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Altre interviste a Cronenberg e al cast

Ultimo Aggiornamento: 04/06/2012 12:29
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Sesso: Maschile
04/06/2012 12:24


Cannes: interviste a David Cronenberg e al cast


Ci descriva il suo ritorno a Cannes con Cosmopolis.
David Cronenberg:
C’è una lunga storia fra me e il festival. Ho come la sensazione di essere a casa… Ritengo che questo sia il film ideale da presentare a Cannes e sono felice di essere qui con Rob.

Oggi è impossibile immaginare qualcun altro per questo ruolo. Tuttavia, inizialmente l’ha proposto a Colin Farrell…
Quando Colin ha abbandonato il progetto per girare Total Recall, ho dovuto ripensare a tutto. Del resto, era troppo vecchio per la parte. Ha 35 anni e, volendo essere fedele al libro, era necessario scegliere qualcuno sui 25 anni. Quindi ho passato in rassegna gli attori di quest’età e ho pensato a Rob.
Ovviamente l’avevo visto nei film della saga di Twilight, ma nulla di ciò che aveva fatto sino a quel momento lo rendeva l’attore ideale per Cosmopolis. Ma un attore viene scelto per il potenziale che un regista percepisce in lui, non per il suo curriculum. Per questo motivo, l’idea di ingaggiarlo era allettante.

Gli ha fatto fare un’audizione?
No, abbiamo chiacchierato a lungo telefonicamente. Rob non è affatto il tipo di persona dall’ego smisurato. Aveva una gran voglia di partecipare al film, ma si chiedeva in tutta sincerità se fosse in grado. Era la sua grande preoccupazione. Mi disse: “Pensi davvero che io sia adatto per questo ruolo? Ho paura di rovinare il tuo film”. Gli risposi che la nostra conversazione mi aveva convinto più che mai che sarebbe stato perfetto per Cosmopolis.

La saga di Twilight lo ha reso una star, ma ha generato una situazione assurda: chi non l’ha mai visto recitare nella saga ha comunque deciso che è un idolo per le adolescenti senza alcun talento…
E’ il riflesso del mondo in cui viviamo, dove internet facilita questi giudizi frettolosi e pericolosi. Sta a me ignorarli e andare oltre. L’aspetto vantaggioso di questa situazione è che le fan di Rob non vedono l’ora che arrivi il momento in cui dimostrerà a tutti che è capace di fare qualcosa di diverso da Twilight. E se tutti decidessero di andare a vedere Cosmopolis, non mi preoccupo affatto dell’avvenire del film…

Qual è stata la reazione degli altri attori del film quando hanno saputo che Robert Pattinson avrebbe interpretato il protagonista?
Paul Giamatti, uno dei primi confermati nel progetto, l’ha considerata un’idea brillante. Non so se Juliette Binoche fosse davvero consapevole della popolarità di Rob quando ha firmato per partecipare al film, ma nessuno dei due ha manifestato dubbi o sdegno nei suoi confronti. Al contrario, una volta ho sorpreso Juliette e Rob nel bel mezzo di una conversazione molto animata sul cinema francese. Hanno trovato una grande sintonia fra loro.

C’è una scena in cui l’ha impressionata in modo particolare?
Alla fine delle riprese, era talmente in parte che non facevo più di una o due ripetizioni per ogni scena. E ogni volta mi sorprendeva per il modo in cui riusciva a cogliere tutte le sfumature delle emozioni in gioco. Era completamente immerso nella solitudine e nel dolore del personaggio. Poiché abbiamo seguito quasi del tutto l’ordine cronologico, la scena finale è l’ultima che abbiamo girato. E l’abbiamo provata soltanto una volta, perché Rob e Paul erano perfetti.

Vedendo Robert Pattinson nel suo film, possiamo pensare a Johnny Depp e Brad Pitt, che un tempo erano come lui idoli per gli adolescenti prima di avere la possibilità di dimostrare tutte le loro capacità, come hanno fatto rispettivamente con Tim Burton e David Fincher…
Alcune star diventano delle star perché sono acclamate per il loro aspetto o per il carisma che trasmettono sullo schermo. All’inizio hanno poche occasioni di mostrare qualcosa di diverso. Ma sono fiero di aver concesso a Rob l’occasione di dimostrare la portata del suo talento. Se tutto andrà per il meglio, mi aspetto che avrà una carriera che potrà essere paragonata a quella di Johnny Depp e di Brad Pitt. O magari, persino migliore.
Premiere Magazine
traduzione a cura di Max984



***

DAVID CRONENBERG: "CARL MARX A WALL STREET"

Occupy, il crollo della finanza mondiale, i sommovimenti di una società stremata dalla crisi e un necessario ritorno alla semplicità delle origini, ma anche una visione farsesca della protesta, con i topi sventolati al posto delle banconote e una chapliniana torta in faccia. È di sicuro molto attuale Cosmopolis, anche se non certo il film più riuscito tra quelli recenti di David Cronenberg. In concorso al Festival di Cannes e subito in sala in 280 copie con 01 Distribution, è tratto dal romanzo profetico dell'americano Don DeLillo datato 2003, a lungo considerato impossibile da filmare per la sua verbosità. Non nuovo alle esperienze letterarie, il regista canadese, che ha già "saccheggiato" William S. Burroughs (Il Pasto Nudo) e J.G. Ballard (Crash), ha scelto come protagonista un giovane attore in auge, il "vampiro" Robert Pattinson, che mantiene per tutta la vicenda uno sguardo fisso e allucinato.
E' Eric Packer, 28enne squalo della finanza che, a bordo di una pazzesca limousine bianca totalmente insonorizzata e ipertecnologica, una sorta di astronave-ufficio-alcova, attraversa una New York apocalittica. Il presidente degli Stati Uniti è in città, i funerali di un rapper famoso paralizzano il traffico e la protesta esplode ovunque. Anche contro Eric che prenderà una torta in faccia da una sorta di action painter anarchico (Mathieu Amalric). Gli incontri si susseguono: una sua amante e consigliera (Juliette Binoche), la fidanzata frigida, ereditiera di un'immensa fortuna (Sarah Gadon, vista anche nel film del figlio Brandon Cronenberg), la sua responsabile della Teoria (Samantha Morton). Eric parla con tutti ma davanti a sé ha un solo scopo, farsi tagliare i capelli dal barbiere di suo padre in un quartiere di periferia. L'ultimo appuntamento di questa lunga giornata è quello decisivo con Benno Levin (Paul Giamatti), un omino insignificante che lavorava per lui e che lo odia con tutte le sue forze, tanto da volerlo uccidere. Un film nel film, concentrato in 22 minuti che valgono tutta la visione.

E' vero che "Cosmopolis" è in qualche modo un film su commissione?
E' vero, me l'ha proposto il produttore Paulo Branco. Mi ha dato il libro a Toronto. Non avevo mai letto Cosmopolis, anche se conoscevo altre cose di Don DeLillo. Ho trovato il dialogo perfetto e nel film l'ho preso così com'è. Infatti ci ho messo solo sei giorni per scriverlo. E' stato un vero record per me.

Robert Pattinson è un vampiro a Wall Street?
È fin troppo facile dirlo. Ma Cosmopolis non è Twilight. E poi non si può chiedere a un attore di recitare un concetto astratto, come lo spirito del capitalismo. Pattinson ha un ruolo difficile, appare in ogni inquadratura, ma io l'ho scelto per intuito.

C'è un legame con i suoi film precedenti o "Cosmopolis" è una sorta di outsider nella sua filmografia?
Non mi sono ispirato ai miei precedenti film, non lo faccio mai. Il passato non porta da nessuna parte. Non penso mai ai miei film, fatelo voi, se volete.

Ritiene che questo sia il primo film sul XXI secolo?
Che vuol dire un film sul XXI secolo? Diciamo che è stato
sorprendente girare le scene delle manifestazioni e la sera ritrovarsi con le immagini sui tg degli indignati che occupano Wall Street, ma è stata una coincidenza. Se vogliamo il fantasma del capitalismo che aleggia è una citazione di Carl Marx ancora molto attuale anche se risale al 1848. Spesso mi chiedo cosa avrebbe pensato Marx se avesse visto questo film, che mostra tante cose da lui previste.

I dialoghi sono il pezzo forte del film, che è tutto parlato, dall'inizio alla fine.
I dialoghi del romanzo sono come le parole di una canzone, io potevo solo cambiare il ritmo, l'orchestrazione, ma le parole sono quelle. Ogni attore che sale sulla limo è un po' come un cantante che interpreta un brano di Don DeLillo.

C'è un personaggio in cui si riflette maggiormente?
Mi sento vicino a tutti i miei personaggi. E non credo che sia il caso di fare la psicoanalisi del film.

Sono passati quasi dieci anni tra il romanzo e il film. E' stato un problema?
E' un romanzo profetico, mentre stavo girando sono successe un sacco di cose descritte nel libro. Rupert Murdoch per esempio ha ricevuto una torta in faccia ed è nato il movimento Occupy Wall Street. Ho dovuto cambiare pochissime cose per aggiornare la storia, l'unica differenza è che al posto dello yen c'è lo yuan, la valuta cinese, come causa del crollo delle azioni.

Perché Eric spara alla sua guardia del corpo?
E' una sorta di liberazione, perché il body guard rappresenta il suo essere prigioniero. Lo fa poco prima di tornare dal barbiere dove andava da bambino con suo padre, quando era povero.

Si ha l'impressione che gli ultimi 22 minuti del film, col confronto tra Eric e il suo ex dipendente, siano un film a se stante.
Quella scena viene dal romanzo ed è come una pièce teatrale, potrebbe essere un cortometraggio. L'unica differenza rispetto al teatro è la presenza della macchina da presa. Per me è l'essenza del cinema: un viso che parla.
news.cinecitta.com



***

CANNES: LA CONFERENZA STAMPA

DeLillo: Paulo si è interessato al romanzo e ha contattato David Cronenberg, il quale, da quel che ho capito, si è subito coinvolto. Io non ho avuto nulla a che fare con la sceneggiatura. Ecco perché il film è riuscito così bene!

Cronenberg: Ha ragione! Voglio dire, Paulo mi ha dato il libro a Toronto, io l'ho letto in due giorni e ho detto, sì, mi piacerebbe moltissimo farlo. Non lo avevo letto, sebbene conoscessi già la narrativa di DeLillo. Per scrivere la sceneggiatura mi sono bastati sei giorni, perché il libro era splendido, i dialoghi bellissimi, e quello che vedete nel film è, quasi parola per parola, quello che c'è nel libro. Ci sono alcune modifiche strutturali perché, ovviamente, un romanzo e un film sono due cose diverse e ho già imparato, in passato, che non si può fare un'esatta trasposizione. Devi accettare di stare realizzando una cosa nuova, un ibrido tra il libro e il suo figlio cinematografico. Ma scrivere la sceneggiatura in sei giorni è stato un record per me.

Pattinson: Credo che [Cronenberg] non sia matto! La cosa migliore di te, come regista, è un fatto buffo. Dopo ogni ripresa, mentre gli attori gironzolano sul set, lui scompariva nella sua roulotte. Non ho idea del perché e vorrei chiederglielo. Forse guardava in diretta le riprese, perché nella roulotte c'era una televisione HD, o magari se ne andava a dormire... […] Sulla scena ci sono dei registi che non ascoltano. David invece ascolta molto attentamente... […] Ci sono attori che non ne vogliono sapere nulla delle cineprese e di come sono posizionate, ma David sa che a seconda del lavoro delle cineprese, la performance dell'attore risulterà in un certo modo. […]

Cronenberg: Interessante, mi fai pensare... Sappiamo che gli ultimi 21 minuti del film sono Paul [Giamatti] e Rob [Pattinson] in un paio di stanze, e sapevo sin dall'inizio che la gente avrebbe pensato che era molto teatrale... Pure nel libro è così. In effetti puoi trattare quei 21 minuti come un atto teatrale, in un set, ma non sarebbe un film, non sarebbe cinema. Sarebbe teatro. La differenza sta nelle cineprese, in quali lenti utilizzi, il loro movimento, quanto vicino vai all'attore, per ciascuna inquadratura. Quindi, per me, gli ultimi 21 minuti sono cinema puro, sono l'essenza del cinema. E, come ho già detto, per me l'essenza del cinema è un volto che parla. Non il Grand Canyon, non qualcosa di epico, ma un essere umano che parla. Se hai un volto fantastico e delle parole fantastiche, hai il vero senso di fare cinema. Questo è il mio approccio. Poi, sì, tornavo nella mia roulotte per guardare le riprese, mi estraniavo dalla vita sociale sul set e potevo pensare soltanto alle riprese. Quando guardi il film vedi quello che c'è sullo schermo, non la vita sociale sul set... Richiede una concentrazione notevole.

Cronenberg: E' facile dire che il personaggio, Eric Packard, sia un vampiro di Wall Street… ma è leggermente superficiale. Lui è un personaggio reale nel film, non un concetto. Non si può dire a un attore: voglio che tu sia il vero simbolo del capitalismo, voglio che tu sia questo. Come lo interpreti? No, è una persona vera con una storia e un passato, che non sono Twilight ma che sono Cosmopolis. Nel fare questo film non pensavo ai miei film precedenti, sono totalmente irrilevanti, e così gli altri film di Rob. Anche Paul [Giamatti] ha un bagaglio di cui non ti devi curare. Non significa nulla, sul set. […]

[Alla domanda se condividono lo slogan che Cosmopolis è il primo film sul nuovo millennio].
Cronenberg:
E' solo pubblicità, non credeteci. Non sappiamo proprio cosa vuol dire.

DeLillo: La gente che scrive libri non pensa in questi termini. Forse le strade di New York sono il nuovo millennio. Sono piene di limousine. Manhattan è l'ultimo posto al mondo dove auto vecchie e nuove si muovono insieme. Io decisi di infilare un personaggio in macchina e farlo andare... non pensavo al millennio o all'apocalisse. Solo un uomo in un'auto... ecco come ho iniziato il romanzo.

Cronenberg: Per noi è stata veramente una sorpresa trovarci a filmare delle manifestazioni anti-capitalistiche per le strade di New York, e nei notiziari della sera sapere del movimento Occupy Wall Street, che faceva la stessa cosa. Bizzarro e strano... sembrava che stessimo realizzando un documentario anziché un film. Ma è stata una coincidenza. I dialoghi, le citazioni allo “spettro che domina il mondo”, lo spettro del capitalismo, sono quasi tratte pari pari dal Manifesto di Carl Marx. Ma certamente non sapevamo ciò che stava accadendo... Poi ne abbiamo preso atto, pensando fosse davvero strano.

Pattinson: Non lo puoi approcciare come un personaggio normale. Quello che inizialmente mi piacque della sceneggiatura era il suo liricismo, il suo ritmo. Quando fai un film, di solito, puoi cambiare qualche battuta e aggiungere del tuo, ma in questo caso io non volevo modificare una parola. È come fare una canzone anziché un film. Ti alleggerisce, eviti questioni di ego... Agli attori non è richiesto di essere intelligenti.

Cronenberg: L'idea della canzone è giusta. Se ti metti a fare una canzone di Bob Dylan tutti ne conoscono le parole e non le puoi cambiare. Ma puoi essere libero sul ritmo, gli arrangiamenti, il tuo registro di voce, i tuoi obiettivi creativi. È così che ho trattato i dialoghi di Don, senza incasinare il loro ritmo che era bellissimo, che rappresentava il modo di parlare americano, è realistico, e ha la sua unicità. Se hai un soggetto bello, e quello di Don lo era, il dialogo ti dà tanto, ti dà i personaggi.

DeLillo: Quando ho visto il film era nuovo per me, anche se alcuni dialoghi mi tornavano familiari. Ma sono passati dieci anni dal romanzo. Tutto sembrava nuovo. Nonostante le somiglianze tra libro e film, sono del tutto diversi, due forme di vita diverse. Guardavo alle immagini del mio libro, e agli attori che recitavano le battute, ed era avvincente. L'ambiente era unicamente quello della limousine. Io avevo un'altra scena fuori, ma lui l'ha riportata nella limousine. Solo Cronenberg poteva farlo.

Cronenberg: Mi sento molto connesso con i personaggi. […] Io non impongo una struttura dall'esterno, una struttura freudiana. Tipo, lui rappresenta l'ego, lui il metodo. Nemmeno in A Dangerous Method ho voluto farlo. Si possono analizzare i miei film in quel modo, e a me va bene, ma non mi riguarda, avviene dopo che il film è fatto.
festival-cannes.fr
trascrizione di Matt - davidcronenbergitalia.tk



***

Qualche applauso, parecchi sbadigli, e soprattutto un veloce fuggi fuggi dalla sala all’arrembaggio di una sala stampa da “occupare” prima che entrino in sala gli attesi ospiti: David Cronenberg, Robert Pattinson, Don De Lillo, Paul Giamatti e Sarah Gadon. Cosmopolis mette in agitazione il Festival di Cannes, ma più che per la qualità della pellicola, lo fa per l’altisonanza del suo cast.
“Conoscevo Don De Lillo, ma non questo suo particolare romanzo finché non me lo hanno fatto notare. Tra libro e film ci sono differenze, è naturale che ci siano, un film è diverso da un libro, non può essere una semplice traduzione di una cosa, ma deve mitizzarla a proprio modo” ha dichiarato Cronenberg che, parlando del suo modo di lavorare con gli attori (molti di quelli che hanno fatto parte dei suoi film sono stati poi candidati agli Oscar), si è espresso così: “Faccio molta attenzione a ciò che accade in camera, il mio occhio è sempre lì. Alla fine è questo ciò che vede il pubblico, non tutto ciò che c’è intorno a ciò che è inquadrato e che comunque necessita di organizzazione e lavoro. E così, guardando in camera, guardo anche le espressioni degli attori, gli sono molto vicino, cerco di trovarne le linee giuste per guidare il film lì dove voglio guidarlo”. A proposito del lavoro con gli attori Cronenberg aveva dichiarato qualche giorno prima durante un ristrettissimo incontro organizzato dal cinema canadese qui a Cannes (noi c’eravamo): “Un tempo ero molto più pignolo e non mi lasciavo influenzare da ciò che dicevano gli attori. Solo con il passare dei film ho capito e apprezzato quanto possano dare di più ad un film, ma questo l’ho imparato solo con l’esperienza. Sapere ascoltare e certe volte delegare è uno dei consigli che ho dato a mio figlio Brandon” (che ha presentato il suo debutto Antiviral proprio al festival di Cannes).
A proposito dei Cronenberg padre e figlio si è espressa Sarah Gadon, che con David ha girato sia A Dangerous Method che Cosmopolis, mentre con Brandon ha fatto una particina in Antiviral: “Sono molto simili e al contempo diversi quando girano. Entrambi prestano molta attenzione ad ogni dettaglio, ma cambia il modo in cui lavorano sugli attori. David mi ha dato solo alcune indicazioni, con Brandon abbiamo lavorato più su una precisa idea del personaggio che lui aveva in mente. Nessuna prova però con nessuno dei due, il copione si prende solo alla fine”.
Grande star del gruppo comunque è Robert Pattinson (“un grande attore” secondo Cronenberg) : “Non ci ho pensato un secondo ad accettare. Se David mi dicesse, in qualsiasi momento, ti va di fare un film con me, direi sempre di sì, sono quelle decisioni per cui non c’è bisogno di pensare. Quando però poi ho letto lo script, ho trovato tutto così fresco e differente da quello che si vede ultimamente. È la storia di un ragazzo infelice che distrugge la sua fortuna”. Paul Giamatti: “Sono il regolatore della storia, quello che tira le somme della morale. È un piccolo ruolo, ma molto significativo”.
Leotruman, blog.screenweek.it
[Modificato da |Painter| 04/06/2012 12:29]
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