto ritorno alle origini di Cronenberg prova la profondità delle sue radici.
Eric Kohn, IndieWire



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[…] Dopo la premiere del film al festival di Cannes di quest’anno, il responso della critica è stato contrastante, ma ditemi un film di Cronenberg che non abbia avuto un’accoglienza simile. Cosmopolis è la prova evidente di un regista che applica la sua anima e la sua intelligenza ad un film che è persino più freddo, calcolato, impenetrabile e alieno di qualsiasi altro film di genere che egli abbia mai girato. […] È un film difficile da amare, e richiede al suo pubblico di immergersi nel suo viscido intelletto e nella sua storia, che si sviluppa silenziosamente. È, con molta certezza, un film difficile, ma per seri fan e allievi della visione unica e decisa del mondo del regista, è essenziale ed immensamente gratificante.
[…] Cosmopolis è un film horror di diverso tipo. È un esercizio a fuoco lento nel dissolvere e penetrare dialoghi che hanno bisogno di circa mezz’ora per cristallizzarsi nei loro ritmi matematici. […]
Cosmopolis è molto sicuramente un film che il pubblico con una conoscenza superficiale di Cronenberg potrebbe respingere. Ma, come A Dangerous Method […], è semplicemente l’ennesima storia di un uomo folle, della stupidità della società e dell’illusione della normalità. Il collasso dei suoi personaggi è forse meno viscido, ma non meno profondo di quello di un Seth Brundle o di un Max Renn, forse anche di più, perché ha a che fare con la mente e con la parola, piuttosto che con protesi e sangue. In altre parole, questo è il vecchio David Cronenberg, ed è persino una versione più sofisticata e rifinita.
Chris Alexander, Fangoria



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David Cronenberg non era così cronenberghiano da un po’ […] Non che non abbia fatto film decenti […] È solo che Cosmopolis richiama il regno clinico dello shock corporeo che lo ha reso famoso; solo che questo è un disgustoso horror dei nostri tempi, dove la malattia è il capitalismo. […] Ecco le inquiete, freddissime paranoie urbane dei David Fincher e Lynch, di Michael Mann, di Christopher Nolan e di Nicolas Winding Refn, ma riassunti dalle infallibili intuizioni del mago che ci ha regalato Crash e Videodrome.
[…] Vi sono frustrazioni ma non catastrofi, e le parole conclusive devono andare alla magnifica interpretazione di Robert Pattinson, un’anti-presenza ipnotizzante e magnetica. […] Mentre la telecamera fissa più in profondità il suo viso freddissimo, scopriamo un concerto di minuscole contrazioni, di sorrisetti nascosti e di gocce di terrificante sudore – minuscole variazioni nella sanità mentale di un uomo che ha tutto.
Ian Nathan, Empire



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“Non sono sicuro che l’economia sia pronta ad essere esaminata in un mezzo emozionale come quello cinematografico.”
Questo era un commento ampolloso, ma profondamente stupido che ho sentito per caso da un critico, mentre lasciavo la proiezione di Cosmopolis. La bizzarra meditazione di David Cronenberg sull’avidità e sul potere ha ricevuto molte critiche negative a Cannes, con molti altri che lo criticavano come “freddo” e “pretenzioso” – ma ciò sembra far parte dell’idea del film (e del romanzo su cui si basa).
[…] Nonostante abbia apprezzato i più recenti sforzi mainstream di Cronenberg (A History of Violence, La Promessa dell’Assassino, ecc.), ho sempre trovato che mi mancasse l’anticonformista sperimentatore che amavo, e questo [film] è decisamente un passo indietro verso i suoi primi, surreali lavori. Per come è, Cosmopolis ha più in comune con Inseparabili come studio di un personaggio freddo e sociopatico, con alcune delle scene più sgradevoli che abbia visto da parecchio tempo. I suoi fan da lungo tempo metteranno facilmente in rilievo l’estensione dei vecchi temi di Cronenberg, mentre le questioni del sesso e della carne affiorano decisamente in superficie. Ancor più incredibile è come [Cronenberg] percorra la sottile linea di confine tra uno strano psicodramma e una commedia nera. Spesse volte non sai se rabbrividire o sogghignare.
Molto del successo del film sta sulle spalle di Robert Pattinson, e lui è un’assoluta meraviglia nel ruolo. […] Parecchio divertente è il fatto che il distributore stia cercando di usare il nome di Pattinson per vendere questo film alla massa di MTV (vorrei essere una mosca sul muro quando branchi di esterrefatti fan di Twilight guarderanno questo film). […]
Le scene finali contengono alcuni dei migliori pazzi monologhi e discorsi mentali tra attori che vedrete mai. Infatti, togliete le visuali stilizzate e Cosmopolis sarebbe stato facilmente un’opera teatrale. È certamente non un film facile da apprezzare. […] È un vero ritorno alla forma per Cronenberg e uno dei migliori film dell’anno.
Andrew Kasch, Dread Central



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[…] Stuzzicanti immagini si susseguono rapidamente nel teaser di Cosmopolis, indicando che il regista David Cronenberg sta tornando al suo psico-horror nero e stilizzato dopo l’inquieta austerità di A Dangerous Method. Niente di più lontano dal vero.
Non solo Cosmopolis è più verboso e meno cinematografico della precedente opera di Cronenberg, potrebbe anche essere il film più bizzarro dell’anno.
Dopo degli enigmatici titoli di apertura, schizzati con sfumature di pittura, la prima cosa che Cosmopolis ci mostra è un grande primo piano della parte frontale di una limousine bianca. […]
Si dice che il cinema sia l’arte del mostrare e del non dire. Non secondo Cronenberg. […] La telecamera si muove appena. “Quelle piccole idee sentenziose sul cinema, sono cazzate”, ha dichiarato dopo aver girato A Dangerous Method. “Per me, il cinema è un volto umano che parla”.
Ed ecco qui Cosmopolis: parlare, parlare, parlare. È il film meno commerciale che abbia fatto negli ultimi 10 anni. O forse che abbia mai fatto.
[…] Anche se usciamo dal veicolo diverse volte, è solo nella scena finale – in cui il misterioso aggressore di Packer si rivela – che Cronenberg comincia subdolamente a distendere il campo visivo.
Ad un certo punto, le astute inquadrature del regista comprendono un personaggio che pare capire la mente di quello di Pattinson. Sembra che abbia trovato qualcosa.
Rob James, Total Film



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[…] Cosmopolis tratta di tutti e tre i temi centrali che sono emersi durante gli ultimi 11 giorni del Festival [di Cannes]: la nostra risposta al caos, il crollo dell’era degli eccessi; e il terrore, la commedia, la morte. Poteva quasi essere un prequel bizzarro di Holy Motors di Leos Carax, un altro film in cui un viaggio in limousine diventa un’odissea. […]
È un’intelligente inversione del film del 1999 di Cronenberg, eXistenZ: piuttosto che essere connesso con un cordone ombelicale ad un mondo virtuale, Packer è ermeticamente sigillato fuori da quello reale.
La sceneggiatura di Cronenberg è spesso obliqua, e il film è logorroico ed evasivo. […] Ma il suo ritratto della civiltà come un’equazione impossibilmente intricata e crucialmente difettosa, che sta quasi per cedere e spezzarsi, è sinuosamente convincente.
Robbie Collin, Telegraph



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L’ultimo, superbo film di David Cronenberg è un road movie esistenziale per i nostri tempi di bancarotta finanziaria e morale […].
Come The Social Network, combina una credibile descrizione di una persona la cui età ed intelligenza sono pericolosamente squilibrate, mentre manda il suo ‘eroe’ in un’odissea da incubo anti-capitalista, che scarica tutto il cinismo asciutto e il catastrofismo incurante di Week-end di Godard.
[…] Oltre che dalla sua feroce critica al capitalismo contemporaneo, Cosmopolis è anche reso affascinante da quella continua preoccupazione cronenberghiana: le limitazioni e le mutazioni del corpo umano. Eric vuole disperatamente scalare un Monte Olimpo dell’economia e essere in grado di predire i cambiamenti dello yuan cinese, e la sua incapacità di ottenere questo livello di perfezione cerebrale funziona come segno del suo declino mentale e fisico. […]
David Jenkins, Little White Lies



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[…] Troppe persone stanno dicendo che non hanno capito [il film]. […] Ci si lamenta dei dialoghi incomprensibili, del ritmo lento, del bizzarro climax. Vedete, non avete assolutamente colto il punto. Tutte le cose che non capite e di cui vi lamentate in Cosmopolis sono esattamente il punto del film. […]
Andate a vedere I Mercenari 2. Davvero, andate a vederlo. […] Ma per favore – per l’amor del cielo - non vi lamentate del fatto che Cosmopolis fosse incomprensibile mentre sgranocchiate popcorn e dite “che grande film che è”, parlando de I Mercenari 2. […] Vedetelo per quello che è. Cronenberg, dall’altra parte, vi sta offrendo qualcosa di diverso.
[…] Packer (Pattinson) vive in un mondo che è incomprensibile per la maggior parte di noi. L’humour che gran parte della gente sembra non aver colto è che questo mondo è così distaccato dalla realtà da essere diventato privo di senso. I personaggi sono completamente incapaci di sostenere una conversazione che non sfoci nell’oscurità e nell’incapacità di comunicare tra loro. Cronenberg vi spiega questo concetto a lettere cubitali nelle scene tra Packer e sua moglie. “Trovo difficile essere distaccata”, dice la moglie di Packer nello scoprire che l’ha tradita (in un matrimonio che è completamente falso) – e la battuta è recitata con il tono di voce più distaccato possibile. […] Queste persone vivono in un mondo così lontano dalla realtà che può essere solo visto come una commedia nera […].
[…] Il film è abbastanza violento – ma Cronenberg sceglie di porre la violenza soprattutto ai margini, il che mostra un regista al massimo delle sue abilità. […]
Il fatto è che Cronenberg ha fatto un film per voi. Il 99%. Un film che riflette, commenta, fa satira e parodia del nostro tempo. Un film che fa pensare, che incoraggia al dibattito […] E per fortuna l’ha fatto, perché al momento le alternative sembrano essere X-Men 12 e I Mercenari 7. È davvero questo, onestamente, tutto quello che volete dai vostri film?
Ma se siete troppo pigri per comprendere che il fatto che non l’abbiate capito fosse proprio il punto, non vi saprei aiutare. Io stesso non l’ho capito per metà. È stato proprio questo, in parte, che l’ha reso un’esperienza visiva così straordinaria. Mi ha messo alla prova, mi ha fatto riflettere, e mi ha fatto venire voglia di rivederlo. […]
David Ollerton, The London Film Review



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[…] Cronenberg prende l’idea della natura esistenziale della recessione e i problemi connessi alla sua origine, e la mescola con il suo interesse nell’importanza e nella risonanza della violenza, trasformando il tutto in quello che potrebbe facilmente essere uno dei suoi migliori film finora, superando persino A History Of Violence o La Promessa dell’Assassino. […]
Cosmopolis è un vero ritorno alla forma per Cronenberg.
[…] Il canadese Cronenberg tenta di dare ai suo spettatori un miscuglio del suo body-horror (in particolare durante una sequenza che coinvolge il protagonista in una visita di controllo, che fa ogni giorno), mentre dimostra anche che la recessione è stata prodotta da qualcosa di molto più definito e malvagio: la natura umana.
[…] Regalandoci un primo vero assaggio di cosa è capace di fare, l’attore Robert Pattinson è fantastico qui. Abile nel comunicare ogni singolo aspetto di questo personaggio con perfezione tonale, Pattinson è in grado di essere profondamente coinvolto in quello che succede intorno a lui, e allo stesso tempo far sembrare che non gliene importi nulla. […]
Sia la Morton che Giamatti sono grandiosi […] La Morton interpreta l’esperta di teoria e ci consegna probabilmente la parte più densa del film. Discutendo di come il capitalismo ed il futuro siano intrinsecamente connessi, questa sequenza è la più riuscita […]. La sequenza con Giamatti è pure grandiosa, ma molto più incisiva dal punto di vista emozionale, in particolare verso la fine, con una battuta finale che potrebbe essere tra le migliori dell’anno.
[…] Cronenberg […] ci dà qualcosa che nessun film focalizzato sull’attacco violento della crisi finanziaria ha: il lato spirituale di tutto. Cosmopolis, davvero un film che sembra essere uscito fuori da qualsiasi umano incubo esistenziale, non è un film che possa essere facilmente dimenticato o decifrato. […]
Joshua Brunsting, CriterionCast



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[…] Come A Dangerous Method, Cosmopolis soffre per la mancanza di un impatto emozionale, che è il risultato inevitabile di una storia in cui i personaggi si sono distaccati dai sentimenti […].
Sarebbe impreciso definire Eric e le sue varie conoscenze “robotici”. Questi personaggi parlano in allegorie, simboli, ambiguità. Si aggrappano alle ultime tracce di umanità, ma non la capiscono più. La reazione è simile a come i personaggi si comportano in Videodrome ed eXistenZ, ad eccezione che l’alienazione in quei film è rappresentata in videocassette e joystick organici. In Cosmopolis, l’alienazione è rappresentata negli animi dei personaggi in un mondo in cui tutto non è niente più che un prezzo. […]
In Cosmopolis, il mondo arriva al punto in cui i numeri si confondono e tutto diventa privo di senso. Non è semplicemente “Il denaro non può comprare la felicità”. Il denaro non può comprare tristezza, rabbia, o qualsiasi [altra] emozione. […]
In questo mondo non c’è spazio per l’amore, né per qualsiasi altro sentimento, il che lascia Cosmopolis freddo come A Dangerous Method. È costruito in quel modo, e il film non è piatto perché è perfettamente costruito, e Cronenberg vi ha inserito l’humor nero e dialoghi comicamente bizzarri. […] Ridiamo alle sue stranezze, ma è difficile essere coinvolti in questo film. Reagiamo a ciò che vediamo, ma non riusciamo a percepirlo.
Cronenberg non può essere criticato per metterci proprio dove lui vuole che stiamo, e dove vuole che noi riflettiamo sull’alienazione che il nostro collasso economico ha causato. […] Cosmopolis ha il potere di intrattenere ed informare, ma fallisce nel riconoscere che non siamo morti dentro come Eric Packer. Non ancora, almeno.
Matt Goldberg, Collider



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[…] “Geniale”. Cosmopolis è certamente un film geniale […]
Qui tutti si muovono, vanno verso qualcosa, cercano di scappare da qualcosa, e tuttavia non vanno da nessuna parte. Il mondo di Cronenberg è quello in cui il tempo è un’inevitabile, inarrestabile, orribile forma di moto in avanti, in cui ciascuno è consumato da ogni (nano, zepto, centi) secondo che passa. Se siamo dentro un veicolo lungo sei metri per andare dal barbiere o marciare in una processione funeraria, non fa molta differenza; ci sta solo portando sempre più vicini alla fine.
[…] Cosmopolis porta il suo anti-eroe nell’unico luogo in cui lui — o noi, che osserviamo — potrebbe mai veramente finire […]
Forse. E forse, con i suoi momenti finali, Cronenberg ci sta mandando un messaggio che questo recensore non vuole digerire: è il mondo di Eric Packer, e siamo solo autorizzati ad entrare in quella lunga limousine — quel disgustoso simbolo di ricchezza ed eccesso aziendale, quel vettore che trasporta la sua esistenza come una malattia — quando ne abbiamo l’opportunità. Fate qualcosa per rimediare, prima che i centisecondi successivi ci riducano in niente.
Nick Newman, The Film Stage

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